Sabato 18 agosto 2018
Miguel è un giovane impegnato in una delle nostre parrocchie e devoto nelle pratiche religiose. Da alcuni mesi, è un fan sfegatato di Jair Bolsonaro, possibile candidato alle elezioni presidenziali. Di estrema destra, razzista, alleato dell’esercito e del potere economico dei grandi proprietari di terra, questo politico incita alla violenza, sostiene il diritto delle persone ad armarsi per difendere i propri beni, cancella dalla memoria il dramma della dittatura militare. È stato denunciato per aver offeso pubblicamente con frasi oscene una collega deputata.

Anche Anderson è un giovane vicino a noi comboniani. Lo abbiamo incontrato a Curitiba, nell’accampamento dei movimenti sociali davanti alla prigione dove da più di un mese si trova agli arresti l’ex presidente Lula. Tutti i giorni, una “liturgia laica” ribadisce la solidarietà a Lula, considerato un prigioniero politico: centinaia di persone gridano il buongiorno e la buonanotte all’ex presidente. Nella piazza occupata, si svolgono concerti e dibattiti ogni giorno.

Jefferson è un giovane dirigente del sindacato. Dormiva nell’accampamento quando un uomo ha iniziato a sparare la sua rabbia fanatica dentro le tende. Una pallottola gli ha attraversato il collo: operato, è salvo. È morta, invece, con sette pallottole in corpo, la consigliera comunale di Rio de Janeiro Marielle Franco, uccisa insieme al suo autista Anderson. Marielle denunciava da tempo la violenza della polizia e dell’esercito nella citta del Cristo Redentore.

Uno spaccato del Brasile di oggi. È molto difficile per noi missionari annunciare il vangelo e la profezia di Gesù in un contesto in cui qualsiasi affermazione genera intolleranza, aggressività e violenza. Dove la gente non è più capace di ascoltare e l’analisi sociopolitica è ridotta a facili slogan.

Non si può isolare l’arresto di Lula dalla rapida successione di eventi che hanno scalzato dal potere – senza elementi probatori comprovati – la presidente Dilma Rousseff. Il presidente illegittimo Michel Temer, che l’ha sostituita, ha inanellato una serie di riforme e decreti antipopolari che stanno mettendo in difficoltà ampi settori della popolazione a basso e medio reddito. Inoltre, l’alleanza di questo progetto radicalmente neoliberale con parte del sistema giudiziario ha consentito processi selettivi, a danno del Partito dei lavoratori e del suo leader storico.

La sinistra brasiliana deve fare autocritica, sia per aver ceduto alla corruzione (che domina trasversalmente tutte le forze politiche), sia per le alleanze di potere costruite negli ultimi anni, che hanno tradito i princìpi del programma politico progressista e popolare. Ciò non toglie, però, che i brasiliani abbiano il diritto di esprimersi attraverso il voto. Lula ha ragione quando dice che «non si possono arrestare idee e sogni».

Non riusciamo a immaginare gli sviluppi di questo pasticcio che sta compromettendo la stabilità democratica del paese, la partecipazione popolare, il diritto di libera espressione e anche il coraggio della Chiesa nel prendere posizione.

Quello che sentiamo sulla pelle, con dolore e rabbia, è che il Brasile sta diventando sempre più ingiusto, razzista ed escludente.

Giovane
Molti giovani brasiliani, confusi dalle contraddizioni della politica e dall’assenza di riferimenti chiari, si aggrappano a personaggi che trasmettono sicurezza, propagano slogan populisti e difendono valori conservatori.

Marielle Franco
Marielle era una giovane consigliera, nera, del Partito della solidarietà (Psol). È stata eletta dalle comunità povere di Rio, veniva dalle favelas e difendeva i diritti della gente delle periferie. Le indagini vanno a rilento, e i responsabili della sua uccisione non sono ancora stati identificati.
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