Mercoledì 19 dicembre 2018
“Auguro a tutti voi un Natale vero, traboccante di una voglia matta di lasciarsi mettere in discussione dal Bambino di Betlemme e di ricominciare dalla periferia decidendo di camminare con tutti coloro che sono impegnati ostinatamente nella costruzione di un mondo giusto, accogliente verso tutti e solidale. Dio dica bene di tutti noi!” (P. Saverio Paolillo, missionario comboniano)

Carissimi/e,
A Natale Dio esce dal Suo mondo e viene ad abitare la terra. Il Suo posto è tra noi. Dopo un lungo periodo di esilio imposto da un’ umanità arrogante che presume di bastare a se stessa, ritorna a mettere i piedi per terra per camminare con noi. Non arriva con l´arroganza dell´invasore. Bussa alla porta e chiede se c’è posto per Lui. Non marcia verso il centro dove si concentrano i palazzi del potere. Scende a piedi scalzi verso la periferia dove si ammucchiano quelli che sono scartati dal sistema dominante. Non veste abiti sontuosi e insegne regali. Si presenta nella sua nudità e si lascia avvolgere in umili fasce. Non si gonfia d’orgoglio e non sfoggia poteri straordinari. Si fa piccolo, fragile bambino, disarmato, nullatenente, spoglio perfino del necessario, carente di tenerezza. Non si circonda di robuste guardie del corpo. Si consegna alle cure di due giovani trepidanti di vita, presi alla sprovvista dalla Sua sconvolgente proposta mentre, impulsioni dall´amore, rincorrono i loro sogni. Non firma alleanze con i potenti. Si fa annunciare a poveri pastori. Non ambisce le posizioni più elevate per squadrarci dall´alto verso il basso. Si fa adagiare in una mangiatoia per guardarci con delicatezza dal basso verso l´alto. Viene senza molte pretese. Il “Dio tremendo” si fa tremante. Indifeso, fa’ il Suo atto di fede nell’umanità. Si affida alle nostre cure e desidera essere amato non per soddisfazione personale, ma perché il Suo amore infonde e crea il Bene nelle creature amate. Ama perché desidera ardentemente il nostro Bene.

A Natale il Principio diventa l´ultimo della fila. Il Creatore dell´Universo si fa creatura nel ventre di una donna. L´Invisibile nella sua divinità diventa visibile nella nostra umanità. L´Onnipotente indossa la fragilità della carne umana. La Luce che dissipa le tenebre si veste di un corpo e brilla nel volto sorridente di un bambino. Il Re dei re si fa servo.

A Natale divinità e umanità non corrono più su binari paralleli. Si incrociano come regali che si scambiano. La divinità smette di essere una prerogativa esclusiva dell´Altissimo e diventa un dono condiviso con tutti. L´umanità cessa di essere una maledetta condanna a confini ristretti, una camicia di forza che imprigiona in tragici limiti o una palla al piede che impedisce di prendere il volo verso le mete dell´alto, ma diventa il luogo sacro in cui la divinità fissa la sua dimora. Dio non è più lontano. È proprio qui, in mezzo a noi. Si è fatto nostro vicino di casa. Non c´è più bisogno di cercarlo affannosamente per spazi siderali. Ce l’abbiamo sempre accanto, con i piedi per terra che camminano sul nostro stesso suolo. Egli assume la nostra debolezza per innalzare la nosta umanità mortale a dignità perenne.

A Natale Dio non viene per vendicarsi dei nostri tradimenti. Non si presenta per giudicare e condannare, mas soltanto per amare. Prima ancora di ricevere i nostri doni, è Lui a darci in dono la possibilità di diventare ciò che Dio è. E Dio è Amore. In questo consiste la gioia del Natale. Senza questo amore, senza Dio, senza l´ardente desiderio di farsi dono, non c’è la gioia del Natale. Solo ci resta l´inferno sulla terra perché, come dice Paul Claudel, “l´inferno è dovunque non c´è Cristo”.

