Ricordando Fr. Giovanni Bonafini: “Bravo e navigato missionario che voleva tutto perfetto”

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Martedì 9 gennaio 2024
Fratel Giovanni Bonafine è deceduto presso la nostra comunità di Castel d’Azzano il 5 gennaio 2024, dopo alcune settimane di progressivo deterioramento delle sue condizioni di salute. Aveva 88 anni. Era nato a Grezzana (Verona) il 14.1.1935. Dopo il noviziato a Gozzano (54/55) e a Sunningdale, UK (55/56), emise i primi voti il 9.9.56 (e quelli perpetui sei anni dopo, il 9.9.62). Dopo tre anni in Inghilterra (56-59), fu destinato in Uganda nel ’59. Lì trascorse il suo servizio missionario fino alla sua assegnazione in Italia per motivi di salute (2022).

L’8 gennaio, abbiamo celebrato il suo funerale nella nostra cappella di Castel d’Azzano, presenti dei familiari, amici e confratelli di diverse comunità, tra cui P. Fabio Baldan, superiore provinciale. La celebrazione è stata presieduta da P. John Baptist Opargiw, ugandese e attuale superiore provinciale del Sudafrica. P. Renzo Piazza, superiore della comunità, ha fatto l’omelia che rapportiamo qui di seguito. Diverse sono state le testimonianze di stima per questo confratello totalmente identificato con la missione in Uganda.

Funerale di Fr. Gianni Bonafini
8 gennaio 2024

Ci sono maniere diverse per parlare della morte di una persona. Per il medico di guardia conta il giorno e l’ora del decesso; per i parenti se ha sofferto; gli amici ricordano volentieri se sono stati riconosciuti negli ultimi istanti… Se usiamo altri parametri più spirituali, possiamo dire che fr. Gianni è morto quando la sua comunità era radunata per la celebrazione dell’Eucarestia e lo portava nel cuore e nella preghiera davanti a Dio.

Se adottiamo il linguaggio della liturgia, fr. Gianni è tornato alla casa del Padre nella festa dell’Epifania, mentre si pregava così: “Lo splendore della tua gloria illumini, o Signore, i nostri cuori, perché possiamo attraversare le tenebre di questo mondo e giungere alla patria della luce senza fine”.

Il momento della morte è certamente buio e tenebroso e viene preceduto dall’agonia, che è una lotta, una battaglia. Abbiamo bisogno che la Parola di Dio illumini anche questa estrema esperienza della nostra vita e le parole del profeta Isaia, ascoltate quel giorno, svolgono bene questo compito: “La tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli, ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”. Per te, Fr. Gianni, la morte è stata un andare incontro alla Luce vera, quella che illumina ogni uomo. Anche tu, come “il popolo che camminava nelle tenebre” hai visto una grande luce, la luce del Cristo risorto.

Possiamo aggiungere un altro dettaglio: fr. Gianni è deceduto al momento della Comunione quando i suoi fratelli stavamo cantando: “No, la morte non può farci paura: tu sei rimasto con noi. E chi vive di te vive per sempre”.

Fr. Giovanni si è spento serenamente, come una candelina, al termine di una vita lunga e laboriosa. Chi era con lui dice che non ha sofferto e non gli è stata somministrata la morfina. 

Due sere prima la comunità aveva vissuto un momento toccante. Alcuni confratelli, dopo cena, sono andati a visitarlo. Aveva gli occhi chiusi e sembrava dormisse. Quando un confratello ha intonato il Padre nostro, le sue labbra hanno mormorato la preghiera insieme con gli altri. Quando poi abbiamo cantato l’Ave Maria, anche lui si è unito al canto di tutti pur con un filo di voce. Ho pensato che questa preghiera fraterna e spontanea è stata un sacramento efficace della presenza del Signore Gesù vicino a Fr. Gianni, realizzato dalla comunità stessa, pur composta da gente anziana, malata e fragile. 

