Comboniano più vicino alle Nazioni Unite per il lavoro di Giustizia e Pace

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Roma, lunedì 19 settembre 2011
P. Pezzi Gian Paolo, missionario comboniano italiano, ha scritto agli amici, da Chicago, per mandarle loro notizie e soprattutto il cambio d’indirizzo. “Questa settimana raggiungerò la nostra comunità nella Parrocchia di Santa Lucia a Newark, da dove mi sarà più facile collaborare con il lavoro delle nostre ONG alle Nazioni Unite”, scrive P. Pezzi.

P. Pezzi Trebeschi Gian Paolo, missionario comboniano nato a Gottolengo/Brescia (Italia), è stato missionario in Burundi, poi redattore della rivista “Nigrizia” (Italia), direttore di Radio Antena Libre e Pro-Rettore dell'Università Cattolica in Esmeraldas (Ecuador). In Colombia, è stato direttore della rivista “Iglesia Sin Fronteras”. Di nuovo in Africa, Repubblica Democratica del Congo, è stato parroco a Kisangani e a Maboma (Wamba) fra i pigmei. Dopo 3 anni a Roma, responsabile della Comboni Press, del sito www.comboni.org e della Commissione di Giustizia, Pace e Integrità del Creato (GPIC), si trova ora negli Stati Uniti inserito nelle ONG accreditate presso le Nazioni Unite per il lavoro di GPIC.

P. Gian Paolo ha scritto ai suoi amici la seguente lettera:
“Carissim@,
Pace e bene.

Estate e vacanze sono ormai finite e si ritorna al pieno delle attività. Vi scrivo da Chicago per mandarvi qualche notizia e soprattutto il cambio d’indirizzo.

Chicago è una delle città più violente, se non la più violenta, degli Stati Uniti. La Radio parlava di 450 omicidi annuali. Certo ben lontani dai 9.700 cui ero abituato – si fa per dire – quando mi trovavo a Cali (Colombia). Ma insomma…

Ho passato l’estate in una parrocchia di afroamericani: se non fosse per le ampie strade, le macchine e tutto l’apparato esterno, sembrerebbe l’Africa più profonda. Per conoscere un po’ la parrocchia sono andato in giro e ho attraversato un bellissimo parco con laghetti, piste ciclabili, campi da gioco, piscina e mi sono accorto di essere l’unico… bianco.

“Se vai in giro a piedi, vestiti da prete”, mi disse un parroco americano, quando seppe che venivo in questa parrocchia. “Rischi di meno!”. Non vi ho dato molto peso. Ci ho ripensato quando, una settimana dopo il mio arrivo, ho partecipato a un’iniziativa molto americana: la polizia si trova con la gente del quartiere e analizza la situazione. La notizia centrale era che nei mesi di aprile e maggio ci sono stati nel nostro quartiere 171 arresti, dovuti a droga, scasso, assalto a mano armata e… omicidi.

San Martin de Porres – è il nome della parrocchia – riunisce una vasta zona servita nel passato da cinque chiese cattoliche fondate da immigrati italiani, tedeschi, polacchi. Questi, una volta sistematisi, si sono spostati in altre zone: qui si sono installati gli afroamericani e la zona è diventata famosa per violenza e dissesto.

Per questo il centro giovanile, iniziato da un comboniano, è stato chiamato con il nome espressivo di Peace Corner e, anche se apparentemente è poca cosa, ha una risonanza consistente sulla vita della città.

C’è Chicago, la vera città, e il Grande Chicago, il risultato dell’agglomerazione di alcune decine d’antichi centri abitati. Per la sua posizione sull’immenso lago Michigan, con la grande pianura alle spalle – la famosa prateria degli indiani –, Chicago non ha protezione verso il Polo Nord ed è quindi la City of winds, la città dei venti. Qui corre il detto: Se non ti piace il tempo che fa, aspetta che fra poco cambia. E ne ho fatta l’esperienza il giorno del mio arrivo; durante la notte, la temperatura era scesa a 4°. Ci siamo alzati con 6°; a mezzogiorno erano 28° e alle tre del pomeriggio 38°.

