Sabato 10 aprile 2020
Qualche tempo fa sono stato al funerale di un mio amico anziano di nome Mario, in un paesino di montagna. La chiesa era piccola e c’era poca gente, a causa della pandemia. Mentre aspettavamo la messa, la mia mente si riempì di pensieri strani: di domande inaspettate e di risposte incerte. Il banco davanti a me era tutto graffiato come da un punteruolo: nomi, parole, frasi e segni graffiati sul legno del banco chissà da quanto tempo e chissà da chi. (...)
[Nella foto: Tombe di missionari comboniani nel cimitero della diocesi di Wau, in Sud Sudan]

Pasqua 2021
Oltre la vita, oltre la morte

Qualche tempo fa sono stato al funerale di un mio amico anziano di nome Mario, in un paesino di montagna. La chiesa era piccola e c’era poca gente, a causa della pandemia. Mentre aspettavamo la messa, la mia mente si riempì di pensieri strani: di domande inaspettate e di risposte incerte. Il banco davanti a me era tutto graffiato come da un punteruolo: nomi, parole, frasi e segni graffiati sul legno del banco chissà da quanto tempo e chissà da chi. Una frase in particolare attirò la mia attenzione, “Mario ama Lisa”. E così immaginai un ragazzo, che avrebbe potuto anche essere stato il mio amico Mario che ora si trovava nella bara deposta davanti all’altare …. un ragazzo che, annoiato da una predica che non gli interessava troppo, aveva scritto quella frase, per lui più importante di quanto gli stava dicendo il prete.

Che noia ascoltare certe prediche o spiegazioni di cose celesti, per un uditorio che magari non ha ancora finito di crescere nelle cose terrene. E così, il povero Mario, io me lo immaginavo, intento ad ingannare il tempo, scrivendo con un punteruolo quella realtà meravigliosa che gli riempiva il cuore: il suo amore per Lisa. Questo sì che gli sembrava una cosa importante, e magari molto più di quanto il prete gli stava spiegando. Poi, mentre io ero tutto distratto in questi pensieri, il prete uscì dalla sacrestia e incominciò la Messa. Preghiere bellissime. Pensieri celestiali, con San Paolo che assicurava che, se siamo uniti con Cristo, nella sua vita donata fino alla morte, per il bene degli altri, saremo uniti con Lui, anche nella sua resurrezione, nella sua Pasqua. La Messa continuò, senza troppe distrazioni. Poi, finalmente, dopo l’ultima preghiera del prete, alcune persone andarono all’ambone per dare l’ultimo saluto al mio amico Mario; ricordare le cose belle della sua vita. 

Per primo parlò un suo fratello. Erano sempre stati molto uniti in famiglia. Tante cose belle li avevano visti crescere insieme. E tanta solidarietà, anche nelle prove della vita, li aveva resi sempre più fratelli, tutti l’uno per l’altro. Ma non poté finire il suo pensiero. Un singulto di pianto gli rubò la parola e scese dall’ambone cogli occhi fissi per terra, senza guardare in volto nessuno – il distacco della morte può soffocare anche i sentimenti più sacri, e lasciarci senza parole.

Poi prese la parola una nipote di nonno Mario, una giovane signora di circa 30 anni. Prima di parlare già piangeva, e per questo si capiva poco o niente di quello che diceva. Ma c’era una parola che ricorreva spesso nel suo parlare piangendo, ed era la parola “vicino”. Parlò per cinque minuti abbondanti, e verso la fine del suo ricordo del nonno, la giovane signora si calmò un po’, e allora si poté finalmente capirne qualcosa: il nonno le era stato sempre vicino: quand’era piccola, la portava in braccio; quand’era ammalata, quasi s’ammalava anche lui; quando ebbe bisogno di aiuto, quasi si tolse il pane di bocca; e quando una tragedia frantumò la sua famiglia, il nonno ne soffrì, fino a morirne.

Era bello ascoltare queste testimonianze, così piene di una umanità profonda, che illuminava tutta la vita del mio amico Mario. Ma adesso lui era lì, freddo davanti all’altare, dove avevamo offerto il sacrificio di Cristo, affinché quello che lui era stato durante la sua vita, continuasse ad esserlo ancora, nella Pasqua di Cristo.  Ed io con questi pensieri, e guardando davanti a me quel banco graffiato, dove “Mario” aveva scritto il suo amore per Lisa, pensai … Come passano in fretta tante cose della nostra vita! E come tante altre invece restano a lungo, come quell’amore graffiato sul banco di una chiesa di montagna, o come il ricordo scolpito nel cuore da chi ci è stato vicino e ci ha voluto bene.

Immagino che Dio sorrida davvero e sempre, quando il nostro cuore si apre all’amore: sia quello piccolo e incerto, graffiato con un punteruolo su un banco d’una chiesa, o quello più vivo di nonno Mario, che dura una vita e che vive anche oltre la morte. E certamente Dio sorride forte, soprattutto quando il nostro cuore s’ammala d’amore, per il bene degli altri, come fece Lui, che dopo una vita tutta donata al nostro povero mondo, volle immedesimarsi con noi anche nella morte.

Ma il terzo giorno risorse dai morti e cambiò tutto; ci portò via con se, come dice San Paolo, primogenito della nuova creazione iniziata in quella prima Pasqua.

Lui il suo amore per noi non l’ha scritto sul banco di una chiesa, bensì su una croce che abbraccia il mondo. Un amore che ha sofferto tutte le nostre pene, ha squarciato tutte le nostre incertezze, ha illuminato la nostra storia e ha iniziato un mondo nuovo, dove anche noi, come quel messaggio graffiato sul banco di una chiesa, o come le lacrime della nipote che aveva avuto il nonno sempre vicino, vogliamo essere testimoni, sia delle cose belle che viviamo in questa vita, come pure della cose ancor più belle in cui speriamo, oltre questa vita.

Buona Pasqua!
P. Luciano Perina
[Combonianum]