In Pace Christi

Gualandi Augusto

Gualandi Augusto
Date de naissance : 28/04/1909
Lieu de naissance : Castel S. Pietro BO/I
Premiers vœux : 01/11/1928
Vœux perpétuels : 07/10/1932
Date de l’ordination : 09/07/1933
Date du décès : 06/08/1982
Lieu du décès : Bologna/I

            Nei suoi «Colloqui» aveva scritto: «Dunque non mi chiami a vederti, Signore? Quanto lo desidero. Anche se le mie mani sono vuote, so che mi vuoi tanto bene e desidero gettarmi nelle tue braccia. Osculetur me osculo oris tui ... non vi è nulla di più soave e inebriante». Il Signore ha chiamato a sè P. Augusto d'improvviso, la sera del sei agosto presso l'ospedal Rizzoli di Bolonga, subito dopo un incidente della macchina su cui viaggiava in compagnia del fratello meccanico. Non riuscendo ad estrarlo dalla vettura e tentando d'impedire che perdesse i sensi, le Suore lo fanno parlare raccomandandogli la calma nonostante il sangue che gli scorre copioso sul viso. «Siete voi che non dovete preoccuparvi: io sto bene!» risponde con il suo fare arguto e la sua calma abituale.

            Aveva passato i suoi cinquant'anni di missionario praticamente in Africa. Il suo ritorno era già fissato per il 13 agosto. Si trovava in Italia dal 21 maggio per un periodo di vacanze ed era già passato al Centro missionario diocesano per salutare e per ringraziare dell'invio di «Insieme notizie » che gli permetteva di seguire la vita della Diocesi d'origine. «La Voce» dell'ufficio diocesano aveva registrato il suo passaggio con un trafiletto: «Una gradita visita», in cui si descrive la passione per il suo popolo del Karamoja, martoriato dalla fame e la sua gioia nel constatare il cammino di fede di quella tribù.           Nato a Castel S. Pietro il 28 aprile 1909, fatta la sua consacrazione per la missione nel 1928 e ordinato sacerdote nel luglio del 1933, parte subito per il Sud Sudan. A Okaru dà il via al Centro catechistico. Riesce ad impossessarsi presto della lingua Lotuho e a preparare la traduzione di alcuni volumetti per la formazione dei catechisti: i Vangeli, la Storia della Salvezza, agiografie. Per abilitarsi all'insegnamento, nel 1939 raggiunge l'Inghilterra dove frequenta il «Colonial Course». Scoppia la guerra e nel '41 lo troviamo in un campo di internamento dove si occupa di orologi e di pittura ma soprattutto di apprezzati corsi di formazione religiosa per i prigionieri.

            Nel 1945 può ritornare finalmente alla sua Africa. Si mette a fondare scuole elementari e medie un po' dappertutto. Vuole che la gente delle varie tribù lo capiscano, e con tenacia riesce a imparare non solo il Lotuho ma anche il Bari, il Madi, l'Acioli, il Bangala e l'arabo della gente. «Divenne si può dire - scrive Mons. Sisto Mazzoldi, suo vescovo - la colonna della scuola, come maestro, formatore ed educatore. A Juba, nel 1978, ho visitato il presidente del Sudan meridionale, ministri e altre personalità. Unanimemente si dissero grati al P. Gualandi, che li aveva educati». È nominato «Education Secretary» di tutta la provincia dietro presentazione del vescovo. «Fu molto abile - continua Mons. Sisto Mazzoldi - nelle relazioni con le autorità civili, scolastiche e politiche. Soave nei modi ma fermo soprattutto quando si trattava di difendere la verità della Chiesa e i diritti della scuola cattolica. Negli incontri scolastici, il suo consiglio era tenuto nel massimo conto. Visitava non solo le scuole dei centri urbani, ma anche quelle sparse nei boschi, approfittando dell'occasione per il ministero sacerdotale». P. Guidi aggiunge: «Ebbe massima cura per la formazione dei maestri cattolici al "Teacher Training Centre" di Palotaka.

            Dal 1950 al 1964 si incaricò anche della formazione delle ragazze della scuola media di Kator e delle "Sisters of the S. Heart". Per loro scrisse un volumetto sulla vita religiosa . Tra le sue ex-alunne ci sono non solo varie impiegate ma anche membri del parlamento, come Maria Nora». Mentre si dedica anima e corpo alla scuola in qualità di segretario dell'educazione, il vescovo Mazzoldi lo nomina suo vicario generale. Dal 1951 fino all'espulsione dei missionari (1964) si rivela «un missionario e religioso tutto di Dio, forte nella difesa del popolo e soprattutto dei confratelli. Da quando cominciano le espulsioni (1955) la parola d'ordine è di difendere con tutti i mezzi l'innocenza dei missionari. In qualità di avvocato difensore, P. Gualandi si mostra di una straordinaria sensibilità verso i confratelli che soffrono persecuzione» (Mons. S. Mazzoldi) .

            Espulso con gli altri nel 1964, ritorna in Italia ma sarà per poco. Nel 1966 è di ritorno in Africa, stavolta in Uganda. Gli si affida il compito di iniziare il seminario minore di Nadiket nella diocesi di Moroto, che darà il primo frutto col primo sacerdote Karimojong nel 1979. «Seguiva i seminaristi uno ad uno - scrive ancora P. Guidi - e si intratteneva a colloquio con loro ogni giorno. Per loro scrisse oltre duecento meditazioni e pubblicò il volumetto "Suggerimenti spirituali". Mentre attende per 11 anni alla formazione spirituale dei futuri sacerdoti africani, non si schiva di rendersi utile ai missionari: di volta in volta è meccanico, elettricista, cuoco, ortolano e addetto alla lavanderia.

            «Di intelligenza superiore, era modesto e schivo. Ho vissuto con lui - scrive P. Erminio Dal Zotto - quasi vent'anni e posso asserire che era perfetto religioso. Al mattino era il primo ad andare in chiesa dove passava un'ora di preghiera personale. Di grande criterio, dedicava molte ore allo studio per segnare il passo con i tempi. Con lui ci si sentiva sicuri nelle decisioni che si prendevano per il bene della chiesa, o della congregazione o delle scuole. Di poche parole, riusciva a nascondere tutto il tesoro di vita interiore che animava la sua poliedrica attività. Sapeva all'uopo assentarsi dal lavoro per riprendere energia. Diceva spesso: "Chi non sa riposare non sa lavorare" ».

            Negli ultimi anni si sentiva venir meno la vista, in conseguenza delle lunghe ore notturne passate a correggere compiti di alunni. Chiede di potersi dedicare alla pastorale di parrocchia. Gli affidiamo la parrocchia di Nabilatuk, dove, nonostante i quasi settant'anni, apprende la lingua Karimojong e con zelo giovanile visita le piccole comunità dell'interno. Evangelizza anche quando si prende cura dei mulini, dei motori dell'acqua e della luce, delle auto per le visite apostoliche. «Non diceva mai di no a nessuno. Tutto gli riusciva con facilità sorprendente» (P. Guidi).

            Quando la notizia della sua scomparsa giunse a Nabilatuk, ci fu un grande concorso di popolo alla chiesa. Molti hanno chiesto almeno una sua foto «per averlo sempre vicino». P. Del Zotto conclude: «Ho letto in qualche necrologio: "Con la sua scomparsa il mondo è rimasto più povero". Sono convinto che con la morte improvvisa del carissimo P. Augusto la congregazione e la chiesa tutta siano rimaste tremendamente più povere»                           (P. Ezio Sorio mccj)

Da Mccj Bulletin n. 138, luglio 1983, pp.64-66