Roma, mercoledì 13 giugno 2012
Esattamente sessant’anni fa i primi Comboniani arrivavano nella cittadina di Balsas, sud del Maranhão. Il 12 giugno 1952, alla vigilia della festa del patrono della città, Sant’Antonio, i primi missionari, figli di Daniele Comboni, erano accolti con fuochi d’artificio, acclamazioni e grida di entusiasmo. Quell’arrivo, quel giorno, fu una felice coincidenza, quasi a simboleggiare la consacrazione di un’alleanza sponsale con quella comunità ecclesiale e, in seguito, con tutta la Chiesa-popolo del Brasile.

Oggi, profondamente immersi nella cultura del provvisorio, del temporaneo e del transitorio, i comboniani insistono nel confermare la loro fedeltà e la loro disponibilità ad amare, a occuparsi e a prendersi cura di tanti uomini e donne che hanno visto in questi missionari uno strumento della compassione e dell’amore del Padre.

Nonostante le normali fragilità personali e istituzionali, queste “nozze di diamante” significano, per i comboniani, una rinnovata disponibilità a servire, come sempre, “i più abbandonati e dimenticati di questo mondo”. Non sono momenti, questi, di autoelogi o di autoesaltazione, ma di autentiche manifestazioni di ringraziamento che sgorgano dal profondo del cuore per quanti hanno servito come missionari in questa terra.

Ringraziamenti a tutti i comboniani vivi e attivi e a quelli “risorti” nel Padre che con sacrificio, abnegazione e spirito di adattamento hanno saputo convivere, animare e collaborare con comunità ecclesiali, famiglie e gruppi umani difendendo e promuovendo la pienezza del diritto e della vita.

Ringraziamenti a tanti uomini e donne di questa terra nordestina e brasiliana che ha accolto, protetto e amato più di trecento comboniani che sono passati qui nel corso di questi sessant’anni.

Persone così umane da essere state, per questi missionari, dei veri e propri genitori, fratelli e sorelle, sapendo comprendere e rilevare – senza giudicare né condannare – il loro modo di essere, non sempre in sintonia con il modo di fare e la cultura locale.

Ringraziamenti a tutte quelle famiglie che con autentico spirito di generosità e di solidarietà non solo hanno sostenuto le scelte e le opzioni dei comboniani, ma hanno dato i loro beni, il loro tempo e le loro preghiere per appoggiare e sostenere una missione che è stata molto più grande degli stessi “inviati”.

Ringraziamenti, infine, al Dio della vita, perché se qualche cosa i comboniani hanno seminato lungo questi sessant’anni, è stata la potenza dello Spirito a far germogliare, crescere e fruttificare fraternità, speranza rinnovata e volontà di trasformare.

P. Claudio Bombiere
e Consiglio Provinciale del Brasile Nordest