In Pace Christi

Naponelli Nelson

Naponelli Nelson
Date de naissance : 31/03/1912
Lieu de naissance : Port Said/EG
Premiers vœux : 09/09/1950
Vœux perpétuels : 11/06/1954
Date de l’ordination : 18/12/1954
Date du décès : 27/09/1997
Lieu du décès : Verona/I

Secondo di 7 fratelli, tre femmine e quattro maschi, p. Nelson nacque a Port Said, in Egitto, il 31 marzo 1912 da una famiglia profondamente cristiana di origine maltese. Il nonno Giuseppe, capitano di lungo corso, lasciò la sua isola per trasferirsi in Egitto. E qui nacque Ulisse, il futuro papà di p. Nelson. Ulisse era fornitore di merci per i piroscafi che facevano servizio sul Nilo. Mamma Giacinta Ciantar, pure maltese, era totalmente dedita alla famiglia e ai figli che tirò su con solidi principi cristiani.

Agente di agenzia

Da piccolo Nelson studiò dai Fratelli delle Scuole Cristiane e dai Salesiani, completando il corso secondario e quello superiore. Già a questa età, a detta del fratello Riccardo, sentì il desiderio di donarsi al Signore come sacerdote, ma le necessità della famiglia lo costrinsero a cercarsi un lavoro. Come il padre, anch'egli trovò un buon impiego nell'ambito del servizio ai piroscafi. In particolare egli fu agente nell'Agenzia di Viaggi Thomas Cook. Questo impiego lo mise a contatto con tanta gente per cui fu costretto ad apprendere parecchie lingue come l'inglese, il francese, l'arabo, l'italiano, oltre al maltese che si parlava in famiglia. Ma raffinò anche quel savoir faire impastato di gentilezza e discrezione che lo resero un vero gentleman.

Nonostante il lavoro, mantenne sempre i contatti con il mondo salesiano. Anzi, si prestava per recite e teatri dei quali spesso era anche l'organizzatore e il regista. Fece il militare nell'Aviazione Inglese come addetto ai servizi dell'Intelligence.

Quando gli altri fratelli terminarono gli studi e cominciarono a lavorare, pensò anche a se stesso, alla sua idea che conservava nel cuore dalla giovinezza e che aveva momentaneamente accantonata solo per un motivo di carità e di giustizia verso i suoi, ma che aveva coltivato con un'intensa vita di preghiera.

La vocazione

Chiese ai Salesiani di entrare nel loro Istituto. Nonostante la stima di cui godeva, ricevette un rifiuto per motivi di età. Egli non disarmò. E si rivolse ai Comboniani di cui certamente aveva sentito parlare essendo presenti in Egitto fin dai tempi di Comboni. La prima lettera in nostro possesso che parla della vocazione di p. Nelson è scritta dallo stesso in data 3 gennaio 1948. In essa dice che "già da molto tempo covo in me un qualcosa che mi spinge a lavorare per il Signore.

Per questo mi ero messo a fare un po' di apostolato tra la gioventù fin dal 1935. La mancanza di formazione di questi, l'infanzia abbandonata, nonché la lettura di giornali e riviste cattoliche sono stati come uno stimolo a fare qualcosa di più. Sotto la direzione e il consiglio di p. Luigi Villa, comboniano, la mia volontà di servire il Signore si è fatta più forte. Ho parlato anche con p. De Negri recentemente giunto dall'Inghilterra. Sono proprio convinto, ormai, che il Signore mi chiama alla vita sacerdotale e missionaria...".

Poi Nelson ricorda il suo curriculum: "Ho fatto gli studi commerciali dai Fréres des Ecoles Chrétiennes per 7 anni ed altri 3 dai Salesiani. Avrò, quindi, da cominciare col latino, ma ciò non mi spaventa perché sono deciso a servire Dio con tutte le mie forze".

