In Pace Christi

Gottardi Gaetano

Gottardi Gaetano
Geburtsdatum : 30/12/1920
Geburtsort : Avesa (VR)/I
Zeitliche Gelübde : 07/10/1938
Ewige Gelübde : 07/10/1943
Datum der Priesterweihe : 03/06/1944
Todesdatum : 09/08/2001
Todesort : Verona/I

Scrive P. Pietro Ravasio: “Dopo P. Mattia Bizzarro, è scomparso un altro grande del Sudan che è come il simbolo della tenacia e della perseveranza nel dialogo con l’Islam. Parlo di P. Gaetano Gottardi. Chi l’ha conosciuto superficialmente, forse non ne ha riportato un’impressione gradevole. Era un uomo di poche parole e di pochi gesti effusivi. Una rarità in un mondo di apparenze e di chiacchiere. Schivo al massimo, non si è mai vantato di quanto sapeva e di ciò che riusciva a fare. Una pietra nascosta e, contemporaneamente, sempre in attività.

Un altro aspetto della sua personalità è stata la sfida della fedeltà nel quotidiano dell’insegnamento a Khartoum. Se si contano i suoi anni di permanenza al Comboni College, l’evolversi della storia di quel paese, e quindi dell’atteggiamento degli studenti, si capisce a quale principio di pura fede abbia attinto per perseverare. Sebbene possedesse alla perfezione le materie scientifiche che insegnava, è evidente che di per sé non erano nozioni atte a riempire la vita di un sacerdote. È perciò nella preghiera che trovò la forza di perseverare nella terra di elezione del Comboni.

Vorrei, inoltre, accennare al suo senso di disponibilità verso tutti. Con alcuni confratelli (Fr. Tarcisio Soardi e P. Luigi Denicolò) formava una squadra capace di riparare praticamente tutto. Possiamo considerarlo uno degli ‘anziani’ che hanno perseverato nella vocazione in situazioni difficili, seminando senza aver molto raccolto, contento di vivere nell'Istituto e nella Chiesa, imitando la dedizione del Beato Daniele Comboni”.

Un ragazzo super vivace

Gaetano nacque ad Avesa, sobborgo di Verona, il 30 dicembre 1920, primo di sette fratelli, tre femmine e quattro maschi, da una famiglia di solidi lavoratori della terra e ferventi cristiani. Basti pensare che, dei quattro maschi, tre scelsero la vita sacerdotale, due come diocesani e Gaetano come missionario. Papà Angelo, mutilato a un braccio durante la prima guerra mondiale, aveva trovato casa e lavoro presso le suore comboniane del Cesiolo. Per la precisione abitavano dove oggi c’è la scuola materna, appena varcato il cancello, e lavoravano la campagna delle suore. La mamma, Elisa Grandi, dopo aver messo al mondo i figli, si ammalò e per un lungo tempo fu ricoverata in ospedale.

Da bambino, Gaetano andava ad aiutare il papà nei momenti liberi dalla scuola e s’intratteneva volentieri con le suore che volevano un gran bene a quel frugolino vivace, ma tanto buono. Spesso ascoltava con interesse i racconti delle suore anziane che erano tornate dalla missione. Forse anche questo ha influito sulla sua scelta missionaria. “Indubbiamente – dice il fratello Don Pietro – la vita al Cesiolo gli ha creato, come minimo, tanta simpatia per le missioni e i missionari. Quando il papà ha trovato lavoro presso l’Arsenale, siamo andati ad abitare in un’altra parte della città, così noi, che eravamo più giovani, non abbiamo usufruito dell’animazione delle suore e abbiamo scelto il seminario”.

Gaetano frequentò le elementari alla scuola Pindemonte e poi il ginnasio presso il Collegio Vescovile di Verona, come esterno. Suo compagno di scuola era Pietro Chiocchetta, un altro ragazzo che poi sceglierà la vita missionaria.

Gaetano era un ragazzo vivacissimo, fantasioso, un po’ birichino e garibaldino. “Non era certo uno stinco di santo - dice il fratello Don Pietro. - Si divertiva a inquietare le sorelle combinando piccoli dispetti, come quella volta che caricò la sorellina sulla groppa dell’asinello e le disse di tenersi bene attaccata al collo della bestia. Poi condusse l’animale dove c’era l’erbetta verde e il povero asino si piegò per mangiarla mandando a rotoloni la cavallerizza. Aveva una gran passione per la caccia e per le armi. Un giorno smontò il fucile del nonno, lo mise in un sacco e pregò la sorellina di calarglielo dalla finestra. Poi lo rimontò e, finalmente, poté sparare il tanto desiderato colpo. È meglio sorvolare su quanto gli disse e gli fece il nonno furibondo. Ma era anche chierichetto fervoroso e preciso.

