Domenica 20 maggio 2018
Omelia di P. Jeremias Martins, Vicario Generale dei Missionari Comboniani e già superiore provinciale del Mozambico, durante il funerale di P. Antonini Francesco lo scorso 18 maggio a Castel d’Azzano (Verona). Nella foto: P. Francesco a Nampula (Mozambico).

Cari confratelli, familiari e amici di p. Francesco Antonini,

Voglio ricordare a me stesso e a voi che siamo qui per celebrare la vita: la vita di Gesù e la vita di P. Antonini, che chiamato da Dio alla vita missionaria comboniana si è offerto generosamente per il Regno.

Prima di tutto faccio presente alcune date utili per capire il percorso terreno di P. Francesco Antonini: dopo i primi voti nel 1964, aveva 22 anni, ha studiato la teologia a Verona e ha fatto i voti perpetui il 9 settembre 1967. Dopo la sua ordinazione sacerdotale nel 1968, P. Antonini ha lavorato in Italia nel seminario minore per 3 anni, dal 68 al 71. Poi, è partito per il Mozambico nel 71 e ha lavorato lì fino al 1988. Prima di venire in Italia, i confratelli lo avevano scelto come superiore provinciale, un ministero che ha esercitato per 6 anni, dal 1981 al 1986. Ha lavorato in Italia come p. Maestro prima e poi di nuovo come superiore provinciale della provincia d’Italia, dall’89 fino al 2004. Quell’anno è ripartito per il Mozambico, dove, dopo un lungo periodo di assenza, ha lavorato fino al 2017, momento in cui è rientrato in Italia per motivi di salute. È deceduto il 16 maggio 2018, dopo un anno di lotta contro un tumore al colon. E così lui ha finito il suo pellegrinaggio su questa terra, ê tornato al Padre da dove era partito.

Tuttavia, queste sono semplicemente date e anni di vita. Ma cosa c’è dietro questi 75/76 anni di vita di P. Antonini? Cercherò di fare presente solo alcuni aspetti della sua vita.

La sera del 15 maggio ho telefonato a P. Renzo per sapere come stava P. Antonini. Mi ha detto che era alla fine. In preghiera ho pensato alla parola del giorno, del libro degli Atti, dove Paolo incontrava gli anziani di Efeso e rivolgeva loro le sue ultime parole dicendo:

“Ho servito il Signore con tutta umiltà”, “non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile… Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa…”

E poi le parole di Gesù nella preghiera sacerdotale del Capitolo 17 di S. Giovanni: “io sono glorificato in loro”. E poi il pensiero di Comboni: Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno egualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni… Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie… io prendo a fare causa comune con ognuno di voi.

Ho pensato che queste parole potevano essere un riassunto della vita di P. Antonini.

Chi era p. Antonini? Non si può dire in poche parole chi è una persona, perché ognuno è un mistero meraviglioso che siamo chiamati a scoprire ogni giorno. Per questo, più che parlare di lui, sarebbe meglio rimanere zitti e contemplare la sua vita. Allo stesso tempo, mi sento costretto a dire qualcosa di questo dono prezioso che il Signore ci ha dato e che è p. Antonini, un dono che siamo chiamati ad apprezzare e ad accogliere con le due mani, come dicono i Makhuwa: “wakhela ni matata manli” (il popolo con cui p. Antonini ha lavorato in MO).

Ho pensato a 4 caratteristiche, 4 parole, che giudico importanti nella vita di P. Francesco:

Passione per la Missione, per il Regno di Dio: questo può essere il riassunto di tutta la sua vita. Fino alla fine il suo cuore palpitava per la missione: la missione di Dio, della chiesa e dell’istituto. La missione di portare tutti al Cuore di Dio. Di fatto, se fosse tornato prima dal Mozambico, potrebbe essere ancora vivo. Si è consumato fino alla fine per il Mozambico. Nel mese di marzo gli avevo telefonato per sapere come stava e mi ha detto, “per favore non assegnarmi all’Italia. In questo momento non sono ancora preparato”. È morto come membro della provincia del Mozambico. Per questo, qui con noi, oltre la famiglia comboniana, sono presenti anche il popolo del Mozambico e i confratelli e le sorelle e laici comboniani che hanno lavorato e lavorano ancora in questo paese. (Come non ricordare qui dei confratelli che hanno lavorato in Mozambico e già partiti per il Padre: Cornelio, Canova, Malaspina, Capra, Castellari e i fratelli Mario Metelli, Fiorini, Igino Antoniazzi e le suore Giancarla e Alma).

Bontà: è un’altra caratteristica di P. Antonini. Era una persona buona. Respirava bontà, comunicava bontà a chi trovava sul suo cammino. Una bontà che si trasformava in accoglienza, accettazione, ascolto degli altri, dialogo, empatia con tutti e soprattutto con i poveri.