Quindi accenna a due difficoltà: L'età "che può essere eliminata solo da lei, reverendo padre, tuttavia mi permetto di far valere la mia esperienza che ho del mondo, la conoscenza delle lingue e l'ambientazione che ho già al clima africano". La seconda era l'aiuto economico determinante che dava ai genitori, ormai sessantenni. "Se il fratello che è in Inghilterra non è in grado di aiutarli, c'è il più giovane che ha un buon posto, anche se presto pensa di emigrare. Poi ci sono le quattro sorelle, tutte sposate, due delle quali abitano con i genitori e contribuiscono alle spese della casa, E poi c'è la Provvidenza, per cui neanche questa difficoltà si oppone alla mia partenza" Il fatto che Naponelli avesse chiesto anche ai Salesiani di entrare nella loro Congregazione, mise un po' all'erta i Comboniani, vedendo la richiesta di Nelson di diventare comboniano come un ripiego.

Giustamente il p. Generale (Antonio Todesco), interpellato, rispose: "Si tratta di vedere qual è la volontà del Signore a proposito di Nelson Naponelli", e affidò la cosa a p. Bombieri.

In data 28 aprile 1948, p. Bombieri, allora superiore al Cairo, scrisse a p. Albertini, maestro dei novizi in Inghilterra, in questi termini: "Carissimo p. Albertini, il Rev.mo p. Generale lasciò a me di decidere per l'accettazione di Nelson Naponelli, del quale lei saprà già qualche cosa.

Visto che il giovane... non più tanto giovane, continua seriamente nel suo proposito, il 24 c.m. gli annunciai, a nome del Rev.mo p. Generale, che poteva presentarsi al noviziato di Sunningdale. Glielo affido nel nome del Signore e sotto gli auspici della Vergine benedetta. Il signor Naponelli ha maturato la sua decisione nella preghiera e nell'apostolato esercitato fra la gioventù. Con la divina grazia intende diventare uno strumento di Dio a salvezza di tante anime".

Tra i documenti di p. Naponelli ci sono le dichiarazioni sulla sua onestà rilasciate dal parroco della parrocchia di santa Eugenia di Port Said, dove è stato cresimato, dal parroco della parrocchia di Notre Dame di Heliopolis e dal Vicario Apostolico del Delta del Nilo che garantisce che "monsieur Nelson Naponelli, n'a encouru, durant son séjour à Héliopolis du mois d'Août 1940 à Février 1944, ni censure, ni irrégularité, ni empêchement canonique".

In famiglia, alla notizia che era stato accettato nonostante l'età piuttosto avanzata, ci fu festa grande. Ma ecco sorgere qualche difficoltà. La registra Naponelli stesso in una lettera del 24 giugno 1948: "Con gran rincrescimento debbo informarla della ritardata mia partenza.

Durante maggio mancavano i posti a bordo, ora invece le autorità creano molte difficoltà a coloro che vogliono lasciare il paese. Spero, però, di ottenerle il visto d'uscita prima della fine del mese. Tanto le dovevo, per giustificare il ritardo. Il Signore, per l'intercessione di San Giuseppe e Santa Teresina, mi dia la grazia di arrivare alla meta agognata". Questa, ed altre lettere riguardanti le pratiche per i documenti, ci fanno capire, oltre al resto, che Naponelli parlava e scriveva correttamente l'italiano.

"Nelson - dice il fratello Riccardo - era un tipo molto allegro, aveva tante battute umoristiche. Era un artista e aveva del genio". Questo lo ha dimostrato anche dai Comboniani quando, per esempio, essendo economo a Gozzano negli anni Cinquanta, realizzò un presepio che ottenne il primo premio tra tutti i presepi della diocesi di Novara.

Una strada tutta in salita

Nelson, armato della più buona volontà e di tanto amore verso il Signore, si è presentato ai Comboniani di Londra che aveva 36 anni. Era il 28 ottobre 1948. Non conosceva né il latino né il greco e tanto meno la filosofia. Lo studio di queste materie gli risulterà particolarmente ostico, anche perché ormai non era più allenato allo studio, non era un ragazzo e aveva una mentalità orientata alle cose commerciali.

