Ricordando Fratel Luciano Giacomelli: “Volevo donare la mia vita”

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Mercoledì 7 giugno 2023
Fratel Luciano Giacomelli è deceduto domenica scorsa 4 giugno, alle 6.15 del mattino, presso la nostra comunità di Castel d’Azzano. Aveva 84 anni. Era arrivato da noi, non molto tempo fa, in condizioni fisiche assai precarie. Era stato ricoverato per un po’ di tempo ultimamente, ma la sua salute, purtroppo, era troppo compromessa. Questa mattina di martedì 6 giugno abbiamo celebrato il funerale.

La nostra cappella era stracolma di amici, familiari e confratelli, segno dell’affetto che tanti avevano per Fr. Luciano. Qui di seguito vi offriamo il testo dell’omelia di P. Renzo Piazza, superiore della comunità, che ha presieduto la celebrazione.

Da sinistra: P. Manuel João Pereira Correia, Fr. Luciano Giacomelli
e P. Elias P. Sindjalim Essognimam in Togo

Funerale di Fr. Luciano Giacomelli
6 giugno 2023

Caro Fr. Luciano, ci hai fatto proprio un bel regalo: hai lasciato nella tua stanza di Casa Madre una lunga lettera, che parla di te e che possiamo chiamare il tuo testamento spirituale. Inizia così:

Sono un fratello Missionario Comboniano. Mi chiamo Luciano Giacomelli e sono nato a Padova.
L’anagramma del mio cognome è “come i Galli”. Come i galli voglio emergere, comandare … Sono come un fiammifero che si accende facilmente, ma poi facilmente si spegne e chiede scusa.
La vocazione è nata da tre componenti:
– L’ azione Cattolica e l’impegno parrocchiale mi hanno spinto a pensare alle missioni.
– Lo zoppicare a scuola mi ha suggerito una scorciatoia per essere missionario (una volta per diventare fratelli c’era molta pratica e poca teoria). A dire il vero preferivo sempre il lavoro manuale a quello in ufficio con il papà.
– Terzo componente, mi sembrava che la vita casa – scuola – lavoro – parrocchia fosse monotona, quasi opprimente. Volevo donare la mia vita per altre persone perché non soffrissero e fossero amate. Il mio insegnante di Religione mi indirizzò verso i Comboniani.

I quali lo accolsero e dopo un’adeguata preparazione lo inviarono dapprima in Canada, lo trattennero poi in Italia per un servizio agli ammalati e quindi lo assegnarono al Togo. Era l’anno 1978. Aveva 39 anni. Passerà in quel paese 25 anni della sua vita. Così descrive il primo impatto con quel paese: 

La mia Prima Africa, fu la mia prima elementare. Arrivando ho avuto l’impressione di ritornare bambino: andavo a scuola per conoscere la lingua del posto, gli usi, i costumi, la religione … ero ritornato bambino. Imparavo a conoscere l’Africa e la sua gente.
Io che avevo tanto zoppicato per terminare gli studi mi sono trovato a dirigere una piccola scuola professionale.
I giovani fuggivano il lavoro dei campi e venivano a imparare un mestiere per cercare di migliorare la loro vita.
Cominciai a girare per i villaggi per conoscere le famiglie dei ragazzi che avevo a scuola Seguivo anche un gruppo di studenti e ci siamo preparati a ricevere il battesimo.
Loro con il battesimo sono rinati in Cristo e io, con loro, facendo lo stesso cammino, sono rinato come missionario e sono nato un po’ Togolese.

Come ci ha ricordato S. Paolo nella prima lettura di oggi: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”.

Sì fr. Luciano. Il battesimo ricevuto in terra Togolese ti ha spinto, a parlare la lingua della Carità, dell’Amore, “a rispettare questo popolo, la sua vita, la cultura e la religione tradizionale. Io cercavo di annunciare Cristo perché chiunque lo desiderasse potesse conoscerlo, accoglierlo ed essere così accolto. Io pensavo che stavo facendo poco di missionario nel senso ‘classico’ della parola, ma il mio girare per i villaggi, l’incontrare la gente con rispetto, amore, e la sete di conoscere questo popolo mi portavano ad essere conosciuto da tutti”.

È vero, fr. Luciano, che il tuo modo di fare il missionario non era classico. La vita ordinaria e monotona non faceva per te. Hai adottato un modo “diverso” per essere testimone di Gesù. Sulla scia di Gesù che invitava a contemplare i gigli del campo, sei andato a caccia della bellezza, ti sei interessato al mondo degli artigiani e degli artisti, coltivando la stima e l’amicizia con loro, valorizzando il loro genio e le loro opere, hai creato comunione tra due mondi  e due chiese. Hai realizzato uno dei sogni di Comboni, quando scriveva: “Questa classe degli Artisti formerà altresì degli onesti e virtuosi trafficanti per promuovere ed esercitare il commercio degli oggetti nazionali ed esotici più necessari alla vita, affine di introdurvi quella sorgente di prosperità, che sollevi i popoli negri dalla loro abbiettezza e languore alla condizione di nazioni civili”.

Hai promosso gli artisti e sei stato il “virtuoso trafficante” che ha fatto giungere nelle nostre case un po’ della bellezza made in Africa.

