Riduzione dall’anteprima del libro di
Jonahtan J. Bonk - Missions and Money – Affluence as a Western Missionary Problem - Orbis Books 1991.

1. Missioni e Denaro Straniero.

Anche se il denaro e lo spirito sono realtà piuttosto diverse, nessuno reclamerà che non hanno nessuna relazione tra di loro. Anche Gesù ha usato un apostolo, Giuda Iscariota, come “tesoriere” (Gv. 12.6) – anche se incontestabilmente Giu-da si dimostrò indegno. Il caso di Giuda infatti, illumina chiaramente l’ambiguità della relazione tra il denaro ed il mon-do degli ideali spirituali cristiani dai suoi primi tempi.
Già al suo tempo, Gesù si è fatto notare per aver avuto una soluzione semplice al problema del denaro per i suoi apostoli missionari. Il suo mandato commissionis (per es. Lc. 9, 1-6 e 10,1-9) è affascinante nel suo idealismo. Esso impegna qualcuno totalmente e dipinge una vita che libera i missionari da ogni cura a causa del Vangelo dell’arrivo del Regno di Dio: “Non prendere niente per il tuo viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane né denaro – neppure una seconda tunica.” (Lc. 9,1).
Nei tempi successivi, questo fu mantenuto come un ideale e realizzato anche fisicamente dai missionari, in tempi in cui “le chiese che inviavano” ed i missionari non erano smisuratamente più ricchi e potenti di coloro ai quali erano inviati. Per esempio, nel 596 il Papa Gregorio Magno inviò S. Agostino ed il suo gruppo di monaci Benedettini in Inghilterra come missionari. I monaci Irlandesi e Scozzesi del sedicesimo secolo, vissero una vita molto simile a quella degli apo-stoli quando vennero come missionari in Europa. Analogamente, S. Francesco d’Assisi (morto nel 1226), che era in-fluenzato dagli ideali dipinti dai passi di Luca presentati sopra, visse in completa povertà e distacco. Inviò i suoi religio-si come missionari in Marocco ed Egitto con l’ammonimento: “Deposita il tuo bagaglio presso il Signore; Egli ti soster-rà ” facendo eco alla spiritualità del Salmo 55,23 e 1P. 5,7. Per queste prime generazioni di missionari la stessa salute non era un problema.

Questo è stato largamente perso nei tempi moderni. Forse un tempo post-moderno sarà capace di riprendere la saggezza spirituale antica, la cui tradizione era conservata dai primi monaci e mendicanti.
Con la scoperta europea del Nuovo Mondo e conseguentemente con lo sviluppo di mezzi affidabili di viaggi trans-oceanici nel diciottesimo secolo, questa eredità monastica e mendicante di sospetto del denaro si sviluppò in qualcosa di diverso. La pericolosa memoria dei poveri, itineranti araldi del Vangelo del Fondatore della Cristianità fu quasi total-mente addomesticata. Inoltre, diversamente dai missionari medievali Benedettini e Francescani, i moderni missionari – Protestanti e Cattolici - si trovarono a lavorare sotto il peso dei sistemi coloniali ed imperialisti. Forse psicologicamente in modo più pericoloso, essi lavorarono in mezzo a popoli la cui cultura materiale era disprezzata dalla maggior parte di Europei ed Americani e la cui cultura spirituale pochi Occidentali apprezzarono. Invece di condividere totalmente da uguali nella vita del loro popolo nello spirito Lucano, i missionari moderni crearono delle mini-stazioni europee ed a-mericane in terre esotiche e spesso ebbero le loro mogli o squadre di devote religiose a provvedere alla loro salute fami-liare quando ritornavano a casa dai loro giorni di safari. Relativamente allo standard di vita della loro patria queste sta-zioni erano modeste; ma in confronto allo standard della gente che pensavano di evangelizzare, queste stazioni erano spesso lussuose.

Penso non sia troppo radicale chiedersi se questa grande massa di denaro dal Nord al Sud sia ancora necessaria. Lo stato delle giovani chiese dovrebbe rimanere umile e la sua crescita procedere unicamente in base alla crescita locale? Questo passo porterebbe i Cristiani locali ad esercitare uno sforzo maggiore per uno sviluppo ed una liberazione socio-politici ed economici, quando, per esempio, cercano tutti i fondi per un nuovo centro pastorale all’estero piuttosto di raccoglier-ne metà o di più localmente?
Senza voler attaccare la nozione di solidarietà cristiana internazionale, l’ambiguità pratica del supporto finanziario del Nord nei confronti dello sforzo di evangelizzazione del Sud semplicemente non dovrebbe passare sotto silenzio. Ab-biamo gli storici esempi di un numero indicibile di scuole, chiese ed ospedali fondati e costruiti sia da Cattolici che da Protestanti nelle loro missioni. Indubbiamente essi fecero un monte di bene, ma essi crearono anche l’impressione che l’impresa di missione / evangelizzazione è portata a termine da una potente corporazione religiosa internazionale. I mis-sionari cristiani dell’India furono conosciuti come direttori di scuole ed ospedali, non come maestri di vita spirituale. Qui si può pensare a Gesù che non si fece impressionare dalla magnificenza della Città Santa. Da considerare questa ri-sposta all’esclamazione dei discepoli: “Guarda, Maestro, che pietre grandi, che costruzioni!” La reazione di Gesù fu: “Non una sola pietra qui resterà una sull’altra; tutto sarà distrutto” (Mc. 13, 1-2).

Gli estremi di povertà e salute nel mondo moderno sono un vero scandalo. “Scandalo”, nel senso stretto della parola di uso comune significa “shock”. Bisogna considerare se lo scandalo può essere vero scandalo nel senso classico del ter-mine – portando la gente a peggiorare anche se inconsciamente. Messo sotto forma di una domanda questo scaturisce naturalmente dal libro del prof. Bonk: “Il denaro oggi offusca talmente le relazioni inter-ecclesiali da distorcere il Van-gelo? Sia per i membri delle chiese da tempo stabilite che quelle più giovani?”
Noi Cristiani sappiamo di essere chiamati a lavorare verso una situazione, in cui ci si accontenta ragionevolmente di un modesto standard di vita come norma. Ma quando i nostri sforzi di evangelizzazione – dal Nord al Sud - ci portano a fi-nanziare progetti di chiesa e sviluppo che indubbiamente beneficiano la gente, rimane una domanda a cui rispondere: Il meglio di tali progetti non potrebbe comportare dei rischi di conseguenze indesiderabili?
Il denaro è e sarà sempre importante e necessario per la vita delle chiese. Nondimeno deve essere messo nelle giuste proporzioni e riconoscere che – alle condizioni attuali del mondo – non è meramente neutrale, ma pericolosamente adat-to a corrompere il processo di evangelizzazione.

da Walbert Buhlmann, O.F.M. Cap