Iniziò il noviziato cercando di adeguarsi il più possibile agli usi, ai costumi e alla mentalità dei novizi inglesi. P. Albertini, maestro dei novizi, lo accolse con molta amabilità e con tanta comprensione. Una lettera scritte dal novizio a p. Bombieri ci apre una finestra sulla sua anima: "Lei ha dato il 'via' per la mia corsa verso il paradiso ed a lei, quindi, vada la mia gratitudine. Giovedì scorso, 7 ottobre 1948, sono stato accettato ufficialmente. Nello stesso giorno 7 novizi hanno emesso i loro primi Voti. Io, con altri 4 inglesi, ho fatto la vestizione. Non posso descriverle la mia contentezza, la mia somma gioia nel trovarmi qui. Tutto concorre a rendere la mia vita un paradiso: superiori, confratelli, il lavoro, sia spirituale che intellettuale e materiale. Vi è perfino un novizio, un convertito, che è organista e ci insegna il canto gregoriano...

Spero abbia ricevuto le lettere che ho inviato da Port Said e dal piroscafo per lei e per il Circolo. Ci sono recite in vista?

P. Matordes è il mio insegnante di latino. Credo di mettere la sua pazienza a dura prova con la mia memoria alquanto arrugginita".

P. Albertini scrisse di lui: Naponelli fa molto bene. Applicazione seria e costante a tutti i suoi doveri. E' di grande aiuto per la sua giovialità e spirito di servizio. Quest'anno affronta il latino, l'anno prossimo la filosofia. Stiamo aspettando tre novizi dall'Italia. Ci vuole questa unione fin dagli anni della formazione altrimenti, un domani, le difficoltà non mancheranno, visto che ci sono lo stesso. Nelson è un uomo di fede soda, di preghiera e di sacrificio, ama in modo speciale la Madonna, per cui dà buona garanzia di riuscita".

Fece la professione il 9 novembre 1950. Gli altri partirono per Venegono ma lui rimase in Inghilterra fino al 1951 perché non era pronto per affrontare gli studi di teologia. Per l'anno scolastico che iniziava nel 1951 raggiunse i compagni a Venegono Superiore dove avrebbe dato inizio alla teologia. Non fu solo quella degli studi la sua fatica, ma, pur essendo un tipo aperto, non riuscì subito ad avere un rapporto spontaneo con gli altri. Egli usciva da una particolare cultura ed entrava in un'altra. L'inserimento in un ambiente diverso gli costò parecchio.

Sacerdote

In data 2 maggio 1953 Nelson, che stava compiendo il terzo anno di professione temporanea, chiese di emettere i Voti perpetui, non solo, ma che gli venisse anticipata l'ordinazione sacerdotale "alla fine del terzo anno di teologia, restando inteso che il quarto anno verrebbe iniziato subito dopo l'ordinazione". Motivo: "la mia età e la stanchezza fisica".

P. Baj, superiore a Venegono, scrisse: "Di molta buona volontà e costanza. Uomo di grande carità e attaccato alla Congregazione. Non c'è che da edificarsi della sua esemplare regolarità, edificante per la pietà. Non si limita alle sole pratiche prescritte, ma abbonda. Promuove l'armonia e la carità tra i compagni. Usa per sé le cose più povere. E' sempre pronto, disponibile e rispettosissimo con i superiori. Insomma è un'anima tutta del Signore".

Il 18 dicembre 1954 venne ordinato sacerdote da mons. Domenico Bernareggi, essendo la sede di Milano vacante per la morte del Card. Schuster. L'ordinazione ebbe luogo nella chiesa di San Bernardino ad Ossa, con 6 mesi di anticipo sugli altri compagni. E per questo si dovette chiedere la dispensa alla Santa Sede, che fu concessa.

Per lo sforzo e l'impegno negli studi, p. Naponelli si era preso un mezzo esaurimento. Venne, perciò, nominato economo della casa di Arco (1955). Era una scusa per consentirgli un periodo di relativo riposo. Infatti soffriva di insonnia con conseguente spossatezza durante il giorno e mal di testa. Nella vita non ha mai completamente ripreso le forze fisiche, tuttavia ha sempre lavorato con assiduità, impegno e responsabilità.

In luglio e agosto del 1956 fu a Riccione ad organizzare la mostra missionaria che ebbe un grande successo di pubblico. E' stato economo nella sede del noviziato di Gozzano dal settembre del 1956 al giugno del 1961, e anche in Casa Madre (1961-1963). La sua giornata, però, non era assolutamente esaurita dai conti, dalle spese per la comunità e dalle lettere in risposta ai benefattori. Appena poteva, era in qualche parrocchia per esercitare il ministero sacerdotale che "mi fa sentire a mio agio", scrisse.

