di Munari Giovanni
Il lavoro sulla Ratio Missionis ha comunque avuto il merito di mettere in moto la riflessione personale e comunitaria in vista del prossimo Capitolo Generale. Comboni.org è uno spazio aperto di questa attività essenziale per una partecipazione alla preparazione del XVII Capitolo.
Roma, 20.04.2009
1. Premesse:
Non è a caso che si sia messo in discussione il sistema di governo all’interno dell’Istituto. E’ segno che c’è qualcosa che non va e che deve essere corretto. Difatti i problemi sono notati un po’ da tutti, ognuno partendo dal proprio osservatorio:
- La DG solleva i problemi di gestione: troppa dispersione, troppo individualismo, troppi impegni, difficoltà di personale qualificato per la formazione, ecc.;
- Le provincie si lamentano soprattutto del personale (distribuito con criteri disuguali), dell’eccessiva centralizzazione, della mancanza di sussidiarietà e della difficoltà di dar continuità ad alcuni lavori visti come essenziali per la vita della provincia;
- La base vede che il potere locale è debole (spesso inesistente), quello provinciale incapace di rapportarsi con la complessità delle situazioni, quello generale lontano, lento, burocratizzato e autoritario;
- Qualcuno nota altri aspetti pur sintomatici di un potere che non funziona: l’indisciplina del gruppo, la fragilità della leadership, gli incontri eccessivi, i viaggi, gli incontri internazionali ai quali non corrispondono scelte e cambiamenti pratici;
Vale registrare che la crisi di governo è generale, le strutture non riescono a rispondere alla sensibilità moderna da una parte e alla complessità della vita dall’altra.
Se il problema è generale, si può dire che è doppiamente presente e grave all’interno della chiesa, più che mai autoritaria, gerarchica, medievale e incapace di dialogare con il mondo e la sua sensibilità.
L’Istituto non è che parte di questo mondo e di questa chiesa. D’altra parte, al suo interno esistono anche tensioni e spinte di rinnovamento che sono espressioni dell’altra sensibilità, ancora minoritaria, che vuole affermarsi ma che non trova spazio per esprimersi.
2. Sull’attuale sistema di governo dell’Istituto si può dire che:
- Pecca di centralizzazione, e quindi di lentezza, burocrazia e inefficacia. E’ incompatibile con la velocità dei cambiamenti oggi in atto e con i mezzi di cui si dispone per raccogliere le informazioni necessarie per le decisioni;
- E’ confuso, provocando una serie di conflitti frutto delle sovrapposizioni delle strutture di coordinamento, confusione dei ruoli e delle competenze (evidente nel caso dei segretariati generali in rapporto con gli assistenti generali, di questi con i coordinatori continentali, visibile nell’inefficacia di consigli e assemblee, riunioni settoriali, continentali, ecc...): generalmente doppioni che fanno le stesse cose, si rimpallano gli argomenti, mai arrivano a conclusioni e s’intralciano a vicenda;
- Non esiste sussidiarietà, contrariando tra l’altro lo spirito del Diritto Canonico e della RV;
- Permette che l’economico abbia spesso vita e gestione autonoma e parallela.
Questi elementi sono più che sufficienti per dire che bisogna cambiare il sistema.
3. Per farlo, cosa bisogna aver presente:
- Quello che si vuole: più disciplina o più partecipazione? Più uniformità o più diversità? Più regionalismi o più internazionalità? Più forza di decisione o più comunione? Bisogna, a questo riguardo, aver presenti le prospettive in voga oggi (almeno nel mondo occidentale), che invocano: partecipazione, comunione nel massimo rispetto delle diversità personali (e culturali), capacità di coniugare locale e globale, agilità di risposte, sussidiarietà;
- Per un Istituto internazionale come il nostro, questi elementi si coniugano necessariamente con la continentalità, intesa come rispetto delle differenze e riconoscimento delle peculiarità di ogni persona, regione o situazione;
- In un’epoca di forti individualismi, è necessario rafforzare i meccanismi di partecipazione da una parte e di decisione dall’altra; inoltre l’agilità nelle risposte è possibile solo delegando, decentralizzando, responsabilizzando;
- Non è fuori posto ricordare che la base del governo nell’Istituto non deve essere la pura efficienza politica ma il vangelo, che è spirito di servizio, gratuità, fuga dall’ambizione personale, libertà interiore, capacità di assorbire critiche e contrapposizioni, croce.
4. Quali strutture per promuovere tali obiettivi? Si fa bene a ricordare che molto dipende dalle persone. Chi non ha capacità di governo non riuscirà a governare in nessuna struttura. E un buon governante saprà destreggiarsi bene in qualsiasi contesto, anche il più sfavorevole.
L’Istituto, per le sue caratteristiche e dimensioni, può funzionare così:
4.1. Governo generale:
- Generale + 4 assistenti. La proposta di aumentare gli assistenti e/o portarli nei continenti non dà per se stessa né garanzia di vicinanza ai problemi -un assistente che viva a Nairobi è vicino a Nampula più di quello che vive a Roma?-, né di agilità nelle risposte, anzi corre il rischio di diventare un gradino burocratico in più, né di migliore conoscenza della realtà -è legata più alla sensibilità personale che al posto dove si è-. Nessun elemento giustifica un assistente nel continente;
- 3 segretariati per seguire tre settori vitali:
o Economia: merita una discussione l’attuale “sistema” economico;
o Formazione: che pure merita discussione a parte;
o Personale: col compito di seguire il personale, permettendo una politica di Istituto che vada oltre i mandati dei governanti; incamminare la soluzione dei problemi legati alle persone; garantire l’aggiornamento e la qualificazione (FP); distribuire in forma più tecnica le risorse umane.
- Strutture sussidiarie:
o Invece delle mega-consulte trimestrali, incontri quasi giornalieri del generale/assistenti con i segretari; assemblee annuali dei provinciali (con carattere decisionale); intercapitolare (con carattere decisionale);
o Anche a livello dei settori (AM/EV, FB, ECO, ecc.) assemblee di settore con carattere decisionale;
o Capitoli tematici.
4.2. Governo provinciale:
- Gli elementi attribuiti al governo generale si applicano ai livelli inferiori;
- Tutte le decisioni pratiche devono avvenire nei luoghi privilegiati di partecipazione, dove la base sia sempre rappresentata (consigli e assemblee).
4.3. Livello continentale:
- Coordinamento di un provinciale coordinatore continentale, col compito di convocare, coordinare, animare e stimolare il compimento delle decisioni continentali;
- Assemblee continentali di provinciali;
- Assemblee settoriali (AM/EV, GPIC,FB…) secondo le necessità.
5. Mandato:
- E’ pericoloso aumentare il mandato: un cattivo governo può penalizzare e paralizzare l’Istituto per tempi lunghissimi, mentre un buon governo può sempre essere rieletto (i presidenti delle maggiori democrazie del mondo hanno mandato di 4 anni).
6. Accorpamenti: non devono essere confusi con sistema di governo. Sono e devono essere scelte politiche discusse e decise negli ambiti competenti.
7. Economia: è bene ricordare che è elemento determinante di ogni sistema di governo. Non è struttura che possa avere vita propria, sotto pena di rendere il governo fittizio.