Sabato 18 marzo 2023
Si aggrava il bilancio del passaggio del ciclone Freddy, che ha provocato la morte di oltre 400 persone nell'Africa meridionale, la stragrande maggioranza delle quali in Malawi, dove si registrano almeno 326 vittime. Freddy ha colpito due volte in poche settimane la regione, uccidendo sul suo cammino anche 73 persone in Mozambico e 17 in Madagascar.
Solo in Malawi ci sono 183 mila sfollati, secondo gli ultimi dati comunicati dal presidente, Lazarus Chakwera, in visita a Blantyre, nel sud del Paese, dove il maltempo ha causato maggiori vittime e danni. «Stiamo intensificando il nostro sostegno alle persone colpite dal ciclone Freddy. In Malawi, i nostri team stanno aumentando la consegna di forniture salvavita. In Mozambico, stiamo assistendo la risposta locale», con lo stanziamento di 10 milioni di dollari per sostenere tali sforzi: lo ha scritto su Twitter il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. [L'Osservatore Romano]
Alla disperazione di aver perso tutto si affianca la commozione di un intero Paese, il Malawi, che simbolicamente si ritrova per uno dei funerali di massa, celebrato nei pressi di una scuola della township di Chilobwe, vicino Blantyre: ventuno bare ricoperte da corone di fiori e allineate sotto una tenda, al riparo dalla pioggia battente. Si commemorano ventuno morti, solo una parte delle oltre 200 vittime causate dal passaggio del ciclone tropicale Freddy, che ha sconvolto il Paese — tra i più poveri dell’Africa — con pesanti alluvioni, inondazioni e allagamenti. Il bilancio, non definitivo, parla anche di almeno 700 feriti e quasi 90.000 sfollati. Alla popolazione è giunta ieri la vicinanza del Papa, che all’udienza generale ha pregato per i defunti e per quanti colpiti dalla calamità.
Una «tragedia nazionale», come l’ha definita il presidente Lazarus Chakwera, che ha lanciato un appello agli aiuti internazionali «di fronte alla distruzione e ai danni», ancora incalcolabili. Freddy, che ha attraversato l’Africa meridionale due volte in tre settimane, «è il terzo ciclone che colpisce il Malawi in 13 mesi: è la prova della realtà del cambiamento climatico», ha dichiarato. Il governo ha annunciato lo stato di calamità nei distretti del sud più colpiti, con edifici rasi al suolo e migliaia di persone costrette a trovare rifugi di fortuna in istituti scolastici e chiese. Medici senza frontiere ricorda che il colera è ora una delle principali preoccupazioni, visto che dopo la tempesta tropicale Ana dello scorso anno il Malawi fu colpito dalla più grande epidemia mai verificatasi nel Paese. E l’allarme cresce anche per il vicino Mozambico, dove Freddy ha già causato oltre 50 morti e lo sfollamento di 50.000 persone.
[L'Osservatore Romano]
Malawi, dopo il colera il ciclone Freddy.
Padre Guarino, “un popolo senza pace né prosperità”
Si contano almeno 400 morti in Malawi colpito dal ciclone Freddy. Il sud Paese, poverissimo, già segnato dall'epidemia di colera, ora è finito sott'acqua. E mancano i soccorsi. Il racconto dei padri comboniani, l'appello dei vescovi che chiedono aiuti. All'orizzonte si profilano fame e ulteriore povertà.
I morti salgono di ora e in ora nell’Africa australe colpita dal ciclone Freddy e hanno superato quota 400, ma ci sono ancora tanti dispersi sotto l’acqua e il fango delle regioni meridionali del Malawi. Anche il Mozambico è stato colpito sebbene in misura minore. “Il ciclone tropicale tanto temuto è arrivato e ha invaso tutto il sud del Malawi; per me è stato un brutto colpo, conosco molto bene questa popolazione già poverissima e inoltre nel Paese vivono i nostri confratelli comboniani”. Padre Antonio Guarino, missionario comboniano in Zambia, è addolorato per questo ennesimo lutto. Il punto è che non si tratta di un Paese qualsiasi: il Malawi si colloca al 172° posto su 188 Paesi per indice di Sviluppo umano e la sua sopravvivenza è appesa a un filo.
