Venerdì 16 maggio 2025
Il nuovo rapporto Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC) dipinge un quadro drammatico, con quasi 39 milioni di sfollati nel continente nel 2024, il 46% del totale mondiale (83,4 milioni). Tra i paesi più colpiti dall’emergenza umanitaria: Sudan, Rd Congo, Nigeria e Ciad. [Nella foto, persone in fuga da attacchi armati nel campo per sfollati interni di Kibati, in Nord-Kivu, nell’est della Rd Congo nel 2008 (Wikimedia/CC BY-SA 2.0). Testo: Nigrizia]

Un nuovo rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC) lancia un allarme inquietante: alla fine del 2024, ben 83,4 milioni di persone nel mondo vivevano sradicate all’interno dei propri confini. Un numero che ha superato per la prima volta la soglia degli 80 milioni, raddoppiando in soli sei anni e che equivale all’intera popolazione della Germania. E il cuore di questa crisi umanitaria pulsa nel continente africano, in particolare nell’Africa subsahariana, che ospita quasi la metà di questa drammatica cifra globale.

Il rapporto “Global report on internal displacement 2025” svela un quadro complesso e in peggioramento. Dei 38,8 milioni di sfollati interni registrati nell’Africa subsahariana alla fine del 2024 (circa il 46% del totale mondiale), ben 19,3 milioni hanno dovuto abbandonare le proprie case solo nel corso dell’anno. Questo rappresenta il numero più alto di nuovi sfollamenti interni registrato in qualsiasi regione del mondo nel 2024.

Doppia emergenza: conflitti e disastri naturali

La principale causa di questa ondata di disperazione rimane la spirale di conflitti e violenze, responsabile di 11,5 milioni di nuovi sfollamenti nella regione. Emblematico è il caso del Sudan, dove il conflitto ha generato la cifra record di 11 milioni e 560mila sfollati interni alla fine del 2024, il numero più alto mai registrato per un singolo paese a livello globale. Solo nel 2024, 3milioni e 778mila sudanesi sono stati costretti a fuggire dalle proprie case a causa delle ostilità.

Ma la crisi è resa ancora più acuta dall’impatto crescente dei disastri naturali. Nel 2024, le calamità hanno innescato 7,8 milioni di sfollamenti interni nell’Africa subsahariana, un dato senza precedenti per la regione. Un’emergenza climatica che si manifesta soprattutto attraverso le inondazioni, responsabili di circa l’85% di questi spostamenti.

Un intreccio pericoloso

Un dato particolarmente allarmante evidenziato dal rapporto è la sovrapposizione tra conflitti e disastri. Tutti i 23 paesi dell’Africa subsahariana che hanno registrato sfollamenti dovuti a conflitti nel 2024 hanno subito anche spostamenti causati da disastri. Questa simultaneità di crisi non solo peggiora le condizioni di vita di chi è già sfollato, ma spesso li costringe a spostamenti multipli, intrappolandoli in un ciclo di vulnerabilità e precarietà.

I paesi più colpiti

Oltre al Sudan, la situazione è drammatica in altri paesi chiave della regione. La Repubblica democratica del Congo (RDC) contava 6 milioni e 215mila sfollati interni a causa di conflitti alla fine del 2024, con 5 milioni e 333mila nuovi spostamenti registrati nello stesso anno. A questi si aggiungono 681mila sfollati e 750mila nuovi spostamenti causati da disastri. Insieme al Sudan, la Rd Congo rappresenta quasi l’80% di tutti gli spostamenti per conflitto e violenza nella regione nel 2024.

In Nigeria, si contano 3 milioni e 359mila sfollati interni a causa di conflitti e 350mila a causa di disastri alla fine del 2024. Lo stato di Borno, nel nord-est del paese, ospita da solo quasi la metà dei quasi 3,4 milioni di sfollati a causa di conflitti e violenza. Nel solo 2024, si sono registrati 295mila nuovi spostamenti per conflitto e ben 1 milione e 245mila per disastri.

Il Ciad presenta un quadro particolare, con “solamente” 383mila sfollati interni a causa di conflitti alla fine del 2024, ma un numero impressionante di 1 milione e 160mila sfollati e 1 milione e 325mila nuovi spostamenti causati da disastri, in particolare inondazioni. Il Ciad ha infatti registrato il numero più alto di spostamenti per inondazioni in tutta l’Africa subsahariana nel 2024.

L’Internal Displacement Monitoring Centre avverte: è un trend in continua e preoccupante crescita.
Serve impegno politico per fermare i conflitti e agire sulla crisi climatica.
Grafico dell’IDMC relativo all’Africa subsahariana.

L’altra faccia della crisi

L’impatto di questa imponente ondata di sfollati interni si ripercuote pesantemente anche sulle comunità che li accolgono. Sovraccarico di risorse, tensioni sociali e difficoltà nell’accesso a servizi di base come acqua, cibo e sanità sono solo alcune delle sfide che queste comunità si trovano ad affrontare. L’erogazione di aiuti umanitari, pur cruciale, è spesso ostacolata da insicurezza, difficoltà logistiche e dalla vastità dei bisogni. Raggiungere milioni di persone in movimento, garantire la loro sicurezza e fornire assistenza continua rappresenta una sfida logistica ed economica immensa per le organizzazioni umanitarie e i governi locali. Una sfida aggravata dai consistenti tagli dei finanziamenti dei donatori alle agenzie internazionali di soccorso umanitario.

Oltre l’emergenza: costruire soluzioni durature

“Questi ultimi dati dimostrano che gli sfollamenti interni non sono solo una crisi umanitaria; sono una chiara sfida politica e di sviluppo che richiede molta più attenzione di quanta ne riceva attualmente”, avverte Alexandra Bilak, direttrice dell’IDMC. Affrontare questa crisi umanitaria complessa richiede un approccio multidimensionale e a lungo termine. Non si tratta solo di fornire assistenza immediata, ma di investire nella costruzione della pace, nella risoluzione dei conflitti e nell’affrontare le cause profonde degli spostamenti, come la povertà, la disuguaglianza e gli effetti devastanti del cambiamento climatico.

Promuovere la resilienza delle comunità, rafforzare la governance locale e creare opportunità economiche sostenibili sono passi fondamentali per consentire agli sfollati di ricostruire le proprie vite e per alleggerire la pressione sulle comunità ospitanti. Solo attraverso un impegno congiunto e una visione di lungo periodo sarà possibile invertire questa tendenza allarmante e offrire un futuro più stabile e dignitoso a milioni di persone intrappolate nello sfollamento interno.

Nigrizia