In Pace Christi

Signoretti Giulio Raffaele

Signoretti Giulio Raffaele
Geburtsdatum : 24/10/1928
Geburtsort : Nogarole Rocca VR/I
Zeitliche Gelübde : 15/08/1946
Ewige Gelübde : 20/09/1951
Datum der Priesterweihe : 07/06/1952
Todesdatum : 31/12/1992
Todesort : Verona/I

"Niente lasciava sospettare una morte così repentina anche perché, a detta dei suoi parenti, p. Signoretti non era mai tornato dalle vacanze così in forma - scrive p. Giuseppe Menegatti, compagno e amico del Padre. - E' vero che, pochi giorni prima di partire per le vacanze, aveva scritto che si sentiva vecchio e che, nonostante avesse da poco compiuto i 64 anni, sentiva il giorno del rendiconto molto vicino, anche se ciò non lo impressionava, fiducioso com'era nell'infinita misericordia di Dio".

La morte di p. Giulio ha lasciato un grande vuoto nel cuore dei suoi congiunti ai quali era legato da profondo affetto. Ma ha lasciato un vuoto altrettanto profondo tra i Comboniani che volevano un gran bene a quest'uomo mite e di una squisita gentilezza, e anche tra i suoi compaesani dove aveva tanti amici d'infanzia che hanno sentito molto la sua mancanza.

Figlio primogenito di Primo, sagrestano di Nogarole, e di Maria Pozzato, casalinga, Giulio condivise l'infanzia con gli altri tre fratelli e la sorella. Un'infanzia che sarebbe stata serena, all'ombra del campanile e tra i banchi della chiesa se un dolore atroce non fosse venuto a battere alla porta di quella povera casa: la morte della mamma dando alla luce l'ultimo dei figli. Questo fatto incise profondamente nell'anima di Giulio che, a undici anni di età, si trovò improvvisamente il più grande della squadra. Una squadra, tuttavia, dove pareva che il Signore in persona ne fosse un membro, dato che, per il lavoro del papà, i ragazzini vivevano in stretto contatto con lui.

Il parroco, don Ferdinando Federici, grande amico dei missionari, si accorse subito che in Giulio, ragazzino ordinato, calmo, di animo buono, sempre composto e gentile - anche se non mancava di vivacità - c'era la stoffa del missionario. La sua pagella scolastica, poi, garantiva sulla sua intelligenza certamente superiore al comune. Giulio frequentò la quinta elementare presso i Comboniani di Padova. Su 14 materie, tante ne aveva la quinta, si contano cinque "10" e nove "9".

Era partito bambino di 10 anni con tanta tristezza in cuore al pensiero di dover lasciare i fratellini che avevano bisogno di lui, il papà e i compagni, ma con un sincero desiderio di farsi missionario. Il papà gli diede un'ampia benedizione e lo assicurò della sua preghiera. Era contento che il suo primogenito diventasse sacerdote e, ancora di più missionario. La mamma dal cielo avrebbe fatto il resto per la sua felice riuscita.

Intanto scoppiò la guerra. Le medie e il ginnasio non furono un complimento con la paura dei bombardamenti e, qualche volta, con lo stomaco che reclamava ciò che non c'era. Ma anche questo era un sacrificio messo in conto in vista della missione dove - si insegnava - oltre al cibo, molto spesso manca perfino l'acqua.

Nel 1944 il papà, per dare una mamma ai suoi figli, si risposò. La nuova mamma, che è ancora viva e gode ottima salute nonostante gli 82 anni, fu una vera mamma per tutti quei bambini e seguì con particolare cura il futuro missionario. Dalla nuova unione nacquero una figlia e un figlio. Padre Giulio, durante le sue vacanze estive, fino agli ultimi tempi, andrà molto spesso da proprio da questa sua sorella anche perché il marito di lei considerava il Padre più che un fratello ed essendo insegnante come lui, condivideva molti punti di vista.

