In Pace Christi

Simoncelli Pietro

Simoncelli Pietro
Date de naissance : 17/06/1891
Lieu de naissance : Mozzecane VR/I
Premiers vœux : 01/11/1914
Vœux perpétuels : 19/03/1921
Date de l’ordination : 30/05/1915
Date du décès : 26/07/1964
Lieu du décès : Verona/I

            Il 5 settembre 1931 il Quinto Capitolo della Congregazione eleggeva Superiore Generale P. Pietro Simoncelli, che vi partecipava come Superiore delle Missioni d'Uganda.

            A quarant'anni egli succedeva al P. Paolo Meroni che aveva retto la Congregazione per dodici anni. Non fa quindi meraviglia se, oltre al vivo rincrescimento di non poter tornare nella sua Uganda, nei primi giorni si sentiva sbigottito per la responsabilità impostagli. Lo confortava però il pensiero di poter diventare utile a tutte le Missioni e a tutti i Confratelli; e chiedeva loro di scrivergli spesso e molto, senza timore di importunarlo.

            Gli spostamenti di personale eseguiti subito dopo il Capitolo rivelarono immediatamente il suo polso e la larghezza di vedute. A un confratello che se ne mostrava sorpreso si accontentò di far sapere che si trattava semplicemente dell'applicazione del sistema del « nessuno è necessario », per « prevedere e provvedere al pericoloso inconveniente di non poter muovere con un certo agio il personale perché qualcuno per necessità di cose non si potesse muovere di ufficio e di posto».

            Gravi problemi economici incombevano allora sulle Case d'Italia: gli Istituti missionari trovavano serie difficoltà per le Giornate Missionarie e per la stessa stampa. Sistemato tutto, P. Simoncelli si affrettò a visitare le Missioni, conoscendo l'importanza della visita. Date le precedenti circostanze, egli era il primo Superiore Generale che giungesse personalmente dappertutto.

            Compì la visita in due periodi, lasciando l'Italia in novembre e tornando in aprile. Nel 1932-33 visitò le residenze di Egitto, Khartoum, Bahr el Ghazal e Kodok (oggi Malakal). Nel 1933-34; dopo essersi fermato nuovamente a Khartoum per l'inaugurazione della Cattedrale (3 dicembre 1933), visitò il Bahr el Gebel e l'Uganda.

            In Africa si trovava a suo agio; tanto che una volta scriveva al P. Angelo Negri, Vicario Generale: « Ora devo pensare a lasciare, purtroppo, l'Africa. Lo faccio con mio grande rincrescimento. Ormai Lei si era già così bene abituato che non varrebbe la pena che io venissi in Italia ».

            Anche i Confratelli d'Africa furono contenti della sua visita. Egli lasciò loro parole di incoraggiamento e si credette in dovere di aggiungere un invito ad avere dei giusti riguardi per la salute. Ordinò miglioramento nel vitto, attenzioni nei viaggi e ritocchi a vecchie abitazioni che gli parevano fatte « a bella posta (bisogna proprio dir così) per mettere al forno i poveri missionari ».

            Intanto nel 1933 la S. Sede erigeva la Missione « sui iuris » di Kodok e l'affidava al P. Matteo Michelon, che però dovette lasciarla quasi subito per motivi di salute. Lo stesso anno P. Rodolfo Orler era nominato Vicario Apostolico del Bahr el Ghazal; e in Uganda si apriva la prima Stazione tra i Karimojong. Nel 1934 la Prefettura Apostolica del Nilo Equatoriale (corrispondente alle attuali diocesi di Gulu e Arua) era elevata a Vicariato Apostolico, ed era affidato al P . Angelo Negri.