Credo – continua Don Pietro – che la vocazione missionaria di Gaetano sia legata anche alla lettura del Piccolo Missionario. Lo divorava dalla prima all’ultima pagina. Lo sorpresi una volta mentre contemplava un disegno nel quale era raffigurato un leone con un fucile accanto: ‘Questa sarebbe la vocazione per me: un buon fucile con un leone a tiro’. In realtà maturò la vocazione sotto la guida del suo confessore e padre spirituale Don Armando Giacomello, curato nella chiesa del Sacro Cuore, che era diventata parrocchia nel 1933”.

Dopo la quinta ginnasio, comunicò in famiglia la sua decisione di farsi missionario. Il papà si limitò a dire: “Con la famiglia che abbiamo, due braccia in più farebbero comodo, però se il Signore ti chiama davvero, non ho niente da dire, anzi sono contento”. Il nonno, invece, aveva qualche dubbio sulla riuscita del nipote per la troppa vivacità.

In una lettera del 18 agosto 1936 Gaetano delinea a P. Giocondo Bombieri, maestro dei novizi a Venegono, l’iter della sua vocazione missionaria: “Da circa un anno e mezzo sento il desiderio di farmi missionario. Ho pregato, ho atteso, mi sono consigliato e la voce di Dio sembra chiara. Avendo terminato il ginnasio nel Collegio Vescovile come esterno, ora starei per entrare nel seminario diocesano, ma l’intenzione mia è quella di proseguire per la via missionaria. I miei genitori, vinta quella naturale ripugnanza nel sapermi lontano da casa, sono ora più che contenti di dare un figlio al Signore per la conversione degli infedeli. D’altra parte, essendo io il maggiore di sette fratelli, a casa ne restano sei per aiutare i genitori che esercitano il mestiere di ortolani presso le Pie Madri della Nigrizia al Cesiolo. Sono già in contatto con il padre superiore di San Giovanni in Valle, il quale mi disse di rivolgermi direttamente a Venegono…”.

Tra i documenti personali di P. Gaetano c’è il consenso scritto dei genitori: “Noi diamo libertà a nostro figlio Gaetano di entrare nell’Istituto dei Figli del Sacro Cuore e non frapporremo mai impedimento alla sua vocazione. Inoltre siamo disposti a riceverlo di nuovo in famiglia qualora non si sentisse di continuare per la via incominciata o i superiori lo giudicassero non idoneo alla vita missionaria”.

Ricorda suor Angelita Cracco, che attualmente si trova ad Arco di Trento: “Nel 1934 ho cominciato il mio noviziato insieme alla mia compaesana suor Milena. Quando abbiamo sentito che Gaetano si faceva missionario, fummo piene di gioia. Io che ero sarta, ricevetti l’incarico dalla madre maestra di preparargli il corredo. Cosa che feci molto volentieri”.

L’arciprete della parrocchia Sacro Cuore, Don Mario Ferrari, in data 19 agosto 1936, scrisse: “Ben volentieri godo nel presentare alla Signoria Vostra il giovane mio parrocchiano Gaetano Gottardi di Angelo, il quale chiede di entrare nel noviziato di Venegono. Credo si tratti di vera vocazione della quale presenta ottimi segni per condotta seria religiosa e morale e desiderio di apostolato. La famiglia è ottima, l’indole del giovane è docile, la volontà buona, la capacità più che sufficiente…”.

Verso il sacerdozio

Nel settembre del 1936 Gaetano fu accolto nel noviziato di Venegono Superiore dal padre maestro P. Giocondo Bombieri, ma poi continuò con P. Antonio Todesco. Nei primi tempi la situazione fu un po’ dura, tanto che ebbe una crisi che minacciava di fermarlo ma, dopo qualche tempo, P. Todesco scriveva: “Anche se la sua timidezza lo fa diventare qualche volta un po’ arrogante e secco con i confratelli, tuttavia è un tipo che sa dominarsi. Come carattere è di poche parole, molto ingegnoso e di buon criterio. È desideroso di correggersi dai suoi difetti e, giorno dopo giorno, cerca di mettere sempre maggior impegno per ottenere le virtù necessarie alla sua vocazione. È un giovane che fa ben sperare”.

