«Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!» (Mc 1, 27). Allo stupore degli abitanti di Cafarnao, davanti a Gesù che guarisce un indemoniato, si unisce la perplessità di noi lettori del 2021, che tendiamo a guardare con scetticismo ogni riferimento al demonio e alla tentazione. (...)

Marco 1, 21-28
La tentazione di prendersi troppo sul serio

«Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!» (Mc 1, 27). Allo stupore degli abitanti di Cafarnao, davanti a Gesù che guarisce un indemoniato, si unisce la perplessità di noi lettori del 2021, che tendiamo a guardare con scetticismo ogni riferimento al demonio e alla tentazione.

Eppure «Satana appare nelle prime pagine della Bibbia, perché è una realtà che tutti noi abbiamo come esperienza. Tutti noi abbiamo nel cuore l’esperienza della lotta tra il bene e il male». Con queste o con altre parole simili Papa Francesco ha più volte ricordato che un segno dell’azione diabolica si trova nella chiusura dei cuori, nell’isolamento, nella divisione. L’orgoglio e la pretesa di essere meglio degli altri sono una tentazione che ognuno di noi si ritrova nel cuore, quando tende a vedere gli altri come nemici o concorrenti e a cercare la sicurezza nell’illusione di essere autonomi e indipendenti. E, commentando proprio questo episodio raccontato all’inizio del Vangelo di Marco, il Papa aggiunge che l’insegnamento che scaccia il demonio «è una parola umile e mite».

San Thomas More, in un luminoso dialogo composto poco prima di morire, nell’oscurità della prigione, parla proprio di come lottare contro le tentazioni, le «cattive fantasie» con le quali il tentatore cerca di ingannarci: «Alcuni si sono liberati da queste fantasie pestifere semplicemente disprezzandole, facendosi un segno di croce sul cuore e scacciando così il diavolo, a volte perfino ridendogli in faccia e pensando ad altro». Il tentatore si allontana, spiega More, perché «quello spirito orgoglioso non sopporta di essere canzonato».

Se il nemico è l’orgoglio, che è il padre di ogni divisione nei cuori, nelle famiglie e nella Chiesa, la medicina è l’umiltà. C.S. Lewis, che cita proprio la frase di Thomas More all’inizio delle Lettere di Berlicche, descrive come funziona la tentazione diabolica quando un cristiano comincia a essere umile: «Quasi immediatamente l’orgoglio — l’orgoglio della sua stessa umiltà — farà la sua apparizione. Se s’accorge del pericolo e tenta di soffocare questa nuova forma d’orgoglio, fallo inorgoglire del suo tentativo; e così di seguito, per tutte le fasi che vorrai. Ma non tentare ciò troppo a lungo, perché c’è il pericolo di svegliare in lui il senso dell’umorismo e della proporzione. Nel qual caso ti riderà in faccia, e se ne andrà a dormire».

«Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1, 15) è l’invito che inaugura la predicazione di Gesù. E forse una buona parte della conversione che il Signore ci propone consiste nel risvegliare il nostro senso dell’umorismo, della sproporzione tra noi e il Creatore. Nasce così una sana autoironia, che ci impedisce di pensare di cavarcela da soli, senza Dio e senza l’aiuto degli altri. Se non prendiamo troppo sul serio noi stessi e riconosciamo di essere creature dipendenti in tutto dal Creatore, ci avviciniamo agli altri e le relazioni si semplificano. E rinasce il sorriso interiore ed esteriore. Del resto lo diceva anche Chesterton: «La serietà non è una virtù. Anzi, è forse più appropriato dire che è un vizio. E infatti satana è caduto per forza di gravità».
[Carlo De Marchi – L’Osservatore Romano]

Gesù e l’indemoniato

Il Maestro
che libera dalle potenze del male

Dt 18,15-20; Sl 94/95; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28

Il vangelo di Marco (1,21-28) questa domenica ci presenta Gesù che insegna con autorità nella sinagoga. La sua autorità si manifesta nell’efficacia della sua parola e se ne ha una conferma nel miracolo di liberazione di un indemoniato.

