Il giorno dopo aver la solennità della Pentecoste, della misura del suo amore, la Chiesa si sofferma sul ruolo di Maria, madre della Chiesa. Lo fa perché da sempre i discepoli sono rimasti impressionati dalla forza della prima fra di loro, soprattutto sotto la croce, nel momento più drammatico della sua vita interiore. (...)

Lunedì 24 Maggio >
(Memoria – Bianco) Beata Vergine Maria Madre della Chiesa
Gv 19,25-34: Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima». La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980). Papa Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito nel 2018 che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia celebrata dal Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste.

Il giorno dopo aver la solennità della Pentecoste, della misura del suo amore, la Chiesa si sofferma sul ruolo di Maria, madre della Chiesa. Lo fa perché da sempre i discepoli sono rimasti impressionati dalla forza della prima fra di loro, soprattutto sotto la croce, nel momento più drammatico della sua vita interiore. Sappiamo bene com’è andata: dall’annunciazione fino a quel giorno Maria ha custodito l’immenso mistero dell’incarnazione, ha visto quel bambino così simile a tutti gli altri crescere, gli ha insegnato a camminare, a parlare, a pregare. Poi l’adolescenza e la giovinezza passata nella bottega del padre. Infine l’atteso inizio della sua vita pubblica, le notizie prima esaltanti che giungevano da Cafarnao, poi quelle dolorose che giungevano da Gerusalemme. E a Gerusalemme troviamo Maria che giunge fino ai piedi della croce. Quanto dolore può provare un genitore davanti ad un figlio che muore? E che muore in quel modo? E in modo ingiusto? Quanta rabbia può abitare il suo cuore nei confronti degli uomini. E di Dio?
Invece, annota, Giovanni, Maria ‘stà ai piedi della croce, dimora, irremovibile, nella sua fede.

Martedì 25 Maggio >
(Feria – Verde) Martedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Mc 10,28-31: Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Gli apostoli sono rimasti turbati dalla scena del giovane ricco. Probabilmente anch’essi pensano ciò che ho pensato io leggendo questa pagina: ma come, se se ne va questo ragazzo che, con onestà, ha ammesso di osservare con diligenza tutti i comandamenti, cosa devo fare io che invece, fatico ad osservarli? Di più: come è possibile chiedere realisticamente alle persone di lasciare tutto ciò che hanno per seguire Gesù? Gesù ha spiegato ai suoi e a noi che la ricchezza da abbandonare non è legata allo spessore del portafogli ma all’atteggiamento del cuore. Pietro, allora, lo interroga: noi abbiamo lasciato tutto per il Vangelo… È vero, anche per noi è così. Se abbiamo preso sul serio le parole del Signore, se ci siamo lasciati affascinare dalla logica del Regno, la nostra vita è inesorabilmente cambiata. Fatichiamo a seguire la logica del mondo, non siamo più ammaliati dalle sue seduzioni e dalle sue false promesse. In qualche modo, se non tutto, abbiamo lasciato davvero tanto. E Gesù ci incoraggia: avete ricevuto e riceverete cento volte tanto. Quanto è vero! Pensiamo, oggi, a tutto ciò che abbiamo ricevuto seguendo il Signore…

Mercoledì 26 Maggio >
(Memoria – Bianco) San Filippo Neri
Mc 10,32-45: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato.

Filippo (Firenze 1515 – Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l’Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all’esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore.

Lo sgomento degli apostoli dopo l’episodio del giovane ricco si trasforma in paura. Alle già difficili esigenze proposte da Gesù per diventare suoi discepoli, ecco aggiungersi una inattesa profezia sul destino del Maestro. Gesù vede ciò che i suoi ancora non vedono che, cioè, la diffidenza nei suoi confronti da parte dei sacerdoti è destinata a crescere. Fino ad ora Gesù è stato solo un innocuo predicatore del Nord. Ma a Gerusalemme tutto cambierà… Gesù è disposto ad andare fino in fondo, non arretra di un passo. In questo contesto drammatico la richiesta di Giacomo e Giovanni suona inopportuna e sconcertante. Solo in teoria i due sono disposti a seguire il maestro anche nell’ora più cupa. In realtà tra poche settimane alla destra e alla sinistra di Gesù siederanno due malfattori crocifissi come lui. Quante volte vorremmo condividere la gloria di Dio senza condividerne la pena! Quante volte vorremmo crescere nella vita spirituale e nella maturità umana senza faticare, senza lottare, senza patire. La crescita richiede necessariamente un passaggio, a volte doloroso. Siamo disposti a credere fino in fondo?

