Venerdì 17 aprile 2020
Remando uniti rispondiamo a questo momento difficile per Castel Volturno, per l’Italia e per il mondo intero. Siamo davvero tutti sulla stessa barca come ci ha ricordato Papa Francesco: “Fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda...; così ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”. (Foto: Ansa)

APPELLO della Rete CASTEL VOLTURNO SOLIDALE
NELLA TEMPESTA NESSUNO SI SALVA DA SOLO!

L’emergenza sanitaria per la pandemia di Coronavirus rende ancor più dura la vita della popolazione italiana, africana e di altre nazionalità che nell’area di Castel Volturno già sopportava il peso di problemi irrisolti da tempo: non hanno una rete familiare, si sentono distanti dalle istituzioni territoriali, non hanno accesso alla residenza pur pagando un fitto. Sono impiegati nell’agricoltura, nella filiera bufalina, nell’edilizia e d’estate sulle spiagge, ristoranti e pizzerie.

Le condizioni di quanti hanno bisogno di sostegno sono aggravate dalla quarantena e dalla povertà in uno dei comuni più a rischio di tensioni del Sud d’Italia. Anche i bisogni della popolazione non iscritta all’anagrafe che sono migliaia devono essere soddisfatti.

Castel Volturno Solidale si appella a tutti per non lasciare indietro nessuno!

Questa popolazione va oltre una cittadinanza di 25 mila abitanti residenti. Vi sono migliaia di cittadini italiani e stranieri che sono domiciliati in un’area di 27 km di lunghezza, oggettivamente grande e complessa da amministrare. Tante difficoltà ed emergenze, però, sono rese ancora più drammatiche dalla cieca burocrazia e dalla precarietà dei permessi di soggiorno. Auspichiamo quindi che si pensi anche a forme urgenti di regolarizzazione dei soggiorni e del lavoro.

Abbiamo creato un fronte unico tra singoli volontari italiani, africani e associazioni, e il comitato comprende la Caritas di Capua e Caserta, il Centro Fernandes, le Parrocchie, i Missionari Comboniani, il Centro sociale ex canapificio di Caserta, il Movimento dei Migranti e dei Rifugiati. Rispondere a questi bisogni primari, vuol dire anche combattere contro le mafie e lo sfruttamento.

VI CHIEDIAMO DI DARCI UNA MANO E SOSTENERCI IN QUESTO MOMENTO DI EMERGENZA CHE NON È SOLO SANITARIA MA ANCHE SOCIALE. SE POTETE DONARE IN SOLIDARIETÀ CON NOI, OFFRIRE DONAZIONI E VIVERI! GRAZIE PER TUTTO CIO’ CHE POTRETE FARE!

CARITAS DI CAPUA
IBAN IT75C0898774840000000335908
CAUSALE: COVID-19 Castel Volturno

Remando uniti rispondiamo a questo momento difficile per Castel Volturno, per l’Italia e per il mondo intero. Siamo davvero tutti sulla stessa barca come ci ha ricordato Papa Francesco, “Fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda; così ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.

MIMMA D’AMICO – CENTRO SOCIALE EX CANAPIFICIO CASERTA
csaexcanapificio@libero.it; Tel: 333 4752396

ANTONIO CASALE – CENTRO IMMIGRATI FERNANDES CASTEL VOLTURNO
info@centrofernades.it; Tel. 339 2166107

P. DANIELE MOSCHETTI – MISSIONARI COMBONIANI CASTEL VOLTURNO
danielemoschetti15@gmail.com; Tel 345 8710005

L'ingresso del presidio sanitario di Emergency a Castel Vortuno (Foto: Alessandro Cinque), Nigrizia

Coronavirus Castel Volturno, p. Moschetti:
“immigrati a rischio fame”

Il racconto di un missionario comboniano da uno dei Comuni più a rischio del Sud d’Italia, dove vivono oltre 10mila stranieri di origine africana.

L’emergenza sanitaria per la pandemia di Coronavirus rende particolarmente difficile la vita nella comunità di immigrati di Castel Volturno, provincia di Caserta, dove le persone contagiate finora sono sei e una è deceduta. Le condizioni già precarie per gli oltre 10mila africani (su una popolazione totale di 26mila abitanti), sono aggravate dalla quarantena e dalla povertà. Ce lo racconta al telefono padre Daniele Moschetti, missionario comboniano che vive e opera in uno dei comuni più a rischio del Sud d’Italia. Da qualche giorno a Castel Volturno è sceso in strada anche l’esercito.

“Il sindaco qui ha sempre voluto l’esercito in strada – precisa padre Daniele – La polizia controlla tutti, ma se la gente non va a lavorare non ha soldi e quindi non mangia. Negli ultimi giorni la via Domitiana è ancora più deserta del solito”.

