Lunedì 26 marzo 2018
“Riconosciamo con preoccupazione – ci racconta P. Domenico Guarino, missionario comboniano – il diffondersi di una cultura che crede nell’esclusione. Oggi le persone si sentono liberate da ogni dovere sociale, da ogni vincolo con gli altri, da ogni prospettiva comune. È urgente rimettere al centro le storie e la vita dei migranti per contrastare il razzismo e la xenofobia, che si sostengono su affermazioni false e su un’informazione controllata e manipolata dai Mass Media. Attraverso dei percorsi che realizziamo nelle scuole e nelle parrocchie, presentiamo le storie dei migranti ripercorrendo le tappe dei loro viaggi: i motivi della partenza, la permanenza in Libia che stravolge e sconvolge le loro vite per sempre, l’attraversamento del mare Mediterraneo e l’arrivo in Italia, dove finiscono per essere trasformati in numeri. Andare oltre la menzogna, riconoscere e difendere i diritti delle persone migranti, sono passi importantissimi nella costruzione di una società interculturale e multiculturale”.

Per una storia fatta di nomi

 

P. Domenico Guarino,
missionario comboniano
(a sinistra, nella foto).

 

Il lavoro che realizziamo come missionari e laici missionari comboniani nella realtà delle migrazioni è essenzialmente fatto in rete insieme con associazioni, organizzazioni e movimenti, ecclesiali e sociali, impegnati sul territorio nel riconoscimento e nella difesa dei diritti dei migranti e dei rifugiati.

Dal settembre 2013 il porto di Palermo è entrato a far parte del circuito degli approdi del Mediterraneo dove sbarcano i migranti provenienti dall’Africa e da altri paesi. Siamo presenti, durante lo sbarco, nella distribuzione di un kit di biancheria, scarpe, più una busta con un panino, una mela e una bottiglia d’acqua, cercando di stabilire un contatto con le persone che arrivano. La nostra presenza non vuol essere soltanto un supporto materiale, ma anche una raccolta di informazioni sul trattamento riservato alle persone in arrivo, già provate da esperienze indicibili prima e durante il viaggio in mare, del tutto ignare di quanto gli riserva l'Italia.

Assieme ai vivi, purtroppo, in molte occasioni sono arrivati anche i corpi di migranti morti in mare. Sin dall’inizio la nostra preoccupazione è stata quella di seguire l’iter di questi corpi sino a una tumulazione degna nel cimitero di Palermo. Oggi anno a novembre, in occasione della commemorazione dei defunti, la società civile insieme con i rappresentanti delle diverse religioni si ritrova per una celebrazione interreligiosa in loro memoria. Una solidarietà alle vittime per denunciare le cause che producono la loro morte, tra cui i patti scellerati dell’Italia e, dietro l’Italia, l’Europa, con La Libia e altri paesi terzi che lavorano per bloccare e respingere i migranti.

Riconosciamo con preoccupazione il diffondersi di una cultura che crede nell’esclusione. Oggi le persone si sentono liberate da ogni dovere sociale, da ogni vincolo con gli altri, da ogni prospettiva comune. È urgente rimettere al centro le storie e la vita dei migranti per contrastare il razzismo e la xenofobia, che si sostengono su affermazioni false e su un’informazione controllata e manipolata dai Mass Media. Attraverso dei percorsi che realizziamo nelle scuole e nelle parrocchie, presentiamo le storie dei migranti ripercorrendo le tappe dei loro viaggi: i motivi della partenza, la permanenza in Libia che stravolge e sconvolge le loro vite per sempre, l’attraversamento del mare Mediterraneo e l’arrivo in Italia, dove finiscono per essere trasformati in numeri. Andare oltre la menzogna, riconoscere e difendere i diritti delle persone migranti, sono passi importantissimi nella costruzione di una società interculturale e multiculturale.

In collaborazione con Enti Civili e/o ecclesiali, condividiamo spazi fisici abitativi per i migranti e progetti di accoglienza diffusa con l’obiettivo di generare incontri e una relazione con il territorio. Nell’accoglienza ci sono criticità legate soprattutto all’eccessiva durata della permanenza nei centri di prima accoglienza e all’esiguo numero sia di strutture dedicate che di posti nello SPRAR. L’inserimento dei migranti, in moltissimi casi, diventa “una vera lotteria”. Riflettere sui migranti significa ripensare le nostre strutture, siano esse sociali, politiche o ecclesiali. Avere il coraggio di cambiare l’ordine attuale delle cose.

Infine, la denuncia profetica di quanti (persone e istituzioni) speculano sulla disperazione dei migranti, sfruttando la loro forza lavoro e di quelli che, agendo nel sottobosco della politica, riescono a impadronirsi dei fondi stanziati per le strutture d’accoglienza, è un elemento costante della nostra presenza.

“Ogni volta che costruisci un muro pensa a quello che lasci fuori”, scriveva Calvino. Quello che oggi può sembrare una protezione, domani diventerà una prigione. La vita si sviluppa e cresce oltre il muro. Se la paura è contagiosa, lo sono anche il coraggio e la speranza.
P. Domenico Guarino
Palermo, febbraio 2018

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In allegato si può leggere un altro testo intitolato “Comboniani in soccorso ai migranti” pubblicato sulla rivista italiana “Popoli e Missione” di gennaio 2018.