Con stile asciutto, Marco (1,7-11) descrive il battesimo di Gesù: «In quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni» (Mc 1, 9). Il Signore non fu battezzato con l’acqua di quel fiume, ma dentro: un’immersione che lo avvolse, quasi identificandolo con quel torrente. In ebraico, la parola “Giordano” significa “Colui che scende”, ed è più che appropriata.
Nel giordano per ascoltare la voce di Dio sul Suo Messia
Is 55,1-10; Salmo (Is 12,2.4-6); 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
Il battesimo di Gesù nel Giordano costituisce l’inizio della sua “vita pubblica”. Nei precedenti trent’anni di vita nascosta presso i suoi genitori a Nazareth, cresceva in “sapienza, età e grazia”, preparandosi alla sua missione rivelatrice. Quel giorno il “senza peccato” si mise in fila in mezzo ai peccatori, per sottoporsi al rito che lo accomunava a quanti volevano mondarsi dalle loro colpe. Lui, l’innocente, condivide la sorte dei peccatori.
Egli è compassionevole verso il peccato e la miseria dell’uomo fino a farsene carico, e pronto a pagare per tutti. Ma ecco una sorpresa: questa persona “qualsiasi”, mescolato alla folla, viene riconosciuto ed identificato dal Padre che dichiara: “Questo è il mio figlio prediletto”. Riconoscerlo come unico, pur nelle apparenze modeste e più ordinarie, è la scommessa della fede.
Anche Giovanni aveva intuito il nascondimento di Gesù, e diceva ai suoi discepoli: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”. Egli si identifica con quel “servo del Signore” di cui parla il profeta Isaia.
L’arrivo di Gesù, quindi, segna il tempo della misericordia e della grazia. È la fioritura della salvezza: anche per i peccatori c’è speranza, perché possono contare sull’amore ostinato e appassionato di Dio, che colma l’abisso della loro miseria. La salvezza appare qui come un dono non come una conquista. L’attenzione non va concentrata sulle azioni dell’uomo, ma su ciò che Dio fa per noi. Certo, il comportamento individuale e personale non è superfluo, poiché c’è pur sempre l’esigenza della conversione, ma l’iniziativa è sempre quella divina.
I cieli “squarciati” stanno ad indicare che è finito il tempo dell’inimicizia tra Dio e l’uomo, il tempo della lontananza da Dio che determinava la profonda miseria degli uomini. La voce dal cielo significa che è finito il tempo dell’insopportabile silenzio di Dio. Infatti quando torna a risuonare la voce di Dio, ciò avviene per indicare una presenza: il suo Figlio, la Parola definitiva e completa, che il Padre di ogni grazia ha da dire al mondo.
La discesa dello Spirito Santo su Gesù manifesta che col battesimo di Gesù, inizia una nuova storia, la storia di un mondo nuovo. Il battesimo di Gesù costituisce, quindi, un riconoscimento, un accreditamento, un’investitura ufficiale di Gesù da parte di Dio.
Don Joseph Ndoum
Con stile asciutto, Marco descrive il battesimo di Gesù: «In quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni» (Mc 1, 9). Il Signore non fu battezzato con l’acqua di quel fiume, ma dentro: un’immersione che lo avvolse, quasi identificandolo con quel torrente.
In ebraico, la parola “Giordano” significa “Colui che scende”, ed è più che appropriata. Infatti dalla considerevole altezza della sua sorgente sul monte Hermon (2700 m) il fiume scorre fino cadere nel lago di Tiberiade, a quasi 250 metri sotto del livello del mare. Da quel bacino fuoriesce per insinuarsi nella grande depressione causata dalla spaccatura della crosta terrestre, per sfociare nel Mar Morto, a 400 metri sotto il livello del mare, il punto più basso della superficie della Terra. Il corso del Giordano è una discesa violenta, un precipizio di più di tremila metri. Per farsi battezzare, Gesù entra proprio nel Giordano, nell’alveo carico di acque buone e vitali, che sfocia nello sconfortante avvallamento di quel lago salato, inospitale e impermeabile alla vita.
Gesù si immerge in “Colui che scende”. E come poteva essere diversa la sua prima manifestazione al mondo, visto che tutto della sua vita parla di una continua discesa? Fin dall’inizio del suo Vangelo, Marco indica la nuova forma di santità, quella davvero gradita a Dio: non un’incessante salita fino a chissà quale cielo, ma una costante discesa per raggiungere quanto è morto e mortifero, per nulla promettente; quanto spegne ogni speranza, rendendo vano qualsiasi impegno.
