Le donne africane protagoniste del futuro con “Fili di speranza”: 8 marzo

Immagine

Giovedì 7 marzo 2024
In occasione della Giornata internazionale della donna, Terra e Missione e la Fondazione Thouret aggiungono un nuovo tassello per la promozione e l’uguaglianza della donna africana grazie alla scuola di cucito avviata nel villaggio di Ngaoundaul, in Camerun. “Fili di speranza” è un un percorso di formazione professionale realizzato da Terra e Missione e dalla Fondazione Thouret. A Ngaoundaul il progetto ha preso il via quest’anno coinvolgendo 20 ragazze.

«Ngaoundaul è un villaggio nel nord del Camerun dove ancora le donne non hanno tanta autonomia e libertà di esprimersi. Anche all’interno della società non ricoprono ruoli decisionali o importanti», racconta suor Maria Luisa Caruso delle Suore di Santa Giovanna Antida Thouret. «A poco a poco, però, si sta avviando un discorso un po’ più aperto, lo vediamo anche nell’ospedale che abbiamo a Ngaoundaul dove ci sono tante infermiere donne. Questo vuol dire che si sta dando la possibilità di dare educazione e formazione alla donna, che così può raggiungere certi livelli di autonomia e ruoli importanti nella società. Il progetto “Fili di speranza” è un segno di speranza anche in questo senso».

“Fili di speranza” è un un percorso di formazione professionale realizzato da Terra e Missione e dalla Fondazione Thouret. A Ngaoundaul il progetto ha preso il via quest’anno coinvolgendo 20 ragazze che, partecipando al corso di cucito, potranno avere l’opportunità di lavorare.

Suor Maria Luisa, laureata in ingegneria civile strutturale con cinque anni di esperienza lavorativa in uno studio di progettazione, si trova oggi a coordinare la Fondazione Thouret, braccio operativo delle Suore di Santa Giovanna Antida Thouret, che da più di 10 anni promuove progetti di sviluppo presso le missioni in 32 Paesi nel mondo. «La cosa che mi ha sempre dato gioia è la possibilità di raggiungere ogni tipo di povertà. Infatti, nel nostro carisma siamo chiamate a portare il volto dell’amore del Padre ai più piccoli ma senza una categoria specifica», dice parlando della sua vocazione.

«Il desiderio della nostra fondatrice era di dare dignità a tutti, dare servizio a tutti indistintamente. Lei stessa aveva una particolare attenzione per le persone che erano trascurate e ai margini dalla società, in particolare i malati, i bambini. Questo è il taglio che diamo a tutte le nostre missioni e anche alla Fondazione Thouret, dove siamo chiamate ad aiutare e sostenere i progetti delle nostre missioni che si rivolgono soprattutto al servizio sanitario o a quello educativo. “Fili di Speranza” è inserito in questo ambito perché nasce dal desiderio di dare dignità e di promuovere tante giovani che altrimenti non avrebbero possibilità di studiare. In questo modo, al termine di questo percorso, potrebbero avere un loro lavoro e questo ha un significato importantissimo per loro perché vuol dire essere anche autonome, non dipendere necessariamente dalla famiglia o dal marito, vuol dire avere una dignità e autonomia anche nelle scelte e nelle decisioni per la loro vita. Vuol dire dare a loro un futuro nel quale loro possano essere le protagoniste».

In Italia il progetto, che si tiene a Ladispoli, in provincia di Roma, è già arrivato alla seconda edizione. Quest’anno le donne che partecipano ai due corsi, in Italia e in Camerun, disegneranno e tesseranno alcuni modelli per realizzare insieme una sfilata finale e, nel mese di agosto, si potranno incontrare di persona grazie alla possibilità di un viaggio missionario estivo a Ngaoundaul.

«Spero che si possa creare una fraternità, una fratellanza universale nelle piccole cose, che le giovani che partecipano al corso a Ladispoli possano sentirsi sulla stessa barca delle giovani che sono in Camerun – è l’auspicio di suor Maria Luisa -. A Ngaoundaul hanno accolto il progetto con grande gioia ed entusiasmo e penso che questo dia loro una grande speranza. Spero che “Fili di speranza”, che è il titolo dei due centri, sia davvero un tessere una fraternità e una speranza per ciascuna di loro e per tante di loro».

Un itinerario da disegnare con l’impegno e la preghiera, soprattutto in questo anno che papa Francesco ha voluto dedicare alla preghiera in preparazione al Giubileo 2025. «Credo che la preghiera sia la forza e il centro di quello che viviamo ed è quella spinta che ci permette di affrontare ogni giorno le vicende della vita con speranza – dice suor Caruso -. Credo che il mondo di oggi, che è nel buio della violenza e delle guerre, abbia bisogno di pace, che si può raggiungere sperando».
Anna Moccia