South Africa

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Sede: Kensington, Johannesburg

Un decreto pontificio del 12 giugno 1923 istituisce la Prefettura Apostolica di Lydenburg, nell’allora Transvaal orientale e al presente un’area che copre parte delle province di Mpumalanga e Limpopo. Il mese seguente la Santa Sede sancisce ufficialmente la divisione dell’Istituto comboniano dei Figli del Sacro Cuore di Gesù (FSCJ). L’Istituto di lingua tedesca assume il nuovo nome di Missionari Figli del Sacro Cuore (MFSC) e gli è affidata la nuova Prefettura in Sudafrica. Tolte alcune visite sporadiche da parte di alcuni sacerdoti di passaggio, nella zona non è mai stato svolto un vero lavoro pastorale e missionario. È questo il nuovo campo che si apre al primo gruppo di comboniani di lingua tedesca proveniente dal Sudan, che arriva in Sudafrica nel 1924.

Ai veterani delle missioni del Sudan si aggiungono giovani missionari alla prima esperienza. Tutti si mettono al lavoro con entusiasmo. Venticinque anni dopo, nel 1949, la Prefettura diventa Vicariato e nel 1951 Diocesi di Lydenburg-Witbank. Succeduto ai primi due Prefetti Apostolici, P. Daniel Kauczor (1923-1926) e P. Adalbert Maria Mohn (1927-1938), Mons. Johann Riegler ne diventa il primo vescovo fino alla sua morte nel 1955, quando gli succede Mons. Anton Reiterer, che regge la Diocesi fino al 1983. Nel 1959 è aperto un ostello a Pretoria per studenti cattolici della Diocesi di Lydenburg-Witbank che frequentano scuole in quella città. Quest’ostello è chiuso nel 1969, quando i Comboniani iniziano il lavoro pastorale nella parrocchia Di Sant’Agostino a Silverton, sobborgo della stessa città.

Nel 1967 arrivano alcuni missionari membri dell’altro Istituto comboniano (FSCJ). Il post-concilio ha rafforzato il desiderio della riunione dei due Istituti comboniani e il Sudafrica è uno dei paesi in cui si comincia a lavorare di nuovo insieme. Di fatto, con un anticipo di due anni sulla riunione ufficiale, nel 1977 i membri dei due Istituti eleggono insieme un unico provinciale per il Sudafrica. Il coronamento del lavoro dei comboniani a Lydenburg-Witbank, avviene con la consacrazione e poi la nomina di un vescovo africano, Mons. Mogale Paul Nkhumishe, che nel 1983 prende il posto dell’anziano vescovo missionario. Si diversificano anche gli impegni. Un comboniano insegna nei seminari nazionali. La decisione di un lavoro a tempo pieno nella promozione vocazionale conduce nel 1988 all’apertura del postulato nell’Arcidiocesi di Pretoria. Oggi ci sono cinque sacerdoti comboniani sudafricani.

La sede provinciale è trasferita da Lydenburg a Bronkhorstspruit nell’Arcidiocesi di Pretoria e poi nel 1991 nella nuova casa di Johannesburg. Il lancio, alla fine del 1990, della rivista missionaria Worldwide (2.500 copie) esprime e potenzia l’impegno per l’animazione missionaria della Chiesa e della società sudafricana.

L’oppressione razziale da sempre presente in Sudafrica, nel 1948 diventa la politica statale dell’apartheid che determina la vita sociale, politica e religiosa. Il governo vede nella Chiesa cattolica un pericolo costante per la sua presa di posizione contro ogni forma di razzismo e di discriminazione. Le strutture di governo locale e nazionale tollerano le attività della Chiesa cattolica tra la popolazione africana e delle volte le impediscono o le sopprimono. In pratica però molti cattolici bianchi si adattano alla situazione d’ingiustizia e pochi sono quelli che portando avanti azioni di vera opposizione. Tuttavia la ierarchia, il clero e i religiosi favoriscono lo sviluppo di un cambiamento sociale e politico e accolgono con entusiasmo le prime elezioni libere in Sudafrica nel 1994.

I comboniani partecipano a questo processo della nascita di un nuovo Sudafrica con il loro coinvolgimento nelle parrocchie, nelle scuole, negli ospedali, nei centri pastorali, offrendo borse di studio per studenti bisognosi, aiutando familiari di persone imprigionate o esiliate per motivi politici e unendosi a dimostrazioni e marce contro le ingiustizie perpetrate. Collaborano per anni nell’assitenza dei profughi arrivati a migliaia in Sudafrica, vittime della guerrilia in Mozambico. Mmettono a disposizione di organizzazioni giovanili e sindacali le loro strutture per incontri, nonostante la continua minaccia di violenza da parte della polizia.

