Padre Feliz da Costa Martins: “La speranza è l’ultima a morire”

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Lunedì 7 febbraio 2022
Stimati amici missionari, spero che il mio messaggio vi trovi in buona salute, nonostante le difficoltà del periodo che stiamo attraversando. Quanto al Sudan, più che la pandemia, la difficoltà maggiore è l’insicurezza sociale e politica che ha portato il paese sull’orlo del collasso economico. Il popolo ha avuto molto coraggio nel risolvere il problema ma il governo militare mantiene il potere con le armi. Fino a quando!?… Nel frattempo, il popolo sudanese continua la sua lotta in forma non violenta con molte manifestazioni per le strade. La speranza è l’ultima a morire. [
Credit Photo Yusuf Yassir on Unsplash]

A questo punto, consentitemi di citare il detto portoghese “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Solo per dirvi che, per quanto vi riguarda, da amici missionari quali siete, questo proverbio non dice il vero. Al contrario! Infatti, le ore del mio quotidiano accompagnano il mio pensiero e lo trasformano in preghiera di ringraziamento a Dio per tanti amici che, sotto varie forme, condividono con me la missione. Tra questi, ci siete anche voi.

E parlando di missione, ho il piacere di comunicarvi che questa nostra diocesi di El Obeid (che ha un’estensione di circa 15 volte maggiore di quella del Portogallo) sta celebrando, in questi giorni, i 150 anni della sua fondazione. È con emozione che ho sentito il nostro vescovo, nell’omelia della messa solenne, evocare il gigante missionario san Daniele Comboni che, all’inizio della sua azione missionaria in questa zona, scriveva ai suoi amici in Europa: “Finalmente abbiamo portato a questo popolo la Bibbia, la Croce e l’Eucaristia. Ora bisogna aiutare a crescere questo piccolo e umile inizio di Evangelizzazione”.

Da allora, sono passati 150 anni. Il piccolo e umile seme è cresciuto e sta dando frutto. È vero che, in questi ultimi anni, i missionari europei stanno diminuendo. Intanto, il motto di san Daniele Comboni – Salvare l’Africa con l’Africa – si sta attuando in maniera evidente. La Chiesa locale sta crescendo sempre di più in numero di battezzati, di vocazioni sacerdotali e religiose. E il giorno 8 di questo mese, avremo un’altra ordinazione sacerdotale: il giovane Mutawakel, con il suo sì a Gesù Cristo che lo ha chiamato, ci darà questa grande gioia.

I cristiani in Sudan sono una piccolissima minoranza, e questo a volte rende difficile e mette in pericolo la pratica delle fede cristiana, ed è vero che da parte dei nostri fratelli islamici, abbondano le testimonianze negative di intolleranza e fanatismo religioso. Ma è anche vero che ci sono belle e ricche testimonianze che compensano la mediocrità dell’intolleranza religiosa di altri.

In questo contesto, ringrazio Dio per aver potuto presiedere ieri la santa messa del 1° anniversario della morte di una giovane madre. La chiesa era gremita. È da notare che l’iniziativa di questo evento è venuta dalla famiglia (musulmana) della defunta. Una celebrazione che mi ha profondamente commosso. Si chiamava Kaussar ed era l’unica cristiana in una famiglia in cui i genitori e gli otto fratelli sono tutti musulmani. E lei stessa testimoniava davanti ai conoscenti la libertà, il rispetto, l’appoggio e la dignità con cui era sempre stata trattata dai membri della sua famiglia.

Dopo la santa messa, siamo stati tutti invitati al tradizionale pranzo. Alla stessa ora, nella lontana capitale del paese, Khartoum, dove era vissuta con il marito e i figli, si stava celebrando la stessa festa eucaristica per il suo riposo eterno.

Questo bell’esempio di dialogo e convivenza religiosa che ho appena descritto non è un evento isolato. Per questo, riporto un’altra testimonianza analoga. Si chiama Abdallah Hussein ed è l’unico cristiano in una famiglia di nove figli, dove tutti gli altri membri (genitori e fratelli) sono musulmani. Abdallah è un sacerdote diocesano e attualmente è vicario generale della nostra diocesi di El Obeid.

Il piccolo e umile seme piantato da san Daniele Comboni è cresciuto e sta dando i suoi frutti. Grazie a Dio!

Stimati amici e amiche, vale la pena vivere la missione alla quale il Signore Gesù Cristo, Missionario del Padre, ci ha invitati, a me e a voi, ciascuno a suo modo e secondo il suo stile. Grazie per la vostra amicizia e aiuto che sperimento tante volte. Continuiamo a pregare gli uni per gli altri e per i nostri cari.
I miei auguri sinceri
Feliz da Costa Martins
El Obeid, Sudan