Da quale altezza deve scendere il fiume dei miei giorni? Qual è il preciso nome dell’altura da cui devo smontare? Come si chiama il Mar Morto a cui il Signore destina le mie acque? Cos’è? Chi è?
Entrando in Chiesa, intingendo la mano nell’acqua santa, si compie un gesto serio ed esigente: ricordandosi del proprio Battesimo, si assume nuovamente l’impegno di “scendere”, perfino verso una situazione o una persona da tutti definita “senza speranza”. Si inizia misurando la pomposa altezza del proprio gradino.
[Giovanni Cesare Pagazzi - L'Osservatore Romano]
Dal Battesimo nasce la Missione
Isaia 55,1-11; Salmo: da Is 12,2-6; 1Gv 5,1-9; Marco 1,7-11
Riflessioni
Il Battesimo di Gesù nelle acque del Giordano è una delle tre epifanie, o manifestazioni più significative, che la liturgia della Chiesa canta nella solennità dell’Epifania del Signore, assieme alla manifestazione ai magi venuti dall’Oriente e al miracolo nelle nozze di Cana. Anche il battesimo è una presenza ed una manifestazione missionaria di Gesù. Liturgicamente, celebriamo oggi una festa-ponte tra l’infanzia di Gesù e la sua vita pubblica. Ma c’è di più: fin dall’inizio, la predicazione missionaria degli Apostoli sulla vita di Gesù cominciava “dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui Egli è stato di mezzo a noi assunto in cielo” (Atti 1,22).
Il fatto del Battesimo del Signore getta una grande luce sull’identità e la missione di Gesù (Vangelo). In Lui si manifesta la Trinità santa: il Padre è la voce, il Figlio è il volto, lo Spirito è il vincolo. Lo Spirito discende su di Lui come una colomba (v. 10); il Padre lo proclama suo Figlio, “l’amato” (v. 11), davanti alla nuova comunità umana, di cui Lui è “il Primogenito tra molti fratelli” (Rom 8,29). Da allora il Padre dice anche ad ognuno di noi: “Tu sei mio figlio amato”, “mia figlia amata”.
La missione di Gesù, discendente di Davide, è prefigurata (I lettura) nella prospettiva di popoli nuovi: “Accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora” v. 5). Questo sogno, che pare impossibile, è affidato alla Sapienza divina, le cui vie, dice il Signore, “sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (v. 9). Il sogno comincia a farsi possibile con un invito sorprendente ed un programma entusiasmante: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte” (v. 1).
Nel Vangelo Gesù si sente, al tempo stesso, figlio e fratello; perciò si mette in fila con i peccatori, non come un sovrano ma come un uomo comune, fa la coda come tutti, aspetta il suo turno per ricevere, anche Lui, innocente, il battesimo da Giovanni Battista per il perdono dei peccati. Si manifesta qui la totale solidarietà che Gesù, “figlio dell’uomo”, sente con tutti i membri della famiglia umana, di cui è membro a pieno titolo. Una solidarietà fino al punto che “non si vergogna di chiamarli fratelli” (Eb 2,11). Profondo è il commento di S. Gregorio Nazianzeno, descrivendo la scena del battesimo per immersione: “Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo” (Ufficio delle Letture). Egli è veramente il Servo solidale e sofferente, l’Agnello che carica su di sé i delitti di tutti (cfr. Is 53,4-5.12). È Lui il Figlio, “l’amato”, nel quale il Padre si compiace!
La riflessione teologica di S. Gregorio Nazianzeno trova anche un riscontro geografico nel luogo dove, presumibilmente, si è realizzato il battesimo di Gesù. Il luogo potrebbe essere Bet-Araba, nello stesso guado del fiume, attraverso il quale Giosuè fece entrare il popolo nella Terra promessa (Gs 3,14s). Secondo i geologi, questo sarebbe il punto più basso della terra: - 400 m sotto il livello del mare. Da quella profondità depressa Gesù emerge dall’acqua del Giordano, si eleva verso l’alto, caricando sulle sue spalle l’umanità intera, il cosmo. La sua preghiera al Padre poteva essere quella del salmo De profundis: “Dal profondo a Te grido, o Signore… Perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione” (Sal 130,1.7).
