In Pace Christi

Mariani Umberto

Mariani Umberto
Date de naissance : 27/03/1901
Lieu de naissance : Lissone MI/I
Premiers vœux : 01/11/1923
Vœux perpétuels : 11/02/1926
Date de l’ordination : 11/07/1926
Date du décès : 16/10/1979
Lieu du décès : Verona/I

Nato a Lissone, Milano, nel 1901, fece gli studi di ginnasio e liceo nel Collegio Rotondi di Gorla Minore e nei Seminari milanesi, entrando in noviziato a Venegono nel 1921 dopo il secondo corso liceale. Attirato con entusiasmo all'ideale missionario dalla parola calda di p. Beduschi, appena messo piede in noviziato sembrò trovarsi fuori posto. Non immaginava che il rodaggio alla vita di missione dovesse passare nel silenzio d'una casa dove tutto era regolato nei minimi dettagli. Per alcune settimane sembrava muto: non parlava con nessuno, neppure in ricreazione, tanto che i co-novizi non sapevano come prenderlo. Poi un giorno si aprì come a nuova vita e divenne un novizio esemplare, tanto che P. Bertenghi lo scelse come «bidello». Verso la fine del noviziato ebbe disturbi polmonari, ma superò il pericolo e poté continuare senza ulteriori remore la via alla professione e alla teologia; fu ordinato sacerdote il l° luglio 1926 e subito inviato nel Sudan. Fino al settembre 1928 fu addetto alla procura di Khartoum; poi fu destinato al Bahr el Ghazal, che dovette abbandonare dopo circa un anno per complicazioni polmonari. Rimase in cura per un certo tempo all'ospedale del Cairo e poi a Fai (Trento), finché rimessosi in forze, riprese le sue normali attività. Dal 1933 al 1937 fu superiore a Trento. Nel Capitolo Generale del 1937 fu nominato Assistente generale e per breve tempo anche economo generale. Restando superiore a Trento, fu incaricato dell'andamento scolastico delle nostre scuole apostoliche e le sorvegliò regolarmente con visite e con assistenza agli esami. Cooperò alla rivista Nigrizia e scrisse alcuni libri ispirati alla sua esperienza missionaria: “Mamma, Addio!”, “Nigrizia Cristiana”, “Pagine divertenti” e “I banditi dei Kòjali”. Stese anche la prima biografia di Suor Giuseppa M. Scandola col titolo: «Lucerna ardens». Alcune volte usava lo pseudonimo di «Padre Ombra». Dopo il Capitolo Generale del 1947 fu inviato come cappellano dell'ospedale italiano del Cairo; vi si impegnò con tutta la sua vivacità, assistendo i degenti, i confratelli e le suore. Nel 1953 fu richiamato a Trento come superiore. Nonostante fosse un uomo di ampie vedute, i nuovi metodi che si introducevano nella formazione dei seminaristi, non erano secondo il suo stile, per cui chiese con tutta umiltà di abbandonare quella responsabilità e di essere inviato nella missione di Esmeraldas che si stava aprendo nel 1955. P. Lino Campesan che fu prefetto a Trento con P. Mariani e poi suo compagno di missione per 18 anni, ha lasciato una bella e lunga memoria che merita di essere pubblicata per intero in un prossimo numero del «Bollettino». Qui ne stralciamo qualche brano per completare la biografia di P. Mariani. “In 18 anni come compagno di missione, conobbi profondamente lo spirito di pietà, di sacrificio, di zelo apostolico del P. Umberto Mariani, caratteristica dello spirito del Comboni. La puntualità e lo spirito del dovere che aveva inculcato negli altri era la sua vita stessa. Nonostante a volte fosse indisposto e stanco, era preciso nell'ora della levata, non sbagliava di un solo minuto il suono delle campane per chiamare i fedeli alla chiesa, qualunque fossero le condizioni del tempo. A San Lorenzo, a volte, alle 5 o 6 del mattino pioveva a dirotto, ma lui era puntuale; così pure per il rosario della sera. La preghiera, la S. Messa, la meditazione, l'esame di coscienza, la visita al SS.mo del pomeriggio, il rosario, il breviario erano le tappe fisse della sua giornata, nonostante la stanchezza, il calore, le piogge. Sgranava rosari a tutto andare per i vivi e soprattutto per i defunti verso i quali aveva particolare devozione... Aveva uno spirito di sacrificio incalcolabile. Era molto parco nei cibi. Si rassegnò persino a nutrirsi in certi periodi di sole banane. Aveva un debole per la carne di maiale di cui era ghiottissimo e che lui stesso si preparava in diverse forme; però a titolo di sacrificio se ne privava periodicamente. Ma sempre la ritenne una sua debolezza; in realtà il suo fisico ne aveva una vera necessità. La domenica dopo la Messa delle 9, andava con un trenino sconnesso a circa 50 km per dire la S. Messa in qualche villaggio. Ritornava verso le 2 o le 3 del pomeriggio, mangiava qualche cosa ed era pronto per il catechismo agli adulti, poi ai ragazzi, poi ai giovani, così fino a sera. Alla fine era esausto ma entusiasta della sua giornata. A questo spirito di sacrificio va aggiunto lo spirito di servizio verso gli altri, particolarmente gli ammalati. Una vecchia stava morendo, lo chiamarono. Egli andò, ma ritornò subito dicendomi: "Quella sta morendo di fame, non ha bisogno di estrema unzione, ma di pane". Si riempì le tasche di pane, biscotti, un arancio e ritornò dalla vecchia; ripeté l'operazione per alcuni giorni e la vecchia visse altri 5 anni. P. Mariani insistette per avere le suore; al loro arrivo era già pronto il dispensario che poi si trasformò in ospedale. Qui