Se il Comboni avesse vissuto qualche mese in più, sarebbe stato testimone della dura prova alla quale i suoi missionari sono stati provati, infatti è nel marzo del 1883 che la rivolta del Mahadi è scoppiata. A causa di questa ribellione, tutte le missioni da lui fondate furono distrutte e i suoi missionari condotti in prigionia. I missionari rimassero fedeli alla loro promessa e alla loro vocazione missionaria fino alla morte secondo l’insegnamento ricevuto dal Fondatore.
Secondo i tempi e le situazioni, la croce e il martirio possono prendere aspetti diversi con maggior o minor intensità.

Prigionieri del Mahdi
Gli avvenimenti, che hanno avuto luogo a partire dal marzo 1882 quando, Mohammed Ahmed Ibn Abdullah si proclama Il Mahdi (la guida, il restauratore della religione e della giustizia) segnano una tappa difficile nella storia della Chiesa de Sudan e nella vita dei Missionari e Missionarie Comboniani. E’ l’inizio di un movimento rivoluzionario che durerà dal 1882 al 1898.
Dall’inizio del settembre la regione non era più sicura, si segnalano della tensioni che rendono la zona estremamente pericolosa. Il 14 settembre 1882, il comandante del piccolo villaggio Mak Umar si consegna nelle mani del Mahdi e ai missionari tocca la stessa sorte. Tre giorni dopo, il 18 settembre, i missionari prendono il cammino di El-Obeid. In questa marcia, i missionari sono spogliati di tutti i loro beni, maltrattati e sottomessi con vigore a delle pressioni per ottenere la loro adesione all’Islam. Stanchi e senza forze per opporre resistenza, i missionari sono arrivati al campo del Mahdi il 27 settembre 1882. Le pressioni per ottenere la loro adesione all’Islam continuano: “volete diventare musulmani ?”. I missionari resistono: “piuttosto la morte”. Le conseguenze di una vita di privazioni, di malattie e di situazioni angoscianti, nelle quali i missionari vivevano da due mesi, non tardano a venire. Alcuni di loro non resistono e muoiono: Sr.Eulalia Pesavento (27.10.1882), Fr.Mariani (31.10.1882), Sr.Amalia Andreis (7.11.1882).
Mentre i missionari di Delen sono già prigionieri, a El-Obeid, D.Losi cerca di salvare il personale di questa missione. Il tentativo fallisce, il gruppo si rifugia nella fortezza con gli altri abitanti di El-Obeid. Anche qui i missionari sono sottoposti a privazioni e malattie. Assediata dal 9 settembre 1882, El-Obeid casca nelle mani del Mahdi e i membri della missione vengono fatti prigionieri: Sr.Teresa Grignolini, Concetta Corsi, Fortunata Quascé, Elisabetta Venturini e Caterina Chincarini, i padri Giovanni Losi, Paolo Rosignoli e il fr.Isidoro Locatelli. A partire da questo momento, i missionari si trovano insieme, malgrado le condizioni, trovano la forza di condividere la gioia e il conforto di sostenersi reciprocamente.

Pronti a morire
All’inizio i missionari hanno affrontato la situazione con coraggio a tutti erano pronti a morire per amore di Cristo. Tuttavia il cammino della croce si rivelò lungo e difficile e seminato da sofferenze e umiliazioni. Condotti a Boga al campo del Mahdi, i missionari sono rimasti insieme per due anni. Durante questo tempo, si sono sostenuti reciprocamente di fronte alle pressioni per ottenere la loro apostasia. Nel frattempo una speranza si accende nel loro cuore: quella di essere presto liberati. Ma la notizia del fallimento della spedizione de Hicks spegne le loro attese.
Gli avvenimenti precipitano. Il Mahdi vuole marciare su Khartoum per prenderne possesso. Informato di quanto sta accadendo. M.Sogaro ordina ai missionari di Khartoum di fuggire versi il Cairo. Solidari del popolo al quale sono stati inviati annunciare il Vangelo, i missionari non pensano solo alla loro incolumità. Essi non abbandonano i cristiani alla loro triste sorte, li conducono con loro, realizzando così l’insegnamento ricevuto dal Fondatore “I missionari non possono andare soli in paradiso…devono andarci accompagnati dalle anime salvate” (S.6655).
Nel frattempo i prigionieri tentano un piano di fuga dal campo del Mahdi. Sr.Teresa Grignolini così descrive quei giorni: “…da qualche giorno non riesco a dormire ne di giorno né di notte tanto sono emozionata, noi tutti eravamo impazienti ”. Questo progetto fallisce, avviene ciò che temevano da qualche tempo: la separazione gli uni dagli altri.

