È ritornata la festa dei familiari dei missionari comboniani della comunità di Padova

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Lunedì 28 novembre 2022
Normalità nella comunità comboniana di Padova vuol dire riprendere le feste che il covid aveva bloccate. Ieri, domenica 27, è ritornata la festa dei familiari dei confratelli che compongono la comunità di Padova. Una quarantina di familiari hanno risposto all’invito e la casa ha visto arrivare fratelli, sorelle, zie, nipoti, cugini di alcuni membri della comunità.

Sono arrivati da varie parti d’Italia: da Ancona, da Torino, e la maggior parte da Verona, Vicenza e Padova. È stata una bella festa in tre momenti: il primo è stato vissuto come per dare una risposta ai nostri familiari che ci fanno spesso una domanda: ma cosa fate, voi comboniani, a Padova? E prima di arrivare a Padova dove siete stati, cosa avete fatto là, in Africa o in America Latina, dove avete vissuto per vari anni?

P. Gaetano Montresor ha informato dell’attuale situazione comboniana nel mondo, luoghi di missione, situazione vocazionale, gioie, e tra queste la beatificazione di p. Giuseppe Ambrosoli, speranze, fragilità e difficoltà della missione, ed anche della composizione del nuovo Consiglio generale e del nuovo Consiglio provinciale d’Italia. Ha consegnato a tutti una pagina del giornale della diocesi di Padova, La Difesa del popolo, dedicata alla presenza e all’impegno degli istituti missionari in quarta diocesi e in questo territorio, insieme ad un’immagine di p. Ambrosoli.

La parola è stata poi presa dai confratelli che hanno raccontato della loro missione nel mondo e qui a Padova. P. Antonio D’Agostino ha parlato della sua missione in Kenya, in Ecuador e in Italia e poi del suo impegno attuale in pastorale giovanile vocazionale (GIM – Giovani, Impegno Missionario), e delle attività legate ai cambiamenti climatici, ai nuovi stili da vita, al sito Giovani e missione e ai gruppi d’incontro tra giovani italiani e richiedenti asilo. P. Alessio Geraci, che lavora in equipe con P. D’Agostino, ha ricordato i suoi impegni con la diocesi e a livello nazionale con Missio, sempre legati alla pastorale missionaria giovanile missionaria e vocazionale. Fratel Renato dalla Vecchia, dopo il racconto dei suoi anni africani, ha parlato del suo impegno di economo della comunità. P. Provvido Crozzoletto ha parlato dei suoi anni nella missione di Sololo in Kenya e del suo lungo periodo in Canada, con dei passaggi negli Stati Uniti, e del suo essere, ora, qui a Padova, ‘non più giovane’. P. Luciano Benetazzo ha raccontato dei suoi periodi di missione in Centrafrica e Tchad, del suo impegno nel collegio pontificio di Castelgandolfo per la formazione dei laici e della sua lunga vita parigina; ora anima la liturgia nel santuario di San Giuseppe annesso alla casa ed è stato nominato dal vescovo di Padova, assistente spirituale di due case di riposo del nostro quartiere. Ha preso la parola fratel Simon Tsoklo che dopo il racconto del suo passato missionario e di come la sua vita comboniana si sia incrociata spesso con quella di p. Gaetano: nella sua parrocchia di origine, Vogan in Togo, nella parrocchia di Fidjrossè in Benin ed ora nella comunità a Padova; ha parlato dei suoi impegni in comunità, non semplici: l’accoglienza in casa di gruppi, ospiti di vario tipo, poveri; del suo contributo all’animazione missionaria e del suo essere l’infermiere della comunità, che, vista l’età e la situazione di salute di vari confratelli, lo tiene abbastanza impegnato, di giorno e, a volte, anche di notte. Fratel Silvano ha riassunto brevemente i suoi 43 anni di Mozambico, insistendo sull’accoglienza, la vicinanza alle persone, come stile di missione: è quello continua a fare ora in comunità.

Il secondo, momento è stato quello della celebrazione della Messa, caratterizzata da un gesto semplice, ma molto vivo e colorato. Prima della recita del Padre Nostro, che è affermazione dalla paternità di Dio ma anche della fraternità che ci lega tutti insieme, p. Antonio ha presentato il segno di Wuipala, quel tessuto che con un doppio arcobaleno, rappresenta l’impegno per la pace e la l’unione in comunità dei popoli andini. Ad ogni partecipante è stata consegnata la Wuipala e tutti sono stati inviati ad indossarla per pregare il Pare nostro, prendendosi così l’impegno a costruire e vivere la fraternità. È stato anche un gesto per invitare ad accogliere il Signore, re di pace, che viene a noi, a Natale.

Il terzo momento è stato ovviamente il pranzo, arricchito da eccellenti vini delle nostre terre e dagli assoli lirici di un nostro familiare. Non hanno potuto partecipare i familiari di alcuni confratelli per vari motivi, tra cui il covid. La giornata è stata bella ed ha creato molta comunione.
P. Gaetano Montresor