Nelle ultime ore della sua vita fr. Gianni ha avuto la fortuna di essere visitato e confortato dalla presenza di confratelli, parenti e amici che gli hanno manifestato tutto il loro attaccamento, stima e affetto: un vero viatico per il suo ultimo viaggio. 

Perché questo accento sulle ultime ore di vita di fr. Giovanni? Perché anche l’esperienza più difficile e dolorosa, come il distacco da questo mondo, può essere illuminata e vivificata dai segni della fede. Il primo segno che ci sostiene è appunto la parola del Signore; un secondo segno è la preghiera; un terzo segno è la comunità premurosa; un quarto segno è l’amore delle persone che ci hanno amato. Questi segni, se riflettiamo, sono i veri antidoti alla morte e sono i segni della risurrezione. Il Cristo risorto non ha lasciato senza parola i suoi amici. Non li ha lasciati senza pane. Oggi non lascia la sua comunità senza la sua presenza, i suoi fratelli senza luce o senza coraggio. In questi gesti pasquali, fatti di umano e di divino, risplende davvero la sua gloria. Che il suo nome sia benedetto.

Poco più di un anno fa fr. Gianni aveva accettato di rispondere alle domande di un confratello che lo interrogava sulla sua vita e sulla sua esperienza di fratello missionario. Questa intervista è già stata pubblicata su Facebook da P. Eliseo. Vorrei sottolineare alcuni punti che mi hanno colpito della sua testimonianza. 

In primo luogo il dramma del papà, morto in un incidente il giorno di Natale del 57 mentre svolgeva un servizio di carità: rifornire le suore di clausura di viveri e di legna. Morì schiacciato dal carretto trainato dal cavallo lasciando sette figli e la giovane moglie. 

Il secondo punto che mi ha colpito è la missionarietà diffusa nel suo paese, Lugo, dove vi era già una bella tradizione con dei bravi missionari come Padre Luigi Zanini (che il Covid ci ha portato via); fr. Arsenio Ferrari che ha appena compiuto 102 anni in Messico; le zelatrici missionarie che diffondevano Nigrizia, il Piccolo Missionario e la stampa missionaria. E’ scosso dalla lettura della vita di fr. Giosuè Dei Cas, morto lebbroso tra i lebbrosi, e decide di entrare tra i comboniani come candidato fratello. 

In terzo luogo l’importanza della testimonianza missionaria della comunità comboniana di Thiene. “Tre anni, vivendo e ascoltando le stupende esperienze africane dei missionari, sono stati sufficienti a darmi il colpo di grazia vocazionale. E da allora non ho più avuto né dubbi né tentennamenti sulla mia vocazione”.

Continua dicendo che per tre anni ha studiato la meccanica-auto “con quel grande, santo, amico e esigente istruttore che è stato fr. Giuseppe Biasin”. Ho letto queste parole con grande emozione visto che io devo la mia vocazione missionaria all’amicizia e alla gioiosa testimonianza di fr. Giuseppe Biasin.

Un altro punto è il suo sguardo buono e riconoscente nei confronti dei fratelli missionari che gli avevano aperto la strada della missione e la gioia di aver trovato a Ombaci “una comunità comboniana stupenda, con superiore Padre Luigi Ponzoni, santo, bravo e navigato missionario che voleva tutto perfetto”. Il suo rapporto con gli altri confratelli non era di rivalità, ma di grande collaborazione: “A Ombaci eravamo cinque fratelli (Cometti, Menini, Staton, Fochesato ed io). Andavamo d’amore e d’accordo e nessuno faceva niente senza l’avviso degli altri quattro”. Che bella testimonianza per noi e le nostre comunità dove è sempre laborioso mettere insieme persone diverse per un progetto comune. Loro andavano d’amore e d’accordo.

