L'omino
«Fr. Gerardo Cicenia si ammalò ai primi del mese di agosto. Dapprima si pensò ad una semplice malaria. Ma dopo tre giorni, vista la pressione molto bassa, fu portato all'ospedale di Matany. Qui si spense lentamente, in silenzio, come era sempre vissuto. Il dottore sospetta un cancro al fegato. Fu seppellito nel terreno della Congregazione degli Apostoli di Gesù con un funerale meraviglioso. Così l'omino è tornato a fianco del grande sicomoro alla cui ombra aveva tanto lavorato. I Verona Fathers lo hanno regalato alla nuova Congregazione perché dalla tomba continui a parlare ai giovani religiosi africani». Con queste righe P. Petri comunicava a P. Biancalana, il Provinciale dell'Uganda che si trovava a Roma per il Capitolo, la notizia della morte di Fr. Gerardo. Con l'appellativo omino non ricordava soltanto una sua caratteristica fisica ma anche il suo modo di essere: umile, silenzioso, nascosto. Sotto apparenze dimesse, Fr. Gerardo nascondeva un grande cuore innamorato di Dio. «Conterraneo di S. Gerardo Maiella e di S. Giustino de Jacobis, Fr. Cicenia aveva del primo l'amore di Dio e la semplicità, del secondo l'amore alle anime e la povertà» (P. Villani).
Da soldato a missionario
Sotto le armi durante l'ultima guerra mondiale, dopo il famoso 8 settembre, Gerardo si nascose presso una famiglia veronese. Le persone che lo accolsero si resero subito conto che non era un soldato qualunque. E gli parlarono dei Missionari Comboniani. Gerardo stava riflettendo da alcuni anni sulla scelta da fare per la sua vita futura. Era iscritto all'Azione Cattolica e cercava di vivere intensamente la sua vita cristiana. La lettura del libro «La follia della vocazione missionaria» lo aiutò a capire meglio le aspirazioni del suo cuore. Decise così di farsi comboniano. Ma... il Superiore a cui si presentò, vedendo un omino così dimesso e di poche parole, non credette opportuno accettarlo. Allora, prima di allontanarsi, Gerardo volle ripagare la «cortesia» del rigido Superiore. Con semplicità gli consegnò una statuina del Sacro Cuore da lui scolpita. Un piccolo gesto di carità che fece cambiare il parere sul suo conto. Quando entrò nel noviziato di Firenze aveva 31 anni. Si consacrò a Dio per il servizio missionario nel 1949. Per 7 anni lavorò a Troia e a Bologna. Nell'aprile del 1956 partì per il Bahr el Ghazal. Esercitò il suo lavoro di scultore per abbellire le chiese di alcune missioni. «Fr. Cicenia - scrive Mons. Mason - lavorò con me a Wau dal 1956 per alcuni anni per le rifiniture della Cattedrale: i due amboni e le balaustre sono vere opere d'arte. Ma dove diede sfoggio delle ricchezze del suo genio artistico fu la cappella del noviziato degli Apostoli di Gesù a Moroto da lui eseguita con tanta pazienza e finezza di particolari». Dopo l'espulsione dal Sudan trascorse alcuni anni nelle nostre comunità di Venegono e di Rebbio. Nel 1971 ripartì per l'Africa con destinazione Uganda.
