P. Saverio Paolillo, dal Brasile: “Assisto impotente a questo tragico spettacolo”

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Venerdì 2 aprile 2021
La situazione in Brasile sta diventando sempre più drammatica. Ieri il Brasile ha registrato 3.869 morti da coronavirus, infrangendo il triste primato di 3.780 vittime del giorno precedente. Il bilancio totale delle vittime accertate dall’inizio della pandemia è ora di 321.515 morti, con oltre 12,7 milioni di casi di contagio. Solo gli Stati Uniti hanno dati peggiori. Di fronte a tanta tragedia, ci scrive P. Saverio Paolillo, comboniano a lavorare da anni in Brasile: “È notte fitta”. (Foto: Ansa/SIR)

Come si fa a credere, quando Ti sento assente?

Come si fa a contare su di te se vedi tutto e sembra che non faccia niente? 

Come si fa ad avere fiducia in te ai piedi di croci abitate dal dolore lacerante di vittime innocenti?

È notte fitta. Faccio fatica a vederti.

Ti cerco affannosamente tra la folla, ma non riesco ad incontrarti.

Mi concentro, ma non ce la faccio a sentire la Tua voce.

Gli insulti degli aguzzini dominano la scena. 

Il pianto dirotto di chi soffre mi squarcia il cuore

E da parte Tua sembra esserci solo il silenzio.

Assisto impotente a questo tragico spettacolo.

Non so più che cosa fare.

Tutte le vie sono dolorose.

Ha un intasamento di cortei funebri.

Le croci si moltiplicano spaventosamente. 

Il mondo sembra diventare un calvario globale. 

Sulla croce della pandemia è trafitta l’intera umanità.

Urla disperate si elevano da tutti gli angoli della terra. 

Cerco di nascondermi perché non so che cosa rispondere a chi mi chiede di Te.

Non riesco a trovare più le parole giuste per difendere-Ti e consolare chi soffre.

Dove sei finito?

Non ho mai desiderato tanto di incontrar-Ti.

Desidero ardentemente che manifesti la Tua onnipotenza per aiutarci a scendere dalle nostre croci.

E Tu Ti presenti appeso ad una Croce.

Con mani e piedi inchiodati.

Crocifisso tra i crocifissi.

Denudato, umiliato e impaurito.

Esposto senza veli e misteri.

Impotente e fragile come tutti noi.

Agonizzi lentamente.

Hai il respiro affannoso come la nostra gente che muore per mancanza d’aria.

Sei Dio come noi e con noi nel dolore.

Non sei dietro le quinte a goderti il macabro spettacolo, ma sei in mezzo a noi come uno di noi, vittima e allo stesso tempo causa di salvezza.

Preferisci non sprecare parole, spesso inconvenienti nell’ora del dolore.

Non maledici, bestemmi e né imprechi.

Non imbocchi la strada della fuga, della rabbia o della rassegnazione, ma quella della dignità.

Scegli l’amore supremo. 

Nel culmine del Tuo dolore trovi la forza per perdonare i tuoi aguzzini, per dirigere il Tuo sguardo accogliente a chi soffre al Tuo lato, per raccomandarci di prenderci cura gli uni degli altri, per rinnovare la Tua fiducia filiale nel Padre e consegnarci il Tuo Spirito di Amore.

Nel Tuo silenzio mostri tutto ciò di cui abbiamo bisogno per attraversare il nostro dolore.

Solo l’Amore che sorga dal tuo costato trafitto può farci vincere la morte e salvarci.

Mai come ora ho sete del Tuo amore. 

Dissetami di Te affinché l’esperienza del dolore non inacidisca la mia vita, ma diventi un’opportunità per imparare ad amare come Te per vivere con te per sempre.
P. Saverio Paolillo
Missionario comboniano,
in Brasile