Giovedì 27 Maggio >
(Feria – Verde) Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Mc 10,46-52: Rabbunì, che io veda di nuovo!

Non è il giovane ricco il modello del discepolo. E nemmeno Giacomo e Giovanni che, pur volendo seguire Gesù fino in fondo, non sono disposti a condividere la sua pena. L’evangelista Marco con un’abile messinscena pone a Gerico, il punto più basso della terra, luogo che Gesù raggiunge dopo un lungo percorso dalle sorgenti del Giordano, il vero discepolo: il mendicante Bartimeo. Come noi, Bartimeo vive nell’oscurità. Come noi sta ai margini della strada. Come noi mendica senso e felicità. Ma, diversamente da noi, Bartimeo ha il coraggio di gridare, di non arrendersi. Qualcuno gli dice che passa Gesù Nazareno. È ciò che dovrebbe fare la Chiesa: raccontare a tutti i mendicanti della vita che Gesù continua a passare. E Bartimeo grida forte la sua pena e il suo dolore anche se, intorno a lui, tutti gli dicono di tacere. Anche a voi, forse, è successo: appena decidete di avvicinarvi alla fede c’è qualche anima pia che vi dice di lasciar perdere… Insiste Bartimeo, e fa bene. Gesù invia la stessa folla che poc’anzi era ostacolo ad annunciargli: coraggio, alzati, ti chiama. E Bartimeo guarisce, diventa discepolo e inizia a seguire Gesù sulla via. Come noi.

Venerdì 28 Maggio >
(Feria – Verde) Venerdì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Mc 11,11-25: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio!

Marco concentra tutta la vita pubblica di Gesù in Galilea, nell’arco di tre anni. Dieci capitoli del suo Vangelo sono dedicati alla sua missione. Gli ultimi quattro capitoli raccontano l’ultima settimana di vita di Gesù a Gerusalemme. Il primo incontro fra Gesù e il tempio si rivela un fallimento: appena entrato nel tempio, basta uno sguardo al Signore per capire che quello non è più il luogo dell’incontro con Dio. Gesù preferisce Betania a Gerusalemme. Il nome Betania significa la casa del povero. Tornando al tempio Gesù incontra un fico, simbolo della religiosità sacerdotale: rigoglioso e verdeggiante, solo all’apparenza vitale, non porta frutti. Così è di una religiosità che guarda solo all’apparenza, come quella che Gesù trova nel tempio. La purificazione del tempio, la clamorosa scena che Gesù compie nel luogo sacro, è ricca di simbolismo. Gesù è venuto per portare frutto, concepisce una fede che non si rinchiuda nel ritualismo sterile! Lo scontro con la classe sacerdotale ha inizio. In gioco c’è la visione stessa di Dio, la visione stessa della fede. Gesù è disposto a morire per difendere il vero volto del Padre…

Sabato 29 Maggio >
(Feria – Verde) Sabato della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Mc 11,27-33: Con quale autorità fai queste cose?

Probabilmente i sacerdoti non hanno assistito alla sfuriata di Gesù nel tempio, che ricorda a tutti le azioni simili compiute nel passato da altri profeti. Avvisati da qualche devoto zelante, subito si preoccupano di intercettare Gesù chiedendogli con quale autorità compie gesti tanto clamorosi. Vogliono sapere se ha il permesso di fare il profeta! Abbiamo sempre bisogno di mettere i bollini, di incasellare i doni e i carismi… Gesù, giustamente, non risponde. Non ha bisogno di alcun permesso così come non l’aveva il grande Giovanni battista. La folla ama il battezzatore e Gesù lo sa. I sacerdoti non possono sminuire l’azione di Giovanni e nemmeno riconoscerne l’autenticità, avendo tardato a riconoscerla. Il primo scontro diretto fra Gesù e la classe sacerdotale finisce in pareggio ma, purtroppo, lo scontro è destinato a incattivirsi. Proprio coloro che dicono di servire Dio e di custodirne le norme sono diventati chiusi e reazionari, incapaci di aprirsi alla novità che Dio continuamente propone. Non commettiamo lo stesso errore, restiamo sempre aperti alle continue sorprese di Dio!

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