Nella sua terra

Nel 1963 partì per la sua terra: l'Egitto dove rimase per 16 anni. Qui gli fu addossata una responsabilità forse più grande di quanto le sue spalle acconsentissero. Gli impegni economici dei Comboniani, risalenti ancora ai primi tempi della Congregazione, erano notevoli perché, a quel tempo, si dovevano amministrare degli stabili dati in affitto e di altre cose. Ecco le tappe della sua permanenza nella terra dei Faraoni: 1963-1965 al Cairo come economo; 1965-1970 a Zamalek, economo; 1970-1979 al Cairo come economo provinciale.

Prendendo per certa la sua preparazione commerciale, dato che in questo settore erano andati i suoi studi, fu sempre coinvolto nell'economia delle varie case dove fu mandato. Le questioni economiche, come è facile immaginare non sempre sono facili specialmente se si devono affrontare e risolvere in un contesto complicato come era quello del Cairo.

"Questa attività mi ripugna - scrisse al p. Generale - la accetto solo perché mi è imposta per obbedienza". L'incarico di economo lo costrinse a limitare la sua presenza al Circolo; anche la sua attività con i chierichetti, con i giovani e le sue conferenze al liceo italiano dovettero essere ridimensionate. E la salute ne risentiva sempre di più. "Desidero fare il prete, non l'affarista", scrisse.

Questa responsabilità, invece, gli fu tenuta sulle spalle fino quasi alla fine della vita. Ciò gli procurò difficoltà nei rapporti, sia con gli esterni, sia con i confratelli, sia con i professionisti. Ma l'amore a Cristo lo tenne saldo anche in queste tribolazioni.

Club e carità

La sua attività apostolica fu soprattutto concentrata nel Foyer Cordis Jesus, una specie di Club, centro di amicizia dove, soprattutto allora, quando c'erano parecchi cattolici in Cairo venuti da molte nazionalità, si radunavano tutte le sere e in modo speciale in certi periodi per un senso di comunità cristiana, di amicizia, di formazione e di servizio ai poveri.

L'attività presso il "Centro", che p. Naponelli conosceva anche prima della sua entrata tra i Comboniani, gli assorbì gran parte del suo tempo. Tutti gli anni, nei mesi di settembre, ottobre e novembre, abbandonava ogni attività economica per dedicarsi esclusivamente alla festa del sacro Cuore, che ormai era diventata un avvenimento cittadino. Festa che procurava una certa "pubblicità" per la Chiesa cattolica in quell'ambiente cosmopolita e multireligioso. Inoltre, aiutato dai membri del Club, o Centro, che egli animava, raccoglieva fondi per i poveri, una notevole massa che veniva assistita dalla missione.

"Era famoso p. Nelson nel battere le porte delle ambasciate del Cairo e dei benestanti per chiedere aiuti per i poveri quando veniva la festa della kermesse, una manifestazione in aiuto ai poveri", dice p. Picotti.

Se p. Nelson non era, come si suole dire, un predicatore, era un mago per i rapporti interpersonali con i benefattori e per mantenere le relazioni con le persone e con le famiglie. Questo suo metodo di fare evangelizzazione, naturalmente, non era condiviso da tutti i confratelli per cui, qualcuno, trovava da ridire. P. Salvatore Calvia, tuttavia, scrisse di lui: "E' un caro confratello che io terrei sulla mia testa, come dicono gli arabi".

Nelle sue lettere sentiamo che era tribolato da un continuo e fastidioso mal di testa che gli impediva di dormire. Insomma, il vecchio esaurimento del tempo dello scolasticato non lo ha mai abbandonato.

In Italia

Rientrò in Italia nel 1979 per rimettersi in salute e venne inviato nella comunità comboniana di Messina sempre come - manco a dirlo - economo. il lavoro che lo ha perseguitato fino alla fine dei suoi giorni... perché ci sapeva fare.

