Domingo 15 luglio 2018
Nella prospettiva del mese speciale che, per decisione di Papa Francesco, sarà celebrato nell’ottobre 2019, i lavori del quinto Congresso americano missionario (CAM5) — 10-14 luglio 2018 a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia — volgono al termine. Sono state proprio le linee programmatiche e operative dettate dal Pontefice e dal prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Fernando Filoni, ad animare gli ultimi due giorni di dibattito fra i quasi tremila partecipanti all’assise di Santa Cruz.

Al Congresso americano missionario
si discute del mese straordinario indetto da Papa Francesco

Obiettivo ottobre 2019

Il mese dedicato alla missio ad gentes, un periodo straordinario di preghiera e di riflessione teologica per rinnovare la coscienza battesimale del popolo di Dio, diventa infatti una prospettiva che incanala già per l’immediato l’impegno missionario nelle realtà locali del continente.

Ne ha parlato, in un incontro con i vescovi presenti al CAM5, il segretario aggiunto di Propaganda Fide e presidente delle Pontificie opere missionarie (Pom), l’arcivescovo Gian Pietro Dal Toso. «Preghiera, annuncio del vangelo, riflessione biblica e teologica, catechesi, opere di carità e azioni di solidarietà — ha detto — dovrebbero consentire, durante la celebrazione del mese di ottobre 2019, un risveglio missionario, e aiutare tutti ad avere un incontro sempre più vero e appassionato con il Signore». L’occasione, ha spiegato, è data dal centenario della lettera apostolica di Benedetto XV Ma x i mum illud. In tale circostanza Papa Francesco intende mettere in atto ogni sforzo per rilanciare l’attività missionaria, ponendola sempre più «al centro della vita ecclesiale». Quattro le dimensioni indicate dal Pontefice come fondamentali per vivere al meglio il mese missionario. Le ha ricordate monsignor Dal Toso: «L’incontro personale con Gesù Cristo, le testimonianze di santi e martiri missionari, la formazione e la carità». Ma chi deve sentirsi coinvolto? L’invito, ha sottolineato il presidente delle Pom, riguarda ogni cristiano. Non a caso il tema indicato dal Papa per la celebrazione del 2019 è «Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo». La missione, ha aggiunto il presule, «nasce dal battesimo che ci invia nel mondo all’interno della Chiesa per portare l’annuncio di Cristo morto e risorto». È una chiamata «alla Chiesa universale e a quelle particolari, ai laici, al clero e ai religiosi, ai movimenti ecclesiali e alle nuove forme di aggregazione laicale»: tutti sollecitati a un cammino «di conversione e di rinnovamento dell’identità missionaria».

Per prepararsi al meglio, ha spiegato Dal Toso, è in preparazione una guida che sarà pubblicata in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese) e verrà distribuita in tutto il mondo attraverso le Chiese locali e le direzioni nazionali delle Pom. Nel frattempo, ha detto ai vescovi presenti, la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ha già indicato alcuni suggerimenti concreti per le comunità locali: organizzare celebrazioni eucaristiche diocesane per la giornata missionaria mondiale e per l’apertura e per la chiusura del mese missionario, organizzare una veglia missionaria con il tema proposto dal Papa, invitare piccoli gruppi di persone o famiglie a recitare il rosario con intento missionario, sostenere raccolte di donazione in favore della missio ad gentes, proporre ai giovani attività pubbliche di annuncio.

Durante il congresso boliviano ha anche preso la parola suor Roberta Tremarelli, segretaria generale della Pontificia opera dell’infanzia missionaria (Poim) che, nello specifico, si è soffermata sul ruolo che possono e debbono avere i bambini. Una pastorale missionaria con i bimbi — ha detto — si realizza in tre aree complementari: animazione, formazione e cooperazione. I piccoli hanno bisogno di sostegno spirituale e materiale. Decisivo è il coinvolgimento, anche con piccoli gesti, con il risparmio di piccole somme. In tal modo essi sperimentano la cattolicità. Anche con loro, come per i più grandi, è importante, ha detto la religiosa, far capire che non deve esserci separazione tra fede e vita, tra fede e responsabilità sociale. È, ha concluso, la «sfida fondamentale nell’evangelizzazione».
L’Osservatore Romano, domenica 15 luglio 2018, p. 7

P. Ezechiele Ramin, missionario comboniano assassinato in Brasile per difendere i senza terra.

Al Congresso americano missionario intervento dell’arcivescovo Dal Toso

La fede implica condivisione

«Se è vero che la Chiesa universale si trova concretamente nella Chiesa locale, è anche vero» che quest’ultima «non può esistere senza» la prima. Al quinto Congresso americano missionario (CAM5), in corso a Santa Cruz de la Sierra in Bolivia, si parla di vincoli di fede, di solidarietà, di condivisione che uniscono in tutto il mondo la comunità cristiana. È stato l’arcivescovo Gian Pietro Dal Toso, segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e presidente delle Pontificie opere missionarie (Pom), incontrando i vescovi presenti al congresso, a chiarire il lavoro svolto dalle Pom e in particolare il contributo che esse concretamente possono dare alla pastorale delle Chiese locali. Basti pensare che nel 2017, le opere hanno fornito aiuti per un totale di 130 milioni di dollari.

