In Pace Christi

Nardi Alessandro

Nardi Alessandro
Geburtsdatum : 20/09/1912
Geburtsort : Cleveland OH/USA
Zeitliche Gelübde : 07/10/1932
Ewige Gelübde : 07/10/1937
Datum der Priesterweihe : 10/07/1938
Todesdatum : 20/01/1992
Todesort : Los Angeles/USA

Figlio di Ismaele e di Ada Nardi, era nato a Cleveland (Ohio), nella parrocchia del Holy Rosary. Figlio, quindi, di emigranti che ad un certo punto sentirono il richiamo della patria per cui tornarono in Italia, a Pollenza, in provincia di Macerata.

La famiglia era ottima anche da un punto di vista religioso per cui, quando il piccolo Alessandro chiese di entrare nel seminario diocesano di Macerata, non trovò alcuna difficoltà.

Durante l'anno di terza media, il ragazzino si accorse di essere chiamato alla vita missionaria. Il p. spirituale e il rettore gli dissero di attendere almeno fino alla fine del ginnasio, cosa che Alessandro fece con lodevole sottomissione.

Già nel marzo del 1930, durante appunto la quinta ginnasiale, cominciò a ricordare ai superiori la promessa che gli avevano fatto. I superiori dei Comboniani vennero informati e presero le dovute informazioni.

Don Filippo Miliozzi, rettore del seminario vescovile di Macerata, in data 20 settembre 1930 scrisse: "Nel nome di Dio - Così sia. Io sottoscritto, rettore del seminario vescovile di Macerata, sono lieto di attestare che il giovane Alessandro Nardi di Ismaele, alunno da cinque anni in questo pio istituto, ha sempre tenuto lodevolissima condotta, ha atteso con diligenza allo studio e alle pratiche di pietà ed ha dato segni non dubbi di vocazione allo stato ecclesiastico.

Testifico inoltre che il detto figliolo, da circa due anni ha manifestato seria volontà di farsi missionario, ed in questa volontà è rimasto senza dubbi e incertezze.

Affermo da ultimo che il giovane, pur non essendo fornito di grandi doti di ingegno, ne ha tante per il carattere morale da lasciare afflitti i superiori che se lo vedono allontanare".

Prometto sottomissione e obbedienza

Se i superiori erano afflitti per la partenza del giovane, i genitori, stando alla testimonianza del rettore, piangevano. Ciò nonostante gli diedero il permesso e la benedizione.

La lettera del papà, scritta con bellissima grafia e ottimo italiano, segno che si trattava di una persona di una certa cultura (anche se non sappiamo quale fosse il suo lavoro o professione) dice: "Per quanto ripugni alla natura l'allontanarsi di un figlio, pure io sottoscritto ben volentieri do il mio consenso a che egli si rechi presso i Missionari del Sacro Cuore del venerabile Comboni per studiare meglio la sua vocazione e prepararsi, dal momento che Dio ve lo chiama, alla sublime missione dell'apostolato in mezzo ai Negri dell'Africa.

Concedo tale permesso con l'obbligo che mio figlio dovrà liberamente farmi sapere non meno di due volte al mese sue notizie. Io l'accompagnerò con la mia benedizione e con la preghiera a Dio perché sia santo sacerdote e santo missionario. Pallenza 28 settembre 1930".

E Alessandro? Quali erano i suoi sentimenti?

"Io sottoscritto, alunno del ven. seminario di Macerata, sentendo vivo desiderio di consacrarmi a Dio ed essere un giorno missionario nell'Africa, faccio umile istanza alla S.V. Rev.ma perché si degni accogliermi tra i suoi figli spirituali, promettendo fin d'ora sottomissione ed obbedienza. 24 settembre 1930".

Gli affanni della guerra

Il 7 ottobre 1930 Alessandro Nardi entrò nel noviziato di Venegono Superiore; il 23 novembre fece la vestizione e il 7 ottobre 1932, a due anni esatti dalla sua entrata, emise i voti temporanei.

Tra i suoi documenti mancano completamente le indicazioni del p. maestro sul suo cammino spirituale, sui difetti da combattere e sulle virtù da acquisire. Dalla sua domanda dei voti, dobbiamo ritenere che Alessandro era un novizio normale che ha cercato di fare del suo meglio per riuscire un bravo missionario.

Dopo la professione andò a Verona per terminare il liceo e la teologia e, sempre nella città scaligera, venne ordinato sacerdote molto probabilmente da mons. Girolamo Cardinale, vescovo di Verona. Diciamo "molto probabilmente" perché tra le sue carte manca anche quella della sua ordinazione.

Appena sacerdote fu inviato a Sulmona come insegnante, economo e propagandista. Vi rimase dal 1938 al 1942. Dal settembre del '42 al maggio del '43 fu a Pesaro come propagandista. Erano gli anni terribili della guerra che costringeva i missionari a fare i salti mortali per procurare il cibo ai seminaristi, anche se Pesaro -zona prevalentemente agricola - non era delle più tragiche in questo senso.