Il 7 ottobre 1938 emise la prima professione religiosa, poi passò a Verona per il liceo e la teologia che concluse a Rebbio dove gli studenti di Casa Madre erano sfollati a causa della guerra. Venne ordinato sacerdote il 3 giugno 1944. P. Agostino Capovilla aveva scritto di lui: “Uomo di non grandi entusiasmi, ma che fa il suo dovere. Pietà soda, buona volontà, notevole capacità. Voto favorevole”.

Il suo primo incarico dopo l’ordinazione fu quello di assistente dei seminaristi di Padova che si trovavano sfollati a Luvigliano. Vi rimase due anni. In quel periodo, quasi come hobby, si diede allo studio della fisica e delle materie scientifiche per le quali si sentiva particolarmente portato. I suoi esperimenti servivano anche per divertire i ragazzi che guardavano ammirati i “miracoli” che sapeva fare. Inconsciamente questo studio lo preparò alla sua futura vita di missione che sarà dedicata quasi totalmente all’insegnamento delle materie scientifiche. Autodidatta in tutto, grazie alla sua intelligenza teorica e pratica, raggiunse un alto grado di specializzazione in elettronica e per questo fu di grande aiuto nella sistemazione degli impianti elettrici nelle varie case di missione.

Nel 1946 andò a Bologna dove i Comboniani avevano aperto una scuola di inglese per i confratelli che si preparavano alla missione. In un anno di studio serio P. Gaetano riuscì ad apprendere l’inglese quasi alla perfezione. Ormai, dunque, era pronto per la missione, tanto più che nel frattempo si erano riaperte le vie del mare, prima bloccate a causa del pericolo di siluramenti o di mine.

Nella terra di Comboni

Nel 1947 poté finalmente salpare per la missione. Dopo un breve soggiorno ad Halfaia per lo studio della lingua, fu dirottato al Comboni College di Khartoum come insegnante di scienze e di inglese. Scrive P. Ottorino Sina che è stato superiore provinciale del Sudan e vicario generale dell'Istituto: “Incontrai P. Gaetano Gottardi la prima volta nel 1947 al Comboni College di Khartoum dove mi aveva preceduto di un anno. Insegnava scienze. In breve tempo diventò anche vicedirettore ed economo del Comboni College. Ciò che mi colpì immediatamente in lui furono la serietà con cui si preparava alle lezioni e la competenza con cui insegnava e svolgeva il suo compito di economo. La serietà nei suoi impegni mi è sempre sembrata la caratteristica principale con cui prendeva i vari aspetti della sua vita e della sua attività. P. Gaetano non mancava di senso dell’umorismo, ma ciò che colpiva maggiormente in lui era il fatto che andava direttamente alla sostanza delle cose, senza fronzoli e questo generava un senso di fiducia in coloro che gli erano vicini e che avevano rapporti con lui.

Quando fui chiamato a succedere come direttore del Comboni College al formidabile P. Agostino Baroni, ciò che mi tolse la paura fu la consapevolezza che con P. Agostino Cometto come direttore e P. Gaetano Gottardi come vicedirettore ed economo non avrei avuto nulla da temere. E i fatti lo provarono.

Quando P. Gaetano dovette lasciare il Comboni College fu una grave perdita per la scuola che lasciava e un grande guadagno per la scuola a cui fu assegnato. I suoi allievi, infatti, furono sempre i meglio preparati. In breve tempo elevò il livello di insegnamento e trasformò la scuola di Atbara da scuola commerciale ad una scuola di indirizzo scientifico”.

Aggiunge P. Antonino Orlando: “P. Gaetano era un uomo di poche parole, ma molto laborioso, esperto di fisica e di quanto interessasse i laboratori scientifici sia al Comboni College di Khartoum che in quello di Port Sudan. Era il periodo (1950-60) della maggior attività delle nostre scuole nel Nord Sudan. P. Gaetano fu sempre nella gestione di esse come vice, obbediente ed umile”.

I confratelli delle case e specialmente le suore, quando avevano un guasto agli elettrodomestici, chiamavano P. Gaetano il quale accorreva prontamente e mai una volta il suo intervento fu senza successo.