Un altra provvidenza che fr. Gianni ha sottolineato è il fatto di essere vissuto a fianco di persone eccezionali come “Padre Bernardo Sartori (già venerabile e sulla strada della beatificazione), che da Otumbari era venuto tra noi a causa della guerra. In chiesa ogni mattina lo avevo davanti a me e mi colpiva la sua forte e stupenda testimonianza di vita non solo nella preghiera”. Sappiamo che fr. Gianni ha avuto la grazia di essere il primo a soccorrere il Padre Bernardo, deceduto in chiesa il mattino di Pasqua, mentre era in preghiera davanti al tabernacolo.

Infine la sua ultima fatica: il ritorno in Italia dopo 61 anni di servizio ininterrotto alla missione in Uganda. “Sono tornato in Italia con una forte sofferenza perché il mio cuore resta e sarà sempre in Africa. Continuo a sognare l’Africa. Sono stato sempre al fianco degli africani e sento che potrei ancora continuare a insegnare loro ad essere cristiani onesti e fedeli”. E’ bello vedere che fr. Gianni non parla molto di ciò che ha fatto come costruttore o meccanico o economo della diocesi. Parla più volentieri delle scelte di vita cristiana dei suoi operai che, illuminati dalla sua parola e dal suo esempio, hanno formato tutti delle belle famiglie cristiane: “Tutto il gruppo dei muratori e anche l’autista si sposarono in chiesa…” Questa è la sua consolazione. “Ora ho 87 anni, ma dopo 61 anni il mio cuore resta in Africa. I miei operai e la mia gente di laggiù mi chiamano 4-5 volte alla settimana anche solo per sentire la mia voce. Ho anche chiesto al Padre Generale di permettermi di ritornare in Africa per gli ultimi anni… Mi ha detto: “Sì, sì, vedremo… ” Ma proprio questa mattina è giunta la sua lettera che mi dice: “Gianni, mi dispiace, ma sei destinato alla provincia italiana”. Non credevo fosse così difficile rimanere in Italia dopo tanti anni di missione”.

Qui terminano le sue parole. Ascoltiamo anche qualche altra testimonianza. 

Caro p. Renzo,
Scrivo a nome dei cristiani della diocesi cattolica di Nebbi per esprimere le nostre sincere condoglianze per la morte di fr. Gianni Bonafini.

Fr. Gianni prestò servizio a Nebbi sin dai primi tempi in cui fu eretta la diocesi di Nebbi. Qui costruì molte strutture della missione: scuole, centri sanitari e anche la Cattedrale. Ha ricoperto anche l’incarico di amministratore finanziario della diocesi.
Recentemente alcuni sacerdoti hanno voluto che chiedessi ai suoi superiori di assegnarlo nuovamente a Nebbi. Lo conosciamo, lo amiamo. Siamo strettamente uniti a voi. Che Dio lo ricompensi con il riposo eterno.

Mons. Raphael Wokorach, Vescovo di Nebbi

Le nostre condoglianze alla comunità di Castel d’Azzano che in questi giorni sta perdendo molto confratelli. Ho conosciuto Fr. Gianni ed era uno straordinario esempio di quel tipo di confratelli a cui l’Istituto deve molto.

Fr. Daniele Giusti, Segretario Generale

Ricordo con gioia le giornate trascorse in Uganda nella missione di Angal, con Fr. Gianni, insieme a p. Luigi Sala, p. Gennaro Campochiaro e lo zio p. Mario Zecca. Una mente eccellente per le costruzioni di chiese e alloggi per l’ospedale. Sentite condoglianze ai parenti e alla comunità comboniana.

Maurizio Niccolardi, nipote del P. Mario Zecca

Grazie a te, Fr. Gianni, per la tua vita donata come fratello ai fratelli dell’Africa. Il buon Dio ti conceda di vivere in compagnia dei buoni e santi confratelli che, assieme a te, hanno speso le loro energie a servizio del Vangelo e dei fratelli in terra d’Uganda.

[comboni2000]