Le vie della missione, sempre a causa della guerra, erano chiuse, e i missionari aumentavano di numero per cui i superiori decisero di mandarne alcuni in aiuto ai parroci, specie nelle zone dove il clero scarseggiava.

P. Nardi, insieme a p. Gerolamo Besco, fu inviato ad Antrodoco, Rieti, dove rimase dal 1943 al 1945. I due confratelli diedero un'ottima testimonianza tra quella gente, e il loro ricordo rimase vivo per molti anni.

P. Nardi possedeva eccellenti doti di predicatore per cui dal 1945 al 1947 fu a Roma, poi a Troia, quindi ancora a Roma come propagandista. Le giornate missionarie erano il suo forte. Parlava bene, con voce chiara e robusta, presentando le testimonianze che i confratelli mandavano dalla missione. Sotto di lui ebbe un buon impulso la diffusione della stampa missionaria e si allargò notevolmente la cerchia dei benefattori.

P. Nardi era un uomo che non si limitava a predicare dal pulpito, ma amava intrattenersi con la gente. Qualcuno giudicherà questo suo comportamento come un difetto; in realtà si trattava di un modo spicciolo e concreto di fare un'efficace animazione missionaria.

Negli Stati Uniti

Il 22 luglio del 1947 partì per gli Stati Uniti con destinazione Cincinnati. Fu coadiutore nella chiesa di St.Henry e della Holy Trinity dal 1947 al 1949, e poi parroco di quest'ultima dal 1949 al 1954, con il compito anche di consultore di Circoscrizione. Lavorò bene. P. Giulio Rizzi, superiore di Circoscrizione, lasciò scritto di lui: "Carattere gioviale, un po' chiacchierone, ha un'attitudine tutta particolare per la predicazione, sia in italiano come in inglese, nella quale riesce bene e attraverso la quale attira la simpatia e l'amore verso le missioni in tante persone. E' dotato di notevole operosità, è amabile con i confratelli e affabile con la gente. Ciò non toglie che, quando le circostanze lo richiedono, non sappia dire la sua, sempre tuttavia con bel modo e nell'intento di cooperare al bene comune. E' uno che sa mantenere la carità all'interno e all'esterno e di notevole zelo apostolico. Anche i confratelli lo amano e lo stimano. La stessa cosa si può dire nei confronti del clero locale".

Per un anno, 1954-1955, fu insegnante a Monroe. Ma, onestamente, questo non era il suo carisma per cui, dal 1955 al 1960, fu propagandista e parroco a Cincinnati e poi a Santa Ysabel.

In Ecuador

Mons. Barbisotti, vescovo di Esmeraldas e sempre in cerca di confratelli da portare nella sua diocesi, adocchiò questo confratello allegro, intraprendente e mai stanco di predicare. Lo chiese ai superiori.

P. Nardi accettò di buon grado il cambiamento dichiarandosi disposto ad imparare una nuova lingua anche se ormai era sulla cinquantina.

Dice p. Doneda: "L'ho conosciuto in Ecuador dove è stato dal 1960 al 1968. Sono stato in missione con lui a S. José Obrero dove era superiore. Era uno di quei confratelli che poco si interessava del provinciale o del vescovo, assorbito com'era nel ministero diretto tra la gente. E' stato per me uno dei primi esempi di missionario dedicato alla gente, amico vero della gente. Era simpatico, non solo come uomo ma anche come sacerdote per cui tutti gli volevano bene. Questa sua apertura ha dato un po' fastidio a qualche superiore che aveva la concezione del missionario più come un monaco che come un evangelizzatore.

Inoltre andava alla sostanza delle cose non dando troppo peso alle nuove iniziative che sorgevano, alle riunioni, al tanto parlare che si faceva specialmente verso il 1968. Per cui si è un po' chiuso in se stesso mettendo la sua tenda fra la gente. Un tipo piuttosto indipendente, ma un vero missionario di cuore".

Un crocetta

Sfogliando le lettere che p. Nardi ha inviato ai superiori di Roma, troviamo l'impronta di una "crocetta" che oggi farebbe sorridere, ma che a quel tempo costituì motivo di sofferenza per p. Nardi e per altri. Nella sua parrocchia di S. Josè Obrero sorgeva il Collegio "La Inmaculada" diretto dalle suore della Divina Provvidenza. Queste suore, per arrotondare il bilancio, organizzavano da sempre l'elezione di una "reginetta" e poi facevano eseguire alle ragazze canti e danze secondo le varie usanze europee, americane e orientali. L'avvenimento attirava la gente la quale pagava il biglietto e trascorreva qualche ora di sana allegria.