Dopo l’esperienza di Khartoum, P. Gaetano andò ad Atbara per migliorare quella scuola. Nei due anni di permanenza fece un ottimo lavoro, come ha sottolineato P. Sina. Dal 1955 fu nuovamente a Khartoum, dedito all’insegnamento. Ma non solo. La scuola, infatti non era sufficiente ad appagare le brame apostoliche di P. Gaetano. E qui lasciamo la penna a P. Giovanni Vantini: “Dopo il 1956, anno dell’indipendenza del Sudan dall’Inghilterra, e soprattutto con l’afflusso di sfollati dal Sud del Sudan a causa della prima guerra civile (1955-1972), la lingua araba divenne preponderante e necessaria per l’evangelizzazione diretta. Padre Gaetano aiutò validamente Fr. Michele Sergi stampando sussidi per la catechesi: catechismi in varie lingue tribali e in lingua araba, libretti di preghiere, sillabari per l’alfabetizzazione. In una decina d’anni produsse oltre un milione di copie di materiale didattico-catechetico, richiesto anche dai protestanti. È nota l’azione di Fr. Sergi nell’evangelizzare e catechizzare migliaia di giovani del Sud che, a loro volta, sono diventati evangelizzatori, catechisti e fondatori di comunità cristiane in luoghi dove il missionario non aveva mai messo piede. Qualcuno è diventato anche martire della fede. P. Gaetano fu uno degli angeli custodi di Sergi, lo capì, lo incoraggiò, lo aiutò nel suo provvidenziale ministero. Potremmo anche parlare della sua capacità di dialogo con i musulmani. Sì, P. Gaetano fu esemplare anche in questo”.

Nel 1969 P. Gaetano si trovava a Porto Sudan. Il fratello Don Pietro andò a trovarlo per celebrare il 25° di sacerdozio. “Ho ammirato la copiosissima raccolta di conchiglie, una diversa dall’altra, che aveva raccolto e catalogato con i nomi scientifici e le caratteristiche di ciascuna, per arricchire il suo laboratorio. Non perdeva mai un minuto, tutto era in funzione della scuola e dei suoi alunni”.

“Era un confratello stimato, anzi venerato, da tutti, anche dalle autorità – scrive P. Giuseppe Castelletti. - La sua amabilità e cortesia erano una risorsa per la comunità. Spirito modesto, senza pretese, si prodigava nel dare una mano a quegli studenti che facevano un po’ più di fatica nel seguire le lezioni. Era sempre disponibile ad ascoltare le novità scientifiche. Era anche un esempio di pazienza. Un giorno P. Angelo Venturelli, mentre la calura estiva era al massimo, dimenticò nel laboratorio di fisica una bottiglia di mercurio che, a 50 gradi, bolle e si espande. Quel pomeriggio, la temperatura della sala superò i 50 gradi ed ecco uno scoppio e il mercurio si sparse sul pavimento in un’infinità di palline. P. Gaetano, senza una parola di recriminazione, raccolse tutte quelle palline con una pazienza da Giobbe, commentando poi l’accaduto con un sorriso… Nella sua ansia scientifica, s’interessò anche, insieme a P. Vantini, degli scavi di Sobat a 40 chilometri a sud di Khartoum… Aveva anche una bella voce e partecipava al coro polifonico del Comboni College e ai canti in cattedrale. A volte faceva il solista con la sua voce da basso suscitando l’ammirazione di tutti. Soprattutto ci edificava per il suo spirito di preghiera, la puntualità alle pratiche comuni e l’esercizio della carità in comunità e anche fuori”.

Un sogno che si chiama Sud Sudan

Anche P. Gaetano, come tutti i Comboniani in genere, nutriva il sogno di poter esercitare il suo ministero nel Sud Sudan, credendo che quella fosse missione autentica. L’occasione capitò nel 1981. Per il primo centenario della morte di Mons. Comboni, i Comboniani, d’accordo con la Conferenza Episcopale Sudanese, vollero aprire un liceo a Juba dove, da oltre vent’anni, le scuole non funzionavano a causa della guerra civile.

“La sua venuta a Juba dal Nord – scrive P. Ravasio - praticamente coincise con la ripresa della seconda guerriglia (che sotto Nimeiri aveva conosciuto 10 anni di sosta). La costruzione della scuola secondaria, l’allestimento del laboratorio di fisica e il periodo di insegnamento si sono snodati con il progressivo avvicinarsi della guerriglia partita da Bor. Ricordo che in un bombardamento verso la fine di giugno del 1989, furono colpiti sia il cortile che un edificio della scuola. Quel giorno fortunatamente era chiusa e vi furono solo danni”.

