Morire a 68 anni di età e poterne contare 46 di attività missionaria, più tre di formazione religiosa, forma un programma di vita terrena che può offrire materia di invidia a chiunque aspiri all'apostolato. Tale è stata la vita di Fr. Attilio Consolaro.
Nato a Zermeghedo (Vicenza) il 17-12-1882, nel 1903 faceva la sua professione, e nel 1904 partiva per la Missione, da dove non ritornava che per pochi mesi nel 1934, ed ove moriva il 17 -9-50 nella Stazione di Gulu, in seguito a complicazioni di ulcera.
Fu definito l'uomo del dovere, del sacrificio, della carità; si potrebbe anche dire che fu l'uomo che cercò sempre di accontentare tutti, pur rimanendo alle esigenze dell'ingrato ufficio di economo-procuratore sostenuto per oltre 40 anni.
La storia della sua vita è storia di cifre: cifre prudentemente curate, sapientemente distribuite, precisamente esigite, religiosamente elevate a scopo e merito soprannaturali, perché scritte con inchiostro molto spesso carico di sacrificio, e calcolate con la consapevolezza di un dovere di cui doveva rispondere dinanzi a Dio.
Molte sono le specificazioni dell'apostolato; quello esercitato da Fr. Attilio lo si può definire l'apostolato delle cifre. E di quale efficacia non fu esso mai ! ... Ogni Confratello che a Khartum, Halfaya, a Wau, a Gulu ebbe contatti con lui, e tutti ne ebbero, potrebbe stendere una pagina di questo apostolato esercitato da Fr. Attilio; perché sulla sua bocca, nei suoi registri, nei suoi scritti, le cifre servivano di incoraggiamento, di richiamo, di rimprovero, di norma per sapientemente condurre le opere materiali della Missione, e non di rado anche per regolare la condotta personale degli individui secondo le esigenze religiose.
Questo apostolato richiedeva da lui un esercizio continuo di carità, quando le cose volgevano benevoli; di pazienza, quando le cifre portavano riscaldi di testa, e si sa quanto le cifre possono riscaldare; di sacrificio, quando accadevano contestazioni; di umiliazione, quando le magre finanze gli imponevano restrizioni e decurtazioni; di mortificazione, quando si vedeva incompreso o era ritenuto incomprensibile; di ricorso continuo a Dio ~ per poter disporre secondo richiedevano i continui sviluppi delle opere missionarie.
Esercitare questo apostolato per tanti anni senza recriminazioni; rimanervi legati costantemente nonostante la possibilità di esplicarsi in uffici di maggior attrattiva; sostenerne la monotonia e le durezze con fedeltà e sacrificio durati per tanto tempo, è certo indice di un carattere superiore e, di una virtù che ha dell' eroismo.
Il segreto del suo costante e volontario sacrificio stava riposto tutto nell'esatta concezione della vita religiosa e nella pratica esecuzione di essa in tutte le sue esigenze. Sempre obbediente, sempre osservante, sempre pio, sempre caritatevole e gioviale. Padri e Fratelli guardavano a lui come ad un esemplare, e da ciò l'efficacia che egli ebbe su tutti.
Il suo ricordo rimarrà certamente vivo per lungo tempo, e l'esempio della sua vita non mancherà di influire santamente su quanti lo conobbero e su quanti desiderano di portare l'esercizio del proprio dovere religioso ed apostolico fino all'eroismo del sacrificio.
Da Bollettino n. 34, dicembre 1950, p. 1365-6