Mercoledì 30 dicembre 2020
Agitu Idea Gudeta, la rifugiata etiope di 42 anni diventata simbolo di integrazione per il successo della sua azienda agricola bio “La Capra Felice” - undici ettari e ottanta capre autoctone nella Valle dei Mocheni, in Trentino - è stata trovata morta nella sua abitazione, a Frassilongo (Trento). Era fuggita dal suo paese 10 anni fa dopo essere stata minacciata per il suo impegno contro l’accaparramento delle terre da parte delle multinazionali e aveva cercato un futuro in Trentino, dove aveva fondato un’azienda agricola biologica. L’omicida, un ghanese di 32 anni che Agitu Ideo Gudeta aveva accolto e aiutato offrendogli lavoro, ha confessato il delitto.

Nigrizia ricorda una compagna di strada.
“Aspettaci Agitu!”

È stata ritrovata ieri senza vita in Trentino, uccisa nella località di Maso Villata di Frassilongo, valle dei Mocheni, Agitu Idea Gudeta. Donna simbolo del sogno dell'intercultura e dell'imprenditorialità etnica legata all'ecologia integrale.

“Ti aspetto in primavera all’inaugurazione del Bed&Breakfast su in valle”. Mi hai salutato così al telefono tre settimane fa quando ti avevo chiesto della tua Etiopia in fiamme al nord. Mi avevi raccontato con dovizie di particolari gli avvenimenti nella zona del Tigray ribelle dove le forze federali etiopi stavano sferrando un forte attacco militare per riprenderne il controllo.

Ricordo la tua analisi lucida sulla storia di un mosaico articolato di avvenimenti che hanno portato al collasso di oggi la tua terra, contesa e strategica nel Corno d’Africa, al centro di appetiti globali. Un paese dai mille volti ed etnie (oltre 80!) dove il premier e premio Nobel per la Pace 2019, Abiy Ahmed, si è trasformato, da riconciliatore nazionale e artefice della pace con la vicina Eritrea, a protagonista di una serie di fronti armati che stanno incendiando il paese e non solo al nord: al nord ovest, al confine con il Sudan, per il controllo della terra fertile di al Fashaga, al sud con il Fronte di liberazione Oromo e nella parte occidentale del Beninshandul Gumuz contro i gruppi ribelli per il controllo di una terra che ospita la contesissima Diga della Rinascita (Gerd). La più grande infrastruttura idroelettrica africana che trattiene le acque del Nilo azzurro per produrre energia elettrica in un paese che cresce sempre più a livello demografico – oltre 110 milioni di persone – e a livello economico-produttivo e tecnologico. In grado di creare fortissime tensioni con l’Egitto che di quelle acque vive. Insomma una nazione sempre in bilico.

Mi spiegavi come al centro delle contese c’erano sempre interessi economici legati a terra e acqua. Elementi che hai sempre avuto a cuore al punto da rischiare la pelle quando ti hanno cacciato perché eri diventata scomoda per la tua lotta contro il land grabbing, contro le violazioni dei diritti umani e gli attacchi alla libertà di espressione. Raccontavi di amici fatti sparire nel nulla, altri arrestati o costretti a lasciare il paese. E così anche tu, forzata a lasciare l’amata terra venduta per lauti interessi.

Dall’Etiopia al Trentino, la valle dei Mocheni. Ma sempre con la terra al centro. Terra del sentiero di montagna che con amici avevi riscoperto e ritracciato e volevi dedicare a padre Attilio Laner, missionario comboniano, originario proprio di Frassilongo, che amavi tanto per la sua passione afro. Terra di pascolo per “capre felici” come le hai volute chiamare tu che amavi produrre quel formaggio offerto nel nostro primo incontro. Condito dal caffè. Amavi raccontare il sogno del Bed&Breakast per ospitare famiglie e gruppi in visita alle capre per riprendere il contatto con la terra e conoscere il processo di produzione del formaggio.

