Martedì 28 febbraio 2023
Ieri, primo giorno dell’incontro dei superiori provinciali e delegati comboniani – neoeletti o rieletti per il triennio 2023-2025 – presso la Casa Generalizia a Roma è stato dedicato alla riflessione e alla preghiera, guidata da P. Teresino Serra, ex superiore generale e attualmente a lavorare a Brescia. P. Teresino ha presentato due meditazioni. La prima, al mattino, partendo dall’icona della “barca in mezzo alla tempesta” (Marco 4,35-41) e la seconda, al pomeriggio, partendo dall’icona della “Pentecoste” (Atti 2,1-13).

P. Teresino Serra ha iniziato dicendo che la giornata deve essere anzitutto un tempo di ringraziamento per tutto quanto Dio ha realizzato nella persona e nella circoscrizione di ciascuno e in tutto l’Istituto. Per poi affrontare con fede e speranza, basati sulla Parola di Dio e ascoltando la voce dello Spirito Santo, la realtà del mondo in cui ci troviamo tutti noi, la Chiesa e l’Istituto. Non mancano infatti molti “venti contrari”, dall’esterno e dall’interno, che scuotono la nostra barca, ma ciò che il Signore ci chiede è di restare insieme nella stessa barca.

E ha fatto una parentesi per ricordare la tragedia del naufragio del barcone con i migranti, partito da Smirne, in Turchia, che si è spezzato a cento metri dalla riva, nella notte di domenica scorsa, sulla spiaggia di Steccato di Cutro (Crotone/Italia) per il forte vento che spazzava le coste della Calabria ed è costato la vita ad almeno una settantina di persone, tra cui tanti bambini.

La prima riflessione, “Come una barca in mezzo alla tempesta”, si è ispirata agli Atti Capitolari 2022 (n° 8): “Dentro il vento impetuoso del cambiamento la barca della Chiesa rema, sostenuta dallo Spirito, verso la conversione tracciata da Papa Francesco: l’ecologia integrale (LS), la fratellanza universale e l’amicizia sociale (FT), il dialogo interreligioso (Dichiarazione di Abu Dhabi) e il cammino sinodale…”.

La seconda, “La Pentecoste: lo Spirito li trasforma”, si è ispirata agli AC 2022, n° 15: “Inviati insieme dal Signore e ispirati dal carisma comboniano viviamo e lavoriamo come un vero ‘Ce­nacolo di Apostoli’. Siamo discepoli missionari uniti nella passione di Gesù e, animati dal fuoco dello Spirito, mettiamo al centro della nostra vita il sogno del Regno e lo annunciamo come comunità”.

Di seguito pubblichiamo una sintesi delle due meditazioni.

I Superiori di Circoscrizione nella sala capitolare dei Missionari Comboniani a Roma.

COME UNA BARCA IN MEZZO ALLA TEMPESTA
Mc 4,35-41

Ascoltiamo la storia della tempesta calmata. Durante la lettura, immaginiamo di stare sulla barca insieme a Gesù e ai discepoli... Ma in questo nostro tempo, il nostro tempo. Non esistono altri tempi. Non esistono neanche i sogni. Esiste la realtà!

Dividiamo il testo, per facilitarne la lettura, in quattro quadri:

1° Quadro: Marco 4,35-36. Il punto di partenza: “Passiamo all’altra riva”.

Era stato un giorno pesante, di molto lavoro. C'era talmente tanta gente che Gesù, per non essere schiacciato dalla folla, dovette salire su una barca per istruire con parabole (Mc 4,1). C'erano giorni in cui non c'era tempo nemmeno per mangiare (Mc 3,20). Dopo avere parlato, Gesù disse ai discepoli: "Passiamo all'altra riva!". Ed essi lo condussero con la barca. Gesù era talmente stanco che si addormentò. Un bel quadro, molto umano. Passiamo all’altra riva. Andiamo oltre. Altri ci aspettano.