            In Italia c'era da risolvere il problema della Procura Generale. Nel 1933 scadeva il contratto per la chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio in Piazza Trevi. P. Simoncelli quindi cercò di acquistare una casa che potesse servire di residenza per il Padre Generale e il Procuratore, e fosse in grado di accogliere un certo numero di Padri e Scolastici teologi. Da tempo infatti aveva intuito la necessità di Padri laureati, in vista delle Missioni. Fu così che giunse all'acquisto dell'attuale sede della Procura Generale a S. Pancrazio.

            P. Simoncelli si prese pure grande cura della salute dei Confratelli d'Italia, e in particolare degli Scolastici. dolorosamente colpito nel 1933 dalla morte dello Scol. Samuele Menato, dopo pochi mesi di professione. Li seguiva personalmente durante le vacanze, e per loro volle la casa di villeggiatura di Fai.

            Nel maggio del 1936 egli chiedeva alla S. Sede un nuovo campo di apostolato sull'altipiano etiopico, dove intendeva sistemare anche un posto conveniente di vacanze per i Confratelli del Sudan e dell'Uganda. La Missione fu subito concessa, e nell'ottobre i primi Missionari erano già sul posto come cappellani militari. Nel 1937 la S. Sede procedeva all'erezione della Prefettura Apostolica di Gondar, e l'affidava al P. Pietro Villa. Nelle persone dei PP. Orler, Negri e Villa il Superiore Generale perdeva tre dei quattro Assistenti nominati dal Capitolo del 1931.

            Prima della fine del suo sessennio P. Simoncelli volle rivedere tutte le Missoni. In una visita più affrettata e faticosa della prima egli raggiunse tutte le residenze, eccettuate quelle recenti di Gondar. Partì da Napoli il 7 dicembre del 1936, e il 19 aprile 1937 sbarcava a Brindisi di ritorno.

            Ai Capitolari del 1937 P . Simoncelli fece trovare la Casa Madre rinnovata e ingrandita secondo le esigenze imposte dallo sviluppo della Congregazione.

            Nato a Mozzecane (Verona) il 17 giugno 1891, P. Pietro Simoncelli entrava in Casa Madre il 21 settembre 1912, dopo aver compiuto gli studi nel seminario diocesano fino al secondo anno di teologia.

            Emise la professione il 1° novembre 1914, e nel giro di pochi mesi riceveva tutti gli Ordini sacri. Fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1915, cinque giorni dopo l'entrata dell'Italia in guerra. Appena finito l'anno scolastico fu destinato alla Missione dell'Uganda, che era stata aperta nel 1911.

            Giustamente egli considerò una grazia insigne quella di aver potuto raggiungere subito l'Uganda. Il 4 novembre era a Napoli insieme al P. Meroni, allora Superiore di tutto il territorio di Missione, e a Fr. Gabriele Battaglia, che dovevano partire per Alessandria e il Sudan. Prima di salpare, i tre missionari andarono a Pompei ad affidare alla Madonna il pericoloso viaggio. P. Meroni, nell'abbracciare P. Simoncelli che s'imbarcava il 6 novembre, gli fece l'augurio di non incontrare sottomarini austriaci. Il brutto incontro capitò invece proprio a lui e al Fratello, partiti il giorno dopo. Nel pomeriggio del 9 la loro nave fu silurata a quaranta miglia da Siracusa, e i due missionari, salvi per miracolo sopra una scialuppa stracarica di naufraghi e in balia delle onde per una notte, tornarono subito a Pompei a ringraziare la Madonna per lo scampato pericolo.