Annientati
Separati gli uni dagli altri, ciascuno è consegnato schiavo a una famiglia musulmana, è in questa situazione di totale isolamento, che sono partiti con il Mahdi il 7 aprile 1884 per Rahad. Durante questo periodo ognuno ha dovuto subire profonde e lunghe umiliazioni, l’angoscia, la paura, il viaggio disastroso verso Rahad, i maltrattamenti e le violenze. Tutto ciò indebolisce la loro resistenza. Prostrati in uno stato di debolezza fisica e psicologica, sottoposti a pressioni morali, vengono annientati nella loro volontà e finiscono con il pronunciare la formula dell’Islam. Una esperienza sofferta e umiliante, per tutti, sentita come una spina nel cuore. Pronunciare la formula non ha significato convertirsi all’Islam, infatti continueranno a vivere come cristiani e a praticarne la religione.
Le umiliazioni non finirono a Rahad, per alcuni di loro è un lento e doloroso martirio che comincia e durerà molto tempo. Le suore sono confrontate a un altro pericolo: possono essere date in matrimonio a un mahdista. Questa minaccia si fa sempre più reale e le Missionarie cercano una via di soluzione. Rudolf Slatin, ex-gevernatore del Darfur, suggerisce de celebrare un falso matrimonio con dei greci essi stessi prigionieri del Mahdi, per proteggere e strappare le suore alla loro triste sorte. Malgrado questo rischio i greci accettano.
Il 26 gennaio 1885 Khartoum cade. Durante questo tempo Mons. Sogaro si dà anima e corpo per liberare i prigionieri, per portare l’aiuto ai missionari e favorire la loro fuga. Solo pochi missionari vedranno la libertà: p.Bonomi, prima, poi alla fine ottobre 1885 lo seguiranno le suore Caprini e Fortunata Quascé.
Alcuni missionari e suore Comboniane rimangono prigioniere a Omdurman, Qui organizzano la loro vita tra privazioni di ogni genere, umiliazioni sofferenze e con il senso di essere abbandonati. La speranza e la fede sono messe a dura prova.

Ultimi avvenimenti
Il giorno 8 di dicembre del 1891, il P. Ohrwalder e le suore Caterina Chincarini e Elisabetta Venturini arrivano in Egitto, distrutti fisicamente, però finalmente liberi, dopo 10 anni di dura prigionia. Dopo verrà liberato anche il P. Rossignoli.
Con la battaglia di Kereri termina il dominio mahdista. Per il Sudan incomincia un nuovo periodo, sotto il dominio anglo-egiziano. Dopo la caduta di Omdurman si trovano liberi anche Teresa Grigolini e Fr. Regnotto.
Secondo i tempi e le situazioni, la croce e il martirio possono prendere aspetti diversi con maggior o minor intensità. Questa croce si è innalzata nella vita di molti dei nostri che hanno pagato con la propria vita, la loro fedeltà alla missione con il martirio, come per esempio, i 4 comboniani assasinati nel Congo nel 1964, P. Ezequiele Ramin, Fr. Alfredo fiorini, P. Raffaelle di Bari, sor Liliana Rivetta, sor Teresa Dalle Pezze, per ricordare solamente alcuni dei tanti e delle tante. Seguendo l’esempio di coloro che li hanno preceduti, sono modello di fedeltà dinamica che illumina il nostro cammino e rinnova in noi questa convinzione ricevuta dal nostro santo fondatore: Le nostre missioni prosperano per il martirio, perche questo è l’orizzonte abituale della missione.

Testimoni fedeli sino alla fine