Il faccia a faccia in Bolivia si è aperto con la proiezione di un breve filmato in cui Papa Francesco sintetizza genesi, significato e potenzialità delle quattro opere (della propagazione della fede, di San Pietro apostolo, dell’infanzia missionaria, e Pontificia unione missionaria) che sono realtà importanti per la missione della Chiesa, ma poco conosciute. Sulla scia delle parole del Pontefice, il presule si è soffermato sulla storia e sulle motivazioni che sono alla base delle Pom, sottolineandone anzitutto la matrice laica: «La missione — ha detto — comincia col battesimo».

L’intero discorso tenuto ai vescovi del continente americano è stato improntato al senso della comunità, comunità universale, che varca i confini non solo delle nazioni, ma anche quelli delle culture e quelli dettati dalle emergenze sociali e dalle povertà. L’attività missionaria, ha spiegato in proposito, costruisce legami ed è «un’area privilegiata per la manifestazione del reciproco arricchimento tra Chiesa universale e Chiesa locale». Una reciprocità, ha aggiunto, che impedisce «alla Chiesa locale di chiudersi e diventare Chiesa nazionale e, quindi, alla mercé dei potenti di turno». Invece, quando le comunità locali si aprono alla missione, acquisiscono un respiro universale che le rende aperte «ai bisogni di tutti gli uomini». Anche perché, ha aggiunto richiamando la Evangelii gaudium, «la dimensione missionaria è il paradigma di tutta la pastorale della Chiesa». Una dinamica che può essere notevolmente agevolata proprio dalle iniziative delle Pom.

In particolare, il segretario aggiunto di Propaganda fide, si è soffermato sulle attività principali svolte dalle Pom nei singoli paesi: tenere vivo lo spirito missionario attraverso incontri, predicazione, promozione dello studio, preparazione della giornata missionaria mondiale; sostenere la preghiera per le missioni; offrire opportunità di formazione per clero, religiosi e laici con un impegno che coinvolge circa cinquecento persone; gestire la raccolta fondi, in particolare quella della giornata missionaria, totalmente destinata, per volontà del Papa, al fondo universale di solidarietà.

Attraverso le Pom — ha detto Dal Toso — sono finanziati la costruzione di chiese, il mantenimento di seminari e istituti religiosi (compresi anche i collegi romani dove studiano preti e suore provenienti dai paesi di missione), la pubblicazione di libri, la formazione di catechisti. E a contribuire a questo fondo di solidarietà, ha concluso, è l’intera Chiesa, anche attraverso le diocesi dei paesi più poveri.
L’Osservatore Romano, sabato 14 luglio 2018, p. 8

In ascolto dei più deboli

Nel corso delle giornate che volgono al termine i partecipanti al CAM5 hanno sviluppato dodici tematiche scaturite dal lavoro precongressuale, mentre cinque assemblee sono state chiamate ad approfondire i temi rilanciati durante la sessione inaugurale. Infine quattro tavole rotonde sono state dedicate alle nuove prospettive della missionologia, su comunicazione e missione, su infanzia e adolescenza missionaria, e su missione e pastorale universitaria. E un primo frutto dei lavori è una testimonianza di vicinanza dei delegati e di tutte le Chiese americane alle situazioni di violenza, povertà, sofferenza che oggi si registrano nel continente, perché «quando un membro soffre, — spiegano — tutto il corpo soffre».

Espressione dell’intera assemblea, letto pubblicamente dal direttore nazionale delle Pom dell’Uruguay, padre Leonardo Rodríguez, il comunicato si apre con l’esortazione ad ascoltare «il grido e il pianto dei più deboli»; in particolare le vittime «dello sfruttamento, della persecuzione che distrugge la dignità». In questi giorni «di riflessione, di preghiera e di celebrazione della — prosegue il comunicato — ricordiamo il dolore di ognuno e esprimiamo la nostra solidarietà». Commentando il tema dei lavori, «America in missione, il Vangelo è gioia», i congressisti spiegano che «gioia è giustizia, è verità, è rispetto per i diritti di tutti», soprattutto per i popoli indigeni.

Da qui la condanna di ogni azione violenta e l’app ello ai governanti affinché si impegnino «a vivere e proporre un’autentica cultura della difesa e della promozione della vita e del bene comune, della verità, della giustizia e della pace». Infine, poiché «la missione della Chiesa deve seguire la via dell’incontro, dell’ascolto, del dialogo, del perdono e della riconciliazione» il comunicato esorta anche «i media a diventare protagonisti nel raccontare la trasformazione dei cuori di tutti, portando la verità dei fatti». Il tutto idealmente deposto ai piedi dell’immagine scelta come simbolo del CAM5: la grande croce lignea dell’evangelizzazione che ha compiuto un lungo pellegrinaggio nel continente in preparazione al congresso. Si tratta di una replica di quella della riduzione gesuitica di San Javier, che si trova in una piazza di Santa Cruz de la Sierra; proprio come quelle, più piccole, benedette e consegnate da Papa Francesco ai rappresentanti delle Chiese americane durante il viaggio in Bolivia nel luglio 2015.
L’Osservatore Romano, sabato 14 luglio 2018, p. 8

Congresso americano missionario in Bolivia

Sette mosse per l’evangelizzazione

Mons. Vittorino Girardi, missionario comboniano, parla ai partecipanti del Congresso americano missionario (CAM5) in Bolivia.