Dove non c´è Gesù c´è Erode con il suo esercito sempre crescente di brutali e disumani seguaci. È triste verificare come l´umanità preferisca ispirarsi nella sua crudeltà piuttosto che nella benevolenza di Dio. Il rumore degli stivali di guerra che marciano su varie regioni del mondo calpestando migliaia di vite umane; l´affanno in costruire muri e innalzare steccati per mantenere i poveri alla larga e custodire gelosamente i propri interessi; le ruspe che devastano la madre terra e la svuotano delle sue risorse soltanto per riempire le tasche di pochi privilegiati; la voracità insaziabile di un quinto dell´umanità che preferisce lo spreco piuttosto che la condivisione; i corpi di migliaia di bambini morti prematuramente per fame, guerra e malattie facilmente curabili; l´imposizione di sistemi economici che privilegiano i guadagni in detrimento del bene comune; i tagli alle spese pubbliche destinate a garantire i diritti basici ai più poveri sono indizi che dimostrano che, nonostante la sensibilità con cui montiamo il presepe e la commozione che sentiamo davanti alla grotta di Betlemme la notte di Natale, il castello di Erode sembra aver più influenza nelle nostre scelte quotidiane. È da lì che partono le regole del gioco che incitano a salire le scale dell´ambizione, ad aggrapparsi al potere a qualunque costo, a rendere culto all´avere e all´apparire e a diventare proseliti della cultura della morte.

La grotta di Betlemme, invece, parla di vita in discesa verso tutti, soprattutto, i più poveri; propone un´esistenza all´insegna del servizio gratuito; diffonde pace; sparge scintille di luce capaci di illuminare e riscaldare i cuori rinchiusi nella morsa del freddo del disamore; propone come parametro il punto di vista degli ultimi; suggerisce la lettura dei fatti con gli occhi disarmati dei bambini; offre il perdono anche a quelli che si considerano i peggiori; restituisce speranza a chi è disperato e regala la gioia.

Grazie a Dio, sono molti coloro che, obbedendo alla stella che punta verso la periferia, stanno facendo ripartire la loro vita dalla grotta di Betlemme. Sono coloro che, silenziosamente, ma con combattiva tenerezza, rompono con il sistema che mette tutti in fila, omologa secondi i suoi perversi criteri, neutralizza la compassione e impone l´indifferenza. Sono uomini e donne impegnati in prima linea nella costruzione di una nuova storia all´insegna della giustizia, tenerezza, solidarietà e pace. Sono queste le persone che gli angeli salutano nella notte di Natale “come uomini e donne amati da Dio”. “Il loro innamoramento mite che non si arrende – scrive padre Ermes Ronchi - è un’ inversione di rotta di questo vascello/arca in cui ci siamo tutti e che, se continua così, va diritto sugli scogli. O ci amiamo tutti come dice il Vangelo o ci distruggeremo tra di noi”.

RICOMINCIARE DALLA PERIFERIA DI MARCOS MOURA – BRASILE

Nel quartiere di Marcos Moura, alla periferia di Santa Rita, comune dello stato della Paraíba, nel nord-est brasiliano, c’è un presepe permanente. È il Progetto Legal. Qui l´atmosfera di Natale si respira tutti i giorni. Un gruppo di uomini e donne, a esempio di Giuseppe e Maria, accolgono bambini e adolescenti per i quali non c’è posto in questo mondo. Non è un lavoro assistenzialista, ma un laboratorio di esperienze nuove ispirate nei valori del Vangelo il cui unico obbiettivo è aiutare ragazzi e ragazze ad emanciparsi e a vivere da protagonisti. Il Progetto esiste da solo quattro anni, ma i risultati sono sorprendenti.

Il percorso pedagogico si snoda lungo sei assi interdipendenti: educazione etica con enfasi sui valori cristiani; consolidamento dei vincoli familiari; integrazione in rete con la comunità, soprattutto con la scuola; formazione continua dello staff; incentivo al protagonismo e esercizio del diritto alla cittadinanza.

Tutte le attività seguono una metodologia che si ispira nella pedagogia della presenza solidale; dialogo; accoglienza, inclusione e integrazione delle differenze; partecipazione attiva e costruzione collettiva; lettura critica della realtà e liberazione da ogni forma di oppressione e manipolazione in vista dell´esercizio pieno della libertà.

Ispirato nella Convenzione sui Diritti del Bambino, entrata in vigore il 2 settembre 1990, e nello Statuto dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti, legge brasiliana che dal 1990 sostituisce l´antico Codice dei Minorenni, il Progetto Legal orienta i suoi interventi secondo la dottrina della “protezione integrale” che riconosce i bambini come soggetti di diritti e assicura loro, con priorità assoluta, tutti i diritti umani.

Alla fine di quest´anno siamo in grado di regalarvi sorrisi. Ve li donano i 189 bambini e adolescenti coinvolti nelle attività. Durante il 2018 sono cresciuti in uno spazio traboccante di tenerezza. Insieme agli educatori e alle educatrici e in stretta collaborazione con le famiglie, hanno avuto la possibilità di percorrere itinerari alternativi a quelli imposti dalla malavita organizzata che controlla il territorio abbandonato dallo Stato..

