Il Superiore Generale, P. Teresino Serra, ricorda a tutti con una sua lettera questo importante anniversario.
Questa figura di servitore dei poveri continua ad avere per tutti un mesaggio di fede e di attenzione ai più deboli che attendono da Dio e dai loro fratelli pace e giustizia.
>> Vedi anche l'articolo di P. Zolli sulla spiritualità di Dom Franco.

17 Settembre 2007: 1° Anniversario della morte di Mons. Gianfranco Masserdotti


Messaggio del Superiore Generale dei Missionari Comboniani



Carissimi,
giunga a tutti voi il mio più cordiale saluto nella gioia missionaria che suscita in noi la presenza viva di Dom Franco.
“Un uomo semplice, con una serenità di fondo che finiva per contagiare chi gli stava vicino. Non guardava all’etichetta e non metteva nessuno in soggezione per il fatto di essere vescovo, chiunque si sentiva a proprio agio con lui”.
Con queste poche parole coloro che lo avevano conosciuto ci consegnarono il ritratto di Dom Franco, figlio del Comboni, all’indomani della sua scomparsa. Oggi siamo qui a farne memoria.

Un giorno di grazia missionaria comboniana
La celebrazione del 1° Anniversario della sua morte raduna in vari luoghi comunità ecclesiali di base, movimenti popolari cristiani, confratelli, parenti, amici e amiche legati alla sua figura. L'evento propone a queste comunità e a noi, figli ed eredi della missione di Dom Franco, la responsabilità ancora più grande di ricordare il suo sacrificio e di riflettere sull'importanza della sua profezia per l'America Latina, per le nostre Chiese e per il mondo attuale.
A distanza di un anno, Dom Franco ci parla ancora, come ha continuato a parlare in tutte le occasioni in cui varie persone, comunità, gruppi, si sono riuniti animati dal suo ricordo. La figura di un profeta e pastore diventa nelle mani di Dio stimolo e forza rigeneratrice.
Degno figlio del Comboni, come il chicco di frumento si è lasciato deporre nella terra e non rimane solo. Adesso è lì, pietra nascosta, lievito nella pasta, fonte di grazia.

Servitore dei poveri
Mi piace sottolineare di lui la dimensione di servo al banchetto dei poveri. Il servitore è colui che serve alla vita, che permette alla comunità di fare una festa gioiosa, che suscita gioia nei festanti. Dom Franco, servo buono e fedele, mise la sua vita a servizio della gente più abbandonata, perché potessero accedere e godere dei doni di Dio, della festa della vita e della terra.
Egli era solito dire: “Vale la pena vivere e seminare quelli che un giorno saranno alberi e frutti di pace”. Monsignor Gianfranco Masserdotti ci lascia il suo messaggio di dialogo e amore come “semi che germinano in un campo arido per un Brasile che senta davvero l'orgoglio di essere multietnico e multiculturale, che abbia cura dei più piccoli, affinché le culture oppresse siano finalmente riscattate e valorizzate”.

Un uomo che credeva in Dio
Anche se può apparire estremamente semplice o addirittura estraneo dire questo, Dom Franco fu “un uomo che ha creduto in Dio". Oggi queste parole assumono una forza ancora più grande. Ci aiuti a riflettere su quello che significa credere in Dio e sulle conseguenze di questa fede per un pastore come lui, in un mondo nel quale perfino le banconote usano il nome di Dio. Dom Franco ebbe il coraggio di credere in Dio, distruggendo le immagini di Dio difese dai governi e dalle Chiese del potere. Per lui questo fu anzitutto un cammino di conversione personale, di ricerca e approfondimento interiore. Per Dom Franco credere in Dio significò assumere radicalmente la causa di Dio, ossia quello che egli scopriva essere la volontà di Dio. La prima conseguenza per la nostra spiritualità è questa: credere in Dio è aderire alla sua causa. Realizzare la sua volontà è difendere la vita di tutte le persone, di tutti gli esseri viventi. Nella misura in cui vide la tragedia della repressione dei contadini, di come i poveri erano indifesi, percepì che l'unica forma di credere in Dio era quella di mettersi in questa lotta pacifica in difesa della vita. Dom Franco fu in primo luogo difensore della vita. Lavorò per giuste strutture che rendessero possibile la vita per tutti gli Indios, contadini, operai e abitanti delle favelas. Diceva che l'estrema povertà dei contadini toccava il cuore di Dio. E che la negazione dell'essere umano è la strada per la negazione di Dio.

L'attualità del messaggio
Il nostro tempo è adesso, come dice il salmo 95: "Se oggi senti la sua voce, non chiudere il cuore".
"Pace, giustizia e difesa del creato" : l'attualità della profezia di Dom Franco è ricevere la grazia per comprometterci e dare la nostra vita per la causa per la quale egli ha vissuto ed è morto, che è il seguire concretamente Gesù di Nazareth, testimone di Dio amore, fonte di vita per tutti.
Vorrei che il ricordo di lui susciti nei nostri cuori il desiderio di imitarlo e fare scelte coraggiose. L’amore più bello per lui lo mostreremo se entreremo anche noi nel solco del suo stile di vita e di bontà intelligente. I profeti non cercano applausi o nostalgie, ma seguaci, pronti a farne propria la voce e le scelte. Gli applausi scaldano le mani, mentre bisogna scaldare i cuori. E Dom Franco ha scaldato i cuori, testimoniando l'attualità di una fede che s'incarna fino al sacrificio di sé.
Che la Vergine Maria e san Daniele Comboni, per la mediazione del loro servo e nostro fratello Dom Franco, rafforzino in noi tutti l’audacia missionaria.
Invoco su voi tutti abbondanti benedizioni da Dio Padre.
Fraternamente,

P. Teresino Serra mccj
Superiore Generale


Roma, 14 Settembre 2007

17 Settembre 2007