Martedì 16 marzo 2021
Il tema delle celebrazioni giubilari nel Paese asiatico è “Gifted to give”, che ricorda la frase evangelica “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Nelle testimonianze del presidente della Conferenza episcopale delle Filippine e dell'ordinario militare il punto sulle sfide di oggi e le certezze della fede in un Paese in cui i motori dell'evangelizzazione sono soprattutto i giovani. Domani, per l'occasione, nella Basilica di San Pietro il Papa celebrerà la Messa.

Testimoni gioiosi di una fede arrivata 500 anni fa e ancora viva. Così si definiscono i cattolici delle Filippine che si apprestano, dopo nove anni di preparazione, a vivere quest'anno il loro Giubileo celebrativo, perchè fu nel 1521 che, nell’isola di Cebu, furono battezzati Raja Humabon, Hara Humumay e 800 filippini, che segnarono l’inizio di una lunga storia di evangelizzazione.

Da allora ad oggi sono cambiate le sfide, ma la Parola di Dio resta immutata e illuminante e a questa dobbiamo rimanere fedeli. Così nella nostra intervista l’ordinario militare per le Filippine, monsignor Oscar Jaime Lianeta Florencio che racconta dell’impegno “dell’essere testimoni oggi“ e del “volto giovane” del cristianesimo nel Paese, fatto di giovani laici e giovani missionari, veri “motori della fede nelle Filippine”. Poi, tornando col pensiero al messaggio che il Papa ha lasciato alla conferenza episcopale del Paese quest'anno, raccomandando ai presuli di continuare a dare testimonianza concreta della “carità evangelica” in modo che la Chiesa cattolica filippina possa essere riconosciuta come “una casa dalle porte aperte, che offre speranza e forza, monsignor Florencio racconta di come ha accolto queste parole.

Nella concretezza quotidiana, afferma, carità evangelica è per noi “servizio ai poveri” al centro non solo delle parole ma delle azioni. Andare incontro a quanti vivono il disagio della disoccupazione e che non possono dare cibo alle loro famiglie o accedere ai servizi: ad un anno dallo scoppio della pandemia che ha acuito questi problemi, la nostra realtà di carità evangelica - conclude monsignor Florencio - sono proprio tutti loro.

Di famiglia e fede, intesa come dono, parla invece monsignor Romulo Geolina Valles, presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine, presentando le attività previste nel Centenario.

R. - Per noi è una gioia: questo è un anno speciale per noi. Una gioia che ci viene dal cuore, una gioia perché crediamo, grazie alla fede che ci è stata donata per la prima volta 500 anni fa: la fede è un regalo di Dio. E quindi siamo felici di questo Anno Giubilare speciale. Siamo felici perché la fede ha dato un significato alla vita: la fede, infatti, ci aiuta a navigare lungo il viaggio della vita. Inoltre, vorrei aggiungere, non è solo una fede vissuta nel proprio io; è una fede vissuta nelle famiglie. E questo è così bello... Nel custodire la nostra fede, ci vengono in aiuto non soltanto i singoli individui, ma le famiglie. Vorrei dirlo con le parole che userebbe Papa Francesco: siamo noi i testimoni della fede in Gesù, e lo siamo quando mostriamo la gioia di credere. Credere e affidare la nostra vita a Gesù ci dà gioia. La vita è difficile, specialmente in un Paese come il nostro, ma la fede ci aiuta ad essere forti, fiduciosi nonostante tutte le tempeste della vita. Grazie alla fede abbiamo più fiducia: sappiamo che il Signore è con noi. Ecco perché celebriamo questo Anno speciale pieni di gioia, la gioia di essere nel Signore, la gioia di credere nel Signore.

Il  Giubileo è anche un momento per fare un bilancio di un percorso compiuto. L'evangelizzazione oggi: cosa serve per continuare ad annunciare la Parola nei tempi che sono cambiati ?