Messina lo vide apostolo infaticabile, specie per l'animazione. Con le sue capacità comunicative si trovò bene in quella terra dove la gente è tanto cordiale e sincera, con chi lo è altrettanto. Dilatò la cerchia degli amici dei Comboniani soprattutto attraverso il ministero della corrispondenza.

Con la sua bella grafia scrisse migliaia di lettere di ringraziamento ai benefattori i quali, attraverso quegli scritti pieni di saggezza e sempre con qualche buon consiglio inspirato alla fede, da benefattori occasionali diventavano amici delle Missioni. Si prestò nei limiti imposti dalla sua salute a dare una valida mano nell'animazione missionaria, dando ai giovani la testimonianza della sua parola, ma soprattutto del suo esempio.

Il ministero della sofferenza

Ad un certo punto la sua salute cominciò a peggiorare. Il cuore, che lo aveva fatto tribolare ancora negli anni d'Egitto, cominciò a perdere colpi. La circolazione divenne difficoltosa, le gambe si rifiutavano di reggerlo in piedi, le mani diventavano sempre più fredde e nere...

Nel 1995 fu portato a Verona, ospite del Centro Ammalati dove si tentò di tutto per curarlo. Tirò avanti due anni passati nella preghiera, nel sorriso che offriva a tutti coloro che andavano a fargli visita, nel perenne "grazie" che diceva anche a chi non gli faceva niente di speciale.

Gli infermieri ammiravano la sua gentilezza, il suo bel garbo, pur nella sofferenza e, ad un certo punto, nell'immobilità cui era costretto. Quando, di tanto in tanto, qualcuno gli portava qualche vasetto di olive sott'olio o qualche scatoletta di datteri che gli ricordavano la sua fanciullezza nella terra d'Egitto, s'illuminava e faceva un sorriso a tutta faccia.

Ricoverato all'ospedale di Verona dopo un'ennesima crisi circolatoria, sembrava si fosse ripreso per cui fu dimesso. Ma qualche giorno dopo andò in coma e morì. Così, nel segreto della fedeltà alla sua vocazione, a Gesù Cristo, ha terminato di cesellare la sua anima per renderla una perla preziosa che adorna il diadema della Madonna.

Un vincitore

P. Picotti, nell'omelia funebre, ha detto: "Domenica sera, 28 settembre, con 24 ore di ritardo sulla tabella di marcia, è stato chiuso il Capitolo generale della Congregazione. Il richiamo è stato: "ripartire dalla missione, mettere la missione al centro della vita del Comboniano".

P. Nelson, nella sua vita, ha realizzato proprio questo. Inoltre è stato testimone di un aspetto che la Congregazione sta vivendo: l'internazionalità. Questo aspetto della vita dei Comboniani è stato trattato anche nel Capitolo. Ed egli, nato da famiglia maltese, ma in Egitto, cresciuto con la cultura cosmopolita di quella città, soldato di Sua Maestà Britannica, comboniano in Inghilterra, all'inizio della formazione di personale non di lingua italiana, poi in Italia, quindi in Egitto, per passare nuovamente in Italia... ha espresso in Congregazione, fin da principio, la pluralità delle culture e le ha vissute in se stesso, le ha sofferte, unendo nello spirito della vocazione, l'unica donazione comboniana. Oggi si parla di cambi culturali, di accettazione reciproca di diverse culture nel nostro Istituto.. e ciò costituisce un problema vivo e attuale.

L'esempio, la vita e la fedeltà fino alla morte di p. Nelson, nonostante le difficoltà, ci ottengano per intercessione di Maria di cui era devoto e di san Giuseppe che tanto amava, del beato Daniele Comboni e per sua stessa intercessione, di poter continuare l'evangelizzazione al di là di ogni razza e di ogni cultura".

Ad un confratello che lo ha visitato nella sua ultima malattia, p. Naponelli ha detto: "Quando il Signore mi ha chiamato ad essere missionario, io ho fatto un grande affare, non so se l'abbia fatto anche Lui". Noi siamo certi che sì, p. Naponelli è stato un "buon affare" anche per il Signore, per la Congregazione, per le missioni d'Egitto.

