Giovedì 7 marzo 2024
La paura e la disperazione hanno la faccia dei bambini nella città di Namapa, ai confini tra le province mozambicane di Nampula e Cabo Delgado. È dallo scorso 20 febbraio che, a causa della recrudescenza degli attacchi terroristici nella regione, migliaia di persone della zona sud di Cabo Delgado hanno abbandonato le loro case e cominciato a camminare in cerca di un luogo sicuro.

Per la vicinanza, le città di Chiúre (a sud di Cabo Delgado) e Namapa (a nord di Nampula) sono state quelle che hanno accolto il maggior numero di sfollati. In un comunicato della Caritas Diocesana di Nacala, si legge che “in meno di 4 giorni, Namapa ha raggiunto il numero di circa 33mila sfollati. Di questi, più di 20mila hanno meno di 14 anni. Molti di loro sono denutriti, esausti e malati”.

Le Suore Carmelitane e i padri Benjamin Avoga e Gino Pastore, entrambi Missionari Comboniani, hanno dato un volto e un nome ai numeri e hanno deciso di agire. Da quel momento, tramite il Centro di nutrizione, sostengono quotidianamente più di cento madri e figli.

La Caritas Diocesana di Nacala e gli Istituti religiosi, che lavorano in questa zona del Paese, hanno fatto appello alla solidarietà di tutte le parrocchie e Istituti e chiesto che il denaro della rinuncia quaresimale venga destinato a questa causa, per poter raddoppiare l’appoggio agli sfollati, soprattutto ai bambini.

Stando alle notizie di questi ultimi giorni, diffuse dai media locali, vari gruppi armati, che imperversano a Cabo Delgado dal 2017, hanno attaccato e occupato diverse località del distretto di Quissanga, che dista circa 100 chilometri dalla città di Pemba, capitale della provincia di Cabo Delgado, e l’isola di Quirimba, la più grande dell’arcipelago delle Quirimbas, davanti alla costa mozambicana, nell’oceano Indiano.

Nel frattempo, le tre province settentrionali del Mozambico – Nampula, Niassa e Cabo Delgado – sono colpite da un’altra piaga: un’epidemia di congiuntivite emorragica virale, molto contagiosa.

Sfollati di Cabo Delgado a Namapa, provincia di Nampula.

Nuova ondata di attacchi terroristici nel nord del Mozambico

Il nord del Mozambico ancora sotto attacco: nei giorni scorsi, riferisce l’agenzia Fides, nella provincia di Pemba, la città di Quissanga è stata invasa e occupata dai terroristi del gruppo Ahl al-Sunnah wa al-Jamma’ah, affiliati al sedicente stato islamico (Is). «Sono state bruciate chiese e abitazioni della popolazione», racconta ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) un missionario locale.

L’assalto ha fatto seguito a quello del 12 febbraio contro la cittadina di Mazeze, nel distretto di Chiúre, dove i terroristi hanno distrutto importanti infrastrutture, tra cui l’ospedale, il mercato e la missione cattolica di Nostra Signora d’Africa. «Sono state bruciate chiese e abitazioni della popolazione», racconta ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) un missionario locale, che ha chiesto di restare anonimo per motivi di sicurezza. Gli attacchi hanno portato allo sfollamento di centinaia di persone.

Il problema della sicurezza e della lotta al terrorismo rimane dunque centrale nell’agenda nazionale del Paese africano. Nel 2023 sono stati arrestati 3 sudafricani e 35 mozambicani coinvolti nei rapimenti della criminalità organizzata; pertanto, all’inizio di febbraio il presidente Filipe Nyusi ha annunciato che si sta lavorando per attivare una brigata nazionale anti-sequestro. Il fenomeno si intreccia anche con il traffico di droga e le attività dei gruppi terroristici presenti soprattutto nella provincia settentrionale di Cabo Delgado.

Il governo sta lavorando sia a livello interno che su quello esterno per far fronte a queste piaghe, che affliggono il Paese da molti anni (quello dei rapimenti dal 2011, mentre la situazione in Cabo Delgado è precipitata nel 2017). Da un punto di vista interno il lavoro dell’esecutivo sarà concentrato sulla revisione del quadro giuridico della Polizia della Repubblica del Mozambico (Prm) e del Servizio nazionale di investigazione criminale (Sernic).

Per attuare queste riforme, resesi necessarie per il continuo cambiamento delle caratteristiche della criminalità transnazionale, il presidente Nyusi ha sottolineato la necessità di una collaborazione con il settore economico e imprenditoriale. Da canto suo, la Confederazione delle associazioni economiche del Mozambico (Cta) ha espresso interesse per la cooperazione, anche perché tra i principali obiettivi dei rapimenti ci sono gli imprenditori stranieri e che ciò penalizza enormemente gli investimenti esteri.

A livello esterno, invece, recentemente il presidente Nyusi ha avuto un colloquio con i procuratori generali della Repubblica della Comunità dei Paesi di lingua portoghese (Cplp), l’Unione dei Paesi lusofoni nel mondo e con il capo di Stato del Rwanda, Paul Kagame. La collaborazione tra questi due Paesi nella lotta al terrorismo e alla criminalità, infatti, è iniziata nel 2021 con l’invio, su richiesta di Nyusi, di mille soldati rwandesi per affrontare la crisi a Cabo Delgado. In questi anni i risultati sono stati buoni, con la messa in sicurezza di vaste zone della provincia, il ritorno di circa 250.000 profughi e un graduale ripresa delle attività economiche.

Ma per affrontare criminalità e terrorismo, che in Mozambico sono strettamente connessi, resta il problema delle risorse a disposizione dello Stato, spesso insufficienti. Proprio per questo l’attività del governo è più concentrata a livello interno. Ma, come sottolineato dallo stesso Nyusi, la cooperazione internazionale rimane cruciale per la ricerca di soluzioni definitive.
[Cosimo Graziani - L’Osservatore Romano]