La quaresima incomincia con il rito dell'imposizione delle ceneri. La quaresima è un tempo favorevole alla riscoperta e all'approfondimento dell’autentico spirito del “discepolo di Cristo”. Gesù non si fa conoscere “dal di fuori”, ma nella partecipazione, nella “condivisione” della sua vita. La quaresima diviene cosi una scuola vitale di purificazione e di illuminazione, perché si viva di queste parole di Gesù ripetute al momento dell'imposizione delle ceneri: “convertitevi e credete al vangelo”. Questa è la sostanza della spiritualità quaresimale. E i mezzi suggeriti sono: l’ascolto più profondo della parola di Dio; la preghiera più intensa e prolungata; il digiuno; e le opere di carità.

Tempo forte dell'anno liturgico, la quaresima appare come una sorta di ritiro spirituale collettivo, nel quale la chiesa rivive il suo battesimo associandosi al combattimento di Cristo. Esso dura quaranta giorni; nella Bibbia questo è il tempo della prova (cosi il diluvio; gli ebrei prima, e Gesù poi, nel deserto), il tempo di una generazione nella quale l'uomo può trasformarsi.

La quaresima incomincia con il rito dell'imposizione delle ceneri. Questo rito, segno di dolore e di penitenza, è abbondantemente attestato nell'Antico Testamento (cf.Gs 7,6; 2Sam 13,19; Ez 27,30;Gb 2,12 e 42,6; Gio 3,6; Est 4,3...). I primi cristiani avevano sovente adottato questo uso in privato, senza alcuna connotazione liturgica. Si tratta di un uso renano che passò nel XII secolo nel pontificale romano.

La benedizione e l'imposizione delle ceneri hanno luogo al termine della liturgia della Parola, tanto nel caso in cui questa sia seguita dall'Eucarestia quanto nel caso in cui non sia seguita dall'eucarestia. Si tratta di una vera celebrazione penitenziale. L'imposizione delle ceneri si faceva con la formula “ricordati che sei polvere” (cf,Gn 3,19). Ora si può dire: “convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).

L'accento è dunque messo sull'appello alla conversione più che sulla considerazione del carattere mortale dell'uomo.

In origine la quaresima aveva lo scopo di preparare la Pasqua, più che di celebrare il digiuno del Signore nel deserto nelle settimane che seguirono il suo battesimo. Ma molto presto essa prese la forma della preparazione penitenziale alla celebrazione della morte-risurrezione di Gesù. Il digiuno osservato durante questi giorni non era che una estensione al lunedì, al martedì e al giovedì, del digiuno osservato durante tutto l'anno, al mercoledì e al venerdì; a Roma vi si aggiungeva il sabato.

La domenica, giorno del Signore, è sempre esclusa dal digiuno nella maniera più assoluta. Quando nel IV secolo il catecumenato ricevette una solida organizzazione, la quaresima offri una cornice appropriata per l’ultima preparazione dei catecumeni al battesimo nella notte pasquale. Avendo Dio riconciliato gli uomini con lui per mezzo della morte-risurrezione del suo Figlio, la notte pasquale sembrò anche imporsi come il momento ideale per ammettere alla comunione i peccatori che avevano compiuto il loro tempo di penitenza, e la quaresima li preparava a questa riconciliazione. Questa aveva luogo a Roma, il giovedì Santo.

E' cosi che a partire dal IV-V secolo la quaresima aveva già i tratti o le caratteristiche che doveva conservare in seguito: tempo di digiuno, di condivisione e di preghiera per tutto il popolo cristiano, tempo di preparazione al battesimo, e tempo di preparazione alla riconciliazione per i penitenti. Essa diventerà in seguito, per tutta la chiesa, tempo di penitenza e di conversione, tempo di ascolto frequente della parola di Dio, tempo delle opere di carità e tempo della preghiera intensa.

LA TEOLOGIA DELLA QUARESIMA

La quaresima deve essere teologicamente interpretata a partire dal mistero pasquale. E' l'inizio della celebrazione del grande Paschale sacramentum (sacramento pasquale). In effetti, la Pasqua è superiore in solennità e in efficacia a tutte le altre feste dell'anno liturgico, perché il suo oggetto non si limita a un momento o a un aspetto dell'azione salvifica di Dio. La Pasqua celebra il tutto della redenzione: dal disegno divino di salvare tutta l'umanità fino alla realtà presente della vita sacramentale della chiesa, passando per la creazione del mondo, l'elezione di Israele, le profezie e i riti sacri del sacerdozio ebraico, come anche la pienezza dell'opus saluti (opera della salvezza) con l'incarnazione, la passione e la glorificazione di Cristo.