I superiori, sicuri di muovere la pedina giusta, avevano puntato su P. Gaetano per quel lavoro. Il Superiore Generale, P. Salvatore Calvia, assegnandolo a quel compito, gli scrisse: “Penso che la tua esperienza e il tuo carattere deciso e preciso, ci aiuteranno a portare avanti questi progetti che sono di grandissima utilità per la missione del Sudan meridionale e per la Chiesa del Sudan in generale. In particolare ti prego fin d’ora di prendere in mano l’esecuzione dei progetti di Juba: la nostra casa, la Casa Comboni e la costruzione del Comboni College”.

Sentiamo anche che cosa scrive P. Sina: “Ci rivedemmo a Juba nel 1982. Bisognava cominciare col costruire la scuola secondaria. La costruzione fu affidata ai fratelli comboniani Fr. Francesco Ragnoli e Fr. Valentino Fabris. Ma toccò a P. Gaetano preparare il piano della costruzione per assicurarsi che la scuola raggiungesse lo scopo a cui si mirava. In questo riuscì perfettamente. Nel giro di pochi anni la scuola, sotto la sua direzione, diventò una delle migliori, se non la migliore in assoluto, delle scuole secondarie di Juba. In particolare, i laboratori scientifici erano tali da suscitare l’invidia del dipartimento scientifico dell’allora Università di Juba, sia per gli strumenti di cui erano forniti, sia per il livello di insegnamento.

P. Gaetano, senza rinunciare ai suoi impegni come direttore del Comboni Secondary School, trovò tempo anche per un’altra attività collaterale. Si era procurato un’offset e la usava nei tempi liberi per ciclostilare circolari che venivano poi distribuite. Alcune di queste circolari devono essere state poco gradite alle autorità politiche, per cui gli fu consigliato di lasciare il Sudan e di non rientrarvi più”.

Soprattutto evangelizzatore

Durante un periodo di vacanza, P. Gaetano si inoltrò nelle paludi dei Nuer, dalle parti di Tonga, e camminò per tre giorni fino a raggiungere dei villaggi dove un alunno di Fr. Sergi aveva creato una comunità cristiana e costruito una cappella. Vi si fermò per quasi due mesi, visitando le famiglie, celebrando l’Eucaristia, catechizzando e amministrando i sacramenti. Tornò stanchissimo, quasi dissanguato dalle zanzare, ma felice per quell’esperienza di prima linea che aveva sempre sognato e che si era mostrata così ricca di frutti spirituali. Altrettanto dicasi per le domeniche e le feste: ne approfittava per lanciarsi nel ministero di frontiera.

La situazione politica, con la ripresa della seconda fase della guerra civile, costrinse tutti gli stranieri a lasciare la città. Per P. Gaetano fu un duro colpo, ma chinò il capo e tornò in Italia. Per quella scuola aveva fatto moltissimi viaggi a Londra per procurare nuovissimi strumenti di laboratorio che facevano invidia alle altre scuole governative. Quando venne chiusa la casa di Pordenone, fece mandare a Juba alcuni macchinari che potevano servire per una scuola di artigianato. Insomma, per dieci anni, pur tra mille difficoltà, fu la persona chiave nel programma di scolarizzazione di tutta la zona di Juba.

Il 23 ottobre 1990 P. Nazareno Contran lo incontrò proprio mentre tornava da Abiey. Disse: “In Kordofan va male. I soldati bombardano i villaggi. Tuttavia mai come in questa triste circostanza ho sperimentato la bellezza del vangelo. Nessuna sicurezza: ti possono eliminare da un momento all’altro. Mi hanno puntato il fucile contro, minacciandomi. Non ho avuto paura: ‘Sparami pure, sei libero di farlo’, ho detto. Sono partito senza niente. È bellissimo”.

E così, con niente, è approdato a Verona, per finire subito dopo a Padova come amministratore e formatore dei postulanti. “Le finanze della casa – disse durante l’omelia P. Gaetano Montresor, superiore a Padova - erano sott’acqua. Occorreva un amministratore capace. P. Gaetano fu per noi la provvidenza. Non solo tirò su le sorti della casa, ma riuscì a far avanzare del denaro da mandare in missione”.