Dopo il funerale in casa Madre, che ha visto un gran numero di confratelli, insieme al suo fratello Riccardo e ai nipoti presenti in Italia, la salma è stata tumulata nella tomba di famiglia dei Comboniani nel cimitero di Verona.      

P. Lorenzo Gaiga, mccj

Da Mccj Bulletin n. 198, gennaio 1998, pp. 81-88

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of Maltese origin. His grandfather had been a ship's captain when he moved to Egypt. Nelson's father Ulisse was born there, and became a chandler for the craft that plied the waters of the Nile. His wife, Giacinta Ciantar, also Maltese, spent her whole time looking after the family.

Travel Agent

Nelson studied with the Christian Brothers and the Salesians. His brother Riccardo recalls that even at an early age he used to talk about giving his life to the Lord as a priest. The needs of the family, however, forced him to look for a job when he completed school. Like his father, he found a good job that had to do with ships and travelling. He worked as in the Thomas Cook Travel Agency. Having to deal with people from many countries, he picked up several languages, besides the Maltese they spoke at home: English, French, Arabic of course, and Italian. But he also refined that savoir faire that was a mixture of affability and discretion, and marked him as a "gentleman".

Even while working, he maintained contact with the Salesian world. He enjoyed amateur acting, and would take part either on the stage or behind the scenes. Later he joined the Royal Air Force, where he worked in Intelligence.

As the others grew up and found jobs of their own, his thoughts turned seriously to his own future, and the idea he had laid aside, but only out of necessity.

Religious life

He asked the Salesians to enter their Institute. Although he was well known and respected, they considered him too old. So he applied to the Comboni Missionaries, whom he had heard of in Egypt. The first letter we have was written on 3 January 1948, and he mentions his long-held desire to enter the service of the Lord.

He adds that he had started an apostolate among youth in 1935, drawn by their lack of religious formation, and the plight of abandoned children. He had met Fr. Luigi Villa, and helped by his counsel, made contact with Fr. De Negri. He had reached the conviction, he wrote, that the Lord was calling him to the life of a priest and missionary.

He outlined his studies: seven years with the "Fréres des Ecoles Chrétiennes", followed by 3 with the Salesians. There had been no Latin in the curriculum but he felt motivated enough to overcome that obstacle. An even bigger one was his age. "It is a difficulty only you can overcome, father! Nevertheless, I would like to mention my experience of the world, my knowledge of languages and the fact that I am already acclimatized to Africa". With regard to his aged parents, he felt that they would be looked after adequately by his brothers and sisters, all of whom were generous and loving. Besides, he said in conclusion, there is always Providence, so there would be no reason not to follow his vocation.

The superiors had a slight doubt over the fact that he had been turned down by the Salesians, and asked the advice of the Superior General, Fr. Antonio Todesco. He replied: "It is a matter of seeing what God wants for Nelson Naponelli", and entrusted the matter to Fr. Bombieri. The latter was superior in Cairo, and on 28 April 1948 he wrote to Fr. Albertini, Novice Master in England: "... the V. Rev. Fr. General left it to me to decide whether to accept Nelson Naponelli, about whom you will have heard. Since the young man - not all that young - shows serious determination, I told him on the 24th of this month that he could present himself to the Novitiate at Sunningdale. I entrust him to you in the name of the Lord and under the protection of the Blessed Virgin. Mr. Naponelli has reached his decision through prayer and apostolate among young people. With divine grace he intends to become God's instrument for the salvation of many souls".

Among the testimonial letters there is one from the PP of St. Eugenia in Port Said, where he was confirmed, from the PP of Notre Dame of Heliopolis, and one from the Vicar Apostolic of the Nile Delta, who states: "... monsieur Nelson Naponelli, n'a encouru, durant son séjour à Héliopolis du mois d'Aout 1940 à Février 1944, ni censure, ni irrégularité, ni empechement canonique".

The family was overjoyed that he had been accepted. But then he found it almost impossible to obtain a passage to England! On 24 June 1948 he writes: "I am very sorry to inform you that my departure is delayed. In may there were no berths to be had; now the authorities are putting all kinds of obstacles in the way of those who want to travel. I hope to get an exit visa by the end of the month. May the Lord, through the intercession of St. Joseph and St. Thérèse, grant me the grace to reach my goal. This and other letters written in Italian, shows that he was quite conversant with the language, though the style is a bit stilted.