Poiché la Pasqua è la celebrazione piena di tutta l'azione salvifica di Dio, essa produce nella chiesa una purificazione e una santificazione che non si possono attendere da nessun 'altra celebrazione. Ma nello stesso tempo, a causa di questa eccellenza, essa esige una preparazione ascetica: La quaresima. Tutta l'ascesi quaresimale è destinata a predisporre l'anima dei cristiani a ricevere con il massimo di pienezza il sacramento o mistero pasquale. Quando la chiesa parla di questo grande Paschale sacramentum, non vi include soltanto la morte-risurrezione di Cristo e il dono dello Spirito, ma anche la quaresima come segno del primo versante del mistero pasquale.

In realtà, ogni azione sacra compiuta dalla comunità cristiana, riunita in assemblea liturgica, è “sacramento”, cioè segno espressivo di questa realtà sacra, operata da Dio in rapporto con la continuazione degli avvenimenti salvifici realizzati in Cristo. La quaresima, dunque, nell'insieme di parole che annunciano gli avvenimenti della salvezza, di riti e pratiche ascetiche, è un grande segno sacramentale, attraverso il quale la chiesa partecipa, nella fede-conversione, al mistero di Cristo che, per noi, fa l'esperienza del deserto, del digiuno ed esce vincitore delle tentazioni, abbracciando la via del messianismo del servo umile e sofferente.

La quaresima di conseguenza ha un carattere cristico-sacramentale-ecclesiale, perché è una celebrazione liturgica, e come tale, è azione di Cristo e della chiesa sua sposa.

La quaresima non è dunque un residuo archeologico di pratiche ascetiche d'altri tempi, ma il tempo di una viva esperienza di partecipazione al mistero pasquale di Cristo: “prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,17).

E' questa la legge della quaresima. Da qui il suo carattere sacramentale: un tempo durante il quale il Cristo purifica la chiesa, sua sposa. L'accento è dunque messo non tanto sulle pratiche ascetiche, ma sull'azione purificatrice e santificatrice del Signore. Le opere penitenziali sono il segno della nostra partecipazione al mistero di Cristo che per noi fa il suo digiuno nel deserto.

La chiesa, all'inizio di ogni quaresima, ha coscienza che il Signore stesso da efficacia alla penitenza dei suoi fedeli. Una tale penitenza comporta allora un valore liturgico, vale a dire che essa costituisce un'azione di Cristo e della sua chiesa. Da qui la grande convocazione di tutta la chiesa affinché essa si lasci purificare dal suo Sposo. Dalla teologia quaresimale si può cosi dedurre una tipica spiritualità  pasquale penitenziale ed ecclesiale.

Ne risulta che la pratica della penitenza non deve essere soltanto interiore e individuale, ma deve essere anche esteriore e comunitaria, e caratterizzata dagli aspetti seguenti:

  • Il rifiuto del peccato come offesa a Dio (la “morte al peccato”);
  • la partecipazione di tutti all’azione di penitenza;
  • la preghiera per i peccatori (cf. SC 109-110).

In definitiva, la quaresima è un tempo favorevole alla riscoperta e all'approfondimento dell’autentico spirito del “discepolo di Cristo”. Gesù non si fa conoscere “dal di fuori”, ma nella partecipazione, nella “condivisione” della sua vita. La quaresima diviene cosi una scuola vitale di purificazione e di illuminazione, perché si viva di queste parole di Gesù ripetute al momento dell'imposizione delle ceneri: “convertitevi e credete al vangelo”. Questa è la sostanza della spiritualità quaresimale.

I mezzi suggeriti per pervenirvi sono gli stessi che abbiamo segnalato più sopra:

  • L’ascolto più profondo della parola di Dio;
  • la preghiera più intensa e prolungata;
  • il digiuno;
  • le opere di carità (cf. SC 109-110).

La pastorale deve anche essere creativa per attualizzare queste opere tipiche della quaresima (preghiera, digiuno, carità) adattandole alla sensibilità dell'uomo contemporaneo.
Don Joseph Ndoum