Ultima tappa: con i più poveri

A Padova P. Gaetano si sentiva come un leone in gabbia. Il richiamo dell’Africa era fortissimo e insistette tanto finché, nel 1998, ottenne il permesso di tornare in missione, nella delegazione del Sud Sudan, al servizio dei poveri che si trovavano in quella parte di territorio liberata dai guerriglieri. Fu incaricato dell’amministrazione e dell’economia (distribuzione degli aiuti) che portò avanti dal Kenya.

Nel maggio 2001, ritornò in patria per le vacanze e delle cure, dato che la salute cominciava a dare segni di cedimento. Fu ricoverato all’ospedale di Verona, ma era sicuro che sarebbe presto tornato al suo lavoro missionario. Già a Nairobi, infatti, aveva acquistato il biglietto di “andata e ritorno”. Siccome le cure sanitarie si protraevano oltre il previsto, pregò il fratello Don Giovanni di far spostare la data del volo di rientro. Si riprese bene, tanto che poté rientrare in comunità per prepararsi alla partenza. Ma il mattino del 5 luglio fu colpito da ictus. Ricoverato nuovamente all’ospedale di Borgo Trento, parve superare la crisi e tornò in Casa Madre, sempre con l’idea di tornare in missione. Inaspettatamente, la mattina del 9 agosto, un infarto lo stroncò.

Al rito funebre, celebrato l’11 agosto nella cappella della Casa Madre, parteciparono i suoi due fratelli Don Pietro e Don Giovanni con numerosi sacerdoti diocesani, a indicare il legame profondo che tutt’ora esiste tra la realtà comboniana e la Chiesa di Verona. È stato sepolto nel cimitero di Verona, accanto ai confratelli.

P. Gaetano, per i suoi 37 anni passati nell’insegnamento, viene ricordato anche dalle migliaia di studenti ed ex studenti sudanesi che con lui si sono formati, di lui hanno ammirato la chiarezza nell’insegnamento e grazie a lui si sono avviati alle più diverse professioni. P. Gaetano Gottardi ha realizzato in pieno ciò che Comboni chiedeva ai suoi missionari: salvare l’Africa con gli africani. Tra i confratelli è ricordato per la sua cordialità, la sua competenza, il suo costante sano umorismo e una predilezione speciale per i Fratelli che ha sempre cercato di aiutare.             P. Lorenzo Gaiga, mccj

Fr. Gaetano Gottardi was born in Avesa (Verona) in 1920, the first of seven brothers, two of whom became diocesan priests. He entered the Comboni Institute when still young. He made his first profession in Venegono on 07.10.1938 and was ordained in Verona on 03.06.1944. In 1947 he left for Sudan where he remained till 1983.

In Khartoum he tied his life to the Comboni College in the teaching of science. A self-thought person in everything, he reached a high degree of specialisation in the field of electronics. He was thus of great help in the layout of electrical systems in various houses of the province.

Unable to do direct evangelising work through the preaching in Arabic, he gave a valid contribution by printing catechetical material in various African languages. In 1983 he was transferred to Juba where he founded the Comboni Secondary School. He devoted his time to teaching with renewed enthusiasm. For ten years, in spite of the great difficulties, he was the key person for the programme of education introduced in the whole district of Juba.

When the Comboni Missionaries, due to the entangled political situation, had to leave the district, Fr. Gaetano went back to Italy and was made the treasurer of the community in Padova. He returned to Nairobi in 1998 to help the South Sudan delegation as administrator of finances and of humanitarian aid. He was back in Italy for holidays and for medical check-up in 2001. In the summer of the same year, at the age of 81, he was about to return to Kenya - the flight had already been booked - when the Lord disposed otherwise. On the morning of 5 July be had an ictus and was admitted to the hospital of Borgo Trento, Verona. Once the crisis was over and he appeared to be recovering, Fr. Gaetano was taken back to the Motherhouse in Verona. He was already able to move around by himself on a wheel-chair and to exchange a few words with our confreres and his relatives, who often went to visit him, when suddenly he passed away on the morning of 9 August 2001.

Many diocesan priests attended the funeral service, celebrated on 11 August in the chapel of the Motherhouse, showing the deep link that still exists between the Comboni Missionaries and the diocese of Verona.

Da Mccj Bulletin n. 214 suppl. In Memoriam, aprile 2002, pp. 25-33