Disponibilità e servizio: lo trovavi sempre disposto ad aiutare, a servire, a dare una mano, sia a livello spirituale sia a livello materiale. Lo faceva per i confratelli e lo faceva con la gente. Lo vedevo tante volte seduto all’entrata del Centro Catechistico di Anchilo, (era la nostra casa provinciale) ascoltando le persone, i loro problemi e lamentele. Sapeva ascoltare e consolare. Questa disponibilità si manifestava anche nel farsi presente nella vita della gente soprattutto nei momenti di sofferenza, malattia, morte, funerali, … in questi ultimi anni di vita missionaria in Mozambico, tante volte, sotto il sole forte delle 2 o 3 ore di pomeriggio, partecipava ai funerali della gente, accompagnando le famiglie fino al cimitero.

La fede, vissuta come fiducia in Dio e abbandono nelle mani di Dio: ho visto questa fede durante il tempo della guerra. Lui credeva alla pace e sapeva che la pace un giorno sarebbe venuta. Davanti all’impotenza degli uomini di fare la pace, lui si affidava alla potenza di Dio che fa quello che è impossibile agli uomini. Negli ultimi mesi della sua vita Antonini ha vissuto la fede come abbandono nelle mani di Dio. Lo diceva con serenità: “l’importante è fare la volontà di Dio. Accetto tutto”.

Perché in questi sei mesi a Castel d’Azzano Antonini è diventato il confidente e confessore di molti dei nostri confratelli anziani? Perché i confratelli hanno scoperto in lui questi atteggiamenti.

Personalmente, mi piace ricordare P. Antonini come amico, compagno, missionario appassionato, coraggioso e dedicato agli altri.

  • Caro Antonini ti ricordo quando sono stato assegnato al Mozambico nel 1984. Mi scrivevi dicendo: ti aspettiamo. C’è molto lavoro in Mozambico. Sei un dono per la nostra provincia in questo momento di sofferenza.
  • Ti ricordo quando ci hai ricevuti, p. Arlindo e me, il 17 novembre 1984, nel centro catechistico di Anchilo. Era tardi, circa le 22.00, buio dappertutto. Il generatore era spento, siamo arrivati in un modo inaspettato: quando la macchina è arrivata al centro (P. Gino Centis ci aveva presi per caso all’aeroporto), tu si uscito per vedere chi stava arrivando. Con la lampada a petrolio in mano ci hai dato il benvenuto con tanta gioia e affetto. Ci siamo sentiti subito a casa anche in mezzo a quel buio denso di quella notte di novembre e della guerra.
  • Caro Antonini, ti ricordo durante i giorni della guerra civile: anche se le strade erano pericolose e i viaggi molto stancanti, perché si doveva viaggiare sempre in colonna militare, tu visitavi i confratelli nelle loro comunità, per portare vicinanza, incoraggiamento e sollievo a tutti.
  • Ti ricordo durante la tua malattia, mai una lamentela, ma semplicemente abbandono. L’ultima volta che ho parlato con te personalmente in questa casa è stato a Gennaio. E mi hai detto che eri nelle mani di Dio e che accettavi anche di non tornare in MO. Di fatto, quando tu parlavi dei voti dicevi che in una forma semplice fare i voti è dire: “ Signore, sono totalmente tuo per fare quello che tu vuoi da me”

Il Capitolo Generale dei missionari comboniani del 2015 dice: I missionari comboniani identificati, generosi e disposti a dare la vita per Cristo e per la missione sono tanti; senza rumore si spendono ogni giorno nei vari servizi che sono loro affidati. La presenza di confratelli che sono testimoni del Risorto in mezzo ai poveri e agli emarginati, è una benedizione che ci ricorda la ragione della nostra opzione di vita. Essi sono “parabole esistenziali”, punti di riferimento nei diversi compiti che svolgiamo.

Antonini è uno di questi missionari comboniani. Si è consumato per Dio, per la missione, per l’Istituto comboniano. A nome del  SG e del CG e a mio nome personale voglio, ancora una volta, ringraziare il Signore per il dono di P. Francesco Antonini e allo stesso tempo chiedere al Signore della messe che mandi altri operai come lui, appassionati di Dio e della Missione, a lavorare nella sua messe. Ringrazio anche i nipoti e tutta la sua famiglia per questo dono. Ringrazio i confratelli che hanno accompagnato P. Antonini negli ultimi mesi della sua vita a Brescia e a Verona, in questa casa. Potremmo dire tante altre cose di P. Antonini. Quello che è importante è sapere che adesso lui vive la missione in un modo diverso: dal cielo ci accompagna con la sua serenità, la sua buona disposizione, il suo sorriso franco e aperto. Insieme a Comboni, ci incoraggia a continuare senza sosta il lavoro per il Regno. In lui, nella sua vita e nella sua morte, il Signore è glorificato e noi siamo glorificati per la sua glorificazione presso Dio.

Grazie Signore, grazie Antonini. Hiyo ninoxukhurelani!