Riccardo says: "My brother was a cheerful and humorous person, with ready wit. He also had an artistic genius." Those who knew him when he was bursar at Gozzano in the fifties will confirm this: one of his Cribs won first prize in the diocese of Novara.

Uphill all the way

Nelson arrived at Sunningdale on 28 October 1848, with a full tank of willingness and love of the Lord. He needed it all. At the age of 36 he had to tackle Latin, Greek and Philosophy - all subjects that he found particularly difficult, both because he had not been in school for a long time, and his earlier education and experience had been based on more practical and commercial matters. He started the Novitiate in a new climate in all senses, having also to fit in with the mentality both of his fellow novices and of the Italian superiors and formators.

Fr. Albertini received him warmly and with a lot of understanding. In October, he was able to write to Fr. Bombieri: "I have to thank you for giving me the "Go!" on my road to heaven. Last Thursday, 7 October 1948, I was received officially. Seven novices made their First Vows and I, with four English candidates, received the habit. I cannot describe how content and joyful I am at being here. Everything is making my life a paradise: superiors, confreres, the spiritual and intellectual work. There is even one novice, a convert, who is an organist and teaches us Gregorian chant...

I hope you got the letters I wrote from Port Said and on the boat, to you and the Club. Are there any plays in the offing? Fr. Matordes is my Latin teacher, and I think I must be a great trial to him with my rusty memory!"

Fr. Albertini wrote about him with a certain enthusiasm: he was serious and regular in all his duties, and contributed to the well-being of all through his humour and helpfulness. After a year of Latin he was due to tackle Philosophy. "We are expecting three novices form Italy. This mixing in the years of formation is important, because there are already enough problems later on. Nelson is a man of solid faith, of prayer and of sacrifice; he had a great devotion to Our Lady, which is a good indication for his perseverance."

He made his First Profession on 9 November 1950. The others left for Venegono, but he stayed on in England, because he was not ready for Theology. He was able to rejoin his companions at the beginning of the following school year, and go on with them to the priesthood.

Missionary priest

On 2 May 1953 Nelson, who was in his third year of temporary profession, asked to be admitted to Perpetual Profession, and also to have his ordination to the Priesthood brought forward to the end of the third year of Theology, on the understanding that he would begin the final year immediately after ordination. His reasons: "My age and my physical weariness". Fr. Baj, the superior, supported the petition: "Full of good will and determination. Great charity and love of the Congregation. His regularity is edifying, as also is his piety: he goes far beyond the ordinary practices of piety. He is a generator of harmony and charity among his companions. He uses the meanest objects for himself. Always willing, always most respectful to his superiors. In a word, a soul that belongs completely to the Lord".

Having received a dispensation from the Holy See, he was ordained on 18 December 1954 by Bishop Domenico Bernareggi (the See of Milan was vacant following the death of Card. Schuster).

The years of spiritual and intellectual effort had left him exhausted, and he was sent to be bursar at Arco for a while (1955). He suffered from insomnia and headaches, which left him weak and tired during the day. He never really regained full physical strength, though the energy and sense of responsibility he brought to the work given him made it much less noticeable.

In July and August 1956 he organized a missionary exhibition in Riccione with great success. The following month he went to be bursar of the Novitiate at Gozzano, where he stayed until June 1961, continuing in the Mother House from 1961 to 1963. In the midst of all these financial activities and anxieties, he tried to be available for supply work in parishes and other ministries that made him feel more fulfilled as a priest.

In his homeland

In 1963 he was assigned to Egypt, where he worked for 16 years. Here he was give a responsibility that was possibly too burdensome for him. There were financial commitments that dated back to the early days of the Institute, including rents to be collected and other business. Anyway, Nelson was always bursar: 1963-65 in Cairo; 1965-70 at Zamalek; 1970-79 back in Cairo as Provincial Treasurer. Given his studies and his work background, it is not surprising that he was always given the post of bursar or treasurer. But in Cairo the financial affairs were particularly complicated. "I loathe this work," he wrote to Fr. General, "and I accept it only under obedience. His task meant that he could give less time to the Club, and even his work with the youth, the altar servers and his lessons in the Italian Liceo had to be curtailed. His health also felt the effects. "I always wanted to be a priest, not a businessman!" he lamented.

