Il Vangelo odierno prosegue nella rivelazione dell’identità di Gesù con nuovi approfondimenti: Egli non è solo il Messia-Cristo, il Figlio di Dio (v. 16), ma è anche il servo, che deve “soffrire moltovenire ucciso e risorgere” (v. 21). Gesù ritiene che, nella nuova famiglia appena annunciata, che è la Chiesa (cfr. Vangelo di domenica scorsa), anche i suoi discepoli dovranno condividere le sue scelte, percorrere la stessa strada, se vorranno continuarne la missione.

La croce, cammino missionario, per amore di Cristo

Geremia 20,7-9; Salmo 62; Romani 12,1-2; Matteo 16,21-27

Riflessioni
Splendida l’affermazione di Pietro nel Vangelo di domenica scorsa: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!” (Mt 16,16). Ma non è ancora tutto sull’identità di Gesù. È importante affermare la divinità di Gesù Cristo, ma forse è ancor più difficile affermare la sua umanità, con la conseguente possibilità di soffrire e di morire (Vangelo). Per questo, Gesù, dopo aver elogiato Pietro per la professione di fede nella sua messianicità, dà inizio ad una nuova fase nella sua predicazione: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli…” (v. 21). Proprio come agli inizi della vita pubblica, dopo la fase preparatoria (battesimo nel Giordano e tentazioni nel deserto), Matteo scrive: “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire ‘convertitevi’...” (Mt 4,17).

Nel battesimo e nel deserto, Gesù aveva fatto scelte ben precise circa il modo di realizzare la missione ricevuta dal Padre per la salvezza dell’umanità: la scelta di vivere da figlio e fratello, di rinunziare ai mezzi facili e illusori del potere, la gloria, il benessere, di stare dalla parte dei deboli… Fedele alle sue scelte, fatte secondo il cuore di Dio, Gesù avanza con determinazione verso la sua ora, cammina verso Gerusalemme, disposto alle estreme conseguenze. Ne parla con i discepoli; la reazione di Pietro è logica, istintiva; ognuno di noi avrebbe reagito allo stesso modo. Ma Gesù non accetta compromessi, revisioni al ribasso, o sconti da parte di chi pensa solo alla maniera umana, secondo la carne e il sangue (v. 17.23). Gesù rivela con chiarezza lo scontro, l’incompatibilità fra il pensare secondo Dio o il pensare secondo Satana, secondo gli uomini (v. 23).

Su queste premesse, il Vangelo odierno prosegue nella rivelazione dell’identità di Gesù con nuovi approfondimenti: Egli non è solo il Messia-Cristo, il Figlio di Dio (v. 16), ma è anche il servo, che deve “soffrire moltovenire ucciso e risorgere” (v. 21). Gesù ritiene che, nella nuova famiglia appena annunciata, che è la Chiesa (cfr. Vangelo di domenica scorsa), anche i suoi discepoli dovranno condividere le sue scelte, percorrere la stessa strada, se vorranno continuarne la missione. Per questo, Gesù parla apertamente ai suoi discepoli della necessità di rinnegare sé stessi, prendere ognuno la propria croce e seguirlo, perdere la propria vita per causa sua (v. 24-25), farsi samaritani e cirenei dei più deboli, ribellarsi al conformismo, all’indifferenza, all’individualismo che schiavizzano, optare per Cristo e per l’annuncio del Vangelo, dono di vita e di libertà. (*)

Prima di essere un’esortazione morale e ascetica ad accettare con pazienza e rassegnazione le tribolazioni, le malattie e la morte, queste parole esigenti sono un invito per il discepolo a identificarsi con il progetto di Gesù e a condividerne le scelte e il cammino. La scelta che Gesù fece nel deserto, respingendo le tentazioni di Satana (circa il dominio, il benessere fisico e il miracolo facile), lo portò inevitabilmente alla sua condanna!

L’espressione “prendere la propria croce” non è un invito a cercare la sofferenza; Gesù non è un masochista, non elogia, non esalta la sofferenza; ma piuttosto guarisce e aiuta coloro che soffrono. La croce è la conseguenza del vivere secondo la logica dell’amore, del donare, servire, lavare i piedi. La croce è la conseguenza di stare dalla parte dei deboli, di chi soffre, di chi non conta. Quindi la croce non è solo un fardello da portare con rassegnazione, ma la conseguenza necessaria di una scelta liberamente fatta da Gesù nel deserto. Egli è sicuro della sua scelta, rifiuta le proteste di Pietro, nuovo satana (v. 22.23), e lo rimette al suo posto di discepolo: “Va’ dietro a me” (v. 23). Pietro non è chiamato a decidere i passi del Maestro, ma a seguirli. Altrimenti la ‘pietra di costruzione’ (v. 18) diventa pietra d’inciampo, diventa scandalo, satana (v. 23).

“Pietro siamo tutti noi. La sua reazione è la reazione umana ed istintiva di ognuno di noi. Passare dalla logica degli uomini alla logica di Dio concretamente oggi vuol dire, per esempio, passare dallo slogan: ‘padroni a casa nostra’ alla cultura del ‘siamo tutti cittadini del mondo. Vuol dire costruire ponti e non muri; costruire città dove nessuno si senta straniero. Prendere la croce, vuol dire, come fece Gesù, non tacere di fronte alle ingiustizie, alzare la voce contro chi abusa del suo potere, non accettare che Dio venga usato come una bandiera per calpestare i diritti della povera gente” (R. Vinco, Verona).

