Fr. Enrico Gonzales: “Un percorso educativo alla cultura e all’azione non violenta”

Immagine

Lunedì 22 agosto 2022
“Vivere insieme e non violenza” è il tema scelto per la formazione alla non violenza che Fr. Enrico Gonzales, missionario comboniano, sta facendo ai giovani della parrocchia di Abéché, in Ciad. “Nostro intento è offrire delle piste di riflessione per una azione volta alla trasformazione… alla cultura e all’azione non violenta…”, racconta il missionario.

Proponiamo una lettura del vivere in un mondo complesso e globalizzato a partire dalla non violenza, come pratica, azione politica, religiosa, in grado di far emergere, pur nelle situazioni conflittuali più difficili, il meglio della natura umana, vale a dire il riconoscersi fratelli tra noi abitanti di una casa comune che necessita dell’apporto creativo, spirituale di ciascuno di noi.

Questa proposta nasce ed è maturata alla luce della nostra esperienza missionaria in Ciad, prima a N’Djaména e da quasi un anno, ad Abéché. Il fenomeno della violenza (nelle sue molteplici forme) riguarda l’umanità nel suo complesso, non ci sembra lecito fare una graduatoria dei paesi più o meno violenti. Certamente gravi violazioni dei diritti umani, di delitti contro la persona, l’ambiente sono sotto i nostri occhi (basti pensare alla guerra in corso nel cuore dell’Europa) ma questo non ci esime dal prendere in considerazione nella sua portata positiva, la storia, la cultura, la società nel suo complesso di un paese. La scelta del Ciad o per essere più precisi di Abéché come luogo d’osservazione di una realtà socio-culturale-economica complessa quale è oggigiorno questa città di frontiera e la proposta della non violenza come proposta culturale, religiosa, politica, è dettata dal fatto che si è a contatto quotidiano con giovani ciadiani di confessioni religiose differenti. Da quanto ci è possibile vedere, una serie di ostacoli (pregiudizio, timore dell’altro da me, conoscenza superficiale delle espressioni culturali d’altrui) rendono la coabitazione, il vivere insieme nello stesso quartiere e nella stessa abitazione problematici. Si potrebbe dire che ciò non è poi così «strano» in quanto il vivere insieme implica (implicherebbe), una interazione sociale tale da esprimere dei valori positivamente accettati e vissuti dai soggetti in questione. Ma non è così: il vivere insieme in una società multireligiosa, quale è il Ciad – e Abéché riflette bene queste caratteristiche – è un andare oltre quegli ostacoli, cercando di valorizzare il positivo di cui ciascuno di noi è portatore.

Questo implica da un lato la messa in discussione del discorso ideologico ufficiale «tutti insieme amichevolmente»: le incomprensioni rimangono e addirittura aggravano la situazione, perpetuando così un ciclo vizioso tale da creare un discorso, una cultura della paura, del sentirsi «superiore» all’altro. Dall’altro lato diviene urgente proporre e vivere una cultura alternativa, cioè una proposta educativa tale da mobilitare, sostenere quei cammini attenti alla persona, a relazioni sociali che vadano al di là di una convivenza a volte sofferta perché imposta.

Quanto proponiamo – un percorso educativo alla non violenza – vuole essere un contributo conoscitivo non solo teorico ma pratico tale da suscitare l’interesse, la partecipazione, l’assunzione di idee, valori e azioni volte alla pratica della non violenza. Nostro intento è offrire delle piste di riflessione per una azione volta alla trasformazione di assunti culturali, politici e religiosi. La cultura e l’azione non violenta non hanno una buona stampa in quanto è più facile rimanere a guardare piuttosto che coinvolgersi in prima persona, rischiando spesso anche la vita.
Fr. Enrico Gonzales, mccj
Abéché, agosto 2022