Sono venuto qua perché hanno cambiato il parroco e c’era un buco da riempire, poi come previsto questa settimana raggiungerò la nostra comunità nella Parrocchia di Santa Lucia a Newark, da dove mi sarà facile collaborare con il lavoro delle nostre ONG presso le Nazioni Unite.

L’estate qui è dedicata a visitare le parrocchie per animazione missionaria. E’ stata un’esperienza interessante che mi ha portato in diverse città: Omaha, Saint Luis, Minneapolis. Ho costatato la varietà sociale del Paese e il variopinto panorama religioso. Chiese antiche, moderne, immense e colme de fedeli che partecipano con fervore; chiesette cadenti, anche se sempre pulite e in ordine, con comunità di fedeli ridotte, come candele che si spengono. E tante comunità d’immigrati spagnoli, con la loro vitalità un po’ confusionaria. Ci chiamano per dare testimonianza missionaria ed è inevitabile accennare a quanto uno ha vissuto. E così alla fine nel salutare la gente mi è capitato di parlare italiano, francese, spagnolo e perfino kishwahili.

Una casuale chiamata telefonica mi ha messo in contatto con il centro missionario: avevano bisogno di qualcuno che parlasse spagnolo e così mi sono trovato coinvolto nella preparazione di un CD con conferenze per animazione missionaria a livello nazionale.

Una cosa che colpisce nella zona della nostra parrocchia san Martin de Porres è il numero impressionante di chiese, solenni come cattedrali, chiesette minuscole e perfino angoli diroccati, con esuberanti cartelli di comunità e sette protestanti. Non sorprende quindi la scritta fuori di una bella chiesa stile antico: Parrocchia cattolica tradizionale. Mi hanno invitato a una celebrazione. Non solo il latino ma tutte le cerimonie di cambio di posto al messale, di genuflessi, inchini, parole sommesse: mi sono ricordato di quando ero chierichetto all’inizio degli anni…50. E’ una comunità di religiose, sacerdoti, perfino un vescovo di origine francese. Fanno un ottimo bellissimo lavoro in mezzo ai poveri e stanno installando un canale di televisione. Ne è venuta fuori un intervista sull’Africa e i pigmei in francese. Parlano di rivelazioni e messaggi mistici. Dio saprà.

In una parrocchia di Minneapolis ho conosciuto una bellissima comunità cristiana, organizzata e fervente. Alla base c’è l’esperienza di cent’anni fa. Durante un’epidemia, le suore chiesero aiuto a un medico. Finita l’emergenza gli chiesero di restare: gli avrebbero costruito un ospedale. E così fu. E’ adesso un centro di ricerca famoso, vengono da tutto il mondo e –mi raccontava la famiglia di una giovane donna messicana ricoverata- la cosa più bella è l’amore e il rispetto con cui trattano gli ammalati, in barba alla mentalità americana che funziona a suon di dollari.

La crisi economica si sente pure qui: “Mai in America tanti poveri”, secondo il governo: più del 15% della popolazione, soprattutto fra i neri e gli ispano. La politica, e mi pare che in Italia siamo allo stesso punto, ha perso l’orientamento del bene comune come se il “Si salvi chi può” su una nave che affonda fosse una soluzione. Certamente lasciare Dio da parte ha le conseguenze in tutti i campi. Pare che non si voglia capire che è così anche in politica e in economia.

Vi auguro ogni bene nel Signore e soprattutto la pace del cuore che ci permette di vedere Dio al lavoro e, nonostante tutto, di guardare ogni fratello e sorella che incontriamo con sentimenti di fraternità e amicizia. Vi tengo presenti nella mia preghiera, soprattutto oggi.
Gian Paolo
Chicago 12 settembre 2011
L’indirizzo e-mail: pezzjp@hotmail.com
Blog personale: www.jpic-jp.org

 

Chiesa della parrocchia di San Martin de Porres – Chicago (USA)