Nel Progetto Legal hanno respirato un´energia trasformatrice. Arrivati per essere assistiti, stanno imparando a vivere da protagonisti. Costretti da sempre a convivere con le loro carenze, hanno intrapreso la felice scoperta delle loro qualità e potenzialità. Abituati a chiedere, iniziano a condividere le loro inestimabili ricchezze. Amati disinteressatamente, protetti con tenacia, ascoltati nei loro bisogni, rispettati con le loro differenze e riconosciuti come soggetti di diritti, stanno dando i primi passi verso il pieno esercizio della cittadinanza.

L´ambiente è abbastanza sereno. Le aggressioni reciproche sono diminuite notevolmente attraverso i círcoli restaurativi e la mediazione non violenta dei conflitti. Perfino la violenza domestica presenta un’ importante riduzione.

Durante l´anno, oltre a una salutare alimentazione, i bambini e gli adolescenti hanno potuto frequentare doposcuola di portoghese e matematica con ottimi professori. “Ora mi sento più pronto per parlare in pubblico e riesco ad esprimere le mie idee con chiarezza”, ha detto Sandro, giovane del progetto, in un momento di revisione delle attività. Gli ha fatto eco Larissa che, nonostante i suoi 15 anni, svolge un ruolo importante nella sua comunità ecclesiale di base aiutando nell´animazione della celebrazione della Parola: “Ora non ho paura di sbagliare. Leggo correttamente e ne comprendo il contenuto”.

Attraverso il teatro, la musica, la capoeira, la pittura, il biscuit, il circo, hip hop, lo sport e il laboratorio di artigianato con materiali riciclabili, i ragazzi e le ragazze hanno messo fuori tutta la loro creatività dando vita a creazioni veramente belle.

Tutte queste attività sembrano inutili da un punto di vista prettamente economico. Ma la vita non è fatta solo di economia, ma anche di estetica e, soprattutto di etica. Non solo di pane vive l´uomo, ma anche di bellezza, bontà, solidarietà, tenerezza, attenzione verso tutti e integrazione rispettosa con gli altri e la natura. In un mondo marcato dalla frenesia e dominato dall´ansia di vincere a qualunque costo, la sosta per contemplare la bellezza, incantarsi al suo cospetto e coltivarla ha un potere di cura straordinario. Sana gli occhi contaminati dall´ossessione di vedere soltanto il brutto che c´è in noi e attorno a noi e ci invita a scoprire e coltivare la bellezza interiore. Occhi allenati dalla bellezza intravedono orizzonti di speranza. “La bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza” (Benedetto XVI).

Grazie a un finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana, abbiamo potuto ampliare le nostre installazioni e acquistare un pulmino con il quale abbiamo realizzato varie gite per conoscere meglio le bellezze naturali e la ricchezza culturale della regione. “Non avevo mai visto il mare – racconta Rikelmy, un bambino di 11 anni -. Sono rimasto a bocca aperta. Eppure abito a pochi chilometri da questa immensa piscina. I miei genitori non mi ci hanno mai portato. Non sapevo che la mia regione fosse così bella”.

Con l´arrivo di un progetto del governo dello stato della Paraíba, è nata un´orchestra. I bambini e adolescenti ora stanno frequentando aula di violino, violoncello, chitarra, flauto e percussione. Negli ultimi mesi l´Orchestra Legal si è esibita varie volte nel principale teatro di João Pessoa capitale della Paraiba. Le famiglie sono andate a teatro per la prima volta. In un quartiere dove era facile incontrare adolescenti e giovani con armi in pugno, ora si vedono ragazzi e ragazze che vanno in giro con uno strumento musicale. Dove prima si udiva il mostruoso rumore dei colpi di pistola forieri di morte, ora riecheggiano note musicali che si articolano in sinfonie di allegria e vita. “Grazie per aver disarmato i nostri figli – ha detto una madre – e aver messo nelle loro mani libri, penne, pallone, strumenti musicali, ferramenta di lavoro, giocattoli... Avevo paura di perderli. Ora vedo che il presente sa più di vita che di sopravvivenza e già comincio a intravedere che c´è futuro per loro!”.

Tutto ciò è stato possibile grazie a tutti voi che ci sostenete con la vostra generosità. Nonostante la distanza, partecipate alla nostra allegria. Speriamo di contare con voi anche durante il 2019.

Auguro a noi e a tutti voi un Natale vero, traboccante di una voglia matta di lasciarsi mettere in discussione dal Bambino di Betlemme e di ricominciare dalla periferia decidendo di camminare con tutti coloro che sono impegnati ostinatamente nella costruzione di un mondo giusto, accogliente verso tutti e solidale.

Dio dica bene di tutti noi!
Santa Rita/PB, dicembre 2018
P. Saverio Paolillo, Missionario Comboniano