In Pace Christi

Pintarelli Guido

Pintarelli Guido
Data urodzenia : 04/09/1923
Miejsce urodzenia : Pergine TN/I
Śluby tymczasowe : 15/08/1943
Śluby wieczyste : 15/08/1949
Data śmierci : 11/06/1975
Miejsce śmierci : Moroto/UG

Fr. Guido era nato a Pergine, quasi 52 anni fa, il 4.9.1923. Aveva fatto i primi voti a Venegono Superiore il 15.8.1943 e, dopo quattro anni di attività in patria, a Rebbio e a Thiene, partì per la Missione nel maggio 1947. Lavorò per 16 anni nel Bahr el Gebel, specialmente a Torit, fino alla sua espulsione dal Sudan nel 1963. Dopo un periodo di tre anni passati a Pordenone, nel 1966 ottenne di ritornare in Missione, a Moroto (Uganda), dove rimase fino alla sua prematura morte. Come ricordo di Fr. Guido Pintarelli sono significative le parole scritte per il Bollettino da P. R. Cefalo, che per lunghi anni lo conobbe, nell'ultimo periodo della sua vita. «Erano quasi le 11 di sera dell'11 giugno 1975 quando a Villa Cavalletti (Frascati), dove noi Capitolari eravamo radunati per un Corso di Esercizi Spirituali in preparazione al Capitolo, ci giunse la notizia della tragica morte di Fr. Guido Pintarelli per un incidente stradale». Fu uno shock per tutti, ma specie per noi che l'avevamo conosciuto e che avevamo vissuto e lavorato con lui. Abbiamo appreso da Familia Comboniana tutti i dettagli dell'incidente. Sembrava strano un banale incidente stradale proprio a lui, autista più che prudente, più che competente. Vettura Peugeot 504 nuova di Mons. Mazzoldi, strada diritta, niente traffico: non c'è altra spiegazione: è il Signore che l'ha voluto chiamare a sé. La sua figura resterà per me come un esempio meraviglioso del vero Fratello Missionario Comboniano: dedizione totale, disponibilità, laboriosità, preghiera, carità. Sono stato con lui a Moroto quasi 7 anni. M'è sempre restata impressa la scena della nostra separazione. Era il 21 gennaio 1974; lasciavo definitivamente Moroto e l'Uganda per trasferirmi in Kenya. Il Consiglio Parrocchiale volle organizzare una festa di addio. Vedevo Fr. Guido tutto indaffarato nei preparativi. Però durante la festa Fr. Guido non c'era nel Salone Parrocchiale: forse è stanco, pensai, uno dei suoi forti mal di testa, sarà andato a letto. Però mi dispiaceva partire la mattina presto senza poterlo salutare. Invece alle 5 del mattino era già lì che mi aspettava vicino alla macchina. Era molto commosso. Mi disse che la commozione non gli aveva permesso di essere presente la sera prima. Con le lagrime agli occhi mi volle ringraziare di tutto, chiedermi scusa di tutto, farmi tanti auguri per la mia nuova destinazione. "L'anno venturo, mi disse, mi scade il permesso per l'Uganda. Se non mi venisse più rinnovato, trovami un posto in Kenya. In Italia ormai mi sentirei come un pesce fuor d'acqua. Voglio spendere tutta la mia vita, fino alla fine, qui in Africa". Era venuto a Moroto nel 1966. Si sentiva estremo il bisogno di un garage per la Diocesi. Distanze enormi fra una Missione e l'altra, strade pessime e... land-rover che avevano già fatto tante campagne. Fr. Guido da bravo e sperimentato meccanico, si mise subito all'opera e in breve il garage era in funzione, in piena efficienza. Era ben felice del suo lavoro. Più di una volta mi ha ripetuto: "Mi sento pienamente missionario. Non riesco a capire l'atteggiamento di qualche fratello che... per sentirsi missionario deve 'evangelizzare’ (il Fratello, evidentemente, intendeva riferirsi a quelli che considerano 'evangelizzare' solo il lavoro diretto di insegnamento catechistico, predicazione ed amministrazione dei sacramenti). Se io non aggiusto le macchine, come fanno i Padri ad andare in safari? E questo non vuol dire essere missionario?". A Moroto era un po' il factotum. Oltre al garage, aveva la responsabilità della cucina, dell'orto, della Procura, degli ospiti, ecc. e riusciva ad arrivare a tutto. Ma la pazienza a volte era messa a dura prova: confratelli che venivano con le macchine rotte a tutte le ore e... tutti avevano fretta; ospiti che si presentavano all'ultimo momento e... mai da soli; meccanici che arrivano in ritardo o addirittura ubriachi... Perciò qualche scatto era inevitabile, ma chi lo conosceva sapeva che era una cosa molto passeggera, che non avrebbe lasciato più nessuna traccia. P. Biancalana, comunicando la sua morte, scrive: "Penso che il Signore lo stava preparando per il suo ritorno alla casa del Padre: di carattere talvolta duro, in questi ultimi tempi era riuscito a domarsi ed era diventato sempre più gentile e servizievole e di una sensibilità e delicatezza meravigliosa verso la comunità". Quante volte dopo una giornata di duro lavoro in officina arrivava un S.O.S. che in una Missione la pompa dell'acqua si era rotta o che il motore della luce era guasto o che a qualcuno si era rotta la macchina, e Fr. Guido subito con i suoi attrezzi si metteva in strada per fare il Buon Samaritano. Infatti l'occasione della sua morte era stato appunto un suo viaggio a Nabilatuk per accompagnare P. Coppo e per riparare il generatore. L'unico suo svago era di tanto in tanto un po' di caccia ma, anche questo, solo in spirito di servizio per poter procurare un po' di carne per la comunità. Finché c'è stato Fr. Guido a Moroto non abbiamo mai comprato carne. Fr. Pelucchi, che ha vissuto 6 anni con lui a Torit, scrive: "Seguiva i suoi apprendisti alla Trade School con amore perché intendeva farne dei bravi meccanici. Amava la compagnia dei Fratelli e si impegnava a fondo nella vita di comunità. Nonostante le tante occupazioni, riusciva a pregare molto. Durante le sue vacanze in Italia, veniva tanto volentieri a Pordenone, ma sempre delicatissimo nel voler recar il meno disturbo possibile. Dalla Missione scriveva spesso a Pordenone e in queste lettere si nota la sua preoccupazione per la formazione dei Fratelli per i quali insisteva sulla disponibilità e che siano uomini di preghiera". A Moroto il ricordo più bello che ha lasciato è quello della sua pietà. Aveva lui le chiavi della Chiesa e perciò era sempre il primo al mattino e l'ultimo alla sera. Immancabilmente la sua ora di meditazione ogni mattina; spesso durante il giorno lo si vedeva andare in Chiesa; ogni sera all'imbrunire lo si vedeva col suo Rosario intorno alla chiesa e poi in ginocchio davanti al Tabernacolo fino all'ora di cena. Il suo impegno e la sua delicatezza di coscienza si esprimevano nella sua Confessione settimanale e nella sua preparazione accurata agli esercizi spirituali annuali che voleva sempre fare ad Ombaci insieme ai Fratelli. Forse il Signore ha permesso una perdita simile al Karamoja, alla Regione d'Uganda e alla Congregazione perché una simile perla nascosta potesse apparire in tutto il suo splendore come un richiamo e come un esempio per noi tutti»                . (P. Raffaele Cefalo)

Da Bollettino n. 110, agosto 1975, pp. 80-82