Proprio lì, in quel momento, su Gesù si squarciano i cieli, scende lo Spirito, la voce del Padre lo proclama “l’amato”. Gesù non inizia la sua missione pubblica nel Tempio fra i Maestri della Legge, fra quelli che si considerano perfetti, ma sulle rive del Giordano, in coda fra i peccatori; comincia con un gesto di solidarietà, mescolandosi tra la gente comune, facendosi compagno di strada dei degli ultimi. Il nostro Dio ha preso il volto dell’affamato, del malato… al punto di dirci alla fine: “L’avete fatto a me!” (cfr. Mt 25). Una tradizione ebraica diceva: “Quando passa un povero, scopriti il capo. Perché passa l’immagine di Dio”. Il battesimo di Gesù illumina il nostro Battesimo: anche noi diventiamo figli di Dio, amati. Quindi anche noi chiamati a metterci in fila con i più deboli, a prenderci cura dei più bisognosi.
La vicinanza solidale di quel Servo, Figlio e Fratello, vero Dio e vero uomo, è la base dell’impegno missionario, che per ogni cristiano si fonda e nasce dal Battesimo, il sacramento che ci introduce nella vita della Trinità e della Chiesa, per dare vita nuova al mondo, secondo il mandato di Gesù agli Apostoli prima di salire al Cielo (*): Andate in tutto il mondo, annunciate, battezzate... (cfr. Mt 28; Mc 16). Il Natale ci ha rivelato l’amore immenso di Dio per l’umanità. Da questa esperienza di fede derivano l’impegno per la Missione e la speranza di un mondo che può essere sempre rinnovato, più giusto, fraterno, solidale. Grazie alla prossimità e solidarietà di Dio che cammina con ognuno di noi nella storia.
Parola del Papa
(*) “Prima di salire al Cielo, Gesù ci ha detto di andare in tutto il mondo a battezzare. E da quel giorno fino al giorno d’oggi, questa è stata una catena ininterrotta: si battezzavano i figli, e i figli poi i figli, e i figli. E anche oggi questa catena prosegue… Questi bambini sono l’anello di una catena… È così la catena della fede!... Voi genitori siete coloro che trasmettete la fede, i trasmettitori; voi avete il dovere di trasmettere la fede a questi bambini. È la più bella eredità che voi lascerete loro: la fede!... Ogni bambino che nasce è un dono di gioia e di speranza, e ogni bambino che viene battezzato è un prodigio della fede e una festa per la famiglia di Dio”.
Papa Francesco
Omelia e Angelus, festa del Battesimo del Signore, 12 gennaio 2014
Sui passi dei Missionari
10 Festa del Battesimo del Signore: in solidarietà con tutta la famiglia umana, Gesù si mise in coda come tutti i peccatori, aspettando il suo turno. Risalendo poi dalle acque, «portava con sé in alto il mondo intero» (san Gregorio Nazianzeno).
10 B. Ana de los Angeles Monteagudo (1602-1686), monaca domenicana per quasi 70 anni nel monastero di S. Caterina ad Arequipa (Perù), donna insigne per santità e buon consiglio.
· Ricordo di Joseph Schmidlin (1876-1944), teologo e storiografo tedesco, iniziatore della missiologia cattolica moderna. Creò la cattedra di missiologia nell’università di Münster (1914), dotata di riviste scientifiche e dei suoi numerosi scritti di storia e teologia missionaria. Per le sue denunce del regime nazista, finì in un campo di concentramento, il suo corpo fu bruciato e le ceneri disperse.
11 S. Paolino di Aquileia (730-802), vescovo-patriarca nei territori dell’attuale Triveneto. Teologo e missionario nell’Europa centrale, promosse, assieme ad altri, un cammino europeo di unità cristiana e culturale. Come poeta e musico, ci ha lasciato il famoso inno Ubi caritas et amor (Dov’è carità e amore).
12 S. Marguerite Bourgeoys (1620-1700), nata in Francia e missionaria in Canadà, fondò l’istituto delle suore della Congregazione di Nostra Signora. Si dedicò all’assistenza degli emigranti, dei soldati e dei giovani. Morì a Montréal.
· B. Nicholas Bunkerd Kitbamrung (1895-1944), sacerdote thailandese e martire a Tomhom, presso Bangkok. Zelante predicatore del Vangelo, fu messo in carcere durante una persecuzione. Si dedicò alla cura dei malati e rimase contagiato dalla tubercolosi. È l’ottavo martire thailandese. (Rer i sette anteriori, vedi 16/12).
