Giovedì 23 aprile 2020
Auguri dal sapore strano! Visto il carattere globale della pandemia, la Postulazione ha pensato di augurare a tutti, ma veramente a tutti, Buona Pasqua, condividendo con voi una riflessione inviata a un villaggio di 300 anime delle Alpi Giulie dal titolo: Le colombe continueranno a volare! Pasqua 2020. Pasqua è proclamazione della vita! Un’affermazione del genere sembra un’imprudenza o almeno una ingenuità, o quanto meno una mancanza di sensibilità per il tempo così drammatico che viviamo a tutti i livelli: socio-politico-sanitario e anche religioso.

Le colombe continueranno a volare!
Pasqua 2020

«È risorto, non è qui» (Mc 16, 6; Mt 28, 6). Oggi, senza nulla togliere alla verità della parola evangelica, forse andrebbe riformulata così: «È risorto, è qui».

Pasqua è proclamazione della vita! Un’affermazione del genere sembra un’imprudenza o almeno una ingenuità, o quanto meno una mancanza di sensibilità per il tempo così drammatico che viviamo a tutti i livelli: socio-politico-sanitario e anche religioso. E la Religione, giustamente per bocca dell’angelo, proclama: «È risorto, non è qui» (Mc 16, 6; Mt 28, 6). Oggi, senza nulla togliere alla verità della parola evangelica, forse andrebbe riformulata così: «È risorto, è qui», perché possa appunto conservare tutta la sua forza ed essere ancora pronunciata, senza fare oltraggio a quelli che in questi giorni, e non sono pochi, ci hanno lasciato in solitudine. E parimenti senza odorare di cinismo per quanti, infermieri, medici, assistenti sanitari, hanno messo e continuano a mettere a repentaglio la propria vita perché altre vite rifioriscano.

Solo una religione che ha il coraggio di affrontare concretamente e dare un senso alla parola “vita” può osare l’annuncio di Pasqua. L’annuncio della vita che continua anche oggi e tenacemente si fa strada tra erbacce, rifiuti, indifferenze, cattiverie, cose secondarie, e oserei dire, anche inutili.

Forse mai come oggi avvertiamo l’inutilità di una religione che si accontenta solo di esteriorità e di cerimonie esterne, belle per quanto si voglia, ma senza interiorità. Il tempio materiale si è svuotato e c’è nostalgia. Forse mai come adesso abbiamo bisogno di incontrare il tempio interiore in cui entriamo alla presenza di Dio con tutte le persone care e sconosciute portando su di noi, dentro di noi, sofferenze e aspettative.

L’aveva già detto Gesù alla donna di Samaria: «Credimi donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 21. 23). E ce lo ripete anche oggi Papa Francesco insinuandolo tramite la Prefettura della Casa pontificia, che spiega che a causa “dell'attuale emergenza sanitaria internazionale, tutte le Celebrazioni Liturgiche della Settimana Santa si svolgeranno senza la presenza fisica di fedeli”.

Mai come in questo tempo capiamo che il vero cristianesimo, la vita e la prassi di Gesù hanno capovolto la nostra maniera di vivere e di pensare: prima il bene degli altri e solo dopo il nostro. Meglio: il nostro bene ha senso e si realizza solo se ci sentiamo prima di tutto responsabili del bene, delle pene, delle sofferenze e delle gioie altrui.

Questo tempo inoltre ci fa riscoprire l’unità del paese Italia, e non solo, ma anche l’unità delle nazioni tra di loro, l’unità del mondo. Sconfiggendo quelle divisioni così puerili e sterili di spaccare il paese tra Nord e Sud; il mondo tra emisfero Nord e emisfero Sud; tra popoli sviluppati, che saremmo noi, e gli altri popoli in via di sviluppo. É un tempo questo che ci deve far sentire quanto siamo legati, interdipendenti, necessari gli uni agli altri e quanto i valori esigano il riscontro dei fatti. In altre parole, ci è chiesto di mettere sulla bilancia comportamenti responsabili; cura e attenzione per tutte le persone, collaborazione con quanto ci viene indicato, disponibilità secondo le nostre competenze e possibilità ecc.