Agricoltura in ginocchio. “Il Paese stava già disperatamente combattendo contro il colera che aveva contagiato migliaia di persone, e adesso è arrivato anche il ciclone Freddy: in passato ce ne sono stati altri, ma mai devastanti come quest’ultimo”, spiega ancora il missionario.“Certamente nei prossimi mesi si prevede la fame – dice – anche perché quello che poteva essere il raccolto della stagione è andato via assieme all’acqua”.La distruzione del ciclone è generale. “La produzione e il raccolto di mais, riso e sorgo è altamente a rischio: il ciclone non porta solo morte e distruzione ma lascia il segno a distanza di mesi”.
L’appello dei vescovi. Il missionario sospira nel raccontare al telefono la drammatica calamità naturale che ha travolto in particolare le regioni di Blantyre, Chikwawa, Chiradzulu, Mulanje, Mwanza nel Paese africano. I morti continuano ad aumentare man a mano che i corpi dei dispersi vengono raccolti dalle acque. La Conferenza episcopale del Malawi qualche giorno fa ha diffuso un comunicato in cui fa appello a “tutti coloro che si trovano nelle aree più colpite dalle alluvioni a spostarsi su terreni più sicuri e a seguire le indicazioni fornite dai nostri esperti meteorologi”. I vescovi inoltre chiedono “a tutti i cattolici e alle persone di buona volontà di sostenere le vittime di questo devastante ciclone e di donare nell’immediato tutto ciò che possono, sia in denaro che in altri beni” per far fronte all’emergenza. Il comunicato è firmato da sette vescovi, tra i quali il presidente della Conferenza episcopale locale, George Desmond Tambala.
“Le case sono andate giù…”. “Stanno scavando con i badili per cercare i corpi – racconta padre Antonio –. La Chiesa locale si è subito messa in movimento e ha stanziato una prima somma di denaro: è stata la prima a muoversi ma certo non basterà”. Il comboniano invia foto e filmati alla redazione di Popoli e Missione che arrivano dai confratelli: in uno dei video girati dai testimoni locali si vede una casa crollare letteralmente “disciolta” come fosse di carta, incalzata dal fiume di acqua e fango che scorre. Immagini terribili… “Noi con la missione non siamo molto lontani dalla zona colpita, però il ciclone non è arrivato fin lì: ma i nostri confratelli che sono nativi proprio di quelle zone dicono che le case dei loro famigliari sono andate giù con l’acqua”.
Voci disperate. La corrispondente della tv panaraba Al Jazeera, Fahmida Miller, scrive che da Mulanje nei sobborghi di Blantyre, il distretto commerciale del Malawi, c’è tanta rabbia e sofferenza per il ritardo nei soccorsi: centinaia di persone restano disperse. I locali si sono organizzati in gruppi di emergenza: “Non ci sono squadre di soccorso – denunciano –, non c’è alcun funzionario governativo arrivato qui per darci una mano”, racconta David Phiri, un abitante locale, ad Al jazeera. “Ci sono solo persone normali, semplici vittime che aiutano altre vittime”, dice.“È davvero questa la tristezza: un Paese così povero, tra gli ultimi in classifica delle Nazioni Unite per povertà, già provato dalla malattia, che deve sostenere una prova simile”, commenta ancora padre Guarino.L’epidemia di colera ha colpito più di 40mila persone in Africa negli ultimi mesi, come ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità e oltre la metà di questi casi si sono verificati in Malawi, mentre il 15% in Mozambico. Finita l’emergenza sanitaria la popolazione ne deve affrontare una nuova: e stavolta la fame e i bisogni primari dureranno molto a lungo.
[Ilaria De Bonis, redazione “Popoli e Missione” - SIR]