2° Quadro: Marco 4,37-38. Il grido disperato: “Non ti importa che moriamo?”

Il lago di Galilea è vicino ad alte montagne. A volte, tra le fessure delle rocce, il vento soffia forte sul lago e provoca tempeste improvvise. È ciò che accadde. Un vento forte soffiò sul mare agitandolo. La barca si riempì d’acqua! I discepoli erano pescatori esperti: se pensavano che la barca potesse affondare, la situazione doveva essere davvero pericolosa! Ma Gesù continua a dormire. Questo sonno profondo è anche espressione della fiducia che Gesù ha in Dio. Il contrasto tra l'atteggiamento di Gesù e quello dei suoi discepoli è grande! Il loro grido di poca fede: Ci sei? Sei con noi?

3° Quadro Marco 4,39-40. La reazione di Gesù: “Non avete ancora fede?”

Gesù si sveglia non a causa delle onde ma per il grido disperato dei discepoli: "Maestro! Signore, non ti importa che stiamo affondando?". Gesù si alza e prima di tutto si rivolge al mare: "Taci, calmati!", e il mare si placa. Poi dice ai discepoli: "Perché temete, uomini di poca fede?".

L'episodio evoca il profeta Isaia che diceva alla folla: "Quando attraverserai queste acque io sarò con te!" (Is 43,2) e il Salmo che dice: "Nell'angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed egli li condusse al porto sospirato!" (Sl 107(106),28-30).

4° Quadro: Marco 4,41. Il non sapere dei discepoli: “Chi è quest'uomo?”

Gesù ripete la domanda: "Ancora non avete fede?". I discepoli non sanno cosa rispondere e si chiedono "Chi è costui a cui perfino il mare e il vento obbediscono?". Gesù appare loro come un estraneo! Malgrado il lungo tempo trascorso insieme, non sanno veramente chi è. Chi è quest'uomo? Una domanda che ci fa pensare. Non conoscevano il loro maestro. Dio è l’eterno sconosciuto, da incontrare ogni giorno e da conoscere ogni giorno. È una domanda che ci spinge, fino ad oggi, a continuare la lettura del vangelo. È il desiderio di conoscere sempre di più Gesù nella nostra vita.

In mezzo alle tempeste oggi

Non è un momento facile per la Chiesa, che si ritrova stanca, frantumata e divisa; in essa “troppi si combattono a vicenda”. E ci chiediamo, con molti altri cristiani, dove va la Chiesa? Come aiutare questa nostra Chiesa che abbiamo amato e vogliamo ancora amare? Papa Benedetto e Papa Bergoglio, a turno, hanno parlato con preoccupazione della barca della Chiesa, che, col vento contrario della storia, naviga da tempo in un mare agitato. Ma Dio si presenta al momento giusto.

Dobbiamo affrontare i venti contrari, la Chiesa non desta più venerazione come prima, si arriva persino a offenderla con azioni giudiziarie. È sotto gli occhi di tutti il fatto che si è scatenato un processo di persecuzione, di ridicolizzazione e delegittimazione della Chiesa cattolica in tutto l’occidente, e non solo.

Che ci chiede il Signore?Stare insieme nella stessa barca”

Questa è un’ora opportuna per la purificazione della Chiesa, bruciando la zizzania e guardando al grano abbondante e di qualità (Mt 13). È anche un’ora di umiliazione, ma solo dall’umiliazione si impara a lasciarsi nutrire da un’umiltà intelligente che difende la verità, costi quel che costi; è un’ora di correzione da parte di Dio, nella quale non dobbiamo dimenticare la parola di San Paolo: “È per la vostra correzione che voi soffrite!” (Eb 12,7).

La giornata di ritiro si è conclusa con la celebrazione dell’Eucaristia nella Cappella dei Missionari Comboniani a Roma.

PENTECOSTE: LO SPIRITO LI TRASFORMA
(Atti 2,1-13)

Ecco la scena: le porte del cenacolo sono chiuse. Gli apostoli vivono paurosi, confusi, passivi, inattivi (Gv 20,19). Lo Spirito fa esplodere il cenacolo. Lo Spirito infuoca i loro cuori, illumina le loro menti, dà nuovo vigore alla loro fede e conferma la loro vocazione di apostoli.

1. Incontro con il popolo

Dice Luca negli Atti degli Apostoli: “Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita, perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e dicevano: “... costoro che parlano non sono forse tutti dei Galilei? E com’è che li sentiamo parlare ciascuno la nostra lingua nativa?  Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi (razze che oggi si odiano), e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». Ecco l’elenco di popoli e di lingue. Il tutto fa parte dell’evento Pentecoste. Che lingua parlavano? La lingua dello Spirito e dell’amore… Tutti capiscono questa lingua.

2. Incontro con chi soffre (Atti 3)

Pietro e Giovanni incontrano un paralitico che chiede aiuto. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso di noi». «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!».

Il regalo più significativo: Fermarsi (cioè: tu vali, tu sei importante), dare tempo(= dare affetto, amore), stare con… alzati (risuscita) e cammina con noi.

3. Incontro con la persecuzione (Atti 4)

Pietro e Giovanni stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione.  Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi... Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?». Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato. Gesù la pietra che, scartata da voi costruttori, è diventata testata d'angolo. I due apostoli non hanno perso la libertà interiore e l’entusiasmo apostolico. La persecuzione li ha resi più forti. Che fa la comunità in questo momento di difficoltà?

Si rifugia nella preghiera di lode (Atti 4,24-31) e chiede la grazia della fedeltà alla missione di proclamare la parola di Dio.

B. Il nuovo dello Spirito nel Cenacolo comboniano

1. Rinnovamento contro passività

Ci sono due soli tipi di rinnovamento possibili: un rinnovamento secondo la legge e un rinnovamento secondo lo Spirito. Il cristianesimo –Paolo ce lo insegna – è un rinnovamento secondo lo Spirito (Tit 3,5), non secondo la legge. Ogni regola di vita deve essere battezzata con la fede e la fedeltà a Cristo.

2. Lo sguardo verso Cristo

Dobbiamo correggere la traiettoria del nostro sguardo di fede. Domanda: in che cosa consiste allora il carisma comboniano? Risposta: nel guardare a Cristo con gli occhi di Comboni! Il carisma comboniano non si coltiva guardando Comboni, ma guardando Cristo con gli occhi di Comboni. Cristo è tutto per Comboni. Anche lui, come Paolo, è stato “afferrato da Cristo” (Fil 3, 12) e portato in missione da Lui.

3. La preghiera come forza quotidiana

Comboni: La preghiera è pane quotidiano (S 1867) che ci alimenta. Senza la preghiera Comboni ci dice che è facile “essere persone precipitose nell'operare, senza testa e senza spirito” (S 4260). Si spreca tempo in sogni, perché si prega poco e poco bene (S. 6022).

4. Essere per i poveri ed essere poveri (AC 12; 14.2; e 14.3)

A proposito della povertà, il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento segna un salto di qualità. Esso può essere sintetizzato così: l’Antico Testamento ci presenta un Dio “per i poveri”, il Nuovo Testamento un Dio che si fa, lui stesso, “povero”. (2 Cor 8,9).

5. Obbedienza comboniana come sintonia e diaconia

A Dio: la più facile e la più tradita.

Alla vocazione e alla missione: vocazione con caratteristica comboniana, cioè disponibilità ad andare dove e quando ci viene chiesto.

Al Popolo di Dio: Il popolo ha diritto di vedere in noi persone di qualità, persone di Dio al servizio del Suo popolo.

All’Istituto: Animatore, collaboratore ed evangelizzatore con la comunità e i Superiori.