Una statuetta in ebano ben scolpita dall’artista del villaggio serve alla causa dell’Africa quanto un edificio moderno ben costruito da un’equipe di muratori…

Se la prima esperienza è stata ricca, lo è stato ancora più la seconda, perché collegata alla storia del P. Fabio Gilli, non vedente e compagno di missione. Ascoltiamolo:

Ci fu un secondo periodo in Togo, la mia seconda elementare. Questa volta fui chiamato a progettare e realizzare un centro per i non vedenti.
Non è stato facile perché la gente del posto credeva che il cieco fosse da evitare in quanto la sua menomazione era ritenuta una punizione di Dio … Ma quando udirono, per la prima volta un cieco leggere in chiesa tutti si meravigliarono e rimasero ancora più stupiti quando li videro intrecciare corde, borse, ecc …
A poco a poco la gente capì che coloro che essi ritenevano persone da evitare e incapaci d’ogni lavoro erano degli amati da Dio perché piccoli, poveri ed emarginati.
Contemporaneamente al centro per i ciechi ho iniziato delle cooperative artigianali per dare lavoro a molti giovani.
Alcuni più dotati furono iniziati alla scultura. Questo è stato un inizio per inculturare il Vangelo. Facevano delle immagini Sacre per sostituire a poco a poco quelle che venivano dall’Europa.
Per molti di loro Dio era bianco ed era il Dio dei bianchi, per questo rimanevano attaccati alle loro tradizioni religiose.

Fr. Luciano conclude così la sua lunga lettera: “I fratelli Comboniani con la loro vita, il loro lavoro cercano di fare una CHIESA dell’Amicizia, delle Cose piccole e Semplici, della Speranza, dei Passo dopo Passo. Essi aiutano la Chiesa a costruire legami di fraternità a partire dagli Ultimi. Per questo sabato prossimo ripartirò”.

Cosa dicono di lui?

Irrequieto e non facile da inquadrare. Generoso ma non sempre prevedibile nelle sue reazioni. Buono e sapeva anche chiedere scusa. Non era sempre facile viverci insieme ma era sempre pronto a sacrificarsi per la comunità. Era una persona capace e perspicace. Sapeva stare con la gente specialmente i giovani. Disponibile anche se sempre un po’ critico. Molto generoso e molto fedele alle amicizie. L’ho molto stimato ed eravamo amici, anche se da Provinciale mi ha dato qualche problema. Ma chiedeva sempre scusa. È stato molto utile e versatile nel servizio missionario e in tante altre cose per cui c’è tanto da lodare il Signore. Una bella figura di fratello comboniano e mi sento fiero di lui e della sua amicizia.

Uno scolastico sudanese: Era un confratello semplice e pacifico…mi voleva sempre bene.

Un ex allievo: Caro fratel Luciano ho sempre ammirato il tuo entusiasmo e la tua umiltà sincera e profonda…

Quasi una fiaba

Domenica 4 giugno era il giorno del riposo settimanale in Paradiso, anche per il portinaio, S. Pietro. Per il servizio di portineria era stata segnalata la disponibilità di un santo particolarmente riposato perché aveva fatto festa per due giorni consecutivi: il primo di giugno era l’anniversario della fondazione del suo l’Istituto per le Missioni Africane e il due giugno non ha lavorato poiché era italiano ed era la festa della Repubblica. Come Vescovo era successore degli apostoli, ma per  sicurezza il Paradiso aveva pensato di mettergli vicino un esperto di diritto canonico per verificare meglio i candidati che dovevano entrare.
Infatti domenica vi è stato un gran lavoro, per via di tre persone arrivate quasi contemporaneamente da tre continenti diversi: un fratello missionario, dall’Europa, di nome Luciano, un vescovo missionario sudanese dall’America di nome Macram Max e un anziano sacerdote missionario dall’Africa, di nome Agostino,  tutti e tre della stessa famiglia del Santo portinaio.
Far entrare un vescovo africano in Paradiso, non è stato un problema e nemmeno il sacerdote, visto che era rimasto in Africa fino a 91 anni! 
Ma quando si è presentato il fratello, l’esperto di diritto canonico, dopo aver controllato le carte ha fatto  un’obiezione: “Questo qui dice che si accendeva come un fiammifero, ha gestito soldi in maniera autonoma, ha dato qualche dispiacere ai suoi superiori…”
Subito è intervenuto il Santo barbuto dicendo che quando lui era sulla terra i suoi missionari li trattava con rispetto e benevolenza, anche quelli che gli avevano fatto dei torti. E ricordò quello che aveva già detto ad uno dei  membri del suo istituto:  

“Figlio mio, scrivi ciò che vuoi a Sua Eminenza contro di me; scrivi anche a Roma alla Propaganda e al Papa che io sono una canaglia, degno del capestro etc. Ma io ti perdonerò sempre, ti vorrò sempre bene: basta che tu resti sempre in missione, e mi converta e mi salvi i miei cari Nubani, e tu sarai sempre mio caro figlio, e ti benedirò fino alla morte”.

E continuò:  “Come posso porre ostacoli a uno che si è impegnato per fare arrivare il Vangelo nel cuore dell’Africa? Uno che ha voluto bene ai suoi cari togolesi e ne ha promosso la dignità e la preparazione? Uno che si è occupato dei poveri, dei ciechi, dei lavoratori, facendo causa comune con loro?  Non capita tutti giorni che arrivino in tre della stessa famiglia davanti al Padre Eterno.  Possiamo lasciar fuori qualcuno, quando Gesù, il buon Pastore dal cuore trafitto, ha amato tutti con lo stesso straordinario amore?  Vengano avanti tutti, viva Noé, cantino le glorie di Dio  e vivano con lui per sempre!”

comboni2000