Questo tempo infine ci fa riscoprire il tempo della famiglia, dello stare insieme e dell’essere capaci di accettare e vivere gli spazi oggi molto angusti, non come spazi imposti da un nemico esterno, ma come opportunità che Dio ci offre per riscoprire la nostra necessità di riflettere, di stare insieme, di immergerci nel silenzio personale, nella preghiera più disadorna, in quel dialogo in cui pareggiamo il dire e l’ascoltare, il ricevere e l’offrire. Si tratta in fondo di ritrovare il gusto della rinuncia di un po’ del proprio spazio per allargare lo spazio di chi ci sta accanto.

Discutevamo qualche giorno fa, qui tra noi, dei giardini condominiali, del nostro mantenere la forma o di sentirsi bene in salute; del diritto di uscire a prendere una boccata d’aria. Ma chi pensa che dietro una tendina c’è l’ipotetico sguardo di in bambino, di una bambina che non può uscire e vede accresciuta la sua infelicità! Perché solo il proprio benessere? E questo viene normale a tutte le età, ma soprattutto tra gli adulti, sempre pronti con un cartello rivendicativo alzato!

Potremmo continuare all’infinito sulle ricadute di Pasqua come celebrazione della vita…e non sono digressioni! Gli atteggiamenti precedenti, che ho lasciato emergere dal cuore, hanno parlato solo di vita risorta.

Chiedo venia per questi pensieri. Ma non vorrei che tutto finisse per desiderare gli abbracci e i baci di un tempo, le effusioni di un tempo pregresso, la libertà ritrovata, le abitudini riguadagnate, il popolare strade, giardini, bar, supermercati, e anche chiese, ossia il bearci di nuovo al sole, come un film già visto. Tutte queste realtà devono senz’altro essere ritrovate, ma vanno vissute con maggiore semplicità, una più grande verità e interiorità.

«La Madonna che corre a Sulmona».

In conclusione, vi invito a visitare su internet «La Madonna che corre a Sulmona». Mi ha sempre impressionato il rito, nel giorno di Pasqua, di questa Madonna che corre incontro al Figlio risorto. Tutta la scena ruota attorno a colori che cambiano; a una statua di Maria che esce dal portone di una delle tante chiese di Sulmona in attesa di un grande evento, a un candido volo di colombe e a una corsa collettiva dei confratelli portatori. La Vergine esce avvolta in un lungo manto nero e si colloca all’inizio di una piazza rivolta a un Cristo risorto che si trova all’altra estremità. Dopo un lieve dondolio della portantina inizia la corsa. All’istante cade il velo nero e appare un sontuoso e splendente abito verde mentre uno stuolo di colombe si librano nell’aria e la Madre corre verso il Figlio. La tenebra lascia il posto alla speranza, come per dire che lì dove si annuncia resurrezione nessuno è lasciato indietro, proprio tutti, corpi e anime, come quel bianco stuolo di colombe che punta verso l’azzurro. Un mistero di vita totale: di tutti, per tutti, con tutti. Mistero mai tanto desiderato, come nel momento che stiamo attraversando! Semplicemente perché, se desideriamo vita per gli altri sarà vita anche per noi.

Auguri dunque di Buona Pasqua, mentre vi invito a riporre in Maria, che corre incontro alla vita risorta, le ansie e le speranze di tutte e di tutti. Sarà Pasqua se continueremo a credere che quel volo di colombe continua anche oggi. E allora molti di quanti ci hanno lasciato li sentiremo ancora più vicini, ancora più leggeri. Sarà Pasqua per noi se accettiamo di riscoprirci fragili e di voler ridiventare più umani.

Con animo grato e certo della vostra amicizia e delle vostre preghiere, ricambio con l’augurio centuplicato di ritrovate speranza e serenità, coraggio e determinazione in Colui che per noi ha vinto tutte le morti.  Che ciascuno di noi possa essere in casa, in famiglia, nel paese, e ovunque si venga a trovare, una di quelle colombe che puntano sempre verso l’azzurro. Mandi. Buine Pasche!, che nella nostra lingua friulana significa Rimani in Dio, Buona Pasqua!
Padre Arnaldo Baritussio
Missionario comboniano