A Destra Volturno (frazione poverissima del Comune ndr.) dove la vita è dura anche in tempi normali, non è facile per nessuno comprendere l’emergenza del momento. “Si tratta anche di una questione culturale – spiega il missionario –: qui la maggior parte della gente vive in case diroccate e in abitazioni di fortuna”.

Gli abitanti di Destra Volturno vengono soprattutto dalla Nigeria, non parlano italiano, molti non hanno un lavoro nè un reddito e inoltre “non sono abituati a mantenere le distanze fisiche”, spiega padre Moschetti.

“Il Comune ha distribuito dei pacchi alimentari e alcuni commercianti di Castel Volturno hanno donato del cibo. Ma non è sufficiente, è poca roba. Bisogna creare un fronte unico: tra Comune, Caritas, parrocchie e volontariato laico e cattolico. Noi siamo disponibili a partecipare ad un gruppo di coordinamento”, spiega. “Gli avvisi alla cittadinanza non si possono dare in modo tradizionale – aggiunge – bisognerebbe trovare un’altra modalità per comunicare con la comunità africana, spiegando a voce le regole sanitarie da seguire”.

Il rischio è che si infettino uno con l’altro, rendendo ancora più invivibile il ‘ghetto’ dove ormai sono relegati da anni: “e non si tratta solo di popolazione africana, ci sono moltissimi abitanti di origine italiana che soffrono il disagio della povertà e della disoccupazione“.

Le strutture della Chiesa rimangono operative: oltre alla casa dei comboniani, dove per ora vivono in due, c’è il Centro Fernandes, gestito dalla Caritas, che però in questo momento ha sospeso le normali attività e ospita una quindicina di persone, tra cui una donna vittima di Tratta e il suo bambino. “Noi comboniani assistiamo alcune persone tossicodipendenti; c’è ad esempio una donna italiana che da tempo è tra le nostre preoccupazioni, e in questi giorni è in astinenza. Anche stanotte è venuta a bussare alla nostra porta, noi facciamo quello che possiamo…”, racconta padre Daniele.

Sulla via Domitiana, arteria principale lungo la quale si snoda anche il Comune di Castel Volturno, gli alberghi a ore si alternano ad ex hotel a quattro stelle, alle connection house (case d’appuntamenti) e agli store per immigrati che vendono riso, frutta e verdura. In questi giorni di emergenza la vita sembra sospesa.

“Noi comboniani siamo chiusi in casa, io esco solo per andare al Centro Fernandes dove sono rimasti una quindicina di immigrati e alcuni anziani ammalati. Lì ci sono ancora le suore filippine, dico messa nella cappella la domenica e la trasmetto via facebook”.
Di Ilaria De Bonis 25 Mar 2020
MISSIO

L’EMERGENZA A CASTEL VOLTURNO

Ci sono posti in cui l’emergenza sanitaria e sociale di questi tempi è ancora più emergenza. E’ il caso di Castel Volturno, un paese del casertano di 25mila abitanti regolarmente registrati e circa 19mila immigrati, dei quali solo 4mila regolari. Si stima un rapporto di uno a uno fra la popolazione autoctona e la popolazione straniera, presente da 20/30 anni. Nella terra dei fuochi, di cui Castel Volturno è parte, l’abusivismo selvaggio ha provocato un grave degrado sociale e ambientale. Ci sono discariche abusive a cielo aperto e molte delle case abbandonate dai ricchi cadono a pezzi e vengono occupate abusivamente o affittate in nero agli immigrati. Il disagio economico e il senso dell’abbandono accomuna tutti.