Donna sorridente, intraprendente e coraggiosa: alle minacce e richieste di andartene dal Trentino avevi risposto, con il sorriso, che quella era già casa tua. Testimone che è possibile riuscire a vivere al plurale dentro la storia. Anche in quella, rinchiusa tra le montagne, delle valli trentine. Verremo in primavera sorella Agitu. Anche per poco, nella vita, l’incontro con te lascia dentro il desiderio vivo di rincontrarti presto per raccontarci attorno al tuo tavolo nuovi sogni urgenti per l’umanità. A partire da piccoli progetti legati alla terra e una fetta di formaggio. Aspettaci!
[P. Filippo Ivardi - Nigrizia]

Confessa l'assassino di Agitu:
è un suo dipendente

Assassinata in casa e violentata la pastora etiope simbolo di integrazione.
Rifugiata dal 2010, aveva scelto di recuperare terre e capre di razza Mochena

Agitu Ideo Gudeta, pastora di 42 anni originaria dell'Etiopia, nota con il soprannome di «Regina delle capre felici»
è stata uccisa nella sua abitazione di Frassilongo in Val dei Mocheni in Trentino - Mira

È stata trovata morta ieri sera, uccisa con un violento colpo alla testa, nella sua casa di Frassilongo in Trentino, Agitu Ideo Gudeta, pastora rifugiata etiope che avrebbe compiuto 43 anni il giorno di Capodanno. Nella notte ha confessato, nell'interrogatorio davanti ai carabinieri e al magistrato, un giovane africano, dipendente dell'azienda della donna, che avrebbe avuto con lei dissidi economici. L'assassino avrebbe anche compiuto atti di violenza sessuale sulla donna agonizzante.

Agitu era arrivata in Italia ad appena 18 anni, si era laureata a Trento in Sociologia ed era tornata nel suo Paese, impegnandosi contro il land grabbing, l'occupazione delle terre da parte di multinazionali e Paesi stranieri per sfruttarle con monoculture estranee, cacciando i contadini. Il suo impegno l'aveva resa invisa al governo così, a rischio di arresto, nel 2010 era dovuta fuggire tornando in Trentino.

Qui la scelta, eredità della sua cultura, di dedicarsi all'allevamento della capre. Ma da cittadina di queste terre. Così la scelta di recuperare terre abbandonate e razze in estinzione, come la capra di razza Mochena. Prima solo un sogno (per anni ha fatto la barista), poi una realtà con l'azienda "La capra felice", undici ettari, 80 capre, latte, formaggi, yogourth, tutto rigorosamente biologico.

A Trento aveva aperto un punto vendita di formaggi e prodotti cosmetici a base di latte di capra.Tutto trentino. Al punto che nel 2015 Agitu e i suoi formaggi hanno rappresentato la Regione all’Expo di Milano. Agitu e le capre, una vita in simbiosi, così dormiva in auto per difenderle dagli orsi. "Gli tiro contro dei petardi e scappano", diceva scherzando, capace di convivere col grande plantigrado.

Donna integrata, lei etiope che insegnava ai giovani trentini l'antico mestiere del casaro o che dava lavoro ad altri africani. Ma circa due anni fa, Agitu aveva ricevuto minacce e subito un'aggressione a sfondo razziale. "Sporca negra te ne devi andare", l'aveva assalita l'uomo che abita la baita vicino all’abitazione della pastora.

Lo scorso gennaio, l’autore della violenza, che si era scagliato anche contro il casaro del Mali che aiutava Agitu, era stato condannato a 9 mesi per lesioni dal Tribunale di Trento, mentre l’accusa di stalking finalizzato alla discriminazione razziale era stata lasciata cadere, contrariamente a quanto aveva chiesto il pm.

Ma Agitu, volto solare e sempre sorridente, ancora una volta aveva reagito positivamente. Sul suo profilo Fb aveva appena scritto: "Buon Natale a te che vieni dal sud, buon Natale a te che vieni dal nord, buon Natale a te che vieni dal mare, buon Natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori". Questa era Agitu, che in Trentino aveva trovato e costruito con convinzione una nuova vita.
[Antonio Maria Mira - Avvenire]