L’intitolazione di una via a Fontanarosa in memoria di Padre Raffaele Cefalo

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Martedì 12 aprile 2022
Lo scorso 10 aprile è ricorso il secondo anniversario della morte del missionario comboniano P. Raffaele Cefalo. Oltre alla cerimonia religiosa in suo ricordo gli abitanti e il comune di Fontanarosa, cittadina italiana della provincia di Avellino in Campania e paese natale di P. Cefalo, hanno voluto onorarlo con l’intitolazione di una strada in sua memoria. “Siamo grati alla gente ed alle autorità del comune di Fontanarosa e con loro ci uniamo alla sua famiglia nel ringraziare questa comunità per il ricordo che ha voluto tributare a P. Cefalo”, scrive il suo confratello e compaesano P. Antonio Guarino.

Ricordando Padre Raffaele Cefalo

P. Raffaele Cefalo era nato a Fontanarosa, provincia e diocesi di Avellino, il 28 maggio 1935. Entrato in noviziato a Gozzano, passò poi a Sunningdale, dove emise i voti temporanei il 9 settembre 1953 e iniziò lo scolasticato. Poi, sempre come scolastico, andò a Venegono e lì emise la professione perpetua il 9 settembre 1959 e fu ordinato sacerdote il 2 aprile 1960.

Due mesi dopo l’ordinazione fu destinato all’Uganda e assegnato a Nabilatuk come parroco. Vi rimase fino a metà del 1964 poi, sempre come parroco, fu mandato ad Amudat per tre anni e successivamente a Moroto, fino alla fine del 1973.

Scrive P. Giancarlo Guiducci: “Ho ritrovato P. Raffaele in Karamoja nel settembre del ’69, quando per la prima volta sono andato in missione. Io ero destinato a Matany e P. Raffaele mi diede il suo primo consiglio: resta qui a Moroto qualche giorno, almeno ti ‘potrai ambientare’ in Africa. Quell’anno, a Moroto, aveva costruito la cattedrale. Per alcuni anni siamo stati in Karamoja, ‘vicini di casa’. Poi io sono andato ad Amudat, missione che lui aveva iniziato qualche anno prima. Ad Amudat P. Raffaele era ricordato con simpatia e stima. Un giovanotto musulmano si vantava di essere stato a scuola di religione, con P. Raffaele, il primo della classe. Con il pericolo di essere espulsi dall’Uganda, fu P. Raffaele a cercare un sacerdote ugandese che potesse essere nominato Vicario della diocesi di Moroto. Fu lui a insistere perché fosse scelto un ugandese come successore del vescovo Mazzoldi”.

Nel 1974, P. Raffaele fu eletto superiore provinciale del Kenya. Nel 1975 era in Italia per il Capitolo Generale, prima a Roma e poi a Ellwangen. Nel 1976 fu rieletto. Nel 1978, dopo un periodo di vacanze in Italia, si recò negli USA per le Giornate Missionarie. Poi, fu destinato per due anni a Napoli, come superiore.

Nel 1981 fu mandato Nairobi, come Delegato del Superiore Generale per il Sud Sudan, dove il Consiglio Generale intendeva iniziare una nuova Circoscrizione. Seguiamo per quel periodo ciò che scrive P. Francesco Chemello nel suo libro Una Lunga Storia di Amore: “P. Raffaele Cefalo si trovava nella Casa Provinciale comboniana in Kenya per prepararsi ad entrare nel Sud Sudan su un mandato del Superiore Generale, P. Salvatore Calvia: preparare la strada per una possibile nuova Circoscrizione in Sud Sudan. La cosa più importante al momento era ottenere il permesso di entrare in Sud Sudan. Gli fu consigliato di ottenerlo da Nairobi perché, dicevano, sarebbe stato più facile che non a Khartoum. Infatti, dopo aver spiegato che avrebbero lavorato nel campo dell’istruzione e per la costruzione di scuole, in pochi giorni ottennero tutti i permessi necessari. P. Calvia e il suo Consiglio si erano affidati a P. Cefalo per questo compito, che però non gli era stato ancora spiegato in dettaglio. P. Cefalo chiese al Superiore Generale di chiarire meglio ciò che si aspettava da lui. Acquistata una Toyota Land Cruiser e tutto il necessario, P. Cefalo iniziò il suo viaggio da Nairobi a Juba insieme a P. Cesare Mazzolari e Fr. Mario Rossignoli. Arrivò a Juba il 1° giugno 1981. L’8 giugno, alla presenza dei suoi Consiglieri, P. Pietro Ravasio e P. Giuseppe Ukelo (Vice-Rappresentante), si tenne la prima riunione del Consiglio di Rappresentanza (questo era il nome usato allora). Infatti, con l’arrivo di P. Cefalo come Rappresentante Speciale del Superiore Generale, il Sud era stato distaccato da Khartoum ‘ad experimentum’. P. Cefalo non perse tempo a Juba, ma cercò di conoscere meglio la situazione del Sud Sudan, soprattutto per quanto riguardava il personale. Nel marzo 1983 P. Cefalo fu eletto Superiore della Delegazione del Sud Sudan. Al termine del suo mandato, P. Salvatore Calvia espresse la sua profonda gratitudine per ciò che P. Cefalo aveva fatto nei primi tre anni della nuova Circoscrizione e per l’entusiasmo e il coraggio con cui aveva affrontato la complessa situazione del tempo. Dopo le dovute ferie, P. Cefalo fu assegnato a Rumbek per aiutare nelle scuole tenute dai Comboniani. Nel gennaio 1986, il Consiglio Provinciale decise di ritirarlo da Rumbek a causa della mancanza di sicurezza. Il 27 marzo 1987, infatti, Mons. Pellerino e P. Cefalo furono fatti prigionieri dagli SPLA e portati a Boma, al confino con l’Etiopia, e il 15 agosto liberati”.

Subito dopo, continua P. Guiducci, “P. Raffaele tornò in Italia, a Roma, prima di finire nuovamente in Kenya. Questa seconda permanenza in Kenya fu dedicata esclusivamente all’apostolato. Un breve tentativo a Kabicbich fra i Pokot, lo stesso gruppo etnico di Amudat, e poi in mezzo ai Turkana. Ricostruì la chiesa a Lokori, poi dal 2003 al 2016 fu a Nakwamekwi, sempre tra i Turkana. La lingua dei Turkana è simile, per non dire uguale, a quella dei Karimojong. P. Raffaele aveva un carattere forte e autoritario. In macchina, come diceva lui stesso, doveva guidare sempre lui, non si fidava di nessun altro. Per questo ha scontentato alcuni. Eppure ha aiutato molti, me compreso con quarantacinquemila dollari per costruire la scuola femminile a Kacheliba. Mi confidava che questo suo carattere lo portava a criticare ad oltranza. Fino al punto da dover lasciare il Turkana. Nel 2017, ormai anziano e con un fisico provato da varie patologie, tornò definitivamente in Italia e volle comunque un impegno, che ha portato avanti fino a quando è stato costretto sulla sedia a rotelle. In quest’ultima condizione, io non l’ho visto. E faccio fatica a immaginarlo, avendolo conosciuto come uomo battagliero e deciso nel servizio del Regno di Dio”.

P. Raffaele è morto a Milano per complicanze respiratorie dovute al Covid-19 il 10 aprile 2020.