Roma, mercoledì 10 ottobre 2012
“Il Mistero del Cuore trafitto di Gesù sulla Croce riassume i contenuti fondamentali della spiritualità del Cuore di Gesù, vissuta da san Daniele Comboni fin dalla giovinezza, e può essere preso come l’Icona del suo camminare missionario”, sono le prime parole dell’introduzione di una serie di riflessioni – accompagnate da un grafico – di P. Carmelo Casile, che pubblicheremo quando il lavoro sarà completato.


Dal Cuore di Gesù al cuore della missione.

Il grafico fa riferimento a tre testi di Comboni: quello dell’introduzione alla I edizione del Piano (S 2742-2743), quello della "Lettera Pastorale” (1873), in cui propone la consacrazione al S. Cuore del Vicariato dell’Africa Centrale (S 3323), e quello del Cap. X delle Regole del 1871, in cui Comboni invita i suoi missionari a domandarsi ”Che cosa significa un Dio morto nella croce per la salvezza delle anime”.

Punto culminate, di arrivo e di nuova partenza, del cammino missionario di Comboni è il 15 settembre 1864. In questo giorno Comboni si trova in preghiera sulla tomba di S. Pietro. Egli stesso dirà più tardi che, mentre si trovava in quel giorno nella basilica di S. Pietro, “come un lampo mi balenò il pensiero di proporre un nuovo Piano per la cristiana rigenerazione dei poveri popoli neri, i cui singoli punti mi vennero dall’alto come un’ispirazione” (S 4799). Il contenuto di quest’illuminazione lo formulò nell’introduzione alla I edizione del Piano (Torino, dicembre 1864, p. 3-4):

“Il cattolico, avvezzo a giudicare le cose col lume che gli piove dall’alto, guardò l’Africa non attraverso il miserabile prisma degli umani interessi, ma al puro raggio della Fede; e scorse colà una miriade infinita di fratelli appartenenti alla sua stessa famiglia, aventi un comune Padre su in cielo, incurvati e gementi sotto il giogo di Satana.

Allora trasportato egli dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato di un Crocifisso, per abbracciare tutta l’umana famiglia, sentì battere più frequenti i palpiti del suo cuore; e una virtù divina parve che lo spingesse a quelle barbare terre, per stringere tra le braccia e dare il bacio di pace e di amore a quegl’infelici suoi fratelli” (S 2742-2743).

L’intuizione di Comboni è chiara: nel regno della morte Dio entra per mezzo di Gesù Crocifisso. Sul Calvario, la Croce diventa strumento e segno perenne dell’amore salvifico che eternamente sgorga dal cuore del Padre; Gesù, Agnello immacolato sulla Croce, proprio mentre è oggetto della nostra violenza, assume su di sé il male del mondo, ed è la vera rivelazione del volto di Dio, a cui l’umanità ferita può tornare per vivere. Comboni è il primo a sentirsi raggiunto da questo amore smisurato di Dio incarnato nel mistero di Cristo Crocifisso, che entra nella regione della morte e la vince con la sua Risurrezione. Così per Comboni la Croce diviene nella sua vita segno dell’amore personale del Padre per lui ed espressione chiara dell’offerta di salvezza in Cristo che Dio vuol portare per mezzo di lui ai popoli dell’Africa.

Dal Cuore Trafitto di Gesù si sprigiona una potenza generatrice di vita, una “divina Vampa di carità”, che come una punta laser avrà ragione del “buio misterioso”, che avvolge la Nigrizia e di tutti gli ostacoli che si frappongono nel cammino dell’Apostolo dell’Africa Centrale. Gesù crocifisso entra nelle vicende dolorose della Nigrizia, è l’espressione della sua estrema e totale vicinanza ad essa, diventa uno di essa; con la “divina Vampa di carità” che promana dal suo Cuore, assorbe i veleni che la paralizzano, la solleva e la conduce a sé. Gesù che muore nella “carne” presa dalla Nigrizia, è anche il Figlio di Dio; perciò il suo ingresso nel buio che l’avvolge, è esplosivo e spezza la prigionia della sua natura avvilita e le catene della sua schiavitù, recuperandola totalmente all’abbraccio dell’amore del Padre. Nel morire di Gesù, la sua divinità è effusa su coloro che sono giudicati gli ultimi della terra e diviene in essi forza salvifica e presenza rigeneratrice dell’uomo oppresso. Si schiude così per la Nigrizia l’orizzonte del destino ultimo della sua storia, che è l’eternità e l’infinito di luce della divinità e della risurrezione riversato nella sua storia di oppressione: credere e sperare con amore è già andare là dove Gesù si trova per sempre, presso il Padre.

Comboni alimenta costantemente il suo coinvolgimento nel Mistero del Cuore trafitto di Cristo e immette il dinamismo di questo Mistero nella sua azione evangelizzatrice con la contemplazione dei Misteri della vita del Signore.

Così nella "Lettera Pastorale” (1873), in cui propone la consacrazione al S. Cuore del Vicariato dell’Africa Centrale, presenta una sintesi della spiritualità del Cuore di Gesù da lui stesso vissuta; in essa Gesù è contemplato nel suo cammino di amore per l’umanità dalla “sacra culla di Betlemme” al sepolcro del Crocifisso-Risorto in Gerusalemme

«Questo Cuore adorabile divinizzato per l'ipostatica unione del Verbo con l'umana natura in Gesù Cristo Salvatore nostro, scevro mai sempre di colpa e ricco d’ogni grazia, non vi fu istante dalla sua formazione, in cui non palpitasse del più puro e misericordioso amore per gli uomini. Dalla sacra culla di Betlemme s'affretta ad annunziare per la prima volta al mondo la pace: fanciulletto in Egitto, solitario in Nazaret evangelizzatore in Palestina divide coi poveri la sua sorte, invita a sé i pargoli e gl'infelici conforta, risana gl'infermi e rende agli estinti la vita; richiama i traviati e ai pentiti perdona; morente sulla croce mansuetissimo prega pei suoi stessi crocifissori; risorto glorioso manda gli Apostoli a predicare la salute al mondo intero" (S 3323).

L’energia dello Spirito (“la Divina Vampa) che sgorga dal Cuore trafitto di Cristo, fonte di salvezza e santuario dell’Amore redentore, è l’energia che tiene unite le icone e attraverso l’attività missionaria si ramifica e penetra il mondo. Il missionario entra in questo dinamismo salvifico mediante la contemplazione del Mistero del Cuore Trafitto di Gesù, in cui convergono tutti i misteri della sua vita, e così diviene discepolo missionario del Cuore di Gesù, secondo lo spirito di san Daniele Comboni (RV 1).

Con il suo sguardo san Daniele Comboni ci invita a continuare il suo cammino missionario nel mondo di oggi, contemplando il Mistero del Cuore trafitto di Gesù sulla Croce, cercando di capire sempre meglio “che cosa vuol dire un Dio morto sulla crocce per la salvezza delle anime”.
P. Carmelo Casile, mccj