Club and charity

His apostolic activity was centred mainly round the Foyer Cordi Jesu, a kind of Club that brought together many Catholics in Cairo, of various nationalities. There they found a friendly atmosphere and some good Catholic input, giving them a sense of community and an opportunity to help the poor. Fr. Naponelli had known the Centre before he joined the Combonis, and it still took up a lot of his time. Every year he put aside his financial activities during September, October and November, to dedicate himself to the celebrations of the Sacred Heart, which had become an "event" in the city, and drew a lot of public attention. He also managed to collect funds and materials for the poor, with the collaboration of the members of the Club, which thus helped a large number of those in need.

"Fr. Nelson was famous for knocking on the doors of the Embassies and the rich in Cairo to ask for donations for the poor when the Kermesse - an event in favour of the poor - was approaching," says Fr. Picotti.

Fr. Nelson was a wizard in personal relationships with benefactors and for keeping contact with individuals and families. Some confreres did not see much in this kind of evangelization, but Fr. Salvatore Calvia gave him full support.

From his letters we find that Fr. Nelson had constant headaches that gave him little rest at night. It was probably rooted in the huge effort of catching up in his studies: but that did not make anything easier!

In Italy

In 1979 he returned to Italy to recuperate. He was sent to our house in Messina as - no prizes for guessing! - bursar. He should not have been so good at it, a cynic might say.

Here too he was tireless, especially in animation work. His affability and ability to communicate found a ready response from those cordial and open people. The circle of friends and supporters of the missionaries grew apace, and the "ministry of correspondence" played a big part.

In his fine handwriting he composed thousands of letters to thank benefactors, adding words of consolation, comfort and advice when called for. Often the effect would be that a "one-off" donation led to a steady link of affection with the missionaries, and support of their work. And Fr. Nelson also tried to foster vocations and the missionary spirit through his ministry and example.

Ministry of suffering

His health began to decline. Heart problems became difficulties with his circulation, with his legs losing their strength and his hands cold and blue. In 1995 he was admitted to the CAA of Verona, where every effort was made to cure him. He spent two years in recollection, with a smile for everyone who went to see him, and that "Thank you" that was his response for any tiny thing that was done for him. The nursing staff admired his gentle nature and his quiet reserve, even when he was in pain and when, towards the end, unable to move. If someone took him some olives in oil or a few dates, that reminded him of his childhood in Egypt, his whole face would light up.

After the umpteenth stay in hospital with his circulation problems, it seemed he was well enough to be sent back home. Just a few days later he relapsed into a coma and died. His life of faithfulness to his vocation and priestly apostolate had received its final polish, and he was called Home.

A winner

In the funeral oration, Fr. Picotti noted that Nelson had died on the day the General Chapter was due to end (it had been prolonged for an extra day). The theme had been "A Fresh Start from Mission", putting mission back firmly at the centre of Comboni life.

One aspect dealt with in the Chapter is that of "Internationality". Fr. Naponelli was a practical example of this: Born in a Maltese family, but in Egypt, he grew up in the cosmopolitan surroundings of Cairo. Then he joined the British Air Force, and went on to join the Comboni Missionaries in England, in the early days of the intake of non-Italians. He continued in Italy, and spent at least part of his priestly life back in the cosmopolitan surroundings of Egypt. He embodied the plurality of cultures in the Institute that is becoming an increasingly important characteristic of our life; and he has shown us how to live and to suffer it, in the spirit of the one Comboni vocation.

Fr. Naponelli had this to say to a confrere who visited him during his last illness: "When the Lord called me to be a missionary, I made a great bargain! I am not sure that He did, too." We can answer in a trustful affirmative: Fr. Nelson was a "bargain" for us, for the missions and, we pray, for the Lord.

Following the Funeral Mass in the Mother House, attended by a large number of confreres around his brother Riccardo and some younger relatives living in Italy, the coffin was buried in the Comboni tomb in Verona cemetery.