Sette punti per rafforzare l’impegno di evangelizzazione nelle Americhe sono stati proposti dall’arcivescovo Gian Pietro Dal Toso, mercoledì 11 luglio, ai quasi tremila partecipanti al quinto Congresso americano missionario (Cam5) in corso fino a sabato 14 in Bolivia.

Il segretario aggiunto di Propaganda Fide e presidente delle Pontificie opere missionarie (Pom) è intervenuto ai lavori a Santa Cruz de la Sierra tracciando un itinerario di riflessione a sostegno della centralità dell’opera evangelizzatrice nella vita della Chiesa. «Non abbiamo un prodotto da vendere, ma una vita da comunicare», ha detto citando Papa Francesco. Perciò diventa fondamentale la testimonianza: «Le nostre comunità — ha domandato ai presenti — sono aperte al fratello, soprattutto al più povero e al più sofferente? Sono comunità dove la fede diventa cultura?». Il linguaggio della vita, quindi, è veicolo della missione che ha bisogno — ha sottolineato Dal Toso evidenziando altri due dei sette punti individuati — innanzitutto di preghiera («Nelle nostre comunità ci sono occasioni di preghiera per la missione?») e di fede, che va approfondita come esperienza totalizzante nella vita sacramentale. Ma il missionario, ha aggiunto l’arcivescovo, «non è mai solo, lavora nella Chiesa». Perciò occorre chiedersi: «Viviamo la fede della Chiesa come il significato della nostra vita?».

Preghiera, fede, testimonianza e unione alla Chiesa. A partire da questi quattro capisaldi si sviluppa quello che appare un impegno imprescindibile: la catechesi. «Quando ho chiesto al Papa cosa avrei dovuto dirvi — ha rivelato il presule — mi ha detto tre volte: catechesi, catechesi, catechesi». Una catechesi che secondo il presidente delle Pom deve sapere innestare il catechismo della Chiesa cattolica «su un’esperienza positiva che già esiste, la religiosità popolare». Occorrono un grande sforzo e un grande lavoro, ha spiegato il relatore, per sostenere la missio ad gentes, anche «in territori come l’Europa o l’America che godono di una lunga evangelizzazione». Bisogna infatti «non sottovalutare la forza del secolarismo» che è alimentato dal consumismo e si diffonde facilmente ovunque attraverso la rete». Senza contare che ci sono vaste regioni della terra «dove «il processo della implantatio Ecclesiae è solo all’inizio: come ad esempio in Amazzonia».

Il confronto aperto e coraggioso con i problemi della società contemporanea è stato sottolineato anche dal presidente della Conferenza episcopale boliviana, il vescovo Ricardo Ernesto Centellas Guzmán, che ha invitato i delegati a scommettere su una Chiesa al servizio della gente, una comunità in uscita che accetta la sfida di confrontarsi con strutture inquinate dalla corruzione e dalla violenza e di lavorare affinché le politiche pubbliche siano mirate a un reale sviluppo umano.

La pastorale missionaria — ha aggiunto l’arcivescovo Dal Toso toccando, dopo quello della catechesi, gli ultimi due punti del programma — non deve trascurare il contributo offerto dai «movimenti ecclesiali, le nuove comunità, i carismi che Dio ha suscitato nella Chiesa dopo il concilio Vaticano II». Tra l’altro questi, ha sottolineato, rappresentano anche «una risposta importante al problema delle sette» tanto rilevante nel continente americano. Infine un nuovo strumento a disposizione sarà offerto dall’Ottobre missionario indetto dal Pontefice per il 2019. Un mese che, con «felice coincidenza», si accosterà al Sinodo per l’Amazzonia. Si tratta di «un’occasione unica» e perciò il segretario aggiunto di Propaganda fide ha invitato a discutere su come dare il maggior spazio possibile a questa iniziativa nelle Chiese locali e, per quanti vivono in Amazzonia, su come rinnovare l’impulso missionario nella regione.

Un intenso programma, quindi, nella consapevolezza che «la missio ad gentes è il paradigma dell’op era della Chiesa», perché essa è viva se evangelizza. «Fede e missione — ha concluso Dal Toso — si alimentano a vicenda» in una relazione di «fecondità reciproca». Le comunità «più si abbandonano a Dio nella fede, più diventano missionarie».
L’Osservatore Romano, venerdì 13 luglio 2018, p. 8

Immagini del quinto Congresso americano missionario (CAM5)
P. Jorge García Castillo, missionario comboniano