Prete secondo il cuore di Dio

"Buona intelligenza, bravo giovane, serio, riflessivo; lavora con profitto alla sua buona formazione", scrisse il superiore. Poi Giulio passò a Brescia per il ginnasio e, il 20 luglio 1944, entrò nel noviziato di Venegono. Aveva 16 anni.

Nella domanda di ammissione al noviziato, aveva espresso i suoi sentimenti che dimostrano in lui una certa maturità unita a una spiritualità già in via di formazione. "Là (in noviziato n.d.r.), sotto la guida dei miei superiori voglio prepararmi a diventare un missionario secondo il cuore di Dio, e membro fedele e affezionato di questa Congregazione. Voglio fortificarmi nella vita di comunità e di disciplina per poter essere idoneo alla salvezza delle anime. Confido in Maria Santissima, madre mia, che mi aiuterà e soccorrerà nel mio lavoro".

Padre Antonio Todesco, maestro dei novizi e buon conoscitore degli uomini, scrisse di Signoretti: "Ha avuto periodi di rilassamento e di accontentamento del suo carattere. Pian piano, però, s'è notato un buon progresso. Ha molta buona volontà e un serio attaccamento alla vocazione. Pietà buona, carattere frizzante, impressionabile, sottomesso all'obbedienza e sincero. Sarà un buon missionario".

Con queste credenziali, il 15 agosto 1946 emise la professione temporanea e poi passò a Rebbio di Como per il liceo. Fu qui che, nel 1948, la salute cominciò a perdere qualche colpo. Certamente  in questa faccenda aveva influito il periodo della guerra che aveva coinciso con quello del suo sviluppo fisico. Un altro motivo era stato il trauma conseguente alla morte della mamma... Nelle note dei superiori vien fuori con una certa frequenza questo giudizio: "Sembra turbato da una certa ansia, da qualche dubbio. Ha anche bisogno di cure particolari... Alle volte sembra un po' misterioso e chiuso quasi avesse qualcosa dentro che lo fa soffrire e di cui neppure lui si rende conto. Sul suo contegno esterno, tuttavia, non c'è niente da segnalare... E' un uomo di buone qualità ma ha come un'ombra che lo offusca".

Nel 1950 venne mandato a Padova per fare l'assistente dei piccoli seminaristi. Certamente quella casa, quai cortili, quelle aule gli ricordavano la sua infanzia. A Padova fu ben voluto dagli alunni perché era buono, affabile con tutti e di belle maniere anche se, più che stare con i ragazzi per giocare e per inventare trovate, avrebbe preferito passare il suo tempo con i libri.

A Venegono concluse la teologia e venne ordinato sacerdote a Milano dal Cardinale Idelfonso Schuster il 7 giugno 1952.

Tipografo e insegnante

Sacerdote novello, venne incaricato dell'economia di Casa Madre. Se questo lavoro gli si addiceva in quanto richiede gente esatta e precisa, e p. Signoretti lo era, non rispondeva alle sue inclinazioni di uomo di studio. Rimase in quell'ufficio per un anno, fino al 1953, quando fu incaricato della tipografia Nigrizia che allora era dei Comboniani e si trovava dove oggi c'è il museo.

P. Signoretti, che lavorava fianco a fianco di p. Uberti (direttore) era il contabile. I due si completavano meravigliosamente. P. Uberti era piuttosto burbero, un burbero benefico però, mentre Signoretti era la cordialità in persona. Discreto, sempre sorridente, divenne ben presto l'amico dei dipendenti che si rivolgevano a lui anche per consigli che riguardavano la loro vita e le loro famiglie.

Contemporaneamente svolse anche il ruolo di insegnante di fisica presso il liceo comboniano che, allora, aveva sede in Casa Madre. Lo scrivente è stato suo alunno. Più che un rapporto tra insegnante e scolaro, con p. Signoretti c'era un rapporto di amicizia che si prolungava anche oltre l'ambito della scuola. Un giorno uscì con questa battuta: "Per me voi non siete degli scolari, siete dei confratelli con i quali tra qualche anno condivideremo forse la vita di missione e i problemi che la vita ci metterà davanti".