            P . Simoncelli raggiunse senza incidenti Mombasa. I Padri Bianchi lo accolsero fraternamente e l'aiutarono a proseguire per Gulu, via Entebbe-Kampala-Jinja. Il viaggio fu ottimo. Ad infiammare il giovane missionario non occorreva di meglio che la vista delle fiorenti cristianità sorte nella terra dei martiri d'Uganda. La realtà superava ogni sua immaginazione. A S. Maria di Rubaga non poté frenare le lacrime: da ogni parte sbucavano cristiani che salutavano e si inginocchiavano facendosi il segno della croce. Fin da · allora il Padre ringraziava il Signore di aver dato al Superiore Generale, P. Vianello, il bel pensiero di mandarlo in Uganda.    In due giorni e mezzo di bicicletta superò i 160 chilometri che separano Masindi da Gulu. Vi arrivò a buio, la sera del 23 dicembre, precedendo i portatori. Non sapeva né il posto della missione né la lingua. Per buona sorte sentì nel silenzio della sera un coro molto forte, e indirizzandosi là arrivò proprio davanti alla chiesa. Erano le sette; ed era terminata la benedizione. Lo accolsero a braccia aperte P. Vignato, P. Beduschi e Fr. Fanti.

            La prima consolazione l'ebbe l'indomani, con il battesimo di 45 catecumeni. Dopo Natale si mise a dare una mano nella costruzione della chiesa in mattoni. Il 2 febbraio 1916 rimontò in bicicletta per raggiungere Kitgum, dove i due Padri avevano bisogno di un aiuto. Qui egli cominciò ben presto a dedicarsi all'apostolato e a gustare le avventure dei primi safari.

            Dopo un anno preciso egli era di nuovo a Gulu. A Kitgum balenavano allora scudi e lance; a Gulu i soldati avevano portato fame e peste, e c'era Fr. Poloniato seriamente malato; e dall'Italia giungevano tristi notizie di guerra. Per i missionari la vita cominciò a migliorare solo alla fine del 1918, con l'arrivo delle Suore e il termine della guerra.

            Nel 1920 P. Simoncelli fu nominato Superiore di Arua, una Stazione di due anni di vita. Se ci fosse stata una casa in muratura, Arua gli sembrava la Stazione migliore. Purtroppo il freddo e l'umidità gli procurarono numerose febbrette. Vi erano ventidue catechisti, inviati da Gulu, e a Natale ci furono una sessantina di battesimi. La regione di Arua contava allora 140.000 abitanti, contro il totale di 128.000 dato da Gulu, Moyo e Angal. Il Commissario Distrettuale era un giovane quanto mai favorevole.

            Ma non erano tutte rose. “Essere sempre soli è la cosa più dura che ci possa essere”, commentava P. Simoncelli nell'alternarsi nei safari con P. Redaelli. Vi erano cinque lingue e parecchi dialetti. Nel 1921 i ragazzi si ammalavano nelle costruzioni divenute inabitabili; e i missionari li rinviarono per un po' di tempo. Per migliorare la situazione il Superiore decise di vendere il bestiame e anche la preziosa bicicletta, un caro regalo di suo padre.

            Urgeva cominciare a fabbricare in mattoni. E un po' alla volta si cominciò; poi vennero anche ad Arua le Pie Madri, e la situazione cambiò definitivamente. Nel 1924 Mons. Vignato primo Prefetto Apostolico del Nilo Equatoriale, fece l'ingresso ad Arua e decise la costruzione immediata di una grande casa per i missionari e poi di una chiesa ad onore del S. Cuore. Egli stesso tornò nel 1925 e benedire la casa e a porre la prima pietra della chiesa, che doveva essere inaugurata nel 1928. Ma fin da allora il S. Cuore cominciò i suoi pacifici trionfi tra i Logbara.

            Nel 1925 P. Simoncelli lasciava l'Uganda per partecipare al Capitolo Generale. Si trattenne in Italia per un periodo di riposo, e lo passò a Brescia, dedicandosi specialmente alla stampa della storia sacra in Logbara. Terminata la sua vacanza con un pellegrinaggio a Lourdes, dove la Madonna gli fece vedere cinque guarigioni miracolose, ripartì per l'Africa; ed era ad Arua nel gennaio del 1927. Qui fu raggiunto dalla nomina a Superiore Regionale, e perciò dovette trasferirsi a Gulu.