Evangelizzatore degli evangelizzatori
Gerardo vive gli ultimi anni della sua vita a Moroto, nel servizio della nuova Congregazione degli Apostoli di Gesù. Non parla molto, ma riesce a trasmettere un messaggio. Non fa cose straordinarie, ma dà una testimonianza evangelica. La sua vita si potrebbe sintetizzare in un trinomio: silenzio-lavoro-preghiera. Silenzio. Le testimonianze dei confratelli sono concordi nel riconoscere a Fr. Gerardo questa virtù, che non ha niente a che fare con il «mutismo», manifesta la scelta concreta di una persona che preferisce parlare senza far rumore. Silenzio rispettoso, che permette l'ascolto della Parola del Padre e l'ascolto dei fratelli. Lavoro. «Era sempre occupatissimo», scrive un confratello. Fr. Gerardo ha lavorato molto e soprattutto ha lavorato bene, perché sapeva trasformare il lavoro in preghiera. Ha trasformato le pietre in piccoli lavori artistici. Ha saputo trarre dalla materia informe opere che rendono lode al Creatore. Preghiera. Fr. Gerardo è stato soprattutto un uomo di preghiera. Due confratelli (P. Marengoni e P. Gostoli), che in questi ultimi nove anni sono stati con lui, hanno scritto: «Si alzava prima delle 5 e pregava fino alle 7,30. Durante il giorno continuava il suo dialogo con il Signore, anche se con intensità e in modi diversi. Alla sera, dopo la cena e la ricreazione, si ritirava a meditare, a leggere e a pregare dalle 20,30 fino alle ore 23».
Donarsi a tutti
Nel 1977 Fr. Gerardo venne a Roma per il Corso di rinnovamento per Fratelli. Vi partecipò con impegno ed entusiasmo. Durante il Corso distribuii ai partecipanti un questionario con alcune domande sul Fratello Comboniano. Conservo ancora il foglio scritto da lui. È un po' difficile leggerlo, vorrei quasi dire decifrarlo, perché scritto a dimensione della sua statura in lettere minute e fitte. Mi permetto di trascrivere due sue risposte: «Attraverso la sua consacrazione il Fratello cerca di imitare Cristo, sacrificando se stesso per il bene degli altri. Si dona a tutti e non rivendica nulla per sé. Come il Battista, si fa piccolo perché Cristo regni». «Il Fratello Comboniano nel vivere gioiosamente la sua vocazione cerca di vivere lo spirito genuino del Comboni. Si prepara con impegno per il lavoro missionario che realizzerà nella disponibilità e nella fiducia in Cristo, l'Eterno Evangelizzatore». Questi pensieri lasciatici da Fr. Gerardo non sono frutto di studi e ricerche, ma vengono da una esperienza di vita religiosa vissuta intensamente in dialogo con il Signore. Alla domanda del questionario inviato ai Fratelli nella Pasqua del 1977: «Come presenteresti ai giovani d'oggi la vocazione del Fratello Missionario?», Fr. Gerardo rispose: «Dire con franchezza di diventare come Cristo che si è fatto nostro fratello a servizio dei poveri nell'amore del Padre».
Addio silenzioso
Quando cadde a terra per non riprendersi più Fr. Gerardo stava scolpendo la tomba di Fr. Federici. Portato all'ospedale, conservò un continuo sereno silenzio fino alla morte. «Alla notizia della sua scomparsa, scrive P. Marengoni, i miei novizi e professi, che avevano visto Fr. Cicenia lavorare e pregare, in silenzio, sempre sorridente, incapace di rispondere alle domande e ai loro scherzi innocenti se non con un sorriso, sollevarono gli occhi in alto. Poi dissero: «Padre, non riusciamo a pregare per lui. Lo preghiamo, invece, come un santo!». Fr. Gerardo è il primo ad essere sepolto nel terreno degli Apostoli di Gesù, questa giovane congregazione missionaria africana. Durante la sua vita testimoniò le Beatitudini; ora sarà un «seme» che produrrà tanti missionari africani. «È la nostra preghiera! È la nostra speranza!», conclude P. Marengoni. Rispondendo al questionario fatto durante il Corso per Fratelli, alla domanda sul significato della vocazione Fr. Gerardo cita il Salmo 112: «Beato l'uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti». Forse è questo il messaggio che il caro fratello ci ha voluto lasciare con la sua vita e con le sue poche parole. (Fr. Enrico Massignani)
Da Bollettino n. 126, novembre 1979, pp.75-77