Nessuna meraviglia, quindi, se la sua scuola era un servizio ai fratelli più giovani di lui, portata avanti con umiltà e tanta comprensione. Capitava qualche volta che uno non fosse preparato. Il Padre non infieriva, anzi diceva: "Ti interrogherò un'altra volta, e mandava al posto senza mettere la nota negativa". Era sempre ben preparato e preciso nelle sue lezioni, tuttavia non diceva che la sua era la materia più importante, quella senza la quale non si può vivere, anzi aggiungeva che le leggi della vita sono ben più importanti di quelle della fisica: quelle bisognava imparare, senza trascurare queste.

S'intratteneva con gli studenti, proprio come un amico, anche per altre attività. Ad alcuni, per esempio, ha insegnato l'arte fotografica, anche come si sviluppavano le pellicole e si stampavano le foto. "Un domani in missione - diceva - ciò vi può essere utile per l'animazione missionaria. Una foto ben fatta alle volte dice molto di più di un lungo discorso".

Durante l'estate ci si trovava insieme nella casa di villeggiatura di Valdiporro. Andava a passeggio con gli scolastici e s'intratteneva a spiegare tante cose che si notavano in natura. Aveva, infatti, un'ampia conoscenza anche in questo settore. Sarebbe più giusto dire che eccelleva in ogni materia. Probabilmente perché leggeva molto e aveva una grande capacità di sintesi e di coordinamento di ciò che andava via via apprendendo. Non solo, ma riusciva a comunicare ciò che conosceva. Metteva giù le cose a mo' di curiosità per cui l'apprendimento da parte degli altri era immediato e divertente. Usava questo metodo anche in scuola per cui le sue lezioni costituivano un relax per gli studenti, e risultavano molto efficaci. Era specializzato in radiotecnica e diplomato in Lettere e in Scienze Tecniche.

Negli anni di Verona ha dato molto buon esempio per la sua cordialità, la sua puntualità alle pratiche comuni, la sua precisione e devozione nella celebrazione della messa e delle funzioni liturgiche. Agli studenti, lui che poteva leggere il giornale, dava anche qualche informazione sportiva o degli avvenimenti più importanti che accadevano oltre le mura della casa. E sempre con la massima semplicità. Insomma p. Signoretti è stato uno dei pochi insegnanti che sono stati ricordati in benedizione e con i quali qualcuno ha tenuto corrispondenza epistolare anche quando era in Portogallo.

La lunga giornata lusitana

Nel 1957 p. Signoretti venne inviato in Portogallo per l'apprendimento della lingua in vista di una sua futura missione in Mozambico. Imparò la lingua ma, invece di partire per la missione, fu bloccato nel seminario missionario di Viseu come insegnante. Passò poi a Maia ('58-'61) come insegnante e quindi come insegnante e superiore ('61-'65).

Una lettera del Padre del 31 luglio 1964 ci dà la temperatura di questo uomo di Dio. "Vorrei chiederle insistentemente di essere esonerato dall'ufficio di superiore, ormai superiore alle mie forze. La mia salute non mi aiuta come negli anni passati. Le preoccupazioni dell'ufficio e le responsabilità della formazione dei seminaristi mi assillano. E sono convinto che molti altri Padri, già appartenenti alla regione, faranno molto più e molto meglio di quanto io sappia fare. Non ho alcuna difficoltà anche a rimanere a Maia come suddito (e buon suddito) per continuare l'insegnamento". P. Briani gli rispose: "Comprendo come la responsabilità pesa, e tanto. Meglio ubbidire che comandare. Purtroppo per quest'anno, almeno, non posso rimuoverti dal tuo ufficio. Chi di noi può dirsi adatto alla formazione dei nostri aspiranti? La nostra forza, la nostra capacità sia il nostro abbandono nella bontà del Cuore di Gesù. E' lui che formerà i nostri futuri confratelli. Abbi pazienza, caro Padre e chiedi questo spirito di fede alla Vergine Santissima".

