Roma, venerdì 31 agosto 2012
“Mi piace in estate cogliere l’occasione per conoscere realtà nuove, per esperienze e incontri che allarghino il cuore e stimolino a pensare la fede e la vita della chiesa da altri punti di osservazione”, scrive Cesare Contarini (nella foto), sacerdote della diocesi di Padova, Italia, che è andato a trovar il comboniano p. Giorgio Padovan, missionario con circa 20 anni di presenza in Brasile.

Visita ai Comboniani di Contagem, presso Belo Horizonte. Qui tre padri, tra cui il conterraneo padre Giorgio Padovan (nella foto sotto al centro), già superiore della comunità comboniana di Padova, portano avanti
la “Casa comboniana Giustizia e Pace” con proposte di animazione sociale, missionaria e vocazionale.

Passata la stagione dei campiscuola estivi “full immersion”, mi piace in estate cogliere l’occasione per conoscere realtà nuove, per esperienze e incontri che allarghino il cuore e stimolino a pensare la fede e la vita della chiesa da altri punti di osservazione. In quest’ottica condivido volentieri le due esperienze vissute il mese scorso in Brasile. Ho partecipato al raduno internazionale END (Equipes Notre-Dame), il movimento di spiritualità coniugale nato in Francia oltre 70 anni fa per impulso di padre Caffarel e ormai giunto a statura davvero internazionale: presente in circa 70 nazioni, gli aderenti sono sui 120 mila.

A Brasilia, dal 21 al 26 luglio, eravamo quasi 8 mila persone (coppie in grandissima maggioranza, ovviamente), oltre 400 i sacerdoti e i vescovi, da tutto il mondo. Il tema “Osare il Vangelo” è stato ritmato sulla parabola del buon samaritano, con l’intento di non rimanere soltanto il titolo di questo 11° raduno, ma accompagnare i partecipanti – coppie e “consiglieri spirituali” (preti, diaconi e suore) – nella conversione totale verso Dio. Festoso il clima che caratterizzava il raduno, prezioso e gradito il messaggio di papa Benedetto XVI, che ha invitato gli sposi cristiani a essere “il volto dolce e sorridente della Chiesa, i migliori messaggeri dell’amore nutrito dalla fede”.

Al di là delle vivaci liturgie e dei densi contenuti di riflessione sulla parabola grazie al domenicano padre Timothy Radcliffe e a coppie ben preparate, mi è cresciuta una convinzione: esperienze come i “gruppi coppie” devono puntare sulla motivazione spirituale come centro della vita matrimoniale e dell’incontrarsi come sposi, cercando anche la qualità della proposta “culturale”, cioè catechistico-teologica (le END sono abituate a seguire ogni anno un “tema di studio”). In altre parole, non basta trovarsi comunque insieme all’ombra del campanile o in ambito ecclesiale né accontentarsi di rispondere a bisogni psicologici, di socializzazione o condividere problemi educativi o di coppia: i gruppi familiari possono essere senz’altro vie e luoghi di (nuova) evangelizzazione!

Seconda esperienza, la visita ai Comboniani di Contagem, presso Belo Horizonte. Qui tre padri (due italiani, tra cui il conterraneo padre Giorgio Padovan, già superiore della comunità comboniana di Padova) guidano la parrocchia di San Domenico, che proprio in questi giorni ha festeggiato i 25 anni; fanno vita comune con due seminaristi sudamericani della congregazione e insieme portano avanti la “Casa comboniana Giustizia e Pace” con proposte di animazione sociale, missionaria e vocazionale.

La parrocchia, che copre una zona di circa 60 mila abitanti, in afflusso continuo e caotico (si registra, in media, un assassinio alla settimana) e con grande concorrenza di “chiese” di tutti i generi (almeno un centinaio di diverse realtà!), è strutturata in 12 comunità, di diverso “peso” e capacità espressiva e organizzativa, ma tutte indipendenti e autosufficienti, cioè con propri ministri laici, consiglio pastorale di comunità, bilancio... In quei giorni ho “covato” in particolare due riflessioni.

Liturgia come festa. Possiamo sorridere di fronte a certe manifestazioni “brasiliane” di devozione e di fede, possiamo eccepire su qualche libertà dalle rubriche… ma la messa qui è festa, ti senti partecipe e coinvolto, al di là della lingua: con un’animazione pregevole, sostenuta anche da ragazzi e adolescenti. Percepisci che non è stanca obbedienza a un precetto ma festa per l’incontro con il Signore: e ti trovi “naturalmente” a battere le mani, a seguire i ritornelli, con il cuore grato… Messe così evidenziano le dimensioni della lode, della celebrazione, del grazie a Dio prima di altri aspetti, pur importanti, della vita cristiana: e il nostro cristianesimo con i capelli grigi non ha bisogno di questo?

Pastorale “sociale” (nei diversi aspetti della vita personale, familiare e sociale: pastorale carceraria, della salute, appoggio psicopedagogico e giuridico, fino alla medicina naturale...) che dice la vicinanza sollecita alla vita concreta della gente: è il vangelo che va incontro alla vita, soprattutto – non solo – quando la vita ha più bisogno di vangelo, di parola di Dio. E non soltanto in tempo di crisi economica.

Infine, mi ha folgorato un’altra idea, magari peregrina. Unica parrocchia, in più comunità: che sia un modello, se non da imitare, almeno da studiare, in vista del “riordino” organizzativo - pastorale necessario nei prossimi anni per il calo dei preti e l’aumentare delle parrocchie in carico a uno stesso parroco? Se chi ne ha esperienza è d’accordo, meglio pensarci per tempo, così da accompagnare la riflessione sulla nascita ed evoluzione delle unità pastorali con esperienze e confronti più larghi, mondiali. Anche questo sarebbe “scambio” tra le chiese.
Don Cesare Contarini