Il lavoro agricolo è svolto quasi esclusivamente dagli africani, l’etnia più numerosa, mentre gli indiani si occupano delle stalle e delle fattorie per la produzione di mozzarelle di bufala. Ora non lavora più nessuno. “Qui c’è la fame vera”, dice padre Daniele Moschetti, missionario comboniano in missione a Castel Volturno dopo quasi venti anni di Africa e uno negli Stati Uniti d’America, dove ha svolto un ministero di Giustizia, Pace e Riconciliazione presso l’Onu, un lavoro di advocacy, cioè di pressione politica, verso i grandi della terra. “Gli immigrati non possono più uscire dalle loro case per racimolare quello che occorre per sfamarsi. In più le abitazioni sono fatiscenti, in molte non c’è nemmeno l’acqua ed è impossibile rispettare le norme igieniche”. Per affrontare l’emergenza, il comune ha istituito un comitato organizzativo, di cui fanno parte anche i Comboniani, le parrocchie, la Caritas, Emergency, il centro sociale di Caserta e altre associazioni. Diverse realtà politiche, religiose e sociali animate dallo stesso obiettivo, garantire la sopravvivenza e la dignità delle persone più fragili. Ma il bisogno è enorme. E’ facile vedere gente in giro in cerca di cibo o di qualche soldo. “Stare chiusi in casa per gli africani è difficile, non appartiene alla loro cultura”, afferma padre Moschetti, la cui comunità, dedicata a Santa Bakhita, è impegnata nella tutela e promozione dei diritti degli immigrati e nell’accoglienza di persone in difficoltà. “Inoltre, gli stranieri non sanno cosa stia realmente succedendo perché molti non hanno la televisione e non sono informati sull’emergenza sanitaria. E c’è da tener conto del fatto che non tutti conoscono l’italiano”. In strada ci sono anche i senza dimora. E le prostitute. Come Anna (nome di fantasia) che si aggira per le vie del paese senza sapere cosa fare. Clienti non ce ne sono più e lei, 44 anni, ex hostess, plurilingue e un figlio di 9 anni, non sa come procurarsi cibo e droga. Il suo punto di riferimento sono i Comboniani e il Centro Fernandes, della diocesi di Capua, che, ogni giorno, offre pasti caldi a una 30ina di persone e ospitalità a 15 stranieri. Tutti gli altri servizi, dal doposcuola agli ambulatori, dalla consulenza legale all’avviamento al lavoro, dai corsi di lingua italiana a quelli sportivi e ricreativi sono sospesi. Per controllare gli spostamenti è intervenuto persino l’esercito. Da un paio di settimane una trentina di soldati, insieme a polizia e carabinieri, controlla la cittadina, che si sviluppa per 27 chilometri sulla via Domiziana, la strada costruita dai romani per il divertimento della nobiltà. Perché Castel Volturno un tempo era bellissima. Nella zona più interna, piena di ville romane, si trova un grande anfiteatro secondo solo al Colosseo, e fino a trent’anni fa era qui che la media/alta borghesia campana e romana faceva la sua villeggiatura. Adesso, gli hotel a 4 stelle si usano per gli incontri con le prostitute al costo di 20 euro e il luogo è zona franca per camorra e mafia nigeriana, che si sono spartite territorio e affari. La prima si occupa di sversamenti tossici, pizzo, investimenti illegali, mercato degli affitti e sfruttamento sul lavoro; la seconda, di droga e prostituzione. Ora anche la criminalità organizzata si trova in difficoltà, non avendo più mano d’opera. Ma non c’è da rallegrarsi. “Quella che stiamo vivendo è una situazione esplosiva perché la mafia, storicamente, fa leva sulla disperazione della gente per prosperare. L’abbiamo visto giorni fa a Palermo, con l’assalto ad un supermercato dietro cui c’era chiaramente lo zampino della malavita. Per questo agire unitariamente è fondamentale, qualsiasi sia l’appartenenza sociale, politica, di categoria o di gruppo. Come dice papa Francesco, siamo tutti sulla stessa barca. Tutti chiamati a remare insieme”. Così, il neo costituito Comitato Castel Volturno Solidale, che racchiude varie realtà, collabora con gli operatori comunali distribuendo pacchi viveri e facendo opera di sensibilizzazione e informazione casa per casa. Si sta cercando di coinvolgere anche i proprietari delle abitazioni in locazione per convincerli a congelare gli affitti e per scongiurare il taglio di acqua e elettricità. Al call center istituzionale, che riceve 3/400 telefonate al giorno, ci sono anche volontari e mediatori culturali che rispondono in lingua francese e inglese. Il diffondersi del virus è lo spettro comune. Fino ad ora ci sono stati sette contagiati e un morto ma si prevede una fase acuta intorno alla metà di aprile. Con un conseguente aumento delle persone in difficoltà. “Il governo ha stabilito un Fondo alimentare che prevede anche l’erogazione di buoni spesa ma riguarda solo i residenti. Qui 15mila persone sono irregolari. Dobbiamo provvedere con altre risorse”, dice padre Moschetti. Non si può abbassare la guardia. Ognuno è chiamato a fare la sua parte. “Mi auguro che il sistema di collaborazione che stiamo sperimentando ora continui anche nel futuro. Sarebbe una bella cosa. Guarderemmo insieme ad una Nuova Castel Volturno”.
Marina Piccone
OSSERVATORE ROMANO 8 Aprile 2020

Il Comitato Castel Volturno Solidale ha attivato un c/c bancario per eventuali offerte: Caritas di Capua - Iban: IT 75 C 0898774840000000335908 – Causale: Covid-19 Castel Volturno.