P. Nardi, animato da fraterno spirito di collaborazione con le suore, approvava e incoraggiava questa iniziativa. Provenendo dagli Stati Uniti, poi, aveva idee abbastanza larghe in questo settore. Ma non altrettanto larghe le aveva il nuovo provinciale, p. Gigolla, proveniente dal Sudan. Ed ecco che qualche giorno prima della festa, questo provinciale "maledisse" il salone, che fungeva anche da cappella del collegio, vietando al parroco di celebrarvi la messa e di distribuire la comunione alle suore e alle ragazze.

Si fece un gran scrivere e un gran parlare specialmente da parte delle suore. E' ammirevole il comportamento e l'equilibrio di p. Nardi in tutta questa faccenda che poi si dissolse come una bolla di sapone.

Negli scritti del Padre risalta la rettitudine e il massimo rispetto per il provinciale, anche se aveva torto marcio, e per il vescovo che approvava l'iniziativa del collegio. Quello era il tempo delle "difficoltà" tra autorità ecclesiastica (vescovo) e autorità religiosa (provinciale) nei territori di missione. Le "Mutuae Relationes" non erano ancora uscite.

"Le suore piangevano ed erano pallide come cadaveri - scrive p. Nardi. - Le confortai dicendo loro di stare calme e di accettare la prova praticando quello spirito che era stato spiegato loro in noviziato. Poi raccomandandole al Signore e alla Vergine tornai alla mia parrocchia". Fortunatamente gli uomini passano e le cose si calmano. Come è avvenuto anche per la faccenda della reginetta e delle danze scolastiche.

Di nuovo negli Stati Uniti

Dall'ottobre del 1967 al maggio del 1968 p. Nardi fu in Italia per la sua prima vacanza. Dopo 20 anni di assenza se la meritava, anche se fu proprio lui a non voler tornare in famiglia quando scadeva il tempo. E lo disse in una lettera: "Il tempo è breve, il ministero è tanto ed urgente, la salute è ottima. Ritengo un perditempo le vacanze in Italia".

Nel 1968 era nuovamente negli Stati Uniti dove doveva portare avanti il suo compito di propagandista, ministero nel quale si era altamente specializzato. Fu a Irwindale ('68-'70), a Los Angeles ('70-'76), a Montclair ('76-'78), un paio di mesi di vacanze in Italia "per obbedienza" dal settembre al novembre del '78 e poi definitivamente a Los Angeles.

In occasione del Capitolo speciale della Congregazione p. Nardi mandò delle precise osservazioni che dimostrano il suo amore alla Congregazione e ai confratelli, e il suo desiderio di una sempre maggior concordia tra coloro che lavorano per una medesima causa: la diffusione del Regno di Dio nel mondo. P. Agostoni gli rispose: "Farò tesoro di quanto mi scrive e di tutta la documentazione che mi dà, affinché tutte le cose procedano per il verso migliore possibile e senza complicare le cose semplici".

Alla fine di un cammino

In una lettera del 25 gennaio 1990 il Padre apre il suo cuore al p. generale raccontando un po' le esperienze della sua vita e il cammino che ha percorso. Tra l'altro si sofferma sul fatto della riunione dei due rami della Congregazione, riconoscendo che questo avvenimento corrisponde alle esigenze dei tempi ed è una chiara espressione della volontà del Signore, come pure è stato provvidenziale il fatto che nel nome si sia mantenuto l'esplicito riferimento al Cuore di Cristo.

"Ti assicuro - gli rispose p. Pierli - che più passa il tempo più vedo che questa decisione presa nel Capitolo del 1979, molto sudata e avversata anche da non pochi, sia stata veramente un dono della Provvidenza. Il nome contribuisce a riscoprire tutta una spiritualità della quale abbiamo bisogno oggi per perseverare nella nostra santa, grande ma sempre laboriosa e difficile vocazione".

Nel giugno del 1985 era stato colpito da  infarto. Ricoverato, non si era mai ripreso del tutto. Ha trascorso gli ultimi anni nel convalescenziario Nazareth House di Los Angeles.

"In tutti questi anni - ha scritto un confratello - ha dato esempio di serenità e di accettazione gioiosa dell'infermità". Della sua malattia ha fatto un mezzo per santificare se stesso e per ottenere da Dio la perseveranza dei membri della Congregazione e l'aumento delle vocazioni.

Ci rincresce che dagli Stati Uniti, dove questo confratello ha trascorso la maggior parte della sua vita, non sia arrivata neanche una parola di testimonianza e neppure uno scritto. Siamo sicuri, tuttavia, che le parole più belle sul suo conto le ha scritte il Signore.

A noi resta l'esempio di un animatore missionario di prima classe, mai stanco di faticare per diffondere il messaggio missionario, sempre disponibile a stare con la gente e sempre contento ed entusiasta della sua vocazione missionaria. La maggior animazione vocazionale, è stato detto, consiste nel vedere i vecchi missionari contenti della vita che hanno vissuto. E' il caso del nostro p. Alessandro Nardi.                       P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 175, luglio 1992, pp.52-56