La prima lettura ci aiuta ad entrare in sintonia con l’immagine di Gesù maestro autorevole. In nome di Dio, Mosè parla al popolo ebraico prima del suo ingresso nella terra promessa. Egli annuncia un profeta che sarà fedele portavoce della volontà divina: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me, a lui darete ascolto”. Questa promessa sembra realizzarsi in Cristo che insegna con un modo tutto speciale. Il testo si conclude con un tono quasi minaccioso: “Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà al mio nome, io gliene domanderò conto”.

L’esortazione di Paolo nella seconda lettura appare tutto estraneo a questa prospettiva dell’autorità di Gesù. Profeta. Il discorso dell’apostolo delle nazioni parla invece della scelta dello stato di vita: quello che conta non è lo statuto di matrimonio o di celibato, ma vivere nell’una o nell’altra condizione col Signore. Tuttavia, Paolo non ignora che la vita matrimoniale comporta preoccupazioni, distrazioni o impegni particolari che possono alle volte entrare in tensione con l’unione libera e la consacrazione totale al Signore.

Nel brano evangelico Gesù insegna con autorità e comanda con altrettanta autorità. Predicazione ed azione, parole e fatti accompagnano il suo ministero. Il suo insegnamento provoca stupore tra i suoi ascoltatori, perché il suo messaggio fa corpo col suo essere. È lui il messaggio, quindi non è un ripetitore come gli scribi e i farisei, maestri autorizzati del tempo.

L’autorità di Gesù è sinonimo della sua libertà. Con Gesù Dio è ormai presente e agisce, in modo decisivo e definitivo, nel mondo sia attraverso l’insegnamento, sia attraverso la parola efficace e potente che dà guarigione. In tutti e due i casi, si tratta di un atto grandioso di liberazione. Non è per caso, se il primo miracolo di Gesù per Marco è la liberazione di un indemoniato, e se l’espulsione dei demoni occupa un posto rilevante nel secondo vangelo. Marco vuole farci vedere che Gesù va alle radici della situazione.; più che risalire ai sintomi, egli risale al nemico stesso. Ed è un nemico comune, di Dio e dell’uomo, cioè colui che contrasta i disegni di Dio e cerca, senza riposo e costantemente, di perdere o distruggere l’uomo; colui che cerca di appropriarsi dei possessi di Dio. La sua espulsione quindi, che coincide con l’avvenimento definitivo del regno di Dio, diventa la cacciata dell’occupante abusivo per riconsacrare quel territorio e per dare all’uomo l’armonia e l’unità perdute.

Liberandoci dalla schiavitù diabolica, Gesù ci fa automaticamente cambiare di padrone, sicché diventiamo schiavi del Signore; oppure è preferibile parlare di figli e servi, in una fedeltà perfetta nei riguardi di Dio e della sua volontà. Simbolicamente, Gesù, vincitore dei demoni, esorcizza e sdemonizza la terra, e si riappropria l’uomo, la sua creatura per eccellenza, e quindi tutta la creazione. Infatti, tutto ciò che attenta alla dignità dell’uomo costituisce una bestemmia per la gloria di Dio.

Alla sequela di Gesù, dobbiamo anche noi avere il coraggio di difendere l’uomo nella sua dignità e da tutte le manomissioni, di individuare, denunciare, combattere tutte le forze malefiche che impediscono all’uomo di essere uomo.
Don Joseph Ndoum