Per diversificare la presenza in Sudafrica, si conclude uno scambio d’impegni e personale con i Francescani che lavorano nella Diocesi di Kokstad e, lasciate le parrocchie di Belfast e Middelburg, i comboniani prendono l’incarico delle parrocchie di Mount Frere (1990) e Mount Ayliff (1995) nell’Eastern Cape. A poco a poco, confratelli di varie nazioni vengono a lavorare in Sudafrica, dando alla provincia comboniana un volto sempre più internazionale. Diminuiscono gli impegni nella Diocesi di Lydenbug-Witbank, diventata nel frattempo Diocesi di Witbank, dove le parrocchie tenute dai comboniani vengono consegnate a preti diocesani, a quelli Fidei Donum provenienti da varie nazioni africane e a quelli d’altri Istituti religiosi.

I fratelli comboniani si distinguono per il loro impegno in progetti di promozione sociale e per lo sviluppo integrale della gente. Il dialogo interreligioso ed ecumenico si apre anche all’impegno per la giustizia, la pace e l’ecologia. Un comboniano ha collaborato per molti ani in questo campo con la conferenza episcopale. La presenza in Sudafrica, in questi ultimi anni, del corso di rinnovamento “Anno Comboniano di Formazione Permanente”, offre alla provincia un legame più vivo e reciprocamente fecondo con le altre realtà dell’Istituto in varie parti del mondo. Un'altra componente interessante della presenza comboniana in Sudafrica sono stati i vari Laici Missionari Comboniani, provenienti dalla provincia di lingua tedesca e da quella nordamericana, che per parecchi anni hanno prestato il loro servizio missionario temporaneo in alcune parrocchie. Si spera che questa presenza possa essere ripresa.

Con l’arrivo dei primi sei studenti comboniani verso la metà del 2002, ha inizio il nuovo scolasticato internazionale di Pietermaritzburg nell’Arcidiocesi di Durban che s’inserisce nella realtà locale anche con l’impegno nelle due parrocchie di Santa Giovanna d’Arco e di San Martin de Porres. È un segno che riconosce il Sudafrica di oggi come un campo di missione importante e significativo per i comboniani, alcuni dei quali sono qui formati e inviati in missione in tutto il mondo. Nel 2008 un comboniano ha iniziato a insegnare al St Joseph Theological Institute in Cedara, dove i nostri scolastici studiano teologia assieme a studenti di altri dieci Istituti religiosi. All’inizio d'ottobre 2008 i comboniani hanno assunto il lavoro pastorale in tre parrocchie a Soweto nell'Arcidiocesi di Johannesburg.

Mancanza di lavoro (specialmente per moltissimi giovani), povertà, violenza, criminalità, emarginazione, corruzione e HIV/AIDS sono tra le sfide che si affrontano quotidianamente. A questo si deve aggiungere l’arrivo di migliaia d’immigranti da tutta l’Africa, dall’Europa dell’est e anche dall’India, il Pakistan e la Cina che periodicamente porta a violente minisfatazioni senofobiche contro gli stranieri.

Il Sudafrica ha fatto grandi passi verso la creazione di una democrazia giusta ed equa, ma il rinnovo dal basso sta mettendo radici molto lentamente. I Comboniani lavorano ancora in un ambiente di grande disuguaglianza, di violenza contro i più deboli e di continui attacchi xenofobi. Sono molti i rifugiati provenienti soprattutto da Zimbabwe, Mozambico, Somalia, Etiopia, Eritrea, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo, anche se nel Paese, un tempo aperto e accogliente nei confronti dei migranti di qualsiasi provenienza, oggi è molto difficile essere riconosciuti come rifugiati o richiedenti asilo. Attorno a tutte le città si sono moltiplicati i grandi insediamenti. I nostri missionari hanno sempre più difficoltà ad ottenere i visti di lavoro e i nostri scolastici ad ottenere i permessi di studio.

Il Paese vive una carenza di leadership. I livelli di corruzione sono fra i più alti al mondo. La missione comboniana è più attuale che mai, perché, citando san Daniele Comboni, “se il Cuore di Cristo batte per tutte le persone, certamente batte con grande amore per la gente di questa parte dell’Africa”.

La provincia continua con gli impegni di promozione missionaria (Worldwide) e vocazionale, di formazione di base (con il postulato e lo scolasticato), di prima evangelizzazione e pastorale nelle zone rurali e nei sobborghi di città, di dialogo ecumenico e di promozione della giustizia e pace in una società Sudafricana che diventa sempre più variegata.