Giovedì 25 giugno 2020
Era dagli anni ’90 che un arcivescovo di Milano non faceva visita al GIM (Giovani Impegno Missionario) di Venegono. Fu il cardinal Martini l’ultimo a visitare la comunità e i giovani che facevano questo cammino. Domenica 21 giugno 2020 questa buona abitudine è ricominciata e Mons. Mario Enrico Delpini, arcivescovo di Milano, ha visitato i gimmini e le gimmine nell’ultimo incontro dell’anno (il primo presenziale dopo il tempo del lockdown).
Vedi allegato.

Monsignor Mario Enrico Delpini, arcivescovo di Milano, con il gruppo GIM a Venegono.

È stato proprio il COVID-19 a propiziare e favorire l’incontro. Durante il tempo della quarantena una delle attività proposte ai giovani è stata quella di realizzare un esercizio di scrittura collettiva dove, a partire da due hastag (#hoscopertoche e #unastorianuovanasce), i giovani hanno scritto i loro pensieri su quello che avevano scoperto nel tempo di pandemia che stavano vivendo e hanno espresso i loro “sogni” per una nuova storia che nasce a partire dalla pandemia. Tutto è stato raccolto, organizzato e poi condiviso con gli altri gruppi GIM.

Ne è nato un documento importante (che alleghiamo) in cui tutti e tutte ci siamo ritrovati e, proprio a partire da questo cammino comunitario di condivisione, è nata l’idea di inviare il lavoro fatto a papa Francesco e a Mons. Delpini.

Poco tempo dopo è arrivata, inaspettata ma molto gradita, una lettera dal Vaticano con gli auguri per il cammino da parte del vescovo di Roma, seguita, dopo qualche settimana, da una mail del vescovo di Milano che, dopo aver ringraziato per l’invio del documento, manifestava il desiderio di un incontro.

E così è stato: senza tanti formalismi, domenica pomeriggio Mons. Delpini ha ascoltato i gimmini e le gimmine e ha condiviso con loro la celebrazione di chiusura dell’anno e il momento dell’invio.

Interessante il messaggio che l’arcivescovo ha lasciato ai giovani:

  • Vivere il GIM come momento vocazionale inteso come incontro con la Parola che chiama sia a fare sia a pensare il mondo, raccogliere il grido dei poveri e della terra e rispondere a questo grido.
  • Questo incontro con la Parola e con la realtà vista con gli occhi degli ultimi deve portare a farsi delle domande: qual è la coerenza della Parola ascoltata con la tua vita di ogni giorno? Perché sei al mondo? Cosa vuole da te il Dio della vita?
  • Sulla base del cammino fatto, il vangelo di Giovanni deve portarci a saper leggere i segni: quello che viviamo, di che cosa è segno?
  • Porre attenzione al grande segno del “cuore trafitto”: dove guardiamo per trovare il senso della nostra vocazione e missione?
  • E per finire: diventare scintille per accendere falò e anche “fare dei passi che percorrono un sentiero ma avere il cuore che palpita per il mondo intero”.

Un ultimo invito, rivolto durante l’omelia della celebrazione finale: essere figli della luce.