Missione:
Vangelo e liberazione dal male

Dt 18,15-20; Sl 94; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28

Riflessioni
Dio è medico ed è anche medicina!”, ripeteva giustamente il santo cappuccino Leopoldo Mandić (1866-1942) ai suoi penitenti nel confessionale di Santa Croce a Padova. Parole in piena sintonia con il brano evangelico di oggi. Fin dall’inizio del suo Vangelo, Marco presenta Gesù come un personaggio straordinario nelle parole e nei gesti: un maestro che provoca stupore, perché insegna con autorità morale (v. 22), cioè con autorevolezza; un taumaturgo che con un semplice gesto e un ordine (taci, esci) scaccia da un uomo lo spirito immondo (v. 25-26). Timore, sorpresa, fama, ammirazione, ma anche tante speranze, sono i sentimenti che quel nuovo Rabbi misterioso, convincente e poderoso, suscita nel cuore di tutti “subito dovunque” (v. 28). In tal modo, prende corpo in Gesù quel profeta ideale che Dio aveva promesso al suo popolo per mezzo di Mosè (I lettura). In poche linee, Marco mette le basi perché il catecumeno - e ogni cristiano - possa fare un progressivo cammino alla scoperta di Cristo, in un itinerario di ascolto e di ricerca, camminando dall’oscurità verso la luce, verso la Pasqua e verso l’annuncio missionario a tutti i popoli.

L’episodio dell’uomo posseduto da uno spirito impuro, che grida e si contorce, induce ad alcune riflessioni sull’esistenza di spiriti del male che, in forme molteplici e drammatiche, tormentano le persone nel corpo, nella psicologia e nello spirito. È risaputo che alcune manifestazioni attribuite al diavolo erano, e sono ancor oggi, malattie vere e proprie, anche se poco note e decifrabili. Questo fatto però non deve giustificare dubbi sull’esistenza dello spirito maligno o sull’influsso negativo che tale spirito ha sulle persone. Negarlo sarebbe un’ingenuità, che servirebbe solo a favorire l’espansione del male nel mondo. I Vangeli ci presentano numerosi miracoli di Cristo su persone che erano vittime di mali strani di natura psicofisica. L’azione sanatrice di Gesù abbraccia la persona in modo integrale: Egli cura, insieme, il corpo, lo spirito, la psiche e l’anima.

Per far fronte al male, al destino e alle forze negative in generale, tutti i popoli hanno fatto ricorso a mezzi come lo spiritismo, la divinazione, l’occultismo, affidandosi a maghi, stregoni, astrologi, fattucchieri, veggenti, indovini, oroscopi, ecc... Dio aveva già proibito queste pratiche al suo popolo (Dt 18,10-11). Perché si tratta, troppo spesso, di un oscuro mondo di imbrogli, che sfrutta - a cambio di lauti compensi in denaro o in altro genere - le paure, l’ingenuità, la credulità della gente, l’ignoranza su Dio, generando false consolazioni, seguite puntualmente da frustrazioni e disperazione. Secondo l’esperienza comune dei missionari che operano in varie parti del mondo, paure ed imbrogli sono segni tipici di paganesimo. Ma sono realtà che continuano a serpeggiare tra i cristiani, quando questi non sono del tutto convertiti interiormente: quando non hanno imparato, da un lato, ad accettare alcuni limiti connaturali alla vita umana e, dall’altro, ad affidarsi alla guida amorosa e provvidente del Padre della Vita. Spesso alcuni residui di paganesimo continuano a convivere in persone credenti, a volte anche in sacerdoti e altre persone di vita consacrata.

Un cammino di conversione è necessario per tutti e dura tutta la vita, perché ogni persona nasce ‘pagana’, cioè non cristiana. Cristiani non si nasce; si diventa. Infatti, il Battesimo non è che l’inizio di un percorso di crescita spirituale, con gli occhi sempre rivolti a Cristo. La conversione cristiana consiste nella progressiva liberazione dalle paure, dagli idoli e da molteplici forme di falsità. Esponendosi senza veli alla verità del Vangelo, ogni persona fa esperienza e dà prova della libertà interiore che scaturisce dall’adesione a Cristo. I santi sono le persone che, con la grazia divina, hanno raggiunto un maggior grado di liberazione da forme di paganesimo. Di fatto, l’adesione a Cristo genera libertà, perché solo Lui è la verità che rende liberi (Gv 8,32; 14,6). E sereni nelle prove, perché Gesù sofferente dà senso alla sofferenza. (*)