13 S. Ilario di Poitiers (Francia, c. 310-367), dottore della Chiesa. Fa chiamato l’Atanasio dell’Occidente per la tenace opposizione all’arianesimo, per cui soffrì persecuzione ed esilio.
14 B. Odorico da Pordenone (1265-1331), sacerdote francescano, missionario fra gli indiani, i tartari, i cinesi (fino a Kambalik, oggi Pechino), convertendo molti alla fede in Cristo. In Cina collaborò per alcuni anni con il vescovo Giovanni da Montecorvino. (Vedi 3/1).
· B. Lazzaro Pillai Devasahayam (in lingua tamil “Dio è mio aiuto”), martire dell’India (1712-1752), laico sposato, era di religione induista e facoltoso funzionario. Nell’ambiente indiano la sua conversione al cristianesimo e il suo messaggio di inclusione per tutti, senza caste, furono rifiutati. Fu minacciato, torturato e ucciso. (Sarà canonizzato prossimamente).
· B. Pietro Donders (1805-1887), sacerdote redentorista olandese, missionario per 45 anni nella Guyana Olandese (Suriname), dedicandosi specialmente ai lebbrosi a Batavia.
15 S. Francisco Fernández de Capillas (1607-1648), sacerdote domenicano spagnolo, missionario nelle Filippine e poi in Cina, dove fu ucciso dai tartari Manciù. È il primo martire della Cina. Fu canonizzato assieme a numerosi altri martiri della Cina l’1°-10-2000. (Vedi 9/7).
· S. Arnold Janssen (1837-1909), sacerdote tedesco, fondò a Steyl (Olanda) la Società del Verbo Divino (Svd – Missionari Verbiti). Assieme alla B. Maria H. Stollenwerk (1952-1900) e alla B. Jozefa Stenmanns (1852 –1903), fondò due congregazioni missionarie femminili: le Serve dello Spirito Santo e le Serve dello Spirito Santo dell’Adorazione perpetua.
· Nascita di Martin Luther King ad Atlanta, Usa (1929). Leader promotore dei diritti civili, integrazione razziale e nonviolenza attiva. Premio Nobel della Pace nel 1964, fu assassinato il 4 aprile 1968. (Vedi 4/4).
· Ricordo di Olivier Clément (1921-2009), laico francese, battezzato nella Chiesa ortodossa, scrittore e promotore del dialogo ecumenico. Fu uno degli osservatori laici al Concilio Vaticano II.
16 Ss. Berardo e Compagni, martiri, furono i quattro primi missionari mandati da S. Francesco in Marocco a predicare il Vangelo ai musulmani. Anche in seguito ad alcuni loro eccessi di zelo, furono uccisi a Marrakech nel 1220, per ordine di un capo islamico. Sono i primi martiri dell’Ordine francescano.
* Un secondo gruppo di sette francescani, mandati da frate Elia in Marocco ad annunciare il Vangelo ai musulmani, furono imprigionati e decapitati a Ceuta il 10 ottobre 1227. Essi sono i santi martiri: Daniele, Samuele, Angelo, Leone, Nicola, Ugolino e Domno.
· S. Giuseppe Vaz (1651-1711), sacerdote dell’Oratorio di S. Filippo Neri, nato a Goa (India), dove fondò l’Oratorio. Fu un missionario instancabile in India e Sri Lanka.
· Ricordo di Roberto de Nobili (1577-1656), gesuita italiano, missionario nel sud dell’India, dove imparò varie lingue locali e adottò usi culturali indiani per annunciare il Vangelo in modo efficace, seguendo la metodologia missionaria di vari gesuiti in Oriente (Valignano, Ruggieri, Ricci, De Rhodes e altri).
· B. Giuseppe Tovini (1841-1897), italiano di Brescia; voleva diventare missionario e studiò presso il Collegio Mazza a Verona, dove conobbe don Daniele Comboni. Sposato e padre di 10 figli, fu uomo d’intensa vita spirituale, modello di apostolo laico nel sociale: scuola, avvocatura, giornalismo, politica, università, società operaie. Creò giornali, fu sindaco, fondò banche accessibili agli operai. Fu uno dei grandi fondatori, con Toniolo (vedi 4/9) e altri, del cattolicesimo sociale italiano nella seconda metà del 1800.
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A cura di: P. Romeo Ballan – Missionari Comboniani (Verona)
Sito Web: www.comboni.org “Parola per la Missione”
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