In ricordo del comboniano Fr. Alfredo Fiorini nel 26° anniversario della sua uccisione in Mozambico

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Lunedì 27 agosto 2018
È ormai un appuntamento fisso quello del ricordo della morte – in Mozambico – del medico missionario comboniano terracinese Fratel Alfredo Fiorini, realizzato dall’Associazione Alfredo Fiorini Onlus fondata dai suoi compagni di classe del Liceo Leonardo Da Vinci di Terracina alla sua morte. Nell’ambito delle iniziative promosse dall'Associazione per il 26esimo anniversario della sua morte, è stata celebrata una Messa lo scorso 24 agosto presso la chiesa parrocchiale di San Domenico Savio, a Terracina, seguita da un intervento sui cittadini extracomunitari e da un momento musicale, in piazza Santa Domitilla.

Fratel Alfredo Fiorini.

Il parroco don Fabrizio Cavone e il gruppo missionario “Amici di Alfredo” hanno invitato quanti hanno conosciuto, amato e stimato Fr. Alfredo Fiorini a partecipare alla celebrazione eucaristica che si è tenuta il 24 agosto 2018 alle ore 19.00 presso la parrocchia di San Domenico Savio, a Terracina, dov’è seppellito il missionario. La Santa Messa è stata presieduta da P. Piergiorgio Prandina, comboniano, e concelebrata da altri due comboniani, P. Arlindo Pinto e P. Alcides Costa, e da sei sacerdoti diocesani delle parrocchie di Terracina. Era presente anche lo scolastico comboniano mozambicano Moisés Zacarias.

Durante l’omelia, P. Arlindo ha detto: “ Ho conosciuto personalmente Alfredo a Roma, poco dopo la sua assegnazione alla provincia del Mozambico, nel giugno del 1989. L’ho aiutato nella traduzione di alcuni documenti che gli servivano per la richiesta del visto d’entrata in Mozambico. Mentre ero a Roma, Alfredo andò a Lisbona per un corso di qualche mese di lingua portoghese. Poi, il 3 febbraio del 1991, arrivò nella capitale mozambicana di Maputo. Da allora non ci siamo più rivisti”.

Subito dopo ha citato un commento al versetto di Matteo 11,28, scritto da Alfredo: “Vengo a te. Tu solo leggi dentro di me se le mie intenzioni sono abbastanza pure... I miei anni non sono passati leggeri, ma hanno lasciato segni profondi, come i carri sulle strade di campagna. Con certezza so che deserto e silenzio non si riempiranno solo del mio moto, e che, afferrato alla Tua mano, conoscerò una continua liberazione”.

“Il nostro Alfredo – ha continuato P. Arlindo – è stato ucciso a colpi di proiettile probabilmente da guerriglieri della Renamo il 24 agosto 1992 a Muiravale, in Mozambico. Aveva 37 anni. L’assassinio di Alfredo è avvenuto sulla stessa strada sulla quale, il 3 gennaio 1985, era stata uccisa la suora comboniana Teresa Dalle Pezze. Io ero lì in Mozambico in quel periodo. Ho vissuto cinque anni (1984-1989) possiamo dire ‘isolato’ nella missione di Iapala, assieme a P. Vincenzo Capra e a P. Jeremias dos Santos Martins, con altre tre suore della congregazione di San Giovanni Battista, un istituto di origine tedesca. Potrei raccontarvi che cosa significa veramente vivere in mezzo alla guerra, che cosa significano sofferenza, paura e morte”.

Alfredo ha dato la vita fino alla morte crudele, a causa del nome di Gesù. È da esempi di missionari come Alfredo che possiamo capire meglio le parole di Gesù, in Giovanni 12,24-26: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà”.

“Siamo certi, nella fede, – ha aggiunto P. Arlindo – che oggi il Padre celeste sta onorando Alfredo in Cielo. E ha ricordato un pensiero della lettera che P. Giacomo Palagi, superiore provinciale di allora in Mozambico, scrisse ad Alfredo prima ancora che lui arrivasse nel paese: “Credo che chi sceglie di lavorare in Mozambico debba essere prima di tutto un volontario, sapendo dove e come potrà situarsi in questo contesto violento, ma stimolante allo stesso tempo, accettando di condividere la sorte della nostra gente non già in cose marginali, ma in quello che è essenziale: la vita e la morte, la paura e l’insicurezza quotidiana, la lotta per migliorare un’umanità resa miserabile o brutale da una guerra ormai senza senso”.

P. Arlindo ha concluso l’omelia invitando tutti i presenti – tra cui c’erano anche i genitori di Alfredo, Elio Fiorini e Tilde Braconi – “a ritrovare le radici dell’annuncio che abbiamo ricevuto e a uscire da noi stessi per ritrasmetterlo con parole e carità a tutte le genti e in particolare ai nostri fratelli e sorelle più bisognosi qui e oltre i confini d’Italia”.

P. Arlindo Pinto, durante l’omelia.

Ventisei anni fa Alfredo Fiorini fu barbaramente ucciso in un agguato in Mozambico, dove prestava l’opera di medico missionario. Anche quest’anno l’Associazione Alfredo Fiorini Onlus lo ha voluto ricordare con una serata a lui dedicata e intitolata “Le Stelle di Alfredo”. Teatro dell’evento è stata Piazza Santa Domitilla. Il tema di quest’anno era l’immigrazione con il titolo “Dall’accoglienza straordinaria alla straordinaria accoglienza”. Ospite d’eccezione il sociologo e giornalista Marco Omizzolo da sempre in prima linea per combattere il fenomeno del caporalato e quindi dello sfruttamento dei braccianti dell’Agro Pontino.

Nel corso della serata è stato posto l’obiettivo sull’iniziativa del WWF Litorale Laziale che ha coinvolto un gruppo di giovani migranti della cooperativa Il Quadrifoglio nell’attività del Parco della Rimembranza. L’Associazione Alfredo Fiorini Onlus porta avanti diverse iniziative come ad esempio il progetto dei “Nuovi Medici per il Mozambico” che ha permesso a sei giovani mozambicani, meritevoli ma senza mezzi economici, di laurearsi in Medicina e Chirurgia nell’Università di Beira rimanendo nel loro paese.

Il momento musicale è stato affidato a cantanti e musicisti terracinesi, Chiara Stroia e La Crascia con il concerto finale dei “Muiravale Free Town” complesso musicale che porta il nome della località del Mozambico dove Fr. Alfredo fu ucciso la mattina del 24 agosto 1992.