Addio pasquale a padre Francesco Antonini

Ieri mattina (18 maggio 2018) ci siamo congedati dal nostro confratello e caro amico P. Francesco Antonini, deceduto la sera del 16 maggio. È rimasto tra noi durante gli ultimi sei mesi del cammino della sua bella e feconda vita missionaria. Abbiamo goduto per un po’ del suo sorriso, delle sue belle e profonde riflessioni, della sua saggezza, della testimonianza di serenità e fede di fronte alla malattia e la morte. Abbiamo pure assistito impotenti alla sua salita al Calvario e alla lenta agonia. Siamo profondamente grati al Signore per il dono che Francesco è stato per noi e la missione, anche se dispiaciuti perché ce l’abbia tolto così presto! 

Al funerale hanno partecipato numerosi confratelli, nipoti e amici. P. Giovanni Munari, il superiore provinciale, ha presieduto alla celebrazione, e P. Jeremias Martins, vicario generale (e già provinciale del Mozambico, terra di missione di P. Francesco), ha fatto l’omelia ricordando, con emozione, questa bella figura di comboniano. Anche la sua diocesi d’origine si è resa presente e il vescovo ha inviato un messaggio personale.

Parola d’introduzione di P. Renzo Piazza, superiore della comunità 

P. Antonini Francesco a Castel d’Azzano (Verona).

Ieri mattina abbiamo iniziato la giornata con una preghiera: “Ecco il gran giorno di Dio, splendente di santa luce”.
In verità lo splendore della santa luce era offuscato da una triste notizia della sera precedente: P. Francesco, confratello e caro amico, ci aveva lasciati per sempre. “Algo se muere en el alma, cuando un amigo se va”, dice un canto spagnolo.  La speranza nella risurrezione non toglie il dolore della perdita, non azzera i legami dell’amicizia, non colma il vuoto che rimane.

Mi sono ricordato una parola del Vangelo:  “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”.
Mercoledì sera probabilmente è successo proprio così: è arrivato il padrone e  ha trovato P. Francesco ancora sveglio, che gli ha aperto la porta. Beato lui, perché  lo ha fatto mettere a tavola e ha iniziato a servirlo…

Abbiamo avuto la grazia di avere tra noi P. Francesco per sei mesi, come ammalato. La sua presenza ha fatto risplendere un po’ di santa luce nella vita della nostra comunità. Ci ha insegnato che è duro e difficile morire. Ma ci ha anche insegnato a vivere più intensamente il presente, in fraternità, a condividere il pane e il bene di ogni giorno, ad amare le cose ben fatte, a diventare più attenti e sensibili alla situazione di ogni singola persona.

Siamo al terzo giorno: giorno della risurrezione e della consolazione. Siamo qui per ringraziare Dio per questo evento di grazia inaspettato e insperato. Francesco desiderava che il suo funerale fosse celebrato senza “facce da funerale”, con canti festivi per celebrare il suo incontro con il Padre della vita.

Al Padre che lo ha chiamato a sé con una decisione forse un po’ affrettata, vorrei dire: Ora che è con te, prendi un po’ del tuo tempo per stare con lui. Siediti vicino a lui e lascia che ti racconti di come è possibile sulla terra continuare a mantenere vivo il ricordo di Gesù, essere assimilati a Lui, di come è appassionante la missione,  il vivere in fraternità e accompagnare altri sulle strade della vita. Non c’è bisogno che tu gli faccia posto nel tuo cuore perché lo abita già da tempo, lo ha contemplato e ne ha attinto i sentimenti.
Padre, ascolta la sua voce, i suoi ricordi, le cose e le persone per cui si è appassionato durante la sua vita… vedrai, sarai contento.

Ti consegniamo al Padre, Francesco, amico nostro, amico caro, nella certezza di ritrovarti con Lui.

Messaggio del Vescovo di San Marino-Montefeltro

Funerale di P. Antonini Francesco il 18 maggio 2018 a Castel d’Azzano (Verona)

Pennabilli, 17 maggio 2018

Carissimo Padre Superiore, Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia comboniana,
A nome mio personale, del Centro missionario diocesano e della Diocesi tutta, rivolgo sentite condoglianze per la morte di padre Franco ed assicuro fervorose preghiere di suffragio. La sua lontananza dalla nostra terra per la missione non è stata mai “lontananza dei cuori”. Qui padre Franco è molto amato e accompagnato dalla preghiera e dalla carità di tanti amici, soprattutto di Sartiano e Novafeltria. Mi commuove rileggere alcune sue parole: «Più vado avanti e più mi accorgo di quanto sia urgente annunciare Gesù, il suo Vangelo, il suo insegnamento, il suo modo di vivere. Solo seguendo Gesù riusciremo a intravvedere il mondo nuovo che sogniamo». Chiedo a padre Franco, che penso accanto al Signore, di pregare anche per la sua Diocesi d’origine e di intercedere per il dono di tante vocazioni, lui che è stato così vicino alla formazione di futuri sacerdoti e missionari.

Unito in preghiera
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro