Chiesa in Amazzonia brasiliana, la marcia per ricordare l’uccisione di padre Ramin

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Venerdì 28 luglio 2023
In mille, domenica scorsa 23 luglio, hanno percorso le strade di Rondolândia, Mato Grosso, in memoria di padre Ezechiele Ramin, comboniano ucciso 38 anni fa, il 24 luglio 1985. Semente viva dell’Amazzonia, il titolo di questa “romaria” [nella foto] con a capo il vescovo di Ji-Paranà, il verbita Norbert Hans Christoph Foester alla quale il gruppo di case isolate di Rondolândia appartiene. [Avvenire]

La storia di padre Ezechiele è conosciuta: padovano di origine, da sempre impegnato nel sociale anche prima di diventare prete e missionario comboniano nel 1980. Nel 1984 arriva a Cacoal, cittadina nello Stato amazzonico brasiliano di Rondonia, nel mezzo di un conflitto senza precedenti tra latifondisti e piccoli proprietari di terre assieme alle popolazioni indigene surui.

Il missionario comboniano Padre Ramin
venne ucciso nel 1985
perché difendeva i piccoli proprietari
dall’arroganza violenta dei latifondisti. Che non lo perdonarono.

Il latifondo vuole le terre di questi ultimi che le abitano da sempre ma che spesso non hanno titoli giuridici a giustificarne il possesso. I grandi proprietari terrieri assoldano milizie private che con la violenza sbattono fuori chi si oppone ai loro diritti spesso comprati con il metodo del grillagem, ovvero inventati e invecchiati con gli escrementi dei grilli per farli apparire più veritieri.

In quel tempo ci sono poi i sicari che vanno a tariffa: tanto per un prete, per un vescovo, per un sindacalista. Gli indigeni non sono mai entrati nemmeno in questo prezzario. I morti si contano settimanalmente e tutti dalla parte dei piccoli agricoltori e degli indigeni.

I comboniani, come tutta la Chiesa, è dalla parte del Vangelo, che chiede di difendere prima di tutto i piccoli e gli indifesi. Padre Ezechiele non usa mezze misure nei rapporti con la gente, parla chiaro, nelle prediche prende posizione, soprattutto quando seppellisce giovani contadini padri di famiglia che lasciano vedove e figli piccoli.

È arrivato da pochi mesi ma già le sue prediche non passano inosservate, viene seguito, iniziano gli inviti prima, le minacce poi. Il 24 luglio parte dalla casa dove vive con i confratelli a Cacoal per raggiungere il territorio di Rondolândia, che dista 50 km ma è già stato del Mato Grosso. Ha da compiere una missione importante: alcune donne di Rondolândia, riparate con i figli a Cacoal, pregano padre Ezechiele di andare a convincere i mariti a lasciare le terre perché la pressione si era fatta pesante e non vogliono altra violenza, soprattutto rimanere senza mariti.

Padre Ezechiele, 33 anni, accetta di andare, Adilio de Souza, leader del sindacato dei lavoratori rurali, ma soprattutto suo amico, di poco più vecchio, sposato con 5 figli piccoli, non lo lascia andare da solo. Sa bene il pericolo che corre. Padre Ezechiele e Adilio vanno, padre Ezechiele riesce nella mediazione, convince i piccoli coltivatori a lasciare le terre e raggiungere le mogli a Cacoal.

Stanno rientrando quando su una curva sette sicari lo aspettano con una macchina messa di traverso. È un tiro a bersaglio contro la piccola jeep guidata dal missionario. Decine di colpi lo raggiungo, muore subito.

Adilio, ferito di striscio da una pallottola, riesce ad aprire la porta e dileguarsi nella foresta adiacente alla strada. Scalzo, cammina, corre per ore nel mato. Si fa sera, raggiunge una casa, grida, ma nessuno gli apri. Quando urla “mataram o padre Ezechiel” allora subito una donna gli apre, lo medica, e gli indica il sentiero più breve per Rondolândia. Passano 24 ore prima che il corpo di padre Ezechiele venga raggiunto dai confratelli e rimosso.

Oggi su quella curva c’è una cappella dove molta gente si ferma per una preghiera e da 8 anni è il punto di arrivo della marcia che ogni anno, la domenica più vicina al 24 luglio, ne ricorda la memoria. E non solo, perché Ezechiele Ramin, assieme agli altri martiri dell’Amazzonia più che il sogno, rappresentano la possibilità concreta di una Amazzonia liberata dagli sfruttamenti, e una Chiesa che sta dalla parte degli oppressi.

Neanche dom Foester usa mezze misure nella messa che chiude la marcia: «L’economia generata dall’agrobusiness, dalle grandi proprietà, genera ricchezza per pochi, povertà per molti, malattie e inquinamento per tutti. È un’economia che non è sostenibile, da cambiare perché, come dice papa Francesco, non genera vita per il futuro».

La diocesi di Ji Paranà promuove l’istituto Ezechiele Ramin, che produce sementi biologiche e che forma i piccoli contadini a una agricoltura libera dagli agrotossici. È una Chiesa che, come Ezechele, ha scelto da che parte stare. E come per Ezechiele con Adilo, sembra troppo sola nella jeep in mezzo alla terra rossa del Mato Grosso.
[Paolo Annechini, Rondolândia (Brasile) – Avvenire]