R. – Celebrazioni giubilari come questa servono anche a rimarcare certi aspetti, ad esempio come si evangelizza oggi nelle Filippine. Oggi si evangelizza con lo scopo di rendere consapevoli nel profondo e far apprezzare il fatto che noi, la nostra vita, è un dono del Signore. Questo è il motivo per cui il tema di queste celebrazioni giubilari è: donati per donare, per farci capire che noi siamo un dono di Dio. E insieme con questo, c’è anche il desiderio di condividere questa fede. La nostra vita è un dono di Dio e cerchiamo di condividere e di donare questa fede agli altri. Il senso delle tante attività di questo Anno Giubilare sarà quello di far sì che ognuno possa rivedere ed apprezzare di nuovo il senso del dono che abbiamo ricevuto da Dio, e possa anche capire che abbiamo la responsabilità di portare avanti le opere missionarie. È quello che serve, direi, per essere in grado di continuare ad annunciare il Vangelo nel mondo in questo momento di cambiamento. Nel contesto di questo nostro Giubileo cerchiamo di prevedere maggiori opportunità per portare avanti le missioni e le catechesi. Opere missionarie e catechesi, grazie alle quali possiamo sempre di più capire ed essere coscienti del fatto che la nostra vita è un dono di Dio. Questo è lo scopo delle missioni: trasmettere la fede agli altri, evangelizzare.
[Gabriella Ceraso – VaticanNews]

Cristianesimo nelle Filippine.
Fr. Balili: una grazia che ha portato molti frutti

Cattolici durante la Messa a Manila/Filippine. Foto: Ansa

All'inizio del Giubileo per i 500 anni dell’evangelizzazione del Paese, il segretario generale delle celebrazioni, racconta il filo conduttore dell'evento e con esso sfide future e frutti raccolti finora nella vita della Chiesa.

Un'occasione per celebrare la fede nel continente asiatico e per rafforzarsi nell'affrontare le diverse sfide che ancora si offrono davanti agli occhi della Chiesa in un contesto di povertà. Così riassume il significato delle celebrazioni per i 500 anni dall'inizio della diffusione del cristianesimo nelle Filippine, il segretario generale del comitato organizzatore Fr. Mhar Balili. ll 6 febbraio scorso l'avvio ufficiale, sebbene in modalità virtuale. Per l’occasione, monsignor Broderick Pabillo, Amministratore apostolico locale, ha invitato i fedeli ad indossare la croce missionaria, ciondolo che rappresenta il logo preparato nelle Filippine per celebrare i 500 anni, caratterizzato dal nome di Gesù e da quello di Maria a caratteri romani e baybayin, ovvero secondo l'alfabeto usato per la lingua tagalog prima della colonizzazione spagnola. E mentre il Paese lotta contro il Covid e la povertà, la Chiesa ringrazia Dio per il dono della fede e si avvia ad un nuovo cammino di speranza. Questo nelle parole di fr. Mhar Balili

R. - Per le Filippine, questa è un'occasione per ringraziare Dio per tutte le grazie ricevute negli ultimi anni. Si tratta di un modo straordinario per noi tutti di riaffermarci nella nostra fede e per non dimenticare Colui che ce l'ha donata e che apprezza i nostri talenti. 

Quale il tema, il filo conduttore che avete scelto per questo Giubileo?

R. -  Il tema tratto dal Vangelo è : "Abbiamo ricevuto per poter dare" ed è il consiglio di Gesù ai suoi discepoli che speriamo ci possa essere di guida. Gesù dice, in Matteo, 12, "Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date". Così è per noi, che abbiamo ricevuto questo dono della fede 500 anni fa e ora la condividiamo con gli altri. 

Cosa hanno costruito i cristiani nella società e tra la gente delle Filippine?

R.- La presenza cristiana nella nostra società è ora diventata il motivo per agire, per fare qualcosa in favore degli altri perche siamo in un periodo difficile in cui tutti hanno bisogno di aiuto. La fede che è la nostra forza ci premette di avere speranza e di rialzarci anche se siamo afflitti dalla sofferenza. La fede è anche ciò che ci permette di stare nella gioia pur vivendo in condizioni di povertà. 

Difficoltà, sfide odierne, quali sono per i cristini nelle Filippine? E quali invece i frutti finora della vostra testimonianza?

R. - La sfida che ci troviamo ad affrontare oggi è l'impegno nel promuovere la fede in un contesto appunto di grande povertà in cui vive la maggior parte delle persone. D'altro canto la fede ha portato anche molti bei frutti. Possiamo dire a questo proposito che l'istruzione e l'educazione scolastica sono legati al mondo cristiano e poi lo sviluppo del clero locale è un grande risultato insieme al ripristino della democrazia che la Chiesa ha molto favorito. Infine, ma non da ultimo un gran dono di questi anni è il fiorire delle vocazioni e i numerosi nostri missionari.
[Gabriella Ceraso – VanticanNews]