            Non mancò tuttavia di aiutare nel ministero. Così in un viaggio da Arua ad Angal visitò tutti i posti catechistici situati sulla via, fermandosi in ciascuno due o tre giorni. Dovunque c'erano da 400 a 500 cristiani e altrettanti catecumeni; quindi c'era da fare. Si interessò pure del territorio di Lira, e nel febbraio del 1930 fu lui stesso a cominciare la Stazione.

            Nella corrispondenza col Superiore Generale effondeva con semplicità i suoi sentimenti. « Noi siamo ben contenti che la cosa sia andata come desideravano i nostri Superiori, i quali sanno come stanno le cose meglio di noi, e conoscono i soggetti meglio di noi ». « Domanderemo al Signore che Le conceda sempre ottima salute per cui Lei possa, in un giorno non lontano, soddisfare i nostri voti di vederLa qui tra noi in visita ... E' questa la grazia che io vado insistentemente chiedendo al Signore per intercessione di S. Teresa del Bambin Gesù ». « Noi insisteremo nel domandare questa grazia, che la nostra Congregazione cresca e prosperi sempre più, e che Lei abbia la consolazione di vederne tutti i suoi membri camminare nello spirito delle nostre sante regole ».

            P . Simoncelli arrivò in Italia nell'agosto del 1931, alla vigilia di quel Capitolo che l'avrebbe nominato Superiore Generale; ma appena finito il suo mandato chiese di tornare in Uganda, previo un periodo in Inghilterra. E nell'agosto del 1938 era di nuovo nella sua Uganda, desideroso di restarvi fino alla morte, libero da responsabilità. Fu alla Scuola Tecnica di Gulu, ad Angal dal 1940 al 1946; a Nyapea dal 1946 al 1954 e ad Ombacì dal 1954 al 1957.

            Dopo vent'anni di assenza rivedeva l'Italia nel giugno del 1958 e vi si trattenne fino al Capitolo Generale del 1959. Il 2 ottobre di quell'anno era di nuovo in Uganda, e andò quasi subito a Maraca, dove rimase fino a quest'anno. A Maraca era andato per la prima volta nel 1921, in un safari da Arua; e perciò ripeteva volentieri alla gente che egli aveva imparato il logbara prima di loro. Fino all'ultimo si prestò per confessioni, battesimi e direzione di piccoli lavori di costruzione.

            Lo scorso febbraio era andato a Gulu per liberarsi da un'ernia molto noiosa; ma un collasso cardiaco sconsigliò l'intervento. Convinto di poterlo subire in Italia giunse a Roma alla fine di aprile. Fu ammesso nell'ospedale di Lendinara ai primi di giugno; e qui un nuovo collasso causò la paralisi destra, con perdita della parola. Fu riportato a Verona, in clinica: complicazioni polmonari ne accelerarono la fine. Morì in Casa Madre all'1.30 a .m. del 26 luglio, all'età di 73 anni. Ne aveva spesi quaranta in Uganda.

Da Bollettino n. 71, ottobre 1964, p.989-93

*****

 

P. PIETRO SIMONCELLI - un grande amore per i confratelli

P. Simoncelli è nato a Mozzecane, Verona, il 17 giugno 1891. Ha studiato nel seminario diocesano di Verona ed è entrato tra i Comboniani alla fine di seconda teologia (1912). Ordinato sacerdote nel 1915, è stato inviato in Uganda dove i missionari di Comboni erano arrivati nel 1910. Dopo aver percorso in bicicletta i 160 chilometri che separano Masindi da Gulu, è arrivato a destinazione che era già buio. Non conosceva né il posto della missione né la lingua. Per buona sorte ha sentito nel silenzio un coro molto forte e, indirizzandosi là, è arrivato proprio davanti alla chiesa. Era la sera del 23 dicembre 1915. Si è fatto subito notare per il suo zelo e per la carità nei confronti dei confratelli e della gente: “La solitudine - ha scritto – è la cosa più dura per il missionario”.