La predicazione evangelizzatrice, pur sempre benevola e comprensiva verso le persone che sbagliano o sono inferme, deve essere forte e graffiante contro il male. Il fatto che l’indemoniato del Vangelo, se ne stia dapprima tranquillo nella sinagoga e, dopo l’insegnamento autorevole di Gesù, cominci a ribellarsi e a gridare contro di Lui: «Sei venuto a rovinarci?» (v. 22-24), invita a riflettere sulla forza e autenticità della nostra predicazione. Confrontarsi con il Vangelo significa accettare di “rovinare” i propri schemi, mettere in discussione false sicurezze, mettersi in gioco. Benedetta la venuta di Gesù se accettiamo di smascherare i nostri progetti poco evangelici per correre il sano ‘pericolo’ di imboccare la strada esigente e gioiosa del Suo Vangelo. Per questo, la predicazione non può essere indulgente o morbida verso il male, per paura di scomodare, ma deve scuotere le coscienze, stimolare le persone ad un cambio di vita e indicare il cammino che porta all’incontro vero con Dio e con i fratelli, nella comunità dei credenti in Cristo. Solo così l’annuncio chiaro del Vangelo di Gesù esercita la sua forza liberante e salvatrice: scaccia i demoni, sana le ferite, rinnova e trasforma le persone dal profondo del loro essere.

Parola del Papa

(*) «Il prete è chiamato a imparare questo, ad avere un cuore che si commuove. I preti - mi permetto la parola - ‘asettici’ quelli ‘di laboratorio’, tutto pulito, tutto bello, non aiutano la Chiesa. La Chiesa oggi possiamo pensarla come un ‘ospedale da campo’. Questo lo ripeto, perché lo vedo così, lo sento così: un ‘ospedale da campo’. C’è bisogno di curare le ferite, tante ferite! Tante ferite! C’è tanta gente ferita, dai problemi materiali, dagli scandali, anche nella Chiesa... Gente ferita dalle illusioni del mondo… Noi preti dobbiamo essere lì, vicino a questa gente. Misericordia significa prima di tutto curare le ferite».
Papa Francesco
Discorso ai parroci di Roma 6 marzo 2014

Sui passi dei Missionari

31   Giornata mondiale dei Malati di Lebbra, istituita da Raoul Follereau nel 1954.

31   S. Giovanni Bosco (1815-1888), fondatore della famiglia salesiana. Inviò i primi missionari salesiani in Patagonia (Argentina). Il suo metodo preventivo e la prassi dell’oratorio continuano ad essere un valido strumento di formazione umana, cristiana, professionale e sociale per giovani e adulti, sempre nel rispetto della libertà personale. È stato un grande «padre e maestro della gioventù» (Giovanni Paolo II).

·     B. Candelaria di S. Giuseppe (Susanna Paz-Castillo Ramírez, venezuelana, 1863-1940), fondatrice di una congregazione al servizio di malati e bisognosi.

·     Ricordo di Werenfried Filippo van Straaten (1913-2003), sacerdote olandese dell’Ordine dei canonici premostratensi, fondatore dell’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Kirche in Not), in aiuto ai rifugiati tedeschi e altri, alle Chiese perseguitate e povere. Era noto come Padre lardo, per le tonnellate di lardo raccolto, bussando alle porte dei contadini delle Fiandre, con il suo storico cappello da mendicante.

1     B. Luigi Variara (1875-1923), sacerdote missionario salesiano italiano. Visse tra i lebbrosi nel lazzaretto di Agua de Dios, in Colombia. Lì fondó un istituto religioso femminile con giovani lebbrose o figlie di lebbrosi. Morì a Cúcuta (Colombia).

·      B. Benedetto Daswa (1946-1990), primo martire sudafricano. Sposo, padre di 8 figli, maestro e catechista volontario, fu ucciso per aver rifiutato di partecipare a un rito di stregoneria tradizionale.

·      Nascita della signora Leymah Gbowee, (1° febbraio 1972), attivista per la pace in Liberia con la prassi della nonviolenza. Fu la guida del movimento delle donne per la pace, che pose fine (2003) alla II Guerra Civile liberiana. Fu Premio Nobel per la Pace 2011.

2     Festa della Presentazione del Signore. Simeone riconosce Gesù come salvezza e luce di tutti i popoli (cfr. Lc 2,31-32). * Giornata mondiale della Vita Consacrata.