Come il profeta, che spesso diventa incomodante (I lettura), anche il missionario, sedotto dal Signore (v. 7), ha dentro di sé “un fuoco ardente” (v. 9) che lo spinge a superare gli scoraggiamenti e le avversità. E ad offrirsi anima e corpo (II lettura) “come sacrificio vivente”, per un “culto spirituale” (v. 1), rinnovando il proprio modo di pensare, “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e prefetto” (v. 2). La natura stessa della missione impone a coloro che annunciano il Vangelo di prendere ispirazione dall’unico Maestro e Salvatore: Cristo. La storia delle missioni è piena di apostoli santi, appassionati per Cristo e per l’umanità: Francesco d’Assisi, Teresa d’Ávila, Daniele Comboni, Oscar Romero, Teresa di Calcutta, Francesco Saverio… che hanno optato per Cristo piuttosto che guadagnare il mondo intero (Mt 16,26). Allo stesso modo, i numerosi martiri di ogni tempo. La fedeltà radicale a Cristo è condizione indispensabile di efficacia apostolica. E di vera felicità nel servizio missionario.

Parola del Papa

(*) “Oggi molto spesso sperimentiamo che la nostra fede viene messa alla prova dal mondo, e in moltissimi modi ci vien chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo. E tuttavia i martiri ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno… Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi”.
Papa Francesco
Omelia nella Beatificazione di 124 martiri della Corea, Seoul, 16-8-2014

Sui passi dei Missionari

30/8     S. Rosa da Lima (1586-1617), laica peruviana, terziaria domenicana, dedita alla preghiera e alla penitenza per la conversione dei peccatori, per la salvezza degli indigeni oltre le Ande e dei popoli del lontano Oriente. È patrona del Perù, Filippine, India e altri paesi.  (In altri paesi si celebra il 23 agosto).

·     Giornata dei Martiri dell’Orissa (India), stabilito dai vescovi della regione nel 2016, per ricordare il sacrificio di oltre 100 persone che persero la vita durante i massacri anticristiani nel 2007 e 2008.

31   Ven. Marcello Candia (1916-1983), medico missionario italiano, modello di carità. Venduta la sua fabbrica, si trasferì in Brasile, dove costruì un ospedale a Macapá, un lebbrosario a Marituba, e iniziò altre opere sociali. Nel 1983 ritornò in Italia ammalato e morì. Un suo messaggio: «Non si può condividere il Pane del cielo, se non si condivide il pane della terra».

·     Ricordo di Leonidas Proaño Villalba (1910-1988), ecuadoregno, vescovo di Riobamba, padre conciliare, dedito interamente all’evangelizzazione e promozione umana dei poveri e indigeni. Fondò scuole radiofoniche popolari, promosse comunità ecclesiali di base, e si spese in difesa dei diritti umani.

·     Ricordo del cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), gesuita, studioso di scienze bibliche, rettore dell’Istituto biblico e dell’Università gregoriana di Roma. Da arcivescovo di Milano (1979-2002) fondò la Scuola della Parola, le Scuole per l’impegno sociale e politico, la Cattedra dei non credenti; stabilì canali di contatto con terroristi… Fu un ottimo predicatore di Esercizi spirituali, attivo nel dialogo ecumenico e con l’ebraismo. I suoi libri e le lettere pastorali hanno ancora oggi un’ampia risonanza internazionale.

1/9  Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, istituita da Papa Francesco nel 2015, assieme alla Chiesa ortodossa, come «contributo dei cristiani al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo». La giornata dà inizio al “Tempo del Creato”, con molteplici iniziative ecumeniche, che durano fino al 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi.

·     Ven. Giuseppa Scandola (1849-903), una delle prime suore missionarie Pie Madri della Nigrizia, istituto fondato da S. Daniele Comboni (1872). Partì per l’Africa nel 1877 con il Fondatore, lavorò in Egitto e in Sudan. Offrì a Dio la sua vita in cambio di quella di un giovane missionario, P. Giuseppe Beduschi, gravemente ammalato, che così poté continuare per molti anni il suo lavoro apostolico in Africa e in Italia.

2     Bb. 94 martiri della Rivoluzione francese (tre vescovi e 91 compagni, quasi tutti sacerdoti e religiosi) che rifiutarono di fare il giuramento esigito dalla Costituzione Civile del Clero, condannata dal Papa. Rinchiusi nell’ex-convento parigino dei Carmelitani, furono uccisi il 2-9-1792.

3     S. Gregorio Magno (540-604), monaco benedettino, Papa e dottore della Chiesa, organizzatore della vita ecclesiale, monastica e liturgica, compreso il canto, chiamato in seguito gregoriano. Nel 597 inviò il monaco S. Agostino con 40 monaci a ri-evangelizzare l’Inghilterra. Agostino diverrà il primo vescovo di Canterbury.

4     B. Giuseppe Toniolo (Italia, 1845-1918), sposo e padre di sette figli, economista e sociologo, professore, educatore e giornalista. Lavorò per l’inserimento dei cattolici in politica e nelle attività culturali. Promosse l’Azione cattolica e fondò le Settimane sociali dei cattolici italiani.

·     Ricordo del Dr. Albert Schweitzer (1875-1965), medico francese, musicista, filosofo (cfr. la sua filosofia di “Riverenza per la vita”), e teologo protestante. Visse per 45 anni fra i lebbrosi a Lambaréné (Gabòn). Fu Premio Nobel per la Pace nel 1952.

5     S. Madre Teresa di Calcutta Agnes Gonxha Bojaxiu (1910-1997), religiosa nativa della Macedonia del Nord. Appassionata della sete di Gesù in croce («Ho sete», Gv 19,28), si dedicò all’assistenza dei più derelitti, in India e nel resto del mondo. Fondò due istituti: le Missionarie della carità (1950) e i Missionari della carità (1984).

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A cura di: P. Romeo Ballan – Missionari Comboniani (Verona)

Sito Web:   www.comboni.org    “Parola per la Missione”

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