Fratel Enrico Gonzales: “La scuola, luogo d’incontro e dialogo”

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Martedì 15 febbraio 2022
Lo scorso fine settimana (12-13 febbraio), si è svolta una sessione di formazione sul tema “La scuola, luogo d’incontro e dialogo” con gli insegnanti del Collegio Liceo Sant’Oscar Romero di Mongo, in Ciad. Mongo, capoluogo della regione saheliana di Guera, è una cittadina ai piedi dei monti del Guera, che ospita la sede del Vicario Apostolico e dell’amministrazione civile e militare della regione all’est del Ciad, sulla rotta sud-nord verso la Libia e il Sudan.

La regione è stata evangelizzata dai Gesuiti, ancora presenti in due parrocchie del Vicariato. Oggigiorno, vi sono presenti i Comboniani (nella parrocchia di Abéché), i Saveriani (nella parrocchia di Bitkine) e alcuni sacerdoti “fidei donum”. Il clero originario della regione è ridotto al Vicario Apostolico, due sacerdoti e due seminaristi maggiori.

Economicamente il Guera si basa sull’allevamento del bestiame (cammelli, capre, bovini) e un’agricoltura estensiva (miglio, sorgo) che è una fonte importante di guadagni così come per l’alimentazione. Essendo Mongo un crocevia importante, è luogo di scambi significativi non solo tra le altre province saheliane, in primis il Ouddai, ma per il paese in generale.

Dal punto di vista religioso, il Guera è pressoché tutto islamizzato, sia culturalmente (il modo di vestirsi, di salutare, le feste…) che religioso; la pratica della fede islamica non sembra avere quei toni violenti e fanatici riscontrabili altrove. Il Guera ha visto quasi dall’inizio dell’evangelizzazione del Ciad l’arrivo di missionari Gesuiti che nel corso degli anni hanno svolto e svolgono una preziosa opera evangelizzatrice e di promozione umana. I “cavalli di battaglia” sono l’educazione, la sanità, l’aver favorito uno sviluppo (dell’agricoltura, per esempio) attraverso il coinvolgimento delle comunità. Per esempio, le “Banche dei cereali” svolgono una importante funzione di sicurezza alimentare. L’educazione, inoltre, in un contesto storicamente diffidente verso l’educazione occidentale (triste eredità del colonialismo francese), ha visto, nel corso degli anni, il sorgere e svilupparsi di scuole (asili, primarie, collegi-licei) sia da parte della Chiesa che dello stato, con personale insegnante e amministrativo proveniente da altre zone del Ciad. Oggigiorno gli autoctoni contribuiscono attivamente a quest’opera di promozione umana.

È in questo contesto che si sono realizzati questi due giorni di formazione, in risposta a una richiesta degli stessi insegnanti del liceo di Mongo, che accoglie allievi di tutte le appartenenze religiose ed etniche, e che ha come obiettivo offrire una formazione umana integrale. La formazione ha focalizzato l’attenzione su tematiche (scuola, luogo, incontro, dialogo) molto sentite dai partecipanti, in quanto si avverte un deficit conoscitivo e di buone pratiche che spesso inficia, ritarda, quasi blocca, il desiderio di vivere insieme, in un ambiente – la scuola – soggetto a molteplici sollecitazioni non sempre positive; al contrario, essa diventa terreno di scontro tra famiglie degli studenti, insegnanti/amministrazione scolastica.

Il tema della coabitazione è uno di quelli che suscitano, a livello di paese, reazioni a volte di rigetto totale perché essa non è sentita nel quotidiano se non in chiave ideologica. Nel corso della formazione, alcuni dei partecipanti hanno ricordato i lati oscuri di questa parola, vero e proprio slogan della propaganda ufficiale. Per esempio, gli avvenimenti di due settimane fa ad Abéché e, più recentemente, l’uccisione di 12 persone, a seguito di scontri violenti tra agricoltori e pastori nel territorio della diocesi di Sarh, il cui Vescovo, in una lettera aperta rivolta alle persone colpite da questa tragedia e alle autorità politico-amministrative della regione, ha ricordato l’inerzia colpevole di queste ultime e ha sollecitato le vittime a chiedere giustizia, non vendetta, per uscire dal ciclo vizioso della violenza. Gli insegnanti sono consapevoli del ruolo sociale che hanno nei confronti dei loro allievi e delle famiglie di questi ultimi e che non hanno sufficienti strumenti culturali affinché una pedagogia più attenta alla persona possa essere praticata anche in un contesto complesso quale quello di Mongo.

Ci si è lasciati pieni di buone intenzioni e con l’idea che è necessario avere altre occasioni formative rivolte sia a loro che alle famiglie, esplorando la possibilità di coinvolgere i loro colleghi delle scuole dello stato.
Fr. Enrico Gonzales, mccj