·     S. Théophane Vénard (1829-1861), martire, missionario francese delle Missioni estere di Parigi (Mep), ucciso ad Hanoi (Vietnam). Le sue lettere ispirarono anche S. Teresa di Lisieux all’amore e dedizione alle missioni.

·     S. Caterina Kasper (1820-1898), suora tedesca, «tutta fede e fortezza d’animo» (Paolo VI). Fondò in Europa, America e Asia case per poveri e migranti. Benché povera di mezzi, riuscì a dare vita a importanti opere di evangelizzazione e promozione sociale.

·     Ven. Francesco Maria Paolo Libermann (Francia, 1802-1852). Nato in una famiglia ebrea, divenne cattolico e sacerdote. Fondò la congregazione del Cuore Immacolato di Maria, che più tardi si fuse con la Congregazione dello Spirito Santo, della quale fu eletto Superiore generale e inviò missionari in Africa, ad Haiti e in altri luoghi.

·     Ricordo di Salahuddin Wahid (Indonesia, 1942-2020), studioso e politico islamico, attivo promotore di dialogo e pace, riconciliazione e democrazia, tolleranza e armonia comunitaria, pluralismo e cooperazione interreligiosa. In un paese di 270 milioni di abitanti (per l’87% musulmani), fu amico dei cristiani e sempre attento alle minoranze religiose indonesiane.

4     S. João de Brito (1647-1693), martire, missionario gesuita portoghese. Operò molte conversioni in India, dove fu ucciso.

·     Nel 1794, ad Haiti, fu approvata la prima legge che aboliva la schiavitù in America Latina e nei Caraibi.

·     Giornata mondiale della Fratellanza Umana, proposta congiuntamente all’Onu (2020), dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e dall’Università Al Azhar (Cairo, Egitto), dopo il Documento sulla fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza, firmato ad Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), il 4-2-2019, da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

5     B. Justo Takayama Ukon (1552-1615), martire giapponese, battezzato a 12 anni. Fu uomo politico, nobile feudatario e militare. Quando il cristianesimo fu bandito, non rinunciò alla sua fede e preferì perdere proprietà e onori. Si rifugiò con oltre 300 cristiani nelle Filippine, dove si ammalò a causa del duro viaggio, e morì. Alle centinaia di santi e beati martiri della Chiesa in Giappone, si è aggiunto (nel 2017) questo nuovo beato, vero samurai di Cristo.

·     SdD. Andrea Santoro (1945-2006), prete diocesano di Roma, missionario in Turchia, dove praticò la liturgia della porta: aprire, sorridere, salutare, rispondere, contrastare la prostituzione, creare silenziosamente ponti fra le religioni. Fu ucciso a Trebisonda da un giovane sicario di 16 anni, mentre pregava in chiesa con la Bibbia in lingua turca fra le mani.

·     SdD. Pedro Arrupe (1907-1991) gesuita spagnolo, missionario e medico in Giappone, dove soccorse le vittime della bomba atomica lanciata su Hiroshima (1945). Fu Superiore generale della Compagnia di Gesù – Gesuiti (1965-1983) ed è considerato come il “rifondatore della Compagnia alla luce del Concilio”. Promosse, tra gli altri, il documento dei gesuiti su ‘servizio della fede e promozione della giustizia’ (1975), che ebbe un’ampia risonanza ecclesiale e sociale in diocesi e istituti.

6     Ss. Paolo Miki, gesuita giapponese, e 25 compagni (gesuiti, francescani e laici), martirizzati-crocifissi a Nagasaki (Giappone) il 5-2-1597. Tra loro, anche il francescano messicano Felipe de Jesús e il francescano spagnolo Pedro Bautista Blázquez (55 anni), missionario in Messico, nelle Filippine e in Giappone.

·     S. Matteo Correa Magallanes (1866-1927), sacerdote messicano, martirizzato perché si rifiutò di rivelare un segreto di confessione.

7   43a Giornata nazionale per la vita. – Tema della Cei per il 2021: “Libertà e vita”.

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A cura di: P. Romeo Ballan – Missionari Comboniani (Verona)

Sito Web:   www.comboni.org    “Parola per la Missione”

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