egli vide coronato il suo sogno per l'assistenza degli ammalati e andava a visitarli due volte al giorno. La radice di molte malattie era l'acqua inquinata. Attraverso l'amicizia del Dr. Conforti, funzionario italiano della FAO, ottenne una perforatrice che procurò acqua limpida a tutta la zona. Per rimuovere l'insalubrità e la promiscuità delle baracche di molte famiglie ottenne dal governo un appezzamento di terreno e una certa quantità di eternit. Pianificò personalmente una casa modello, ne controllò la costruzione finché la vide abitata da alcune famiglie. Costituì la prima cooperativa di "vivienda" ed ebbe la consolazione di vedere che molte famiglie si costruirono presto delle casette decenti. Il catechismo fu il suo assillo costante. Tre giorni prima di morire disse: "Non mollare: continua tutti i giorni a fare la Messa e il catechismo ai ragazzi; per questo ci siamo fatti missionari". Ebbe forti discussioni con i direttori delle scuole elementari perché talvolta organizzavano programmi che distoglievano i ragazzi nell'ora di catechismo. Era raggiante quando fu costruita la prima giostra e il cortile della missione si riempì di ragazzi; avrebbe voluto essere più giovane per saltare con loro! Si preoccupò molto anche per le ragazze di San Lorenzo. Non esitava ad apostrofare per la strada un uomo che mancasse di rispetto verso una ragazza o una donna. Dopo molte insistenze ottenne una comunità di suore a San Lorenzo e così poté vedere realizzato anche il suo sogno di una scuola di cucito. Quando alla Base navale di San Lorenzo fu inviato un giovane comandante che infastidiva notoriamente le giovani del paese e voleva punire il parroco (P. Campesan) perché aveva messo in guardia le ragazze, P. Mariani andò personalmente dal comandante e lo apostrofò duramente; poi si recò immediatamente a Quito e ottenne che fosse mandata una commissione d'inchiesta che rimosse immediatamente il comandante. Per la festa di San Luigi Gonzaga del 1957 fu invitato a Muisne. Pur conoscendo i disagi e i pericoli si mise in viaggio col battello. Giunto all'entrata del porto di Muisne il battello s'incagliò in un banco di sabbia. Nel frattempo si era alzata una tempesta e le violente ondate cominciarono a distruggere il battello. Con difficoltà i passeggeri furono tratti in salvo, ultimi il capitano e P. Mariani, che aveva ceduto il posto ad una madre con una bambina. La canoa che portò in salvo P. Mariani si scostò dal battello pochi minuti prima che questo colasse a picco. Quando si sentì il bisogno di aprire una casa a Quito, P. Mariani accettò l'incarico di procuratore e parroco di Iñaquito nonostante le difficoltà per la sua salute, data l'altezza della capitale (3.000 m sul mare). Appena fu possibile ritornò alla sua San Lorenzo sul mare. Nel 1975, a causa della salute malferma e di un’infezione renale, gli fu consigliato di ritornare definitivamente in Italia; pareva rassegnato. Ma appena si sentì in forze, dopo una cura ad Arco, chiese di tornare ad Esmeraldas offrendosi come aiutante di P. Campesan nella città dei ragazzi di Esmeraldas. Nel dicembre 1976 vi giunse tutto arzillo, dicendo a tutti che gli bastava rimanere ancora tre anni, dopo di che non gli importava morire né dove né quando. Il suo hobby preferito erano i fiori e le statue della Madonna; era orgoglioso quando qualche confratello gliene chiedeva per le cappelle. Aveva sempre avuto una certa inclinazione per i lavori di falegnameria. La sua giornata era pienissima di varie piccole attività: i fiori, le statue, il catechismo, il diario di Mons. Barbisotti, la falegnameria, i ragazzi, le sue pratiche di pietà, ecc. era un modello per tutti i giovani missionari indaffarati e disordinati. Negli ultimi quattro mesi cominciò a divorarlo un tumore allo stomaco. Non accusava dolori, però si lamentava di non digerire bene. Dava la colpa al poco movimento, al colesterolo, ai cibi, ecc. Al medico che, dopo la radiografia, gli propose il ritorno in Italia, disse: "Lei non dica niente al Vescovo, altrimenti quello mi spedisce; mi porti avanti fino a dicembre (1979), che ritorni P. Lino dalle vacanze, poi me ne vado da solo". Quando si rese conto che le medicine non producevano l'effetto desiderato, nonostante - diceva lui - le cure culinarie di Suor Federica, chiese il permesso di anticipare gli esami trimestrali ai ragazzi. All'ultimo esame non si reggeva e due alunni lo accompagnarono a casa. Accettò a mala pena l'addio commosso di maestri e alunni e specialmente quelle del Signor Francesco: era stato il suo primo e fedele chierichetto a San Lorenzo, lo aveva aiutato negli studi e incoraggiato nella carriera professionale; P. Mariani vedeva in questo giovane, ora sposato, con tre bambini e una bella casetta costruita col frutto del suo lavoro, la conclusione dei suoi 23 anni di missione in Esmeraldas. Sul letto di morte, disse a P. Campesan: "Non potrai dire che non ho f atto il mio dovere!". Pareva dovesse morire non ancora trentenne nel Bahr el Ghazal, si spense invece 78enne a Verona dopo un lungo servizio alla Congregazione e alla missione».

(a cura di P. Leonzio Bano, P. Lino Campesan, P. Vittorino Dellagiacoma)

Da Mccj Bulletin n. 127, marzo 1980, pp.69-72