Formatore

Il lavoro era tanto. Oltre ai problemi interni e alle molte ore di scuola doveva dedicare il sabato pomeriggio e la domenica al ministero nelle parrocchie per raccogliere i mezzi per mandare avanti la casa. Tra queste spine c'erano anche delle rose: gruppi sempre più consistenti di giovani che chiedevano di entrare in noviziato per diventare missionari.

Chi ha passato i primi anni con lui assicura che p. Signoretti è stato un buon formatore di futuri missionari. Molti di loro, usciti, usciti dal suo cuore, sono oggi degli ottimi missionari. P. Giulio sapeva che per fare i missionari occorrevano due cose indispensabili: la preghiera e il sacrificio. Non fece mancare né l'una, né l'altro.

Ma la salute, che non era mai stata fortissima, cominciò a cedere seriamente tanto che, dal 1965 al 1966 dovette tornare in Italia per mettersi in cura. Il suo male era legato allo stress, per il super lavoro al quale si era sottoposto. Insieme a una forma di esaurimento dovette curare un'ulcera che gli procurava parecchi disturbi.

Ristabilitosi, tornò nuovamente a Maia come insegnante. Vi rimase un anno. Nel 1967 dovette tornare nuovamente in Italia per riprendere la cura. Contemporaneamente tornò al vecchio lavoro in tipografia (1967-1969).

Scrivendo al superiore generale disse: "Giacché per il prossimo anno scolastico dovrà essere inviato qualche altro Padre in più a Maia, dove il seminario è pieno e ci sarà un'altra classe in più oltre quelle degli anni scorsi, mi metto a disposizione dato che la salute va bene e conosco la lingua portoghese e l'ambiente dove dovrò lavorare".

Nel 1969 tornò nuovamente a Maia per un anno e poi a Coimbra dal 1970 in poi con l'incarico di insegnante e di economo. A Coimbra fu apprezzato professore di scienze teologiche e conteso da studenti chierici e laici per la sua capacità e la sua squisita gentilezza. Fu merito suo la scuola di greco-neotestamentario per la quale preparò un'ottima grammatica. Alle insistenze di qualcuno perché pubblicasse detta grammatica in italiano, rispondeva con la sua solita modestia che non era il caso di dare alle stampe un lavoro così semplice.

Nel 1976 il p. generale aveva progettato di inviare p. Signoretti in Messico come insegnante di filosofia nel seminario di Xochimilco, frequentato anche dai postulanti comboniani. Padre Signoretti avrebbe fatto certamente bene ma, quando si trattò di spedire la lettera, il Padre ebbe un nuovo crollo di salute per cui tutto fu sospeso.

Il fatto di non essere mai andato in missione costituiva un cruccio per p. Signoretti. Si consolava dicendo: "Ho fatto ciò che hanno voluto i superiori, quindi ciò che ha voluto il Signore. Sia fatta la sua volontà".

Partenza repentina

Disse: "Sia fatta la volontà di Dio" anche quando, appena rientrato in famiglia per le vacanze, si sentì male e fu portato d'urgenza all'ospedale di Borgo Trento (Verona). Ma vi giunse che era praticamente morto. Il suo cuore aveva ceduto.

"A distanza di mesi - scrive la sorella Luciana - parliamo spesso di lui perché era troppo importante per tutti noi". Noi possiamo dire che p. Giulio Raffaele Signoretti era importante anche per i Comboniani e, in particolare, per i confratelli del Portogallo che hanno sempre trovato in lui un padre, un fratello, un amico. Certamente dal paradiso continuerà ad operare per le vocazioni tra i giovani per i quali ha consumato la sua generosa esistenza.

I funerali, che ebbero luogo sabato 2 gennaio nella chiesa parrocchiale di Nogarole Rocca, videro un folto gruppo di concelebranti, molti dei quali Comboniani e una gran folla di fedeli che si erano stretti attorno a lui per l'ultimo cordiale saluto. La salma riposa ora nel cimitero di Nogarole Rocca.        P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 179, luglio 1993, pp. 72-76