Ha imparato cinque lingue locali per poter comunicare con la gente. In un momento di carestia e di fame, ha venduto tutto il bestiame della missione e perfino la sua bicicletta, dono di suo padre, per comperare cibo per i ragazzi. Ha fatto stampare la Storia Sacra in Logbara “perché la gente va nutrita con la parola di Dio”. Scriveva spesso al superiore generale, e chiedeva come “grande atto di carità” una sua visita alle missioni “per confortare e sostenere i confratelli”. Infatti, l’amore per i confratelli è stata una caratteristica fondamentale di tutta la sua vita.

Superiore generale

Diventato superiore provinciale d’Uganda, ha dato un grande incremento alle missioni e ha obbligato i confratelli a trattarsi meglio quanto a cibo e ad abitazione: “Via certe abitazioni che sembrano fatte apposta per mettere al forno i missionari”, ha scritto.

Nel quinto Capitolo della congregazione è stato eletto Superiore generale della Congregazione. È rimasto in carica dal 1931 al 1937. Uomo dalle idee aperte come il suo predecessore (p. Meroni) ha contribuito all’apertura dei seminari di Lucca e Padova nel 1931, San Pancrazio a Roma nel 1934 e Riccione nel 1936.

Gravi problemi economici incombevano allora sulle case comboniane d’Italia: gli Istituti missionari trovavano serie difficoltà per le Giornate Missionarie e per la stessa stampa. P. Simoncelli ha incrementato il più possibile l’azione degli zelatori e delle zelatrici in modo che la stampa missionaria avesse un’adeguata diffusione. Con la diffusione della stampa sono arrivati anche i benefattori e gli aiuti.

Nei sei anni del suo mandato come Superiore generale, ha compiuto ben due visite alle missioni fermandosi alcuni giorni in ognuna per condividere la vita dei confratelli. Andava via lasciando sempre dei miglioramenti in funzione della salute dei missionari.

Aveva intuito la necessità di padri laureati in vista della missione, per questo ha acquistato la sede di San Pancrazio a Roma dalla quale i missionari potevano frequentare gli Atenei romani. Ha preso pure cura della salute degli studenti di teologia e liceo. Per essi ha fatto costruire la casa di villeggiatura di Fai della Paganella, Trento. Con i futuri missionari passava molto tempo parlando con molta familiarità. E intanto infondeva in loro lo spirito missionario di cui era pieno il suo cuore.

La missione etiopica

Durante un suo viaggio in Africa, p. Simoncelli si è reso conto che molti missionari del Sudan e dell’Uganda erano stanchi e malati. Allora ha deciso di costruire una casa di villeggiatura sull’altipiano etiopico per assicurare ai confratelli riposo e aria buona. Proprio in quel periodo (1935-36) l’esercito italiano tentava di sottomettere l’Etiopia. Il Governo aveva bisogno di alcuni cappellani che andassero al seguito delle truppe. La Santa Sede ha indicato i Comboniani come i più adatti a questa missione.

La presenza comboniana in Etiopia è stata all’origine di un meraviglioso fiorire di missioni, il cui centro è stata la Prefettura Apostolica di Gondar. Peccato che tutto sia stato troncato dalla guerra nel 1941. In Etiopia, proprio nel 1941, c’è stato il primo martire comboniano nella persona del ventisettenne p. Alfredo Delai, ucciso dagli ascari al soldo degli inglesi.

Alla fine del suo mandato come Superiore generale (1937) ha chiesto di tornare in Uganda come semplice missionario, desideroso di morire in quella terra. Dopo 27 anni di attività, una fastidiosa ernia lo ha obbligato a rientrare in Italia. È morto in Casa madre il 26 luglio 1964, a 73 anni, dopo averne spesi quaranta in Uganda. Ha lasciato in tutti un grato ricordo di uomo